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Autore: slanif    24/08/2013    1 recensioni
Kizuna
Masa/Kai, Enjoji/Ranmaru
Fan Fiction sul Manga "Kizuna" di Kazuma Kodaka. Ci sono un sacco affezionata! Forse perché dipende dal fatto che è stato il primo Manga Yaoi che io abbia mai letto… bo… fatto sta che ha sempre un posto di riguardo nel mio cuoricino fatto di non so bene cosa! *__*! E anche se gli voglio così tanto bene, a quei quattro (anzi, diciamo pure sei) deficienti, non avevo mai scritto niente su di loro! Chissà perché… forse perché non mi era mai venuto in mente niente… o forse perché le loro vite erano già di per se così incasinate che non volevo metter mici pure io! XD! Fatto sta che oggi ho aperto Word e ho iniziato a scrivere quello che mi passava per la testa. come ogni mia Fan Fiction, nessuna inizia con un’idea. Anzi, è quando iniziano con le idee che non le finisco mai… invece scritte così, di getto, con la Musica nelle orecchie, escono fuori in fretta e spontanee. Un po’ come Kai. Spontaneo e prescioloso. Un inizio adatto, non vi pare? :) Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raggio di Sole
si slanif
 
**
 
Chi è che ha detto che dopo la tempesta arriva sempre il sole? Ditemelo, vi prego, perché se lo trovo lo strozzo con le mie stesse mani!
Ma.
come.
diavolo.
gli.
è.
venuto.
in.
mente.
CAZZO.
Io non me ne capacito, CAZZO due volte.
Se ce lo avessi davanti vorrei domandargli (prima di strozzarlo, dico) con che cognizione di causa abbia affermato una cosa simile. Perché se ha avuto una cognizione di causa plausibile, allora potrei anche decidere di rendere la sua morte meno lenta che so… sparandogli! Se invece la cognizione di causa è una grossa minchiata come penso io, allora non solo lo strozzerò, ma prima lo torturerò con tanto amabile vendetta… sarebbe una grande soddisfazione, cazzo! Non otterrei risposte, ma se non altro mi sarei tolto una gran soddisfazione personale! Il fatto di non capire perché cazzo io sia ì’unico ad essere sempre e comunque sfigato non troverebbe risposta, ma mi sentirei per lo meno sollevato nel fatto che sì, lo stronzo che ha affermato quella stronzata è morto e io posso vivere felice perché prima o poi quella frase del cazzo se la dimenticheranno e nessuno la dirà più! Certo, non sarà così facile, forse ci vorrà qualche anno, ma preferisco aspettare qualche anno che vivere tutta la mia vita sentendomi ripetere: “Vedrai che andrà bene” o “Dai che dopo una delusione c’è sempre una cosa bella!”. AAARRRGGGHHH! Non ci posso neanche pensare! Mi viene un nervo per capello solo a risentire quelle voci concilianti (e pure un po’ pietose) nelle orecchie! Mi urtano a tal punto che vorrei sparare pure a loro, pensate un po’! E’ così irritante… vorrei avere un oggetto affilato a portata di mano ogni volta che sento qualcuno dirmi che le cose miglioreranno. Sembrano così sicuri… così tranquilli nella loro convinzione da farmi sentire quasi spiazzato. E allora com’è che ogni volta le cose non migliorano affatto? Com’è che le cose vanno male e basta e non vedo mai quel raggio di sole che illumina tutto e spazza via la tempesta? Che a me poi mi danno pure fastidio, i raggi del sole, che mi si conficcano negli occhi solo nei giorni in cui, guarda un po’!, ho dimenticato gli occhiali da sole a casa! Che strana coincidenza, vero? Oppure io sono abituato (per una stupida fissa di quei dementi della Banda Sagano, che altro non sono che gli scagnozzi di mio padre) a tenere sempre un ombrello richiudibile nello zaino. Com’è che se lo porto tre anni in borsa non piove mai e il giorno che lo tolgo attacca a piovere a dirotto e io magari sono a chilometri e chilometri da casa? Non potete dirmi che, dopo tali evidenti fatti, io non sia uno sfigato! E se questi vi sembrano dei motivi piuttosto banalotti per definirmi una persona priva di culo (e non in senso materiale, ma di botta di culo) pensate che la persona di cui sono innamorato (che è un uomo, prima punto a mio sfavore) ha vent’anni più di me (secondo, anche se solo per gli altri…), è il designato successore alla della Banda di mio padre (e io odio gli Yakuza, anche se ci sono cresciuto in mezzo, terzo punto a mio sfavore), da giovane era innamorato di mia madre e rivede lei in me (allegriaaa! Stappiamo lo champagne, vi va?). Ora mi credete quando dico che sono sfigato come mai nessuno prima, vero? Che poi io ho proprio una pessima abitudine… ovvero quella di continuare, imperterrito, a perseguire i miei scopi, alla faccia di chiunque, anche soffrendo e rovinandomi la vita da solo! Ah, che genio che sono! Sono così geniale che quasi m commuovo da solo di fronte a cotanto splendore Hainsteniano! Va beh… pazienza… tanto non posso farci niente in nessun caso, no? Neanche se sbatto la testa cento volte contro il muro divento più intelligente (anzi, probabilmente diventerei solo più stupido), quindi è meglio rinunciare. Uh? Che avete capito! Mica rinuncio a Masa (l’uomo vecchio che mi considera mia madre)! Fossi matto! Non vi ho appena detto che se voglio una cosa la ottengo anche a costo di passare stile schiacciasassi sopra chiunque? Non capite proprio un cavolo, eh! Mi snerva ripetere le cose cento volte! State attenti, suvvia! Anche perché chiunque vorrebbe essere al vostro posto e non perdersi neanche una parola del mitico Kai Sagano! Avete l’onore di essere i miei confessori e manco mi state a sentire? Ma andate a *censura*! Comunque. Torniamo a parlare di cose serie. Dove ero rimasto? Oh, sì! Dopo essermi lamentato della mia sfiga e della mia tenacia, posso anche decidere di accendere la mia moto, farla partire, stendermi sull’asfalto e aspettare che mi colga. Anzi, per essere sicuro ce c’azzecchi, credo proprio che potrei chiedere a mio fratello Kei (non ditegli che nei miei pensieri lo chiamo così, okay?) che tanto sarebbe un sacco felice di farmi fuori! Certo, forse Samejima glielo impedirebbe, perché Ranmaru è una persona con un cuore grande così (e se poteste vedere l’apertura delle mie braccia, capireste cosa intendo), ma forse non andrebbe contro una decisione di Kei… uhm… probabilmente mi farebbero fuori insieme, sì. Beh, poco male. Prima di farmi fuori (in coppia pure lì, perché non sanno fare un cacchio da soli) io devo parlare con Samejima! E pure alla svelta! Sennò è roba che do di matto e tanti saluti!
Quindi mi dirigo a passo svelto verso la casa di quei due (di cui uno è estremamente demenziale e spero non sia in casa) e suono al campanello. Purtroppo a rispondermi è quel deficiente di mio fratello che non vuole farmi entrare! GRRR!
“APRIMI, DEFICIENTE!” urlo, facendo voltare tutti i passanti.
“Non apro a gente che non conosco” dice Kei, facendo un sorriso beffardo che appena ce l’ho a portata di braccio gli do un pugno così forte che gli cadranno tutti i denti. Così vediamo se ha ancor voglia di fare lo stronzo!
“Nn è colpa mia se soffri d’Alzaimer e non riconosci manco tuo fratello. APRI, HO DETTO!” sbraito, incazzato nero.
Dall’altro capo, sento un bisbiglio e subito sento Kei urlare: “Nessuno, mon amour!”.
Oh! Bingo! Samejima! Se sente che sono io mi aprirà di sicuro! Così, inizio ad urlare a gran voce: “SAMEJIMAAA! SONO IO, KAI SAGANO!”.
Per un attimo non sento nulla, poi c’è un leggero trambusto e alla fine la voce di Samejima: “Ora ti apro. Sali pure, Sagano”.
Il portone di fianco a me fa click e io lo spalanco. Salgo le scale velocemente e quando sono davanti alla porta di casa loro, sento Kei urlare: “NON APRIREEE!” e un paio di botte sulla porta. Poi un ciaf e la consapevolezza che mio fratello è spiaccicato da qualche parte e che quando questa porta bloccherà il suo corso, la faccia sorridente e un po’ alterata di Samejima mi apparirà davanti. Ed è esattamente quello che succede.
“Ciao, Samejima-kun” lo saluto.
“Ciao, Sagano-kun. Prego, entra pure!” e si fa da una parte, per lasciarmi passare. Osservo mio fratello accovacciato vicino alla parete, con una guancia bordeaux, che mi fissa malamente dietro le lenti lucide degli occhiali. Io gli do un’occhiataccia e poi proseguo verso il salotto, ignorandolo completamente. Ormai so a memoria come è fatta questa casa. Ci sono venuto così tante volte che saprei anche dirvi dov’è il barattolo dello zucchero o la biancheria pulita per la casa.
“Come mai questa visita?” mi chiede Ranmaru, poggiando due tazze da the sul tavolo.
“Tranquillo, starò poco” dico, guardandomi un po’ intorno.
“Non volevo dire questo…” mi dice subito Ranmaru, ma io scuoto la testa. quindi lui si alza e va in cucina a far bollire l’acqua. Dopo pochi minuti torna da me, in salotto, e con lui arriva dalla parte opposta anche Kei, che si stravacca sul divano e mi ignora. Meglio. così almeno non dovrò litigare. Non ho voglia di trovare la scusa pronta alla mia venuta qui. Fondamentalmente sono venuto qui perché non sapevo dove altro andare. Domani è la Vigilia di Natale e io dovrei tornare a casa, ma non voglio. A casa c’è Masa, e con lui non ci sentiamo da qualche tempo. Non mi ha più telefonato e tutte le volte che io ho telefonato a lui si è fatto negare. Era già successo, e non è stato piacevole, per questo adesso non voglio caderci di nuovo. La volta scorsa l’ho perdonato, ma stavolta no. Anche perché tanto le cose sono andate male lo stesso, quindi poco cambia che io lo perdoni oppure no… con Masa è sempre così. Appena ci avviciniamo subito, non si sa perché, ci allontaniamo inevitabilmente. Ci vuole fatica per unirci e tanto poco, appena un attimo, per separarci. Le cose tra di noi non vanno mai bene, e anche i muri si sono accorti che non è più come un tempo. Forse sono io, che sono cresciuto. O forse è lui, che è invecchiato e si fa le paranoie. Io non lo so da cosa dipende, so solo che così non può continuare… io non ce la faccio sinceramente più a sopportare tutto questo, nemmeno con tutto il mio impegno e il mio coraggio.
Non mi sono reso conto che, per lungo tempo, sono rimasto in silenzio. Quando alzo gli occhi su Ranmaru, lui è già seduto vicino a me e sta finendo di versarmi il the. Lo ringrazio con un cenno del capo e lui mi sorride.
“Se non hai niente da dire puoi anche andartene” mi dice Kei, dal divano.
Allora io, già di pessimo umore di mio, lo minaccio con una prospettiva che per lui è impensabile: “Attento che se continui a provocarmi posso anche decidere di rimanere qui per la Vigilia e Natale!”.
“CHE COOOSAAA?” urla lui, alzandosi di scatto dal divano, con quelle gambe che mette sempre a rombo in una posizione che penso sia scomoda da morire “NON CI PENSARE NEANCHE!”.
“Ci sei cascato. Scherzavo” ridacchio, da dietro la mia tazza di the bollente, che sorseggio con cautela, per non rischiare di ustionarmi la lingua.
“Kei, lascialo stare! Vattene di là! Sbraita Ranmaru, di pessimo umore, indicando col braccio e l’indice teso la direzione delle camere.
“EEEHHH? E perché dovrei uscire io e non quel moccioso? Questa è casa mia, fino a prova contraria!” urla, di pessimo umore.
“No, fino a prova contraria è nostra. Anzi, di mio nonno, se vogliamo essere puntigliosi. Ma non è questo il punto” dice Ranmaru, con espressione seria.
“E allora qual è il punto?” domanda Kei, iniziando a stare sulla difensiva, pronto a prendersi a pieno petto la velenosità del suo compagno.
“Il punto è che sei più fastidioso di un cane a cui scappa la pipì. Vai di là!”.
La risata mi scoppia spontanea tra le labbra ed è incredibile rendermi conto che non ridevo più così da una vita. Da tantissimo tempo, per lo meno. Così tanto che nemmeno mi ricordo quando è stata l’ultima volta.
Tra un rimbrotto e un altro mio fratello si allontana e da lontano sentiamo lo sbattersi di una porta, probabilmente la sua camera. Io sorrido e anche Samejima fa altrettanto.
“Ora che quello scocciatore se n’è andato… vuoi dirmi qual è il problema?” inizia Samejima, con la solita calma.
“Mah… niente di che” dico.
Non ho voglia di angosciarlo anche stavolta. Sono venuto qui con lo scopo di confidarmi con lui e ricevere in cambio un suo saggio consiglio, lo ammetto, ma adesso che sono qui non so nemmeno io trovare le parole adatte per descrivere questa situazione e, cosa più importante, ciò che si agita nel mio cuore. So solo che c’è un groviglio stretto di sentimenti e non so quale tiri di più per sciogliersi.
“C’è sempre un motivo per essere così depressi, Kai-kun” dice Ranmaru, chiamandomi per nome come fa solo quando è estremamente serio.
“Mah…” ripeto “Le solite cose. Inutile spiegarle di nuovo”.
“E’ successo qualcosa con Araki-san?” domanda Ranmaru, sporgendo un po’ il busto in avanti.
“Beh…” tentenno, fissando Samejima di sottecchi “Vedi… è un bel po’ di tempo che io e Masa non ci sentiamo… non ci telefoniamo nemmeno e se lo chiamo io non si fa mai trovare… e l’ho chiamato a qualsiasi ora, pure a notte fonda facendo prendere un colpo a Kyosuke, ed è impossibile che non ci sia mai!” dico.
“Non era già successo un fatto analogo?” chiede Samejima.
Io annuisco, in silenzio.
“E allora perché non torni a casa e non lo aspetti?”. La capacità di Samejima di passare di pali in frasca quando parla è sorprendente…
“Perché ormai ho detto a Kyosuke che a Natale non ci sarei stato. Sono troppo arrabbiato con Masa per voler tornare a casa” spiego.
“Il solito impulsivo…” sbuffa Ranmaru, passandosi una mano sulla fronte e alzando un poco la frangetta mossa.
Io lo fisso in silenzio, attendendo il suo verdetto alla situazione. Verdetto che so, sarà imparziale e per il mio bene, perché Samejima (almeno credo) un po’ di bene me ne vuole.
“Vai a casa” esordisce.
“Ma… ti ho appena detto…” cerco di obbiettare, ma lui mi blocca: “Intendo,presentati a casa. Quella è la tua famiglia, Kai, nessuno ti chiuderà la porta in faccia. Kyosuke ti accoglierà senz’altro a braccia aperte quando ti vedrà alla porta e si precipiterà in cucina a prepararti i tuoi piatti preferiti. E anche tutti gli altri si faranno in quattro per farti contento, Kai, perché loro ti vogliono bene e si dispiacciono se tu non sei con loro o se tu sei triste. So che possono sembrare un po’ svampiti, a volte, ma tutti, e soprattutto Kyosuke, sono molto attenti alle tue esigenze e ai tuoi sentimenti. Quindi nessuno ti dirà di andartene. Torna a casa, dammi retta, e passa un bel Natale con le persone a cui tieni e che tengono a te. Araki-san compreso, anche se a volte a te sembra non dimostrartelo”.
Ammazza! Un poema più lungo non poteva farmelo! Però capisco le sue parole. E so che ha ragione. Quella è la mia famiglia e per quanto mi scocci ammetterlo, voglio molto bene a tutti quanti. Mi sono sentito triste alla prospettiva di dover passare il Natale lontano da casa. Quando dicevo a Kyosuke: “NO! Non vengo!” mi sono sentito come un vuoto dentro e anche se ho cercato di cancellarlo, un po’ del calore che sento era sparito.
Sorrido: “Grazie, Samejima-kun” dico, posando la mia tazza da the e alzandomi.
Esco dalla casa dei due salutandoli velocemente e mentre corro verso la Stazione, afferro il cellulare e compongo il numero di casa. Lo sento squillare per qualche secondo e poi una voce profonda rispondere: “Moshi moshi?”.
“Ciao! Sono Kai! Volevo dirvi che a Natale…” ero partito con entusiasmo, ma mi sono morte le parole in gola quando nella voce profonda ho riconosciuto quella di Masa. Mi ammutolisco di botto e di botto fermo anche la mia corsa.
C’è un lungo minuto di silenzio, poi di nuovo il timbro profondo di Masa che mi riempie le orecchie e io sento avvampare la faccia: “Cosa diceva a proposito del Natale, Signorino?”.
“I… io… ecco…” inizio a tartagliare, sentendo le lacrime salirmi agli occhi. Vorrei piangere, urlargli che è un cafone, uno stronzo, uno Yakuza maledetto, ma non trovo le parole nemmeno per dirgli quanto mi è mancato, così rimango in silenzio.
“Torna a casa per le feste, Signorino?” mi chiede ancora Masa. Nel suo tono, non so perché, ma sento che sta sorridendo.
“Io… sì” affermo.
“Allora la aspettiamo. E’ molto tempo che non torna a casa. E’ mancato a tutti, Signorino” dice Masa, con il solito tono calmo.
Io sento gli occhi bruciare.
“Non vedo l’ora di rivederti, Kai…” e mette giù.
Il cuore mi scoppia nel petto. Mi dimentico di tutto. Pure di andare a casa a prendere un cambio. Corro alla Stazione più in fretta che posso, con la speranza nel cuore di riabbracciare il più in fretta possibile quelle persone tanto care. Di riabbracciare Masa e sentirmi chiamare ancora una volta Kai e non Signorino. Forse, dopotutto, sta sfiorando anche me quel caldo raggio di sole…
 
**FINE**

   
 
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