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Autore: Ary    22/07/2003    0 recensioni
Non so come sia finita in questa situazione. Da un giorno all’altro la mia vita e’ stata capovolta. Dalla comoda vita di prima mi sono ritrovata a vivere in mezzo a gente senza scrupoli. Mi rincresce ammetterlo ma anche io sono diventata cosi’. Credo sia inevitabile per le persone come noi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so come sia finita in questa situazione. Da un giorno all’altro la mia vita e’ stata capovolta. Dalla comoda vita di prima mi sono ritrovata a vivere in mezzo a gente senza scrupoli. Mi rincresce ammetterlo ma anche io sono diventata cosi’. Credo sia inevitabile per le persone come noi.

Mi ritrovo a sedici anni a vivere una vita come dire, impossibile. Eppure lotto per non soccombere! Ogni giorno mi ritrovo a lottare per vivere, lotto mentre intorno il mondo sorride falsamente. Loro dicono che sono stata creata per questo. Me lo sento ripetere ogni giorno che passa.

Fatto sta che ora sono nel gioco e devo giocare.

 

Playing a game

Chapter 1

 

Camminavo velocemente. Non volevo farmi raggiungere da nessuno. Non volevo parlare con nessuno. Non volevo guardarli in faccia. Tutto quello che volevo fare era buttarmi in un letto e dormire. Sognare qualcosa di diverso da quello che avevo sognato nelle ultime ore, sognare qualcosa che non era indotto artificialmente nella mia coscienza. Merda! Non gli bastava tenere sotto controllo tutta la mia vita, ora volevano anche la mia mente. Arrivai di fronte alla mia camera, passai il controllo vocale ed entrai. Fortunatamente era vuota. Mi buttai sul letto e piansi cio’ che non avevo pianto in quei quattro anni passati all’inferno.

La mattina dopo mi svegliai prima del solito. Avevo gli occhi gonfi ed una guancia arrossata. Inoltre, non avevo nessuna voglia di incontrarli. Mi vestii’ velocemente senza badarci troppo; non avevo nessuna intenzione di sentirmi bella. Presi il nuovo tesserino di identificazione che mi era stato recapitato la sera prima,e, che non avevo ancora guardato ed usci’ dalla stanza. Percorsi i lunghi corridoi che mi separavano dalla mia temporanea liberta’ il piu’ veloce possibile cercando allo stesso tempo di non insospettire nessuno. Uscendo dall’edificio scaramanticamente non guardai indietro. Decisi di non prendere la macchina, mi avrebbero visti in troppi, e quindi prosegui a piedi, aumentando il passo man mano che mi allontanavo. Alla fine mi ritrovai a correre come un gatto che scappa dalla grinfie di un leone.

Arrivai in un parco in cui ero stata un paio di volte. Mi sedetti sulla panchina e tirai fuori dalla tasca del mio giubbotto il tesserino.

 

NOME: Luna

IDENTIFICAZIONE: Pil 12

RUOLO: Indefinito, resp. Dr Green

COLORE CAPELLI: Biondo Cenere

COLORE OCCHI: Marroni

SEGNI PARTICOLARI: Cicatrice ventre sinistro

 

Lo misi via. Per loro non ero altro che un numero. Alzai lo sguardo al cielo per guardare le nuvole quando ad un certo punto mi sentii’ osservata. Volsi lo sguardo davanti a me e vidi colui che non avrei voluto vedere per tutto l’ora del mondo: Karl Schneider.

“E’ da ieri che provo a parlarti! Si puo’ sapere dove eri finita?” disse, rimanendo dritto di fronte a me

“Da nessuna parte” risposi cercando di apparire il meno nervosa possibile

“Luna, non ti sembra di essere un po’ troppo irresponsabile? Capisco che ti hanno riservato un trattamento di favore ma io non ne approfitterei. Sai anche tu quanto non siano teneri con coloro che non gli vanno piu’ a genio.”

Un bastardo con un eccezionale sangue freddo, ecco cosa era. Eppure era l’uomo a cui avevo dedicato la mia esistenza. Mi aveva usata senza che io facessi nulla per fermarlo. Ora non cercava altro se non di ostacolarmi. Prima si fosse liberato dal mio problema, prima sarebbe stato al sicuro. Avevo sperato che al mondo esistessero persone diverse da quelle che con cui vivevo. Per questo mi ero aggrappata a lui. Un raggio di sole in mezzo a tutto quel buio. Eppure mi aveva tradita, distrutta, massacrata nel mio spirito.

“Karl, tu sei l’ultima persona con cui voglio parlare oggi. Fammi un favore e sparisci”

“Stai dicendo una grande stronzata Luna. Non fraintendere i miei comportamenti. Sappiamo tutti e due che cio’che pensiamo non puo’ interferire con il nostro lavoro quindi per favore evita di legarti al dito qualcosa per cui non ne vale la pena”

E quello fu troppo. Balzai in piedi e gli mollai uno schiaffo

“Stronzata io? Ma tu lo sai cos’hai fatto? Io rischio tutto per un tuo capriccio! Capisco che non tieni a me quanto speravo ma almeno credevo ti saresti comportato in maniera piu’ adulta ma posso constatare che mi illudevo!”

Mi guardava in maniera strana: un misto di odio, amore, compassione e vendetta. Si avvicinava sempre piu’ ed ero sicura che presto mi sarei trovata stesa a terra dolorante. Non che fosse un tipo manesco, anzi, non mi aveva mai sfiorata neanche con un dito, solamente aveva quell’espressione che caratterizza una belva un attimo prima che si avventi sulla preda prescelta. Ecco, aveva lo stesso sguardo che gli avevo visto il giorno in cui conobbi la verita’ sulla nostra missione.

Eppure, fece qualcosa di ancora piu’ straordinario: mi bacio’ con passione. Cercai di non lasciarmi trascinare nel vortice che mi aveva causato cosi’ tanti guai. Cercai svincolarmi ma la sua presa mi teneva forte, non permettendomi di allontanarmi in nessun modo. Le gambe mi tremavano e la mia volontà, inizialmente di ferro, era ridotta ad un cumulo di macerie. E lo feci: risposi al bacio con tutta me stessa, cercando di dimenticare il male subito e quello che mi sarei dovuta aspettare d quell’essere. Baciai pensando solo al presente, un presente cosi’ passivo: l’unico in cui trovavo rifugio. Quella sera stesa a letto pensai al mio cedimento. Era una notte calda ed umida, quel clima angoscioso che porta eternamente a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Sentivo dei piccoli rumori, gente che camminva velocemente fuori dalla porta. Altra che andava piano. Pensai che non poteva essere amore quello che provavo… ne ero certa: non potevo essermi innamorata del mio carnefice. Eppure cio’ che avevo fatto andava contro ogni mia logica e ad ogni mio istinto di sopravvivenza. Sospirai e mi girai a guardarlo dormire. Non riuscivo a credere che un essere cosi’ angelico potesse essere di una cattiveria tale. Eppure questo era un dato di fatto. Forse piu’ che cattivo era semplicemente un animale la cui lotta per la sopravvivenza diveniva sempre piu’ aggressiva. Solo uno di noi due poteva resistere. Questo era stato chiaro fin dal primo giorno. Sfortunatamente non sentivo che sarei stata io ad uscire vittoriosa. Mi strinsi a lui il piu’ possibile cercando di cancellare tutti i miei pensieri; cercando cosi’ di assaporare a fondo la calma che precedeva una lunga e terribile battaglia.

 

 

  
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