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Autore: dontlookback    24/08/2013    0 recensioni
Dire che stavo male, sarebbe stato un eufemismo. Era passata una settimana da quel maledetto litigio. Una settimana in cui non c’eravamo parlati, sentiti per messaggio; nulla. Avevo ricevuto varie sue richieste d’ascolto che ignorai, distruggendo entrambi. Non mangiavo più, non bevevo più, non dormivo più, non studiavo più; l’unica cosa che riuscivo a fare era piangere. Ero stanca di quella situazione. La scuola si era trasformata in un inferno: avercelo per sei ore sotto gli occhi, senza potergli stare minimamente vicino, era straziante. Ogni volta che lo guardavo, stavo peggio: il viso stanco, il sorriso spento, gli occhi rossi e gonfi, sempre velati da un sottile strato di lacrime; era il mio ritratto, ma al maschile. [...] “Mi manchi Lou”
“So che ora non mi crederai ma… E’ stata lei a baciarmi quando ti ha visto arrivare. Io non lo volevo, io amo solo te. Ti prego Mel…”
“Scusami Lou, sono una deficiente”
“No piccola, non è così… Ora, ti prego, dimmi che tra noi è
tutto come prima, che non è cambiato nulla..”
“Non riesco a stare senza di te…”
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forever

 
   Dire che stavo male, sarebbe stato un eufemismo. Era passata una settimana da quel maledetto litigio. Una settimana in cui non c’eravamo parlati, sentiti per messaggio; nulla. Avevo ricevuto varie sue richieste d’ascolto che ignorai, distruggendo entrambi. Non mangiavo più, non bevevo più, non dormivo più, non studiavo più; l’unica cosa che riuscivo a fare era piangere. Ero stanca di quella situazione. La scuola si era trasformata in un inferno: avercelo per sei ore sotto gli occhi, senza potergli stare minimamente vicino, era straziante. Ogni volta che lo guardavo, stavo peggio: il viso stanco, il sorriso spento, gli occhi rossi e gonfi, sempre velati da un sottile strato di lacrime; era il mio ritratto, ma al maschile. Non l’avevo mai visto piangere; ora io ero la causa di quelle lacrime. I miei amici cercavano di farmi uscire per svagarmi ma era inutile: finchè non avrei risolto con lui, sarei rimasta chiusa nella mia stanza al buio, sotto le coperte con un cuscino ad assorbire le mie lacrime e la sua felpa stretta al petto. Mia madre era preoccupata, cercava di parlarmi ma non otteneva risposta e, praticamente tutti i giorni se ne andava dalla mia camera in lacrime. Non le avevo detto nulla, non riuscivo a parlarne con nessuno. Ero figlia unica. I miei genitori si erano separati quando avevo solo cinque anni e mio padre andò ad abitare dai nonni in Florida lasciando me e mamma sole a Doncaster. Non l’avevo mai più visto e tantomeno sentito; tutto ciò che ricordavo di lui era il nulla. Quindi, stavo facendo soffrire mia madre più di quanto non abbia già sofferto. Quel pomeriggio il cielo era grigio, quasi nero. Pioveva ininterrottamente dalla mattina. Quand’ero piccola, mia nonna mi diceva sempre che la pioggia non era altro che le lacrime del nostro angelo custode, che stava male per noi. Quindi il mio angelo in quel momento, come avrebbe detto nonna, stava riversando il suo dolore sull’asfalto come me sul cuscino. Presi il cellulare per guardare l’ora e notai un nuovo messaggio; era lui.
 

- Non riesco ad andare avanti senza di  te, ti prego… :’( -
 
Mi alzai dirigendomi al piano inferiore. Mamma era seduta sul divano e stava guardando il televisore. Appena mi vide si alzò in piedi venendo ad abbracciarmi.
 

“Ho parlato con Johannah, so tutto e anche da un po’…”
“Vado da lui”
 
Indossai la felpa che per quella settimana avevo stretto e uscii infilandomi il cappuccio. L’ultima volta che percorsi quella strada, ero la ragazza più felice del mondo. La mattina dopo, fui quella più distrutta e infelice del mondo… :
 
 

“Ero a scuola, durante le prime due ore, mi aveva scritto su un foglietto che doveva dirmi una cosa durante l’intervallo, quindi dovevamo vederci al suo armadietto. Nell’intervallo, feci di tutto per arrivare il prima possibile da lui, non vedevo l’ora di stringerlo. La prof di filosofia mi aveva trattenuto due minuti in più in aula e io appena uscii, cominciai a correre. Arrivai da lui e vidi una scena orrenda: stava baciando Ashley. Le mie guance furono rigate da delle copiose lacrime. Dopo aver urlato “Louis mi fai schifo!” e aver fatto girare tutto l’istituto nella mia direzione, cominciai a correre verso il bagno e mi ci chiusi dentro. Lui mi urlava di fermarmi e quando chiusi la porta iniziò a tiraci calci e pugni rischiando di sfondarla e imprecava. Dopo poco arrivò la preside che gli urlò di andarsene in classe dato che l’intervallo era finito e subito dopo urlò a me di uscire. Le raccontai tutto e mi diede il permesso si andare a casa.”
 
Ricordando ciò, ripresi a piangere ma le lacrime si confondevano con la pioggia. Arrivai a casa sua e suonai al campanello sperando venisse lui ad aprirmi con un sorriso, ma non fu così. Mi apparse davanti la sagoma di Johannah che avrebbe dovuto odiarmi per come stavo trattando il figlio, invece mi abbracciò. Ero fradicia e le si bagnò la maglia. Mi disse che Louis era di sopra, così salii le scale; ormai conoscevo la strada a memoria. Arrivata davanti alla sua camera, presi un gran respiro cercando di calmarmi e bussai. Non ricevendo risposta entrai richiudendomi la porta alle spalle. Lo trovai steso sul letto, col cellulare sulla pancia, che fissava il soffitto. Stava piangendo, lo si vedeva benissimo.
 

“Mamma, tanto non vengo a mangiare, è inutile, lo sai…”
Parlò singhiozzando, convinto che fosse sua madre.
“Non sono tua madre”
All’improvviso si rizzò a sedere con gli occhi sgranati.
“Mel…”
Sussurrò il mio nome alzandosi e dirigendosi verso di me. Piansi ancora andandogli incontro. Lui allargò le braccia e mi accolse fra di esse. Stavamo piangendo entrambi; io avevo la testa contro il suo petto scosso dai singhiozzi e sentivo il battito del suo cuore accelerato quanto il mio. Restammo in quella posizione per non so quanto tempo. Alzai il viso verso di lui e incominciai a parlare:
 

“Mi manchi Lou”
“So che ora non mi crederai ma… E’ stata lei a baciarmi quando ti ha visto arrivare. Io non lo volevo, io amo solo te. Ti prego Mel…”
“Scusami Lou, sono una deficiente”
“No piccola, non è così… Ora, ti prego, dimmi che tra noi è
tutto come prima, che non è cambiato nulla..”

“Non riesco a stare senza di te…”
Usai le stesse parole del messaggio, aumentando la mia stretta attorno a lui. Mi alzai in punta di piedi, essendo più bassa di lui, per arrivare meglio alle sue labbra e farle congiungere con le mie. Chiusi gli occhi, godendomi fino a fondo quel momento, che volevo non finisse mai. Ci staccammo, e per la prima volta, rividi il suo splendido sorriso e i suoi occhi brillare. Gli avevo bagnato tutta la maglia, ma in quel momento, a nessuno dei due importava. Mi teneva stretta tra le sue braccia e continuava a guardarmi negli occhi sorridendo; la stessa cosa che facevo io.
“Prenderemo entrambi una broncopolmonite…”
“Staremo male per colpa mia… Di nuovo…”
“Ma zitta! L’importante è che ora siamo insieme, non ce l’avrei fatta ancora per tanto a starti lontano”
“Ti amo Boo”
“Anche io scricciolo”
Un altro bacio, quello che ci avrebbe tenuti legati per sempre…
 

********************
Buon giorno a tutte!
 Come vi sembra? Troppo sdolcinata, scontata, orrenda, odiosa, obbrobriosa, per nulla originale? Ci terrei a sapere cosa ne pensate. Per favore, potreste lasciare una recensione. Ve ne sarei davvero grata. Grazie in anticipo se lo farete.
Un bacio <3 

   
  
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