Fumetti/Cartoni americani > Phineas e Ferb
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Autore: bulmasanzo    24/08/2013    7 recensioni
Questo è una sorta di seguito dell'episodio EXCALIFERB. Ci saranno alcune situazioni impossibili, giustificabili solo all'interno del contesto fantastico in cui si svolgono. Vi è del fluff, ma NON si tratta di una storia romantica! Sono presenti un paio di piccole scene di violenza, ma ho cercato di farle più soft che potevo.
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carl, Ferb Fletcher, Heinz Doofenshmirtz, Isabella Garcia-Shapiro, Phineas Flynn
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Si trovava come ogni giorno nel suo laboratorio che in realtà era costituito da un semplicissimo tavolo e un mobiletto porta-dispense pieno di provette nel giardinetto dietro la sua casa.

Fedele alla sua ambizione di diventare un grande stregone, stava pasticciando con le pozioni magiche nel tentativo di creare uno scudo di pura energia per fortificare il regno di Danvilot e dintorni al fine di scongiurare la minaccia di possibili attacchi nemici.

Era già la mente più brillante della sua classe di magia, gli mancavano pochi mesi al sospirato diploma, ma era stato suo fratello Ferbillotto a commissionargli tale incantesimo, e lui ci teneva a non deluderlo.

Da quando era diventato re, dopo aver trovato la spada Excaliferb e aver sconfitto, grazie anche al suo aiuto, il crudele mago Malifishmertz, lavorare insieme era diventato un affare molto raro.

Le sue responsabilità erano aumentate all'improvviso e lo avevano schiacciato.

Si vedevano pochissimo.

Anche se veniva aiutato da tutte le creature del regno e dai suoi sudditi, si trattava comunque di un carico enorme per un ragazzino di appena tredici anni.

Phineas sapeva che suo fratello era quotidianamente sottoposto a un carico di stress enorme, perciò faceva del suo meglio per aiutarlo.

Un discreto Toc-toc risuonò sul rozzo legno della recinzione, Phineas non si voltò nemmeno, già sapeva di chi si trattasse, e anche che cosa avrebbe detto.

Una specie di farfallina dalle ali splendidamente variopinte svolazzò fino a lui, ma quando parlò aveva una voce umana.

-Che cosa stai facendo?-

Era Isabel, lo spiritello acquatico che li aveva aiutati nella loro impresa.

Phineas le doveva molto. Le sorrise e le rispose, cercando di nascondere il rossore che da qualche tempo lo coglieva quando era in sua presenza.

All'inizio non gli succedeva, ma si conoscevano da ben tre anni e in quel tempo lui era cresciuto e aveva maturato un vero affetto per lei.

In realtà, la loro era una situazione piuttosto complessa.

Da quando s'erano conosciuti, veniva lì ogni giorno a curiosare e diceva sempre la stessa frase, ormai si era abituato alle sue visite e le gradiva.

Era una buona compagnia, Phineas la trovava simpatica e la apprezzava anche perché dopotutto si sentiva solo.

Dopo la nomina e la conseguente partenza di Ferb, infatti, anche sua sorella maggiore Candavere non abitava più nella casa materna, avendo compiuto diciotto anni si era sposata ed era andata ufficialmente a vivere insieme al suo fresco marito Jeremiah.

Lui invece era ancora troppo giovane per essere fidanzato, ma prima o poi i suoi genitori avrebbero preso accordi con qualche altra famiglia per sistemarlo.

Lui semplicemente odiava quella prospettiva e aveva già deciso che se mai lo avessero costretto sarebbe andato via da casa, c'erano tanti posti che meritavano d'essere visitati e non aveva intenzione di perderseli per sposarsi con una sconosciuta.

Ma di tale argomento ancora non se ne parlava, forse perché i suoi davano per scontato il suo assenso, cullandosi ancora in quell'illusione.

Nell'attesa che le cose precipitassero, Phineas non trovava nulla di male nel passare molto tempo con la sua amica Isabel.

Si intendevano.

Lui aveva sospettato e poi aveva avuto la conferma che Isabel fosse innamorata di lui.

Non glielo aveva detto esplicitamente, seppure fosse chiaro come il sole.

Ma c'era uno spiacevole calcolo da tenere in conto, loro non erano sulla stessa linea, lui era umano e lei una fata. Una fata di dimensioni molto ridotte per gli standard umani.

Non solo non avrebbe mai potuto funzionare, ma era anche proibito da una sorta di legge di natura.

Per quello che lo riguardava, anche se lo rendeva triste, dovevano essere semplicemente due compagni di gioco molto affezionati.

Era stato, a malincuore, attento ad essere molto chiaro su quel punto, a non lasciarle intendere più di ciò che poteva essere. Ma non era sicuro di esserci riuscito.

Se avesse avuto la possibilità si sarebbe anche fidanzato con lei, ma quella possibilità non esisteva e quindi sarebbe stato assolutamente inutile farsi delle illusioni.

Phineas era un ragazzo pratico, in fondo.

-Fammi parte del segreto dell'alchimia!- disse Isabel battendo giocosamente le manine.

Lui si distolse dalla sua rêverie con un sussulto.

Le pozioni intorno a lui ribollivano e gli diedero da pensare che magari stava sprecando il suo talento, perché l'alchimia lo circondava, eppure non era e non sarebbe mai stata tra di loro.

Allungò un dito e la farfalla vi si posò su con una piroetta aggraziata da ballerina di danza classica. Ne rise, era deliziosa.

Scrutò in fondo ai suoi microscopici occhi innamorati e venne definitivamente sopraffatto dal rimorso.

Era così graziosa, ma sicuramente da qualche parte esisteva già uno spiritello come lei pronto ad accoglierla, quando si fosse finalmente tolta lui dalla testa.

Sapeva che, per il suo bene, avrebbe fatto meglio a mandarla via subito, tuttavia, scopriva ogni volta che non ci riusciva.

Forse le si era troppo affezionato, ma doveva farlo.

E continuava lo stesso ad aver paura di innamorarsene.

Se ne era reso conto. Se mai lo avesse fatto, ne avrebbe sofferto troppo.

La fatina si accorse del suo sguardo e si allontanò in fretta, rivolgendo la propria attenzione alle pozioni che aveva preparato.

-Posso assaggiare?- chiese come se si trovasse di fronte a un banchetto.

Ne prese una completamente a caso e la sorbì come un nettare zuccherino.

Phineas scoppiò a ridere e lei chiese uno specchio.

Si rotolò anche lei dopo aver scoperto di aver assunto le sembianze di un piccolo e orribile mostriciattolo peloso.

-Se avessi sempre questo aspetto...- mormorò Phineas tra le lacrime che gli erano involontariamente uscite per il troppo ridere dandole l'antidoto.

Invece la fata tornò a essere più bella di prima.

Scosse la testa.

Aveva preso la sua decisione da molto tempo, ma aveva ancora voglia di un'ultima boccata di gioiosa ingenuità puerile.

Cercò seriamente di non pensare a questo mentre si dedicavano al gioco.

Il giorno passò in fretta, troppo in fretta, portando con sé il peso della separazione imminente.

Esausto, Phineas si buttò di schiena sull'erba fresca e morbida.

Isabel gli si accoccolò sul petto.

-Vorrei stare qui con te per sempre...- sussurrò beatamente.

Phineas la guardò con la tristezza che lo copriva come un manto.

Era raggomitolata e risultava così piccola che aveva l'impressione di poterla schiacciare tra due dita. Ma non le avrebbe mai fatto del male.

-Non dici niente?- fece la fatina stupendosi un po'. Ma non sapeva che dentro di lui si stava svolgendo un terribile conflitto.

Esitò ancora, poi capitolò.

Le parole gli uscirono più crudeli e il tono meno sofferto di quanto avrebbe voluto.

-Isabel, la dobbiamo smettere di vederci!- sbottò e il cuore gli diventò istantaneamente un macigno pesantissimo al punto che fu incapace di sollevarlo.

Isabel spalancò le ali facendole vibrare, allarmata. Era sbiancata visibilmente.

-Perché?- gridò riuscendo a malapena a farsi sentire.

Phineas si drizzò a sedere e la raccolse in una mano.

-Non lo immagini?- le disse più gentilmente che poteva -Ci stiamo vedendo troppo e se continuiamo in questo modo finiremo per rovinare tutto.-

Era chiaro, era logico, ma perché faceva così male?

Se avessero finito per innamorarsi sul serio sarebbe stato un grosso problema, e lei doveva saperlo, ma come dirglielo, come spiegarle, come consolarla?

Isabel cercò di protestare, come lui si aspettava, e aveva la risposta pronta.

-Siamo amici! Siamo così in sintonia! Come possiamo distruggere la nostra amicizia?-

-Se si trattasse solo di amicizia non avrei nemmeno iniziato a parlare! Ma tu non vuoi solo questo.- le disse Phineas, una volta per tutte -Non è così?-

La fatina sembrò brutalmente ferita a morte da quell'ammissione così esplicita.

-Pensavo che non te ne fossi accorto... Continuavo a sperare...- abbassò la testolina.

Phineas non riuscì più a risponderle, l'intensità del dispiacere che si stava accorgendo di provare lo stupì e quasi lo soffocò.

-Non credere che io non ti voglia bene, Isabel. Ma anche tu sai che questa è l'unica cosa che posso darti.-

Lo spiritello sollevò di scatto la testa, i suoi occhi improvvisamente fiammeggiavano.

Il piccolo mago allontanò la mano, lei stava letteralmente bollendo di rabbia e l'aveva scottato.

Una fata delle sue dimensioni non era in grado di gestire più di un'emozione alla volta, e adesso, dopo la costernazione provata, stranamente era la collera e non la tristezza a prendere il sopravvento.

-Se trovassi il modo di cambiare!- urlò con gli occhi rossi -Se fossi in grado di trasformarmi fisicamente in qualcuno che fosse alla tua altezza, Phineas...-

Il ragazzino era spaventato, non aveva mai visto prima la sua amica arrabbiata.

-Isabel, per favore, cerca di calmarti!- esclamò con il tono semi-tranquillo che assumeva quando veniva preso dal panico -Io non penso assolutamente che tu non sia alla mia altezza, non capisci... Io... vorrei che ci fosse un modo per...-

Ma sembrava che Isabel non lo ascoltasse più. Sembrò che si fosse trasformata in qualcosa di simile a un lapillo incandescente di lava. Sembrò ricomporsi e deformarsi, si sgonfiò come un palloncino, sembrò incattivirsi, sembrò una carica pronta a esplodergli in faccia... e quando successe davvero, pochissimi attimi dopo, Phineas ne fu investito e devastato, ne rimase del tutto sopraffatto, al punto che per un momento non seppe più distinguere il cielo dalla terra, non ebbe più la percezione di quell'entità che si agitava freneticamente pulsando di luce viva abbacinante.

Riuscì a urlare la propria confessione solo perché essa venisse sovrastata dal pericoloso fragore acclamante di un corpo di dimensioni infinitesimali che si disfaceva in un milione di altrettanti piccolissimi frammenti.

Phineas non capì subito, ma si rese conto che qualcosa lo aveva avvolto e che non riusciva a parlare.

Isabel era cambiata, il suo corpo da farfalla si era distrutto e tutti i microscopici pezzi che lo avevano costituito giacquero al suolo volteggiando come piume.

Al suo posto c'era un essere completamente nuovo, brillante come un diamante d'acqua rilucente del riverbero di tutti i colori dello spettro.

Lo stava abbracciando con delle braccia umane, gli s'era avvinghiata ed era lei a trattenerlo.

Ma soprattutto, lo stava baciando ed era per questo che lui non riusciva a parlare.

La sua lingua esplorava prepotentemente l'interno della sua cavità orale.

Si incontrò con la sua e si allacciarono.

Phineas continuò a non capire, ma un istinto atavico gli impedì di respingerla.

Ricambiò l'abbraccio, ricambiò il bacio e si scoprì desideroso di non interrompere mai quel contatto.

Ma si interruppe, e lui ne fu così sconvolto che scoppiò in lacrime brucianti.

Isabel lo guardò con un misto di pietà e tenerezza.

-Cos'è successo?- chiese preoccupato e confuso dominando i singhiozzi.

Lei era vera, era reale. Aveva l'aspetto e le dimensioni di un'umana in carne e ossa.

Le sue ali non c'erano più, erano scomparse.

-Tutti noi abbiamo questa facoltà.- disse serissima -Possiamo rinunciare alla nostra condizione, ai nostri poteri, se lo desideriamo. Ma dev'essere per sempre. O sarà impossibile tornare indietro.-

Dopo che ebbe detto questo, sembrò disorientata.

Phineas la resse cercando di assimilare ciò che lei gli aveva rivelato.

-Vuoi dire che potevi diventare un'umana quando volevi?- chiese incredulo.

-Non quando volevo.- chiarì lei. -Allontanandomi per non ferirmi ho sentito il tuo amore, e ciò mi ha confermato che ne vale la pena.-

Sorrise, finalmente, e Phineas, semplicemente, se ne scoprì contento, anzi si accorse di esserne enormemente felice.

Fu chiaro per lui quale fosse la vera ragione per cui aveva deciso di lasciarla andare, ma ora si sentì inorridire all'idea di essere stato a un passo dal perderla sul serio.

Prese lui l'iniziativa e la baciò ancora,con tanto impeto da trascinarla per terra.

Forse, l'alchimia che aveva sentito così lontana da loro c'era, dopotutto.

E, non per la prima volta nella sua vita, si sentì fiero di essersi sbagliato.

Più tardi, Isabel aprì gli occhi lentamente godendo della sensazione del calore del sole sulla pelle.

Quando la cortina rossa delle palpebre si dissipò, mise a fuoco il ragazzino che aveva di fianco ed ebbe un guizzo d'eccitazione infantile nel vederlo finalmente nelle sue giuste proporzioni.

Fino a quel momento le sue percezioni erano state falsate, lo aveva sempre visto enorme rispetto a com'era, ma la sua imponenza non l'aveva mai spaventata.

Lo fissò per pochi minuti incantata, lui era supino e profondamente addormentato.

Con quelle braccia aperte, abbandonate involontariamente ai lati della testa, e i pugni quasi chiusi, aveva l'aria di un angelo e le ispirava protezione da ogni poro.

Si sollevò sulle mani e ne allungò una verso di lui per una carezza.

Le fece una ben strana impressione riuscire a coprirgli interamente la guancia lattiginosa.

Avvicinò le mani al proprio viso per esaminarle e considerò di piacersi.

Per restare in quella forma, aveva dovuto rinunciare ai suoi poteri di spiritello acquatico e la cosa le stava affatto bene. Non li aveva però ancora persi del tutto, si trovava, per così dire, in un periodo di prova al termine del quale avrebbe reso permanente quella condizione.

Chissà se ci sarebbe riuscita, se la sua motivazione sarebbe bastata.

Affondò la mano nei suoi capelli rossicci e il tatto le restituì una forte emozione che la fece arrossire.

“Non devo mollare.” pensò “Questa sensazione vale mille volte l'immortalità a cui ho rinunciato.”

Si sentì euforica, felice dopo una vita che fino ad allora le era parsa così vuota.

Avrebbe resistito fino all'annullamento totale.

Phineas non si mosse finché la sua pressione non passò dall'essere delicata all'appesantirsi leggermente.

Allora la fronte gli si corrugò e batté gli occhi più volte, con l'aria dolce e stralunata di chi s'è appena destato.

Ancora immerso in quel momentaneo stato di confusione, si voltò verso Isabel e istintivamente le sorrise. Isabel si sentì scivolare dalla tenerezza e seppe di amarlo sinceramente.

Poi lui si puntellò sulle mani per sollevarsi in una posizione seduta senza parlare, ma dalla smorfia che fece, Isabel capì che, dopo quella notte passata a dormire per terra, doveva certamente avere mal di schiena.

Lei c'era abituata, nella contea delle fate non esistevano letti.

E in più, la presenza delle ali sulla schiena l'aveva sempre costretta a dormire a pancia sotto.

Anche quella notte aveva assunto inconsciamente, per abitudine, quella posizione, ma si augurava di perderla con il passare del tempo.

Voleva essere un'umana in tutto e per tutto, anche negli aspetti più insignificanti.

Phineas perse per un momento lo sguardo nel vuoto.

-Non ho finito l'incantesimo!- esclamò ricordandosi improvvisamente -Devo mettermi al lavoro!-

E subito saltò in piedi già pronto per cominciare, senza mostrare più alcun segno di affaticamento.

Isabel rise, era quello uno degli aspetti che amava di lui.

-Non posso aiutarti.- lo informò -Almeno, non con la magia. Però posso essere la tua assistente.-

Lo aveva sempre osservato senza poter intervenire, adesso Phineas stesso capì quanto ci tenesse.

Non voleva negarle nulla, s'era già privata di abbastanza da sé.

Senza farsi pregare, le mise in mano una manciata di provette.

Passarono le ore tra polveri, filtri, calcoli sbagliati e ogni tanto un piccolo gesto di affetto.

Quando il sole fu alto non ne erano ancora venuti a capo.

-Pausa?- propose, con il sudore che ruscellava sulla fronte.

-Pausa.- confermò lei, stupita nell'accorgersi che stava iniziando anche lei a risentire della stanchezza degli umani. Non le era mai capitato prima di sentirsi così spompata, fisicamente e mentalmente, così in fretta, lavoravano solo da circa sei ore.

Lo ritenne interessante, era tutto nuovo per lei.

“Sono davvero così deboli?” non poté però impedirsi di pensare.

Tuttavia, quando lui la prese per mano e la condusse in casa promettendole un pasto caldo per ristorarsi, capì che era davvero ciò che voleva per la sua vita.

Non era che una banalità, ma gravi difficoltà sarebbero sicuramente arrivate, e peggiori. E voleva essere in grado di affrontarle, di abbracciarle.

Per quanto potesse sembrare impossibile o ridicolo, sapeva che insieme a lui avrebbe potuto riuscirci.

***

 

 

 

 

 

 

-Finora, è una splendida storia d'amore, Carl.- osservò il Maggiore Monogram -Ma sinceramente non capisco cosa c'entri con quella precedente...-

Il tirocinante alzò il naso dalle pagine, senza far trapelare di sentirsi leggermente irritato per quella interruzione inattesa.
Sapeva di essere un talento sprecato, quell'uomo non lo pagava neanche e aveva sempre qualcosa da ridire.

-Quello che ho letto finora è solo una specie di prologo, signore, e questo è un romanzo scritto in modo diverso dall'altro, è più...articolato. Ma vedrà che, se avrà pazienza, arriverà anche la parte emozionante.-
-Non che questa non lo sia, a modo suo.- disse Francis con aria seria -Continua, voglio sapere come finisce.-
-Grazie, signore, le piacerà.-
“Almeno speriamo.” aggiunse mentalmente, deluso.

Saltò di proposito, seppur con riluttanza, la pagina con cui si stava per concludere il primo capitolo e passò direttamente al successivo.
Finse di cercare il segno sulla pagina, anche se avrebbe dovuto cominciare dalla prima parola stampata.
Afferrato il senso di ciò che leggeva, dato che lo aveva scritto lui, giudicò seriamente la possibilità di optare per un riassuntino improvvisato.

Ma l'amore per il proprio lavoro lo avrebbe spinto a continuare regolarmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

spazio autrice:

salve a tutti. Ho avuto l'ispirazione per questa fanfiction naturalmente dopo aver visto l'episodio Excaliferb: mi ha letteralmente fatto impazzire e ho continuato a immaginare senza sosta. Non so perché, ma sono rimasta molto colpita dal personaggio di Isabel, e beh... Spero che in questo capitolo i protagonisti non siano risultati troppo OOC. Visto che effettivamente non si tratta di quelli 'ufficiali', però, mi sono permessa di prendermi qualche libertà. Ho in mente tutto il resto, ma non so se avrò il tempo di scriverlo. Una recensione per dirmi se avete voglia di leggerlo, e io mi impegnerò a buttarlo giù. Se invece mi fate capire che non va bene, faremo finta che si tratti di una semplice one-shot. Intanto, me ne vado in vacanza. Vi voglio bene. Saluti.

  
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