Non so come sia finita
in questa situazione. Da un giorno all’altro la mia vita e’ stata capovolta.
Dalla comoda vita di prima mi sono ritrovata a vivere in mezzo a gente senza
scrupoli. Mi rincresce ammetterlo ma anche io sono diventata cosi’. Credo sia inevitabile
per le persone come noi.
Mi ritrovo a sedici
anni a vivere una vita come dire, impossibile. Eppure lotto per non soccombere!
Ogni giorno mi ritrovo a lottare per vivere, lotto mentre intorno il mondo
sorride falsamente. Loro dicono che sono stata
creata per questo. Me lo sento ripetere ogni giorno che passa.
Fatto sta che ora sono nel gioco e devo
giocare.
Playing a game
Chapter 1
Camminavo velocemente.
Non volevo farmi raggiungere da nessuno. Non
volevo parlare con nessuno. Non
volevo guardarli in faccia. Tutto quello che volevo fare era buttarmi in
un letto e dormire. Sognare qualcosa di diverso da quello che avevo sognato
nelle ultime ore, sognare qualcosa che non era indotto artificialmente nella
mia coscienza. Merda! Non gli bastava tenere sotto controllo tutta la mia vita,
ora volevano anche la mia mente. Arrivai di fronte alla mia camera, passai il
controllo vocale ed entrai. Fortunatamente era vuota. Mi buttai sul letto e
piansi cio’ che non avevo pianto in quei quattro anni passati all’inferno.
La mattina dopo mi
svegliai prima del solito. Avevo gli
occhi gonfi ed una guancia arrossata. Inoltre, non avevo nessuna voglia
di incontrarli. Mi vestii’ velocemente senza badarci troppo; non avevo nessuna
intenzione di sentirmi bella. Presi il nuovo tesserino di identificazione che
mi era stato recapitato la sera prima,e, che non avevo ancora guardato ed usci’
dalla stanza. Percorsi i lunghi corridoi che mi separavano dalla mia temporanea
liberta’ il piu’ veloce possibile cercando allo stesso tempo di non
insospettire nessuno. Uscendo dall’edificio scaramanticamente non guardai
indietro. Decisi di non prendere la macchina, mi avrebbero visti in troppi, e
quindi prosegui a piedi, aumentando il passo man mano che mi allontanavo. Alla
fine mi ritrovai a correre come un gatto che scappa dalla grinfie di un leone.
Arrivai in un parco in
cui ero stata un paio di volte. Mi sedetti sulla panchina e tirai fuori dalla
tasca del mio giubbotto il tesserino.
NOME: Luna
IDENTIFICAZIONE: Pil 12
RUOLO: Indefinito, resp.
Dr Green
COLORE CAPELLI: Biondo
Cenere
COLORE OCCHI: Marroni
SEGNI PARTICOLARI:
Cicatrice ventre sinistro
Lo misi via. Per loro non
ero altro che un numero. Alzai lo sguardo al cielo per guardare le nuvole
quando ad un certo punto mi sentii’ osservata. Volsi lo sguardo davanti a me e
vidi colui che non avrei voluto vedere per tutto l’ora del mondo: Karl
Schneider.
“E’ da ieri che provo a
parlarti! Si puo’ sapere dove eri finita?” disse, rimanendo dritto di fronte a
me
“Da nessuna parte” risposi
cercando di apparire il meno nervosa possibile
“Luna, non ti sembra di
essere un po’ troppo irresponsabile? Capisco che ti hanno riservato un
trattamento di favore ma io non ne approfitterei. Sai anche tu quanto non siano
teneri con coloro che non gli vanno piu’ a genio.”
Un bastardo con un
eccezionale sangue freddo, ecco cosa era. Eppure era l’uomo a cui avevo
dedicato la mia esistenza. Mi aveva usata senza che io facessi nulla per
fermarlo. Ora non cercava altro se non di ostacolarmi. Prima si fosse liberato
dal mio problema, prima sarebbe stato al sicuro. Avevo sperato che al mondo
esistessero persone diverse da quelle che con cui vivevo. Per questo mi ero
aggrappata a lui. Un raggio di sole in mezzo a tutto quel buio. Eppure mi aveva
tradita, distrutta, massacrata nel mio spirito.
“Karl, tu sei l’ultima
persona con cui voglio parlare oggi. Fammi un favore e sparisci”
“Stai dicendo una grande
stronzata Luna. Non fraintendere i miei comportamenti. Sappiamo tutti e due che
cio’che pensiamo non puo’ interferire con il nostro lavoro quindi per favore
evita di legarti al dito qualcosa per cui non ne vale la pena”
E quello fu troppo.
Balzai in piedi e gli mollai uno schiaffo
“Stronzata io? Ma tu lo
sai cos’hai fatto? Io rischio tutto per un tuo capriccio! Capisco che non tieni
a me quanto speravo ma almeno credevo ti saresti comportato in maniera piu’
adulta ma posso constatare che mi illudevo!”
Mi guardava in maniera
strana: un misto di odio, amore, compassione e vendetta. Si avvicinava sempre
piu’ ed ero sicura che presto mi sarei trovata stesa a terra dolorante. Non che
fosse un tipo manesco, anzi, non mi aveva mai sfiorata neanche con un dito,
solamente aveva quell’espressione che caratterizza una belva un attimo prima
che si avventi sulla preda prescelta. Ecco, aveva lo stesso sguardo che gli
avevo visto il giorno in cui conobbi la
verita’ sulla nostra missione.
Eppure, fece qualcosa di
ancora piu’ straordinario: mi bacio’
con passione. Cercai di non lasciarmi trascinare nel vortice che mi aveva causato
cosi’ tanti guai. Cercai svincolarmi ma la sua presa mi teneva forte, non
permettendomi di allontanarmi in nessun modo. Le gambe mi tremavano e la mia
volontà, inizialmente di ferro, era ridotta ad un cumulo di macerie. E lo feci:
risposi al bacio con tutta me stessa, cercando di dimenticare il male subito e
quello che mi sarei dovuta aspettare d quell’essere. Baciai pensando solo al
presente, un presente cosi’ passivo: l’unico in cui trovavo rifugio. Quella
sera stesa a letto pensai al mio cedimento. Era una notte calda ed umida, quel
clima angoscioso che porta eternamente a vedere il bicchiere mezzo vuoto.
Sentivo dei piccoli rumori, gente che camminva velocemente fuori dalla porta.
Altra che andava piano. Pensai che non poteva essere amore quello che provavo…
ne ero certa: non potevo essermi
innamorata del mio carnefice. Eppure cio’ che avevo fatto andava contro
ogni mia logica e ad ogni mio istinto di sopravvivenza. Sospirai e mi girai a
guardarlo dormire. Non riuscivo a credere che un essere cosi’ angelico potesse
essere di una cattiveria tale. Eppure questo era un dato di fatto. Forse piu’
che cattivo era semplicemente un animale la cui lotta per la sopravvivenza
diveniva sempre piu’ aggressiva. Solo uno di noi due poteva resistere. Questo
era stato chiaro fin dal primo giorno. Sfortunatamente non sentivo che sarei
stata io ad uscire vittoriosa. Mi strinsi a lui il piu’ possibile cercando di
cancellare tutti i miei pensieri; cercando cosi’ di assaporare a fondo la calma
che precedeva una lunga e terribile battaglia.