“Per sempre” non è una bugia
Un grazie speciale a SunliteGirl, e ai miei amici D. e F., che hanno avuto la pazienza di sopportarmi mentre li costringevo a leggere questa fic. Siete grandi!
Capitolo 1
Il ritorno di Sabaku no Zefiro
<< Vieni qui, sottospecie di
pennuto! >> tuonava una voce maschile arrabbiata, per nulla
affaticata
dallo sforzo della corsa.
<<
Ah! Prendimi, se ci riesci!
>> disse un ragazzo biondo, con un tono un po’ arrogante,
prendendolo in
giro. Forse, però, “ragazzo” non è il termine
più adatto a descrivere un
adolescente con un paio d’ali.
<< Sono andati in questa
direzione! >> un’altra voce maschile si sentì nel
lungo portico
colonnato, e subito seguì il rumore di numerosi passi. Come una
mandria
imbufalita, una folla correva in direzione del ragazzo e
dell’uomo dai lunghi
capelli neri che lo inseguiva. La calca eterogenea, composta da uomini,
donne e
ragazzi, tutti vestiti con tuniche di diversi colori, aumentava sempre
più la
sua velocità.
<<
Madara, prendilo! >>
urlò una donna dai capelli biondi, staccandosi dal gruppo e
avvicinandosi ai
due. Madara, l’uomo dai capelli neri, fece un balzo verso il
ragazzo alato,
alzando il pungo. Questi, però, nonostante avesse gli occhi
coperti da una
benda azzurro cielo, in qualche modo percepì le intenzioni
dell’uomo, ed evitò
il colpo alzandosi in volo. Dopo aver spiegato le ali, volò tra
due colonne e
uscì dal porticato, in direzione del cielo, lasciando Madara
nella nuvola di
polvere che aveva alzato frantumando la lastra del pavimento. Il
ragazzo si
sentì fortunato di aver evitato il colpo, ma il suo trionfo
durò poco: dopo un
solo respiro, sopra il giardino circondato dalle colonne del portico,
fu
bloccato a mezz’aria da un uomo dalla pelle scura, che lo aveva
braccato allo
stomaco con il braccio destro. Il giovane non fece in tempo a sentirsi
mozzare
il respiro, che fu stretto anche dall’altro braccio.
<<
No, lasciami! >> gridò
il ragazzo, ma l’uomo cominciò a precipitare al suolo,
portandolo con sé. Il
giovane s’irrigidì per la paura e aspettò lo
schianto, che giunse poco dopo, ma
arrivò da solo: l’uomo lo aveva lanciato verso il terreno
erboso, mentre lui era
atterrato in piedi, vicino a lui.
<< Ora non mi scappi più,
prima
sei andato su ed ora ti ho portato giù >> disse
l’uomo dalla pelle scura,
alzando il braccio destro contro il ragazzo a terra, il quale era
lievemente
stordito dopo la caduta. La confusione, però, passò
immediatamente, proprio
quando il colpo stava per arrivare, e il ragazzo biondo evitò il
pugno
spostandosi di lato. Quando l’attacco giunse al suolo, facendo
volare pezzi di
terra, il ragazzo si era già alzato in volo. Con la massima
concentrazione,
piegò le ali e rese il suo corpo più aerodinamico,
accelerando notevolmente.
Stava per superare il tetto del portico, per poter così scendere
dal Monte
Olimpo, quando la voce di una donna irruppe dall’alto.
<< Castigo celeste di Era!
>>
<<
Cosa, c’è anche Tsunade?!
>> esclamò il ragazzo alato, alzando per un attimo lo
sguardo verso
l’alto. Poi, subito, si scansò di lato, e la donna bionda,
che si era lanciata
per scagliare il suo calcio, distrusse un pezzo del porticato. Pezzi di
granito
e marmo di vario colore volarono in aria, finendo nel giardino o
danneggiando
le altre parti della struttura.
<< Lariat, lama ardente di Zeus!
>> gridò l’uomo dalla pelle scura che aveva
attaccato poco prima,
puntando dritto sul giovane. Il dio si era lanciato a gran
velocità, tenendo il
braccio destro semiaperto verso l’esterno, come un arco.
<< Ecco, Naruto, un colpo che
non hai mai ricevuto! –
Il giovane alato di nome Naruto scansò
il colpo, abbassandosi un attimo prima dell’urto.
<< Bee, chiudi quella bocca e colpisci!
>> urlò Tsunade, aspettando il momento propizio per
colpire il ragazzo
con il suo Castigo.
<< Questo lo vedremo! >>
disse Naruto. Il ragazzo frenò il suo volo e, inarcando la
schiena, risalì
verso l’alto. Nella sua mano sinistra, all’improvviso,
apparve un arco blu, che
sembrava di zaffiro, e nella destra una freccia dorata dalla punta
nera. Una
volta arrivato molto in alto, Naruto frenò e si voltò
verso il suolo.
Nonostante la benda sugli occhi, il suo viso saettò
immediatamente verso Bee, e
dopo aver preso la mira, si preparò a scagliare la freccia
contro il suo
nemico.
<< Freccia d’oro di Amore:
Narcisismo! >> pensò il giovane dio, scagliando il dardo.
Tuttavia la freccia, sotto lo sguardo
allibito di Bee, Tsunade e degli altri dèi che erano usciti dal
portico, non
raggiunse mai il suo bersaglio. Con un piccolo “flop”,
invece, cadde al suolo
appena ebbe lasciato la mano di Naruto. A contatto con il terreno, la
freccia
divenne rossastra, poi si frantumò e divenne terra. Il dio alato
aveva
un’espressione indecifrabile. Alcune risatine si alzarono dalla
folla.
Rendendosi conto che gli altri lo stavano deridendo, Naruto
gonfiò le guance e
strinse i pugni.
<< Ehi, io sono “il terribile
Amore”! >> cominciò ad urlare contro gli altri
dèi. << Non
prendetemi in giro, o la mia ira sarà tremenda! >>
Si levarono altre urla di scherno.
Naruto-Amore avrebbe voluto ribattere, ma Bee, Tsunade e Madara, ancora
più
infuriato, cominciarono a lanciargli contro fulmini, detriti di marmo,
proiettili incendiati con i loro poteri… tutto quello che
potevano afferrare
con due mani.
<< Non ci scappi! >> urlò
Tsunade, prendendo il resto di una colonna e scagliandolo contro il
ragazzo
sospeso in aria.
<< No! >> esclamò
Naruto,
coprendosi il volto con le mani e portando le ginocchia al petto. Fece
per
avvolgere il suo corpo con le ali ma, prima che ci riuscisse, venne
colpito da
una corrente d’aria. Era un vento caldo, leggero e asciutto, che
con un impeto
colpì le ali del ragazzo e lo portò più in alto.
Il pezzo di marmo, che era
appuntito e lo avrebbe ferito gravemente, raggiunse il suo apice e poi
cadde
fuori dai confini del portico, disegnando una parabola. Quando
arrivò al suolo,
si frantumò all’istante. Grazie al cielo, non era
precipitato giù dalla cima
del monte, o sarebbero stati guai.
<< Cosa? >> Naruto alzò la
testa e, a causa della sorpresa, rilassò braccia e gambe,
continuando a salire.
Ad un tratto il vento si fermò e il giovane, tenendo ancora
l’arco nella sua
mano, cominciò a girare su se stesso, cercando di individuare in
qualche modo
chi o cosa lo avesse trasportato. Anche gli altri dèi lo
guardavano stupiti,
incerti su quello che era appena avvenuto.
All’improvviso il vento riprese,
ma
stavolta cominciò a spargere una polvere dorata che si
diffondeva dove si
propagava la corrente. Naruto, quando sentì quella polvere
leggera posarsi
sulla pelle, si sentì sconcertato, ma quella sensazione di
granuli leggeri
sulla pelle, che scorrevano nell’aria alla stessa velocità
del vento, era
rassicurante.
Prima che Naruto potesse aprir bocca,
la sabbia attorno a lui cominciò a vorticare a grande
velocità, creando uno
scudo che lo avvolgeva in tutte le direzioni, come una grande sfera
dorata. Gli
dèi, stupiti, osservarono meravigliati la sabbia che proteggeva
il ragazzo
alato. Per alcuni secondi tutto sembrò immobile, con la sfera di
sabbia sospesa
in aria, circondata da un alone dorato creato dai granelli fluttuanti
che
riflettevano i raggi solari. Sembrava un piccolo pianeta. Poi, il
pallone di
sabbia cominciò a roteare più velocemente e a perdere la
sua forma
perfettamente rotonda. Dopo pochi istanti, la sfera si era dissolta in
una
nuvola di granelli dorati. Naruto, che si sarebbe dovuto trovare in
mezzo alla
sabbia, era invece sparito nel nulla.
<< Mi stai… mi stai lasciando?
>>
Il ragazzo annuì, senza
rispondere,
chinando lo sguardo. I rumori che fino a poco prima si udivano nel
giardino,
come il cinguettio degli uccelli, le chiacchere delle persone, i suoni
delle
auto, non arrivarono più alle orecchie di Hinata. Era come se la
ragazza si
fosse staccata dalla realtà a causa dello shock. I suoi occhi
avevano davanti solo
il viso di Sasuke, che la osservava di rimando. I due stavano in piedi,
davanti
alla panchina sopra cui lei si era seduta tante volte, con lui o da
sola.
<< P… perché? >>
Hinata si
sentiva le ginocchia deboli e le mani tremanti. I rumori che fino a
poco prima
aveva percepito continuavano a non farsi sentire. L’unico suono
che udiva
ancora era il battito forte e accelerato del suo cuore nelle orecchie.
L’unica
cosa che vedeva era il volto del ragazzo di fronte a lei, che
all’improvviso le
parve irriconoscibile. Quella sensazione, però, sparì
velocemente, lasciando il
posto ad uno strano vuoto nello stomaco.
<< Perché? >>
Sasuke continuava ad osservarla, ma
taceva. Si passò una mano lungo sul collo, tra i capelli lisci e
scuri, e
rimase zitto, in piedi davanti alla ragazza. Dopo un istante di
silenzio, le
lacrime salirono agli occhi di Hinata, e le tornò la forza
sufficiente per fare
un passo in avanti verso Sasuke.
<< Perché? Sasuke… dimmi
perché…
>>
<< Io… mi sono innamorato di
un’altra ragazza >> disse Sasuke, mentre la sua calma
s’incrinava e il
suo cuore si agitava. Pur sentendosi in colpa, continuò a
guardala negli occhi,
con uno sguardo afflitto.
Hinata si fermò all’istante. La
mano
sinistra, che aveva alzato per appoggiarla alla guancia del ragazzo, si
fermò a
mezz’aria. Quando il suono di quelle parole giunse alle sue
orecchie, la mano
si ritrasse e la ragazza fece due passi indietro.
<<
Hinata, aspetta… >>
Sasuke fece un passo in avanti, alzando il braccio destro verso Hinata
per
prenderle la mano.
<< Ti sei… innamorato…
>>
balbettò Hinata, tenendo rigido il braccio sinistro e portando
la mano destra
al petto. Le lacrime, che sembravano essersi fermate dopo la
rivelazione di
Sasuke, ripresero a scendere lungo le guance della ragazza, che ora
invece appariva
fin troppo immersa nella realtà. Tutti i suoni erano diventati
più forti di
quanto fossero prima: il cinguettio degli uccelli e il rumore delle
auto erano
insopportabili, le chiacchere delle persone fastidiose da sentire.
L’aria era…
sbagliata. E non c’era un motivo: era solo sbagliata, come era
sbagliato tutto.
<<
Hinata, per favore, aspetta …
>> disse Sasuke, avvicinandosi di più e prendendo la mano
di Hinata, che
si era voltata e stava per correre via.
<< Lasciami! >>
<< Hinata, per favore… Fammi
spiegare… >>
<< Cosa c’è da spiegare?
>> Hinata si era liberata dalla presa del ragazzo, ma rimase
immobile,
continuando a dargli le spalle con lo sguardo chino al suolo.
<< Io… >> Sasuke
cominciò
a parlare, ma poi tacque. Qualcuno si voltò a guardarli, ma i
due non ci fecero
caso. Si alzò un venticello, che scompigliò i capelli dei
due ragazzi. Erano
ancora in divisa scolastica, perché erano appena usciti dalla
scuola. Era la
seconda settimana di Maggio, e il sole era ancora alto, nonostante
s’inclinasse
già ad Ovest.
<< Chi è lei? >> Hinata si
voltò verso Sasuke, che ricambiava il suo sguardo. I suoi occhi
scuri, che
prima le erano sembrati così belli, ora le facevano male.
<< Sakura >>.
Hinata spalancò gli occhi chiari,
mentre nella sua mente vedeva Sasuke e Sakura camminare, sorridersi.
Lei era
una loro compagna di classe, che entrambi conoscevano da quando erano
al liceo.
Hinata con lei andava d’accordo, e qualche volta avevano pranzato
insieme ed
erano uscite con le altre ragazze della classe, ma non le era mai stata
particolarmente vicina. Qualche volta aveva visto Sasuke parlare con
lei, ma
non aveva mai pensato che qualcosa del genere potesse accadere.
<< Come… >>
<< Com’è successo?
>>
Sasuke prese la parola, cercando di spiegare quello che era accaduto.
La sua
voce, di solito calma, tradiva il suo stato d’animo. Era nervoso.
<< Non
lo so, Hinata. Una volta ci siamo incontrati per caso, poi
un’altra ancora…a
scuola, ogni tanto, parlavamo, e io provavo il desiderio di stare
sempre lì con
lei, perché tutto era… diverso. Qualche volta mi
sorprendevo a pensare a lei
durante le lezioni. Non è successo
tutto
così in fretta, c’è voluto un po’ di tempo
per capirlo. All’inizio le ero
indifferente, non sentivo niente per lei, non immaginavo nemmeno che
lei
potesse essere importante per me… ma poi è accaduto
>>.
Le
lacrime tornarono a scorrere sul
viso di Hinata, silenziose.
<< E allo stesso tempo mi
sentivo male, >> continuò il ragazzo, <<
perché continuavo a
provare un sentimento forte verso di te. Tu sei stata la prima che mi
ha fatto
stare bene, dopo la mia solitudine, e pensavo che la mia fosse una solo
una
cotta, di quelle che passano dopo un po’, ma… >>
Sakura tacque. Hinata continuava a
guardarlo, con il fiato corto. Poi, chinando lo sguardo e portando le
mani
dietro al collo, la ragazza si tolse la collana con un ciondolo a forma
di
farfalla e la porse Sasuke, che lo prese con uno sguardo triste. Il
ragazzo lo
mise in tasca, senza dire nulla.
<< Quindi è…
finita… >>
mormorò Hinata, con la voce impastata dal pianto.
<< Hinata… >> Sasuke
alzò
delicatamente la mano, ma forse non sapeva nemmeno lui cosa fare e si
fermò,
ritraendola. I due rimasero per qualche istante in silenzio, poi si
allontanarono l’uno dall’altro.
<< Perché?
>> si domandava Hinata, mentre si dirigeva verso
casa. << Perché? >>
<< Ma questa era la realtà >> le disse una vocina nella
testa,
mentre lei si sentiva svuotata di tutto. << Non tutto dura >>.
<< Gaara! Gaara! >>
urlò
Naruto, alzandosi in volo a venti centimetri da terra. Era felicissimo,
tanto
che, nell’aria attorno a lui, cominciarono a diffondersi delle
sfere luminose
azzurre, le quali sembravano provenire da tutti i pori del suo corpo.
<< Ciao, Naruto >> disse
una voce senza corpo. Dopo un istante, davanti a Naruto, il vento
cominciò a
vorticare, e un profumo di rosa selvatica si diffuse
nell’ambiente circostante.
Quando il vento cessò, davanti al dio alato apparve Gaara,
conosciuto come
Zefiro, il vento della primavera. Era un ragazzo dai capelli rossi,
alto più o
meno come Naruto, con un’espressione seria, risoluta, che
contrastava con il
nido di una famiglia di usignoli che
aveva sulla testa. Usignoli la cui femmina stava covando un uovo, per
giunta. Aveva
un chitoniskos1 (note a fine pagina) bianco, con
sopra un himation2 verde, un verde luminoso come
quello delle sue
iridi. Sulla schiena portava una giara in cui stava fluendo dentro la
sabbia
che aveva soccorso il dio alato.
<< Gaara! Zefiro! Ciao! >>
Naruto volò ad abbracciare Gaara, che si irrigidì al
contatto con l’amico e,
per dimostrargli il suo affetto, gli diede delle pacche affettuose
sulla
spalla. Il nido, che si era leggermente inclinato, venne rimesso
apposto dalla
mano libera di Gaara, e così le proteste di mamma e papà
usignolo cessarono.
<< Quando sei tornato? >>
domandò Naruto, sciogliendo l’abbraccio. << Hai
portato la primavera giù
dai mortali? >>
<< Certo, e sono tornato giusto
in tempo per salvarti >> fu la risposta dell’altro dio.
<< Vuoi
dirmi che cosa stava succedendo? >> La voce di Gaara tradiva un
misto di
rabbia e preoccupazione.
<< Uff… è un po’
lunga da spiegare…
>>
<< Sono un tipo paziente e silenzioso,
un ottimo ascoltatore >>.
Davanti allo sguardo indecifrabile di
Gaara, Naruto si sentì a disagio e cominciò a parlare.
<< Beh… vedi… io ho
mandato
all’aria la guerra tra dèi che si stava per
scatenare… >>
<< Una guerra tra dèi?
Un’altra?
Ma l’ultima è stata duecento anni fa! >>
<< Sì, infatti…
però io ero
stufo di guerre, e ho deciso di intromettermi… >>
A quelle parole, gli occhi del dio del
vento primaverile si ridussero a due fessure.
<< Cos’hai combinato stavolta?
>>
<< Ecco, vedi… io… ho
fatto
infatuare tutti della propria ombra, con la freccia rossa e blu, quella
de
“l’infatuazione assurda”. Avresti dovuto vedere tutti
che correvano in contro
luce, che inseguivano la loro ombra… Madara ha mangiato un bel
po’ di terra,
Bee ha baciato un cactus… >>
Naruto, che aveva tenuto il volto leggermente
inclinato verso il basso durante la spiegazione, alzò gli occhi
verso Gaara e
sorrise. Il sorriso, tuttavia, non venne contraccambiato.
<< Naruto! Tu rischiavi…
rischiavi di finire… non so nemmeno io come saresti finito!
– Gaara, il
risoluto e impassibile Gaara, era leggermente alterato. – Per
fortuna qui siamo
al sicuro. Nessuno è a conoscenza di questo luogo, né
della mia nuova tecnica
del Flusso sabbioso, perciò non mi hanno riconosciuto… -
<< Ah, già! E’ bellissima,
quella
tecnica! Come funziona? >>
<< Niente di speciale. Io sono
una divinità del vento, sollevo la sabbia con l’aria >.
<< Giusto… >>
<< Beh, entriamo nella mia casa,
è inutile rimanere qui >>.
I due ragazzi si avviarono verso la
dimora di Zefiro, una casa ricoperta di foglie di tutte le sfumature di
verde,
che sembravano continuamente mosse da una corrente d’aria, prima
leggera, poi
un po’ più forte, poi di nuovo più debole. Una
dimora degna del dio del vento
di primavera.
<< Gaara … >> Naruto si
bloccò un attimo prima di varcare la soglia della casa. Il vento
che muoveva le
foglie ora muoveva anche i suoi capelli biondi e le code della sua
benda
azzurra, che scendevano dal nodo situato sulla nuca proprio
all’altezza degli
occhi.
<< Si? >> Gaara, che era
appena entrato in casa, si voltò a guardarlo.
Naruto schiuse leggermente le ali, che
aveva lasciato semichiuse dopo che la sabbia lo aveva protetto. I
riflessi
arancioni sulle piume bianche, alla luce del tramonto, assumevano una
tonalità
più scura del loro solito arancione sgargiante.
<< Grazie per avermi salvato
>>.
Gaara, insieme agli usignoli sopra la
sua testa, si voltò verso Naruto, che credette di vedere
l’accenno di un
sorriso.
<< Figurati >> disse, e
poi entrò in casa, seguito dall’amico.
Note dell’autore
Il chitoniskos è una tunica, di solito bianca, lunga sino alle ginocchia e fermata in vita da una cintura. L'himation era il mantello utilizzato tanto dagli uomini quanto dalle donne, indossato al di sopra della tunica, semplicemente appoggiato sulla spalla e fatto ricadere sul fianco. Il materiale più comune era la lana, il cotone era invece più pregiato e costoso; anche il lino era utilizzato, principalmente nella realizzazione delle divise militari. Per i vestiti più raffinati era impiegato il bisso, una specie di seta naturale marina, ricavata da un filamento che secernono alcuni molluschi.
Salve a tutti! E’ da tanto che non mi
faccio
vivo, però sono tornato, grazie al NaruHina Contest di Mokochan, Yume_no_Namida e ValeHina, grazie al quale ho
finalmente
(ri)trovato l’ispirazione. Avevo fatto alcuni tentativi, ma
nessuno è resistito
oltre le due pagine, vale a dire che non sono mai arrivato alla fine
del primo
capitolo. Ero abbastanza frustrato, perché le idee mi sembravano
buone, ma alla
fine non combinavo mai niente. Un giorno, verso
la fine dell’anno scolastico, SunliteGirl
m’informa di questo “contest” mitologico e mi ci
fiondo, prenotandomi il mito
di Amore e Psiche (il quale non sarà trattato per filo e per
segno, ma ci saranno adattamenti personali) e la canzone di Micheal
Bublé “Haven’t met you yet” (dalla
quale sono tratte le parole che, nel corso della storia, troverete in
grassetto).
Beh, passiamo alla storia, la quale
sarà il più fedele possibile all’originale inviato
alle tre autrici sopracitate,
ma ci saranno ovviamente le correzioni di eventuali errori-orrori
ortografici
(anche se, ahimè, qualcuno mi è sfuggito o mi
sfuggirà…) ed eventuali aggiunte
di dettagli, specialmente nella seconda parte della storia, che ne
presentava
meno in quanto ho avuto molto meno tempo a disposizione, ma
anche dovute
a improvvise ispirazioni. Spero che questo primo capitolo vi sia
piaciuto –
domani o lunedì dovrei pubblicare il secondo – e mi scuso
se Sasuke vi è
sembrato troppo OOC, cosa che mi è stata fatta notare da tutte e
tre le “giudiciE”.
Io ho provato a modificare il personaggio, ma non riuscivo a renderlo
troppo il
Sasuke che conosciamo perché l’ambientazione è
completamente diversa da quella
del manga, e perché il contesto, a mio avviso, richiede un
temperamento diverso
da quello che Sasuke ha maturato dopo anni di traumi XD. A me questa
fic piace
molto, e spero anche a voi!
Al prossimo capitolo!
FuyuShounen