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Autore: Telyn    24/08/2013    0 recensioni
Si sentiva strano, nervoso. Nel giro di pochi secondi Dan accavallò le gambe, si grattò un orecchio, aggrottò le sopracciglia e agitò il piede.
Partecipa alla Mistery Weekly Table-y di Pseudopolis Yard
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note:

Dopo un periodo di pausa più o meno meritata torno a pubblicare su Efp, grazie alle admin dello Pseudopolis (quelle tiranne che si tirano fuori iniziative sempre più belle, ecco *_*). L'iniziativa è questa e siete moralmente obbligati a partecipare. Non preoccupatevi se quello che state scrivendo vi sembra brutto o insensato: se quelle sante non hanno ancora buttato fuori me non prenderanno a calci neanche voi, fidatevi u_u

I prompt che ho scelto sono l'immagine n°2, la canzone "Rabbit Heart" di Florence + the Machine e la frase n°4. Non aspettatevi una buona lettura, ma fidatevi dell'ignoto :D

 


The looking glass, so shiny and new
How quickly the glamor fades
I start spinning slipping out of time
Was that the wrong pill to take

Florence + the Machine, Rabbit Heart (raise it up)

 

 

Si sentiva strano, nervoso. Nel giro di pochi secondi Dan accavallò le gambe, si grattò un orecchio, aggrottò le sopracciglia e agitò il piede.
 

Fiato pesante e respiri aritmici.

Ti darò la scelta che a me non fu mai data. Sai, conoscere la propria morte è un privilegio, alla fine.

Lo sguardo beffardo, il vino nel bicchiere e il dolore cristallizzato negli occhi di ghiaccio.

Le scelte... le scelte, giuste o sbagliate che siano, non portano immediatamente a bivi ma a panorami. Momenti fissi in cui quel che riesci a guardare è il basso, e la bellezza che ti avrebbe circondato se fossi rimasto dov’eri. La meta, più in alto ancora, è invisibile, e si sa che tutto osservato dall’alto appare implacabilmente perfetto. Eccoli lì, i respiri aritmici, il fiatone, la corsa da riprendere e le espressioni terrorizzate.

Dove sto andando?”


 

Dan riaccavallò le gambe, dondolando nuovamente il piede; poi si guardò intorno, sperando che nessuno avesse notato il suo nervosismo. Fortunatamente, però, nel bar non c’era nessuno a contestare la sua agitazione frenetica, né a osservarlo divertito da tanto ardore. Probabilmente non era tanto facile da notare, ma la violenza con cui Dan si sentiva investito da quelle onde di emozioni gli faceva formicolare le dita, tremare le ossa. Si fermava, si accertava di non essersi spostato e riprendeva: mani sulla carta, occhi sull’inchiostro, caffè sulla lingua e una vita impalpabile a circondarlo come una nube.


 

Sara era ferma. Non correva, o meglio: sentiva tutti i suoi arti tesi allo spasmo invocando la corsa, in lotta con i pensieri che ancoravano la ragazza al terreno.

Sei un’offerta. Un’offerta lucente, ma a cosa serve un’offerta se non ad alimentare speranze? Le speranze sono delle bugiarde.

Il quadricipite femorale si doveva contrarre, poi il pensiero avrebbe dato lo slancio e i piedi avrebbero battuto il tempo di un volo a metà fra cielo e terra. Correre.

No, stai ferma, devi riflettere. L'offerta che sei è tutto ciò che ti resta per sopravvivere. Cosa fare per vivere, invece?

Le gambe dolevano dalla morsa ferrea in cui la sua volontà le imprigionava; lei digrignava i denti, mentre il sudore iniziava a imbrattarle la fronte. Doveva scegliere. Un cuore da coniglio, o un cuore da leone? La scelta le si parò davanti, e aprì le labbra in un ghigno ferino.

Un’offerta normale di certo non vale quanto un’offerta feroce.


 

Sbattè la mano sul tavolo, ma al posto del suono di gong prodotto dalla sua mente tutto ciò che udì fu un tintinnio, ovvero quello della tazzina di caffè sbattuta sul suo piattino. Sbirciò il telefono: era tardi. Non aveva più tempo per continuare a vivere in quel senso, doveva tornare al lavoro.

Controllò il piccolo numero a fondo della pagina, poi piegò l'angolo del foglio a lasciare il segno - che importa se resterà stropicciato? Il libro è mio, voglio che porti impresso il mio modo di viverlo come la mia vita porterà impresse le sue parole.

"Alla prossima pausa caffè, alla prossima pausa caffè" pensò. Lasciò i soldi sul tavolo e uscì fuori.

  
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