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Autore: Marumind    24/08/2013    5 recensioni
Per Takao non c’erano suoni, neanche sfocati, non c'era quella poca coscienza sopravvissuta al momento che lo avrebbe potuto collocare in una realtà sconosciuta, non c’era nulla… Era come morto, completamente spento.
Venne dato il time out tecnico e immediatamente arrivò la croce rossa che caricò su un telo Takao.
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[Questa storia è scritta con la cooperazione dell'autrice Elsa Maria. E' una MidoTaka ispirata al seguente video di youtube: http://www.youtube.com/watch?v=Qb0s90fD-yk .]
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In un battito di ciglia


“Diamine Shin-chan!” Sbottò Takao, innervosito. “Le tue unghie sono perfette, smettila di limarle.”
Midorima rispose al rimprovero con lo sguardo serio e distaccato che non abbandonava mai il suo volto. “Sono già andati tutti in campo, mancheranno cinque minuti all’inizio della partita.” Continuò il corvino.
“Se vuoi seguirli, fa pure.” Sbuffò il tiratore limandosi il mignolo. “Ho ancora quattro minuti.”
“Insomma...” Sospirò, arreso al fatto che Midorima fosse incorreggibile. Sbilanciò il corpo in avanti, staccandosi dall’armadietto a cui era poggiato, per scavalcare la panchina salendoci sopra, andando verso l’altra che era di fronte, osservando da vicino il lucky item che era accanto al proprietario. “Oggi il portafortuna è una bambola di pezza? Ma non ti vergogni a portartela dietro?” Ridacchiò, attorcigliando intorno al suo dito i capelli rossi del giocattolo. I bottoni neri, che fungevano da occhi, davano al pupazzo un'espressione fredda, che gli faceva pensare proprio al compagno di squadra seduto dietro di lui. Rise al pensiero di Midorima, uno dei giocatori della famosissima e imbattibile Generazione dei Miracoli, vestito con un abitino di pizzi e merletti mentre posava come una bambola. "Perché sghignazzi?" Gli chiese.
"Nulla, nulla." Si voltò a guardarlo. Non aveva smesso di limarsi, anzi, era tornato al pollice. Tutto si poteva dire di Midorima tranne che era una persona usuale.
"Mi domando che ci farai con tutti questi cosi... Insomma, è una bambola!" Prese l'oggetto per una mano, facendolo dondolare un po'.
“Fa poco lo spiritoso Takao, è vero che oggi il cancro è al terzo posto, ma lo scorpione è all'ultimo con il messaggio di stare attenti alla salute.” Il ragazzo ripose la lima nella sua custodia e si alzò, finalmente pronto per la partita.
“Hai paura che perderemo?”
“Per niente. Non sarà difficile battere questa squadra. Mi inizierei a preoccupare più che altro per l’incontro con il Seirin.” Affermò uscendo dallo spogliatoio.
“Quindi sono passati.” Disse fra sé e sé il playmaker, seguendolo. “Beh, ci sarà da divertirsi.” Incrociò le mani dietro la nuca e sorrise allegro, ansioso di sfidare nuovamente il duo Kuroko e Kagami, i quali sicuramente quella volta avrebbe battuto con l’aiuto di Midorima.
Si soffermò un attimo a riflettere su ciò che aveva appena pensato: con l’aiuto di Midorima... Un pensiero insolito, visto che era proprio il ragazzo che aveva aiutato il nemico.
-“Chissà perché si diverte a dare consigli.”- Pensò per stringersi fra le spalle, non curante.
Nel momento in cui arrivarono nella palestra mancavano tre minuti all’inizio del loro incontro. La squadra che avrebbero affrontato era quella che durante lo scontro della mattina aveva vinto ed era proprio il team che la Shutoku aveva ritenuto la più adatta come avversaria, ma, anche se adatta, abbastanza debole per i loro livelli. Qualche canestro di Midorima, i passaggi di Takao, i rimbalzi di Kimura –che sicuramente sarebbero scarseggiati-, delle azioni da parte del capitano Otsubo, la difesa di Miyaji e quella partita sarebbe finita già dal secondo quarto, se non dal primo.
“Era ora che arrivaste.” Sì lamentò Kimura. “Miyaji stava per andare a cercare un ananas.” Ed indicò il ragazzo biondo dietro di lui.
“La prossima volta tirerò direttamente una scarpa!” Sbottò.
“Perché siete rimasti nello spogliatoio?” Domandò il capitano.
“Shin-chan non aveva le unghie perfette, adesso però sono impeccabili.” Lo schernì il corvino. Midorima si sistemò gli occhiali sulla radice del naso, disinteressandosi della provocazione. Il coach, che era stato convocato dai giudici, tornò verso il team.
"Preparatevi per la partita, si inizia tra un minuto." Avvertì. I ragazzi ripassarono la strategia preparata e, quando sentirono il suono della sirena, si alzarono per entrare in campo. Takao poggiò la bocchetta d'acqua accanto la gamba della panca e sì alzò. Sentì una fitta al petto, tant'è che indietreggiò di un passo. Il ragazzo, stabilizzato, si toccò il petto, ma non sentì altro. Alzò le spalle non preoccupandosi dell'accaduto e raggiunse i compagni.
Subito dopo i saluti di partita, il gioco iniziò al ritmo della Shutoku, che proprio con un canestro di Midorima stravolse l’equilibrio, portando la partita dalla loro parte. Non mancò qualche canestro dell’altra squadra, che sembravano più punti ‘regalati’ che conquistati, ma questi non avrebbero di certo ricolmato il divarico di differenza tra i due punteggi, che da dieci divenne venti, fino ad arrivare a trenta. Gli avversari, alla fine del primo quarto, si erano già quasi arresi. I ragazzi tornarono a sedere per i dieci minuti di pausa, praticamente superflui, eccetto che per Takao, il quale, anche senza sforzi eccessivi, stava ansimando esageratamente, deglutendo a causa della gola secca. Sentiva un peso sul cuore, come se stesse sul punto di collassare. Teneva il volto basso, estremamente preoccupato. -"Perché proprio adesso..."- Pensò, stringendo i pugni e digrignando i denti, arrabbiato con sé stesso.
“Takao ti vedo parecchio destabilizzato, vuoi che ti sostituisca?” Gli chiese il coach.
Quanto poteva star male se persino l'allenatore, che di solito non tendeva a sostituire i giocatori forti nemmeno se erano sul punto di morte, se ne era accorto, facendogli quella proposta?
Il ragazzo alzò il volto e scosse il capo convinto.
“No, no, ce la faccio senza problemi.” Ed accennò un sorrisetto. Dolore o meno non poteva permettersi di fermarsi, aveva resistito per tutto quel tempo, non avrebbe di certo ceduto in quel momento; non si sarebbe scoraggiato, nel caso sarebbe rimasto in panchina il secondo tempo.
Midorima guardò il compagno. Stava male e anche molto, non era difficile intuirlo. Avrebbe voluto intervenire e convincerlo a fermarsi, ma a cosa sarebbe servito alla fin fine? Sicuramente per litigare, così che lui avrebbe messo a tacere il playmaker con una battutina, la quale a sua volta avrebbe guadagnato la solita minaccia: “Ti tiro un ananas in testa.” da Miyaji e fatto innervosire il capitano con il coach ormai arreso all’evidenza.
Strizzò la bottiglietta di plastica, spruzzandosi un getto d’acqua in bocca e, asciugandosi con il polso alcune gocce che gli erano cadute dagli angoli di essa, si alzò in piedi, come il resto della squadra, pronti per il secondo quarto. Takao posò l’asciugamano, con il quale si era tamponato il sudore che grondava dalla fronte e dal collo, sulla panca, raggiungendo, con meno entusiasmo, il gruppo che era già pronto a giocare. -"Fortuna che la squadra avversaria non è particolarmente forte, così non spenderemo molte energie"-. Purtroppo, però, non ebbe neanche il tempo di terminare questo pensiero che, come soggetti da un risveglio, gli avversari divennero improvvisamente più agili e potenti, recuperando così parecchi punti. Fortunatamente furono subito annullati da alcuni tiri di Midorima e qualche schiacciata di Otsubo, che iniziarono a diventare indispensabili per mantenere il risultato equilibrato. L’intero secondo quarto si prospettava nullo perché, una volta una, una volta l’altra, le squadre si alteravano lasciando quell’immenso baratro tra i punteggi incolmabile; l'unica cosa che cambiò fu il ritmo che, a differenza del primo, era notevolmente aumentato, facendo battere più forte i cuori dei giocatori per la stanchezza, accrescendo le gocce di sudore che scivolavano lungo i corpi muscolosi -di fatti Midorima, appena poteva, si sistemava meglio gli occhiali sul naso i quali, quel giorno, non facevano altro che scivolare-. Presto il tiratore avrebbe ricevuto la palla da Takao, quindi rimase in posizione, attendendo il compagno, le cui condizioni di salute sembravano peggiorate.
-“Diamine, a volte odio quanto Oha-Asa abbia ragione…”- Pensava infastidito, rialzando per l'ennesima volta gli occhiali. Guardò il playmaker che si impossessò della palla, sorpassando la marcatura, e si fermò per il passaggio. Il ricevente gli diede un'occhiata per fargli capire che era pronto. Il corvino allungò le braccia verso di lui, ma d’un tratto si fermò. Midorima vide gli occhi di Takao svuotarsi improvvisamente, per poi essere coperti dalle palpebre. La testa che cadde all'indietro mentre il corpo, cedute le gambe, si accasciò a terra. Il shooting guard rimase completamente sconvolto, come il resto della squadra.
Perché si trovava a terra? Che gli era successo? Non aveva detto: "No, no, ce la faccio senza problemi."? Allora perché in quel momento era a terra, svenuto?
Queste erano le domande che si pose Midorima mentre si chinava su Takao che scosse, invocando il suo nome ma senza ottenere risultato.
Per Takao non c’erano suoni, neanche sfocati, non c'era quella poca coscienza sopravvissuta al momento che lo avrebbe potuto collocare in una realtà sconosciuta, non c’era nulla… Era come morto, completamente spento.
Venne dato il time out tecnico e immediatamente arrivò la croce rossa che caricò su un telo Takao. Il tiratore, senza pensarci, fece per seguirli.
“Midorima, dove vai?” Gli chiese il coach.
“Stavo seguendo Takao.” Spiegò, ricordandosi improvvisamente che erano nel bel mezzo di una partita. Si sentì insolitamente agitato e ciò non era da lui. Voleva sapere come stava l'amico, ma non poteva di certo lasciare il campo improvvisamente.
“Non preoccuparti, Takao se la caverà. I familiari sono già con lui, abbiamo bisogno di te qui, a giocare. Pensa a lui che, anche se stava male, ha continuato a giocare per la squadra.” Il tiratore volse lo sguardo dal coach alla porta a dove era uscito il ragazzo. Sospirò. Non poteva abbandonare tutti così.
"Capisco." Si sistemò gli occhiali. "Allora sbrighiamoci a vincere."
“Midorima.” Intervenne Otsubo. "Contiamo su di te." E gli fece un sorriso incoraggiante.
"Certamente." E, a differenza di quanto si pensava l'altra squadra, lo Shutoku tornò in campo più grintoso di prima. Anche gli avversari sembravano più fiduciosi, ma non abbastanza per poterli sconfiggere, non dopo che dovevano vincere per Takao e questo valeva in particolare modo per Midorima che implacabile segnava punti su punti; ogni passaggio che gli veniva fatto corrispondeva ad una tripla che nessuno sarebbe stato in grado di bloccare, nemmeno Aomine Daiki o Kagami Taiga.
Non sapeva perché, ma voleva finire il prima possibile la partita per andare da Takao. Aveva bisogno di vederlo, di accertarsi che stesse bene, che le sue condizioni non fossero tanto gravi da permettergli di non giocare più. Takao, Takao. Questo nome gli continuava a rimbombargli nella testa, aumentando la preoccupazione e la forza, e proprio queste rendevano ogni azione più potente.
La partita finì con un punteggio di 123 a 45 per lo Shutoku. Midorima si ritirò nello spogliatoio con la squadra.
"Siamo stati grandiosi!" Esultò Miyaji alzando le braccia.
"Chissà come starà Takao." Commentò Kimura, mettendo il braccio nella manica della giacca della tuta.
"Starà bene, non è uno che si fa abbattere da uno svenimento." Disse Miyaji che si era seduto per allacciarsi meglio una scarpa. Midorima chiuse la borsa con uno scatto secco, la mise a tracolla e uscì, senza salutare nessuno.
"Midorima, dove corri?" Gli chiese il capitano nel corridoio, ma lui era già troppo lontano per poterlo sentire.
"Midorima!" Urlò Miyaji uscendo dallo spogliatoio.
"Se ne è andato, che succede?" Chiese Otsubo.
"Ha dimenticato il portafortuna." Mostrò la bambola dai capelli rossi che aveva in mano.
"Certo che non si vergogna proprio quel ragazzo." Disse poi stupito dal coraggio del tiratore. Portarsi una bambola dietro non era qualcosa da tutti.
"E' meglio se non ti fai vedere con quella cosa..." Gli consigliò il capitano, accennando lievemente con il capo un gruppetto di ragazze che ridacchiavano guardando il biondo. Miyaji nascose la bambola dietro la schiena e velocemente rientrò nello spogliatoio, facendo chiudere la porta a Otsubo.

Con la fasciatura del indice sul punto di sciogliersi, i lacci delle scarpe non legati, ma tenuti dentro esse, gli occhiali che quel giorno non ne volevano sapere di stare fermi, la borsa che rimbalzava ad ogni colpo dato dalla gamba veloce, imperterrito continuava a correre verso l'ospedale dove si trovava l'amico -il coach gliel'aveva indicato-. Non era un semplice svenimento come dicevano gli amici e dentro di sé sentiva come se Takao non si sarebbe ripreso subito, forse non avrebbe più potuto giocare. Pensare quello gli dava fastidio, ma lui era un tipo obiettivo che non si perdeva in false speranze.
"All’ultimo posto troviamo lo Scorpione. Consiglio vivamente di far attenzione alla propria salute e di riguardarsi in questo giorno di sfortuna." D'altronde Aho-Asa aveva detto questo...
Odiava la precisione dell'oroscopo, l'odiava proprio.


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[Salve salvino a tutti coloro che hanno appena letto questo capitolo! Spero sia stato di vostro gradimento!
Volevo sopratutto precisare (anche se lo avevo già fatto nella descrizione della trama...) che questa storia è scritta con la collaborazione dell'autrice Elsa Maria, anzi, ASSIEME all'autrice Elsa Maria, dato che ci siamo divise il lavoro da fare assieme. Beh, non ho altro da aggiungere  ^^ ripeto ( oh quanto son ripetitiva >_> ) spero che questa storia sia piaciuta e che riceva recensioni, al prossimo capitolo!]
  
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