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Autore: Yssis    24/08/2013    5 recensioni
Un raccolta di flash fic scritte in un paio di giorni (?) come insulso regalo di compleanno per SaraPallina. ^^ Atsuya's pov
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1. Life
2. Tears
3. Promise
4. Snowboard
5. Lake
6. Sunset
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Buona lettura *ç*
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Shawn/Shirou
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Sissy
Titolo raccolta:
Per ancora un momento da passare con te…
Personaggi:
Atsuya Fubuki, Shirou Fubuki
Genere: Introspettivo – a tratti angst (?) – Sentimentale ; Slice of life
Note: Una raccolta di flash-fic riguardante i Fubuki Twins; un regalino per fare gli auguri a SaraPallina; buon compleanno Hichiyo-chan! <3
Ho strutturato queste shot su citazioni varie trovate rovistando nei meandri della mia chiavetta. xD Volevo approfittare di questo spazietto per spiegarvi come sono strutturate queste flash: inizia la raccolta con Atsuya in una specie di “Paradiso” o robe del genere, e come riferimento temporale potrebbe essere l’alba, così. Nella shot dopo è quasi tramonto, e Atsuya si incontra con Shirou. Poi, durante la notte, Atsuya ricorda i loro ultimi momenti passati insieme. Dopodichè, si susseguono due pomeriggi in cui Atsuya prova a stare vicino a Shirou, sempre con riferimenti agli sport sulla neve tipici dell’Hokkaido. Nell’ultima flash, il tramonto, Atsuya tornerebbe nel suo “Paradiso” dopo due giorni passati con il fratellino e molta nostalgia nel cuore. *ç*
Spero che siano di vostro gradimento: era da tempo che non scrivevo sui gemellini Fubuki, e devo ammettere che quanto ho fatto non mi dispiace. ^^”
Minacce (?):
I personaggi di questa raccolta non mi appartengono, essendo essi di proprietà della Level-5. Nonostante questo, il testo stesso è mio e il furbastro che deciderà di appropriarsene illegalmente dovrà fare i conti con me. Questi capitoli sono stati scritti senza alcun scopo di lucro e/o plagio, piuttosto li ho scritti per puro divertimento; è un regalo, e ci tengo molto. Perciò, giù le mani! *^*

1.Life      [260 parole]

“Essere vivo richiede un sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”

Da molto tempo a questa parte, ho pensato spesso al significato di quest’antifona.
Prima io ero vivo, già.
E adesso sono qui, in questo luogo abitato da luci ed ombre, da suoni e silenzi, da parole ed echi, da sogni e ricordi.
Considerando che poi non sono così diversi.
Cosa facevo prima, che mi faceva sentire vivo?
Non lo ricordo, non lo ricordo più.
In questo ambiente sterile, in cui non si prova né caldo né freddo, né paura né gioia, né orgoglio né dolore, sto lentamente svanendo.
E’ come se pian piano, mi stessi fondendo con l’ambiente in cui mi trovo; in un posto asettico come questo, diventa difficile pensare ad altro che non sia il bianco, se non il grigio in cui si è avvolti.
E torno immancabilmente a chiedermi: “Cos’è che mi faceva sentire vivo?”
Quante ne ho fatte, quante ne avrei volute fare; eppure tutto quello in cui mi intrattengo ora, lo facevo anche prima.
Cosa c’è di diverso?
C’è che sentivo il caldo tepore del fuoco scoppiettante nel caminetto, c’è che gustavo il dolce calore della cioccolata a metà giornata, c’è che avvertivo il brivido della neve morbida nelle mani e sul viso, c’è che giocavo con ardore e passione e godevo davvero nel bucare la rete con il pallone… C’è che vedendo il tuo sorriso e stringendoti la mano, prima di addormentarci, e sentire il tuo “Buonanotte” come eco delle mie parole, mi faceva stare bene. Mi faceva sentire vivo.

2.Tears    [340 parole]

Come un sospiro di vento, mi avvicino al grande abete.
E’ un albero altissimo, secolare penso, sotto il quale giocavamo sempre da bambini.
Con un mezzo sorriso, avvicino la mia mano alla corteccia già ricoperta di brina scintillante, ma come sempre mi ritrovo a non avvertire nulla, e le mie dita attraversano il tronco ghiacciato mentre avverto un brivido freddo.
“Non mi abituerò mai…” penso, soffocando un singhiozzo, seppur divertito.
E’ incredibile, ma sono arrivato compiangere addirittura me stesso.
Un altro singhiozzo, molto più rumoroso e triste.
Mi porto una mano al petto, forse per abitudine, per ascoltare il battito morto del mio cuore congelato.
Percorso il perimetro del secolare abete, eccoti lì.
Accucciato sulla neve dura, con la schiena contro la corteccia ruvida, a piangere.
I capelli nivei, così simili ai miei, sembrano ricoperti anch’essi di quella brina che si sta spandendo ovunque, ricomprendo ogni cosa per proteggerla dal gelo della notte, ormai prossima.
Avverto il sole calare alle mie spalle, e già l’oscurità sta prendendo il suo posto nel cielo; spuntano le prime stelle.
“Piccolo Shirou, torna a casa…” reprimo un gemito, ma tanto, sono sicuro che non mi sentirebbe ugualmente. “E’ notte ormai, e presto farà troppo freddo per te…”
Mi ritrovo a seguire da dietro il mio fratellino, diretto verso casa: i suoi occhi, appannati dalle lacrime, sembrano un lago ghiacciato. Sono occhi trasparenti, lucidi e brillanti; è un peccato, che siano così tristi…
Ignorando completamente la fame, il piccolo albino si butta sul letto spoglio e freddo come la morte che mi ha colto.
Intenerito dalle lacrime lucenti che inumidiscono il cuscino di mio fratello, mi ci avvicino con cautela.
Uno sbuffo di vento scuote l’abete fuori dalla finestra.
Il piccolo Shirou sorride nel sonno, estasiato, mentre con le mie mani invisibili gli rimbocco le coperte, e come un’ombra nella notte, scivolo fuori dalla finestra.

“Stanotte chiudi i tuoi occhi e ascolta il silenzio, e se senti un soffio di vento tra i capelli, non ti svegliare: sono io che ti abbraccio per farti sognare...”

3. Promise      [382 parole]

“Non prendere decisioni quando sei arrabbiato…”

-Basta non ne posso più! Io non voglio più ascoltare quel vecchietto psicopatico! Il calcio è un gioco, e io voglio divertirmi! Non posso morire di noia a seguire degli schemi! Io gioco come voglio!-
-Atsuya… Ti prego, calmati…-
-Ma sai Shirou? Ho deciso: non m’importa più niente di cosa dice l’allenatore, io faccio quello che mi pare e riuscirò a fare tanti goal, vedrai! Tu però mi devi passare la palla, okay?-
-Sì sì, Atsuya, ma…-
-D’accordo, allora vinciamo insieme!-

Con un balzo raggiungo un grande ramo dell’abete. Guardo in basso, senza soffrire di vertigini “Sì, sono abbastanza in alto…”
Ridacchio appena, sistemandomi contro la ruvida corteccia dell’imponente albero secolare.
I miei ultimi ricordi di quando ancora riuscivo a toccare le cose continuano a ronzarmi nella testa, e  non c’è verso di zittire le nostre voci che emergono da un passato recente, eppure così lontano…

-Eternal… Blizzard!!-
Riuscii a segnare ben tre goal in quella partita, la nostra ultima vittoria insieme.
Forse per sbeffeggiare il trainer con i suoi squallidi schemi, forse per l’esaltazione della vittoria, forse semplicemente perché mi piaceva sentirmi apprezzato, mi vantai un sacco con i compagni e davanti a Shirou.
Questo allora, tornando a casa, mi punzecchiò con un discorso che facevamo spesso quando si parlava dei nostri ruoli in campo...
-Puoi segnare quanto ti pare ma se non fai bene la fase difensiva non vincerai mai.-
-In ogni caso il più forte è quello che riesce a segnare!-
Non capii. In quel momento, pieno di soddisfazione per il trionfo che la squadra aveva ottenuto grazie ai miei tiri, non mi accorsi di come mio fratello fosse stato ferito dal mio atteggiamento di poco prima. L’orgoglio mi rese cieco al suo fastidio, e poco dopo, sparirono per sempre anche tutti i suoni e colori del mondo.
-Bene! Allora vuol dire che voi due formate una coppia perfetta.-
-Una… coppia perfetta?-
-Ma certo! Giocando sempre insieme…-
-… Diventeremo sempre più forti! Diventeremo sempre più forti e alla fine saremo perfetti!-
Guardandoci negli occhi, ci stringemmo la mano.
Forse… Se potessi tornare indietro, forse adesso direi qualcos’altro. Qualcosa per salutarlo, un qualcosa che possa rimanergli come un ricordo felice di noi due insieme.
Ma poi… Chissà. Forse va bene così. Dopotutto, indietro non si torna.
Ci stringemmo forte la mano, e negli occhi brillava una carica che poco dopo si spense definitivamente nei miei, e si opacizzò nei suoi.
Occhi così simili, un destino comune.
Ci promettemmo di diventare forti, di diventare perfetti.
Poi il gelo della neve mi portò alla morte.

“… Non fare promesse quando sei felice.”

4.Swoboard    [290 parole]

Con passo felpato, scivolo sulla neve appena caduta.
Mi lascio sfuggire una risata fresca, e il vento la disperde con i fiocchi candidi che con un’elegante danza cadono dal cielo.
Era da tempo che non facevo più una cosa del genere.
Con il tuo snowboard segui la scia della mia corsa verso la valle innevata; non puoi vedermi, e la traccia della mia discesa a piedi nudi si confonde con il tracciato di altri bambini che come noi non resistono al richiamo della neve candida.
Vorrei che mi vedessi fratellino, anche per un istante solo: vorrei farti sapere che sono sempre con te, anche se non ci possiamo più toccare.
Un leprottino bianco corre veloce, attraversando i cespugli, e senza rendersene conto si ritrova allo scoperto, al centro della pista: spaesato, si guarda intorno cercando una via di fuga.
Arresto subito la mia discesa, afferrando il cucciolo e scivolando con lui fuori dal percorso.
E mi superi. Per un istante solo, ci siamo sfiorati: tu mi hai oltrepassato avvertendo un brivido freddo, e già scivoli via sparendo dalla mia vista.
Anche il piccolo leprotto bianco è scappato.
Non l’ho afferrato come ho creduto di fare, perché io ormai non posso più toccare nulla: sono arrivato a lui sotto forma di vento, e questa folata gelida l’ha spinto via, spaventandolo ma facendolo tornare nel bosco innevato.
Mi volto appena in tempo per vedere la macchietta bianca spiccare due balzi e sparire fra i cespugli ricoperti di una coltre candida.
Mi rialzo in piedi, ma non lascio impronte sulla neve appena caduta.
Sospirando, mi incammino verso la cima dell’altura, percorrendo al contrario la scia lasciata dal tuo snowboard.

“A volte vorrei avere la capacità di tornare indietro nel tempo solo camminando all'indietro...”

5. Lake            [382 parole]

“Non ti sentiresti male se ti mancasse da morire, e non potresti dirglielo? Non potresti più dirglielo?”

Dei bambini sfrecciano veloci sul laghetto ghiacciato, riempiendo l’aria di brio e risate.
I loro volti sono arrossati dal freddo ma pieni di luce e vivacità.
Sorrido anch’io, d’istinto, lasciandomi andare alla mia infantilità che rimarrà eterna, e a piedi scalzi mi fiondo in pista, travolgendo una coppietta e buttando gambe all’aria un brutto tipaccio.
Scoppio a ridere mentre vedo quel bulletto annaspare nel tentativo di rimettersi in piedi, ma le mie risa sono un soffio di vento a confronto con le risate concrete dei bambini che lì vicino assistono alla scena.
Mentre sento il vento gelido sferzarmi le guance trasparenti mi guardo intorno, alla ricerca di lui.
Come può non esserci?! Deve esserci per forza!
Lui adora andare a pattinare sul lago… Perché non c’è!?
Butto i miei occhi a lato della pista, mentre sterzo bruscamente per non travolgere due bambine che avanzano a tentoni tenendosi per mano.
Mi sfugge un sorriso intenerito, quando l’immagine dei miei pensieri si presenta davanti al mio viso.
Eccoti qui! Sapevo che non potevi mancare…
Mi lascio sfuggire un sgrilletto di gioia alla vista del mio fratellino sedersi di lato per indossare i pattini ma… reazione improvvisa! Il bambino dai capelli argentei, appena lanciata un’occhiata alla pista piena di bambini ridenti, corruga la fronte mentre gli occhi gli si inumidiscono.
“No!” Esclamo talmente vicino al suo viso che vedo le sue labbra incresparsi e divenire viola “No…” sussurro più dolcemente, prendendo mio fratello per mano “Non piangere Shirou… Pattiniamo insieme!”
E il piccolo albino, spinto da questo vento benevolo che avverte, si incammina verso la pista.
Probabilmente adesso avrà la mano fredda fredda, ma non importa: voglio tenere mio fratello per mano ancora per un po’.
Ci ritroviamo a sfrecciare verso il centro del laghetto, percorrendone il giro con cerchi sempre più stretti. Le sue risate si confondono con le mie, mentre gli ultimi residui di lacrime sulle sue guance arrossate scivolano via, brillanti come cristalli… Ma nel riflesso dello specchio d’acqua, c’è solo una figura che volteggia allegra. 

 “Non ti sentiresti male se ti mancasse da morire, e non potresti dirglielo? Non potresti più dirglielo?”
“… Sì, certo. Ma troverei un modo per sostituire la mia voce.”

6. Sunset         [355 parole]

“La solitudine è quel vuoto nel petto, quel senso di mancanza che ci ricorda ogni secondo quanto fa male essere lontani da chi si è fermato nel nostro cuore anche solo per un istante.”

Da una soffice nuvola rosata, osservo di sotto.
Com’è strano e bello il mondo visto da quassù: sembra tutto piccolo… e lontano.
Incredibilmente, irrimediabilmente lontano.
E sarà così per sempre, d’ora in poi.
Con un mezzo sospiro, scaccio via i pensieri tristi e concentro la mia attenzione al cielo intorno a me: il tramonto visto dalla vetta è sempre uno spettacolo mozzafiato.
Le nuvole celesti e violette si scontrano nel cielo cremisi mentre il sole color dell’oro si spegne oltre le montagne innevate. Il cielo in questi momenti sembra la tavolozza di un pittore distratto che in una qualsiasi occasione ha accostato varie macchie dei colori più diversi e distinti fra loro, che creano una combinazione di luce e ombra sorprendente.
Faccio dondolare i piedi nel vuoto, e accarezzo con dolcezza l’inconsistenza della nuvoletta su cui sono seduto.
Non immaginavo che ci si potesse sentire così soli…
Infondo infondo, ho sempre avuto paura di stare da solo, anche se non lo davo a vedere.
Era Shirou quello piccolo e lamentoso: spesso io lo dovevo consolare, nel cuore della notte, quando sentiva il rimbombo del tuono. Io non ho mai avuto paura di niente, o almeno così diceva lui.
Solo adesso mi rendo conto che, mentre lo abbracciavo, probabilmente mi tranquillizzavo più io che lui.
Io ho sempre avuto bisogno della presenza di mio fratello vicino a me.
Quando si nasce con dieci minuti di distanza l’uno dall’altro, è difficile pensare di separarsi.
Eppure a noi è successo proprio questo, e adesso non so chi dei due stia soffrendo di più.
Mi manchi tanto Shirou, e spero solo che tu possa perdonarmi per averti lasciato solo; per essere stato così debole.
Sii forte fratellino, sii forte anche per me.
E mentre due piccole gocce di rugiada cristallina mi solcano le guance nivee, mi rituffo dentro la nuvola ocra; mi rituffo nel cielo scuro e sgombro, inseguendo una stella che è già caduta.

  
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