Sensibilmente
distolto dalla vita.
Se
qualcuno ti chiedesse come ti senti adesso, sarebbero invero molte le
possibilità che tu risponda proprio così.
Svuotato
di ogni slancio, epurato da ogni torbida emozione, ti ritrovi a percorrere la
sabbia marina seguendo immaginarie linee oblique. Talora ti fermi, volti lo
sguardo verso la schiuma che s'incrosta viscida a pochi passi dai tuoi piedi
scalzi, ma stai attento a non muovere la testa...che tieni ben bassa, nascosta
sotto un ciuffo scomposto di capelli biondi...lontano dagli occhi che stai pur
certo che ti scrutano...e ti giudicano. Inflessibili ed impietosi.
Sei
abituato a stare al centro di riflettori molesti, cangianti e rifulgenti mentre
vomitano verdetti iniqui e presuntuosi, e sei altrettanto avvezzo a dribblare
saggiamente la loro traiettoria beffarda. Ma ti accorgi che diventa sempre più
difficile, plumbeo e snervante chiuderti al mondo nella speranza che le luci si
spengano e tu possa finalmente vivere la tua vita...anche se non sai se ne
saresti capace, vista l'assiduità ormai tanto familiare con cui hai imparato ad
eclissarti.
Tranne
quando giochi a basket.
Con la
palla che rimbalza sotto a tuoi palmi aperti, la rotondità ruvida che fai
correre attorno al tuo corpo elastico e controllato, il sudore che ti scivola
sull'epidermide in tante piccole perle salate. Ti muovi agile e veloce lungo il
perimetro levigato del campo, guizzi ai lati degli avversari in una serie di
passaggi conosciuti ma che mutano sempre, ti avvicini alla meta e senza neppure
voltare il capo sai già a chi dovrai lasciare il gioco. Effettui un passaggio
preciso ed elegante, attendi il canestro e l'urlo liberatorio del pubblico.
Allora
ti senti te stesso, ancorché l'occhio ciclopico di tuo padre non abbia
rinunciato a scortarti imponendoti le sue critiche aspre e velleitarie.
Ti
fermi a fissare il sole che muore inghiottito dall'orizzonte vetroso del mare.
Pensi che sia uno spettacolo bellissimo e triste al contempo, un caleidoscopio
di chiari e scuri intriso di emozioni contrastanti. Come quelle che tu stai
provando ora e che vorresti seppellire sotto la rena umida e gelata.
L'hai
baciato...
Ti
rimproveri mentre ti siedi sul bagnasciuga, l'hai baciato perché per un istante
te ne sei sentito talmente attratto da illuderti che anche lui potesse provare
i tuoi stessi perversi appetiti.
E
invece è rimasto sconvolto.
Ti ha
trafitto con lo sguardo prima di alzarsi a andarsene. Senza salutarti.
Detestandoti probabilmente.
Idiota...
Eppure,
nonostante la cocente delusione, continui a torturarti con il ricordo delle sue
labbra morbide, della sua lingua ruvida e al sapore fruttato che, quantunque
incerta, ha risposto al tuo tallonare insistente. Forse perché l'hai colto di
sorpresa. Forse per pietà.
Raccogli
le gambe e nascondi la testa fra le ginocchia, in attesa che i riflettori si
spengano e tu possa pensare più lucidamente.
Sono...io
sono...
Ma le
parole non ti vengono. Provi vergogna persino con te stesso. Non puoi accettare
l'eventualità imbarazzante di non essere normale.
Eppure
ti piacciono le ragazze, ti dici chiudendo le palpebre quando la luce del
crepuscolo ferisce i tuoi occhi, non riusciresti ad immaginare di andare a
letto con un uomo. Neppure se, nella fattispecie, si trattasse di Akane.
Non è
un'attrazione fisica quella chi ti spinge verso di lui, ti costringi a
concludere, piuttosto è un rimescolamento di emozioni e sensi di gratitudine,
un sentimento di complicità e riconoscenza che senti di dovergli per averti
obbligato ad essere chi sei.
Sai che
se non l'avessi incontrato avresti probabilmente smesso di fare l'unica cosa
che sei stato ben felice di lasciarti imporre da tuo padre, sebbene non nei
suoi parametri lucrativi. Il basket...un gioco alla fine, soltanto un gioco,
eppure la tua più grande conquista...la tua fedele compagna di sempre.
Bugiardo...
Abbandoni
la spiaggia quando ormai si sono accese le luci dei lampioni. Fai un giro più
lungo per tornare nel tuo impersonale appartamento, in ogni caso non ci sarebbe
nessuno ad aspettarti...e nonostante sia una tua scelta quella di vivere da
solo...ti manca la presenza umana, anche quella fastidiosa e sfibrante di tuo
fratello. Percorri le strade con un cupo senso di pesantezza, quasi ti stessi
trascinando appresso la tua stessa ombra...la tua stessa anima. La testa
trabocca di pensieri confusi.
Non
trovi pace neppure quando ti addormenti. Fai sogni strani, inquietanti,
insensati, sudici, come la melma viziosa in cui stai lasciando affondare la tua
natura di uomo senza che tu possa realmente farci qualcosa. Ti rimproveri dallo
scranno puerile dei tuoi quindici anni, compendi nell'angoscia tutte le domande
e le paure, i dubbi che si accavallano e ti braccano nell'oscurità traslucida
della notte.
Ti
diranno...
Cosa
dirà la gente?
...
sarai
emarginato...
e
questa volta non per tua volontà.
Ma
soprattutto ti chiedi se sia giusto trascinare nella merda lo stesso oggetto
delle tue fantasie sconce. E mentre tessi nei ricordi la trama onirica di quel
dolce contatto, ti domandi quale liquido muro si porrà tra voi ora che tu hai
saggiamente rovinato tutto, ora che tu hai tranquillamente dissipato la fiducia
reciproca in un bacchico intreccio di lingue, in un bacio per metà dato e metà
preteso.
Solo un
bacio...
si è
trattato soltanto di un bacio...
quantunque
non innocente...
CRISTO...
Solo un
bacio.
Quando
ti svegli fatichi a riordinare i pensieri. Ti prepari per andare agli
allenamenti, sebbene in cuor tuo preferiresti proteggerti nell'isolamento della
tua casa...hai paura di come ti guarderà...hai paura di rileggere il disgusto
negli occhi cattedratici di Akane. Come gli risponderai allora? Non potrai
ignorare l'inesorabile assestarsi delle ore che nel tempo determinerà tra voi
un grosso e incolmabile divario. Ma sei tu che l'hai voluto. Avresti potuto
accontentarti della sua amicizia...quantunque la sua sola presenza ti sia così
cara e dolorosa al contempo che ti è impossibile non fantasticare sul suo corpo
giovane e scolpito.
Perché
lo sai...
quante
volte accarezzando istericamente il tuo sesso malato hai pensato a lui.
DIO
come ti fai schifo...non riesci neppure a farti una sega se non fantastichi su
un uomo.
Nello
specchio fissi l'immagine abominevole dell'invertito che sei. Segui la
perversione stendersi nitida sui tuoi lineamenti sottili, quasi femminei
ancorati al pallore eburneo della tua carnagione chiara. Passi l'indice sulla
superficie riflettente unta di vapore e cancelli sotto ai polpastrelli la
taccia vergognosa del peccato. Ma nell'animo continui a sentire quel gorgoglio
orgasmico che ti segnala continuamente la presenza cavernosa della corruzione.
Non puoi raschiare dal tuo cuore l'amore che provi per Akane, concludi tuttavia
rasserenato, non puoi farlo perché è puro, incontaminato, legato alla sessualità
soltanto in quel frangente solitario e marginale in cui pratichi la
masturbazione. Invero potresti vivere solo ossigenandoti col suo profumo.
Quando
arrivi in palestra sei corazzato di una fitta nervatura di buoni propositi. Ti
comporti con Akane come se nulla fosse successo, sperando che lui possa
imputare il vostro bacio alla degenerazione scellerata di un incubo. Lo saluti
affettuosamente ma col distacco sensibile che poni di solito tra te e il resto
della squadra, scherzi con la Minefuji e fai persino una battuta sui baffi
indecorosi di Harumoto. Eviti scrupolosamente lo sguardo di colui che nello
spirito non fai altro che bramare con ardore, convinto che una sola sua
occhiata potrebbe annientarti. Vorresti rompere la logicità snervante del tempo
strutturato ed accartocciare il passato in un pugno di secondi mai esistiti,
così potresti continuare ad illuderti senza realmente ferire nessuno.
"A
domani! Buona serata!"
Il
congedo della Minefuji ti provoca la stessa sensazione di quando controlli sul
tabellone appeso in corridoio i risultati degli esami. Il cuore comincia a
batterti talmente forte che temi ti possa squarciare il petto e saltare fuori,
atterrando maestoso in una pozza di sangue scurissimo perché inquinato dal
peccato.
Guardi
l'uscita. Hai paura che Akane possa prenderti di petto e rivelare a tutti la
tua agghiacciante inversione, esponendo ai riflettori la parte più diabolica di
te. Non puoi risparmiarti di tremare quando nello spogliatoio rimanete soli.
Il
silenzio vi copre come una coltre pesante di nebbia fumosa.
"Akane..."
irrompi poi all'improvviso, i tuoi buoni propositi crollano come un pietoso
castello di carte "...io volevo...per l'altro giorno..." ma le parole
ti muoiono in bocca. Ti dai dello stupido tante volte quanti sono stati gli
aghi brucianti che hai sentito traforarti l'anima allorché lui ti ha guardato
dritto negli occhi.
Afferri
il borsone e corri via in direzione della porta senza voltarti, nella testa i
pensieri s'intrecciano e si legano in un ammasso multiforme di indefessa
confusione.
"Aspetta...Hitonari..."
'Mi ha
chiamato per nome', pensi bloccandoti di colpo. Già stai di nuovo vaneggiando
grovigli lussuriosi di corpi sudati.
Lo
senti avvicinarsi timoroso. In realtà non puoi vederlo, ma ti piace immaginarlo
così, talché tu possa associare la sua titubanza ad un atteggiamento femminile
che vestirebbe le tue insane perversioni di una parvenza di normalità.
In
quanto invertito, non fai altro che vagheggiare ininterrottamente la
convenzione sociale.
Si è
fermato alle tue spalle ora. Ti volti troppo velocemente, lasciando trapelare
tutta l'impazienza che hai di contemplarlo ancora.
Sei
patetico...
ma non
te ne curi.
"...dammi
tempo..." sussurra lui a testa bassa "...dammi un po' di
tempo..." aggiunge forse per paura che tu possa non aver inteso bene.
Accenni
appena un sorriso, ma dentro senti una gioia di titaniche dimensioni.
Lentamente
avvicini il palmo aperto della mano alle sue guance acerbe, per nulla segnate
da una maturità lanuginosa, lisce e appena velate di una peluria albina e
sottile. Imprimi sul suo volto giovane e bello una carezza languida, accennata,
ma carica di robusta sensualità. Senti le viscere liquefarsi quando lui copre
le tue dita affusolate con le sue virili e nodose. Deposita un piccolo bacio
sulla sommità dei polpastrelli che ti formicolano già da qualche minuto prima
di abbassare lo sguardo e arrossire violentemente. È stato un gesto impulsivo
il suo, spontaneo, fresco come una ventata primaverile, e per questo da te
ancora più gradito.
"Ci
vediamo domani, Akane..." dici ubriacandoti col suono evanescente del suo
nome.
"A
domani..." risponde lui in un soffio.