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Autore: ScleratissimaGiu    25/08/2013    1 recensioni
Marta, al bar, conosce Giulia, una detective privata che la informa di avere il piano perfetto per ammazzare il tempo. Già nel passato entrambe hanno avuto divergenze col signorino in questione: riusciranno finalmente a fargliela pagare o finiranno in prigione?
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Dammene un altro, Frank.
- Guarda che io mi chiamo Francesco.
- E allora dammi un altro drink, Francesco.
Oh, il bar.
L’unica cosa che permetteva a Marta di non impazzire chiusa in casa con il suo problema.
Il bar non lasciava che il problema entrasse dentro di lei, la preservava da potenziali errori; errori che avrebbero potuto costarle la vita.
Frank le riempì il bicchiere del suo drink preferito, latte alla spina, e pulì svogliatamente il bancone.
Marta diede una generosa sorsata e poi rimise giù il boccale.
- Non è male, Frankie - disse al barista.
- Francesco, Francesco… - borbottò lui, andando nel retrobottega.
- Latte alla spina, la gioia del mondo - affermò la donna, alzando in aria il bicchiere e rivolgendosi agli altri clienti del bar che stavano perlopiù vegetando sui loro giornali seduti ai tavolini sporchi - fa dimenticare tutto.
- Non penso.
La voce era di una donna che era seduta in fondo al locale, chinata sopra lo schermo di un iPhone 5.
Si era alzata e stava andando lentamente verso Marta, senza mollare il suo iPhone di mano.
- Che intendi? - le disse la ragazza, lanciandole uno sguardo interrogativo.
- Questo, - rispose l’altra, passandole un giornale dal bancone.
Il titolo lampeggiava a lettere cubitali in testa alla pagina, sopra un immagine di un uomo di mezz’età circondato da alcuni agenti di polizia.
“Ammazza il tempo: arrestato”.
Marta sgranò gli occhioni color verde acqua e lesse l’articolo tutto d’un fiato.
“È accaduto ieri, alla periferia di Milano: le grida del povero, indifeso tempo hanno attirato i vicini di casa dell’uomo, Giorgio Stramaroni, che hanno allertato quasi immediatamente le forze dell’ordine.
Al loro arrivo, i carabinieri hanno dovuto sfondare la porta dell’appartamento del signor Stramaroni, impiegato bancario in pensione, e si sono trovati davanti ad uno spettacolo raccapricciante: sangue sul pavimento, braccia tagliate, occhi spalancati e vitrei.
Il tempo è morto dissanguato sotto i colpi di machete di Stramaroni, che è stato immobilizzato e portato immediatamente alla centrale di polizia.
L’uomo ha dichiarato: “ero disperato. Il tempo continuava ad assillarmi, non mi lasciava un attimo: non potevo più andare avanti così”
Il processo avverrà tra pochi giorni e fonti anonime hanno rivelato che l’accusa chiederà una pena minima di quindici anni con rito abbreviato”.
- Assurdo, - commentò Marta, ripiegando il giornale e passandolo alla ragazza misteriosa, che lo mise in una delle tasche dell’impermeabile beige.
- Già, da non credere - confermò l’altra, bevendo un sorso del suo latte alla spina - potrebbe succedere anche a te.
Marta sgranò nuovamente gli occhi, chiedendosi come potesse quella donna conoscere la sua debolezza.
- Oh, - continuò la donna, chinandosi e abbassando il tono di voce - probabilmente ti starai chiedendo chi sono io. Sono Giulia Arrestamafiosi, detective privato. Sto lavorando per conto della famiglia del signor Stramaroni.
Marta annuì, chinandosi di più.
- Cosa vuole da me? - domandò, in evidente apprensione.
- La famiglia Stramaroni mi ha chiesto un piccolo… favore, se così vogliamo chiamarlo. Sì, un favore. Vogliono che riesca davvero ad ammazzare il tempo, come Giorgio non è stato in grado di fare.
L’altra aggrottò le sopracciglia, simulando un’espressione disorientata.
- Non avrai certo creduto che per ammazzare il cimelio più antico dell’universo bastassero quattro colpi di machete, vero? - le domandò Giulia, sorridendo divertita - bisogna farlo letteralmente a pezzi, e poi bruciarlo.
Marta sospirò: sapeva bene che il suo antico nemico non si sarebbe fatto sopraffare da niente.
- Bene, ecco il mio biglietto - disse il detective, allungandole un piccolo pezzetto di carta bianchissima - chiamami quando avrai deciso cosa fare.
Sul biglietto c’era scritto: Julia StopsMafia, private detective, 088-900-313 prestitò e il contante ce l’ho.
- Ma scusa, pensavo fossi italiana - le disse Marta, prima che fosse uscita dal locale.
- Infatti, - rispose l’altra - ma in inglese è più figo, non trovi?
La nuova amica ne convenne e finalmente si separarono.
 
 
Quella sera, Marta sedette sul divano con un bel bicchiere di quel drink che amava chiamare Birroza (cioè birra e gazzosa; ma, in realtà, il vero nome di quel drink era panaché, alla francese) e rimirò a lungo il bigliettino che Giulia (oppure Julia) le aveva lasciato al bar.
Rifletté a lungo sulle cose che le aveva detto, dunque prese in mano il telefono e compose il numero: 800-900-313.
Dall’altro capo del telefono, la segreteria telefonica squillò.
La voce di Giulia interruppe i continui squilli a vuoto.
- Salve, sono Giulia Arrestamafiosi e al momento non posso rispondervi. Potete lasciare un messaggio dopo il segnale acustico.
Invece del solito “beep”, partì una melodia orecchiabile e qualcuno cantò “prestitò, e il contante ce l’ho” (la cosa inquietante è che qualcuno di voi, nel leggerlo, avrà cantato il motivetto nella sua testa).
Dopo qualche minuto, Giulia richiamò Marta.
- Non ho fatto in tempo a rispondere, - di giustificò il detective, con la voce un po’ trafelata - dimmi, hai deciso?
- Ho deciso che dovremmo vederci per discuterne con calma, - rispose Marta, stando sul chi vive.
- Va bene, è giusto. Tra mezz’ora sarò al bar, fatti trovare.
 
 
Anche quella sera Giulia indossava il suo impermeabile beige, e aveva sempre in mano il suo iPhone.
L’aspettava seduta al bancone davanti ad un boccale di latte alla spina, che Marta ordinò appena arrivata.
- Mi devi delle spiegazioni, - disse alla detective, che si limitò ad alzare le spalle senza staccare gli occhi dal cellulare.
- Perché so che hai problemi col tempo? Semplice. È da un po’ che ti tenevo d’occhio, semplicemente perché bevevi troppi drink, - disse, indicando il latte alla spina - tre bicchieri di questo e canti tutta l’Aida. Comunque, sapevo che eri di queste parti, quindi dovevi per forza aver frequentato queste scuole: mi è bastato fare qualche domanda alle insegnanti in pensione per scoprire che anche tu avevi problemi col tempo.
Già, le scuole.
Marta non aveva mai tempo per nulla, lì: verifiche, compiti, disegni tecnici; il tempo era sempre stato la sua croce.
- Dunque, - riprese Giulia - hai deciso? 
- Ancora una cosa, - indugiò l’altra - tu che problemi hai col tempo?
Giulia sorrise a mezza bocca e prese un sorso generoso del drink, dopodichè i suoi occhi nocciola (più che altro Nutella) tornarono a posarsi sulla sua interlocutrice.
- Nemmeno io ne ho mai avuto abbastanza, - rimase vaga.
Marta annuì.
- Posso farti l’ultima domanda?
Cenno affermativo.
- È il ventiquattro di agosto e ci saranno trentasette gradi all’ombra: perché porti l’impermeabile?
- Beh, completa la figura del detective privato. Non li vedi i film?
Marta ne convenne con lei e tornarono sui veri argomenti.
- Penso che sarò con te, - disse Marta.
- Bene. Molto bene. Bang. Ho un piano, sissignora. Un piano coi fiocchi. Guarda, guarda…
Da una delle tasche dell’impermeabile tirò fuori una manciata di fiocchetti di tutti i colori.
- E come si fa? - chiese Marta, ammirando i piccoli oggettini di stoffa.
Giulia si sporse sul bancone come aveva fatto quel pomeriggio.
- Dobbiamo lasciare che sia il tempo a venire da noi.
L’altra la guardò allibita.
- Ma sì! Vedi, questa notte aspetteremo a casa tua, sedute sul divano senza far niente. Dopo un po’, il tempo ci noterà e si farà vedere. A quel punto sarà nostro.
Marta annuì, convinta.
Dopotutto, si trattava del tempo, mica di una persona.
Avrebbe potuto farlo senza troppi rimorsi di coscienza.
 
 
Eccole lì, sul divano ad aspettare buone che il tempo faccia la sua comparsa.
Nessuno parla, nessuno osa fiatare, persino i gatti di Marta si sono rintanati buoni buonini in un angolo della camera da letto e non osano muoversi di lì.
- Arriverà, ne sei sicura? - chiese Marta, ed in quel momento la porta della cucina si aprì.
Ne uscì un omettino basso, con una bombetta nerissima in testa e in paio di occhialetti tondi che scivolavano giù dal piccolo naso appuntito.
- Buonasera, - disse lui, con una vocettina sottile - io sono il signor Tempo. Prego, gradite un fazzolettino?
Allungò un pacchetto di fazzoletti, ma nessuna delle due donne lo prese.
In compenso, si alzarono entrambe nello stesso preciso momento, avvicinandosi a quello strano signore.
- Bene, ho visto che vi annoiavate, dunque ho pensato di farvi una visitina… giusto per ricordarvi che il tempo passa, e che dovrete ritornare presto al lavoro, e dunque è meglio che vi divertiate ora, perché dopo non ne avrete il tem…
Giulia aveva colpito il signore in pieno volto, facendolo ruzzolare sul pavimento.
Dopo essersi ripreso dal momentaneo stordimento e dalla caduta, lui si mise a gridare con quanto fiato aveva nei polmoni.
- Presto, Marta! - strillò Giulia, impegnata a cercare di farlo tacere - i coltelli! Presto!
Marta corse in cucina e prese il suo set di coltelli, che rovesciò sul pavimento accanto alla detective qualche momento dopo.
Proprio mentre stava per affondare il primo colpo, la porta dell’appartamento si spalancò.
I carabinieri irruppero e, con fatica, arrestarono le due donne.
Il processo avvenne una settimana dopo, e il giudice condannò Giulia e Marta a venticinque anni di reclusione per tentato omicidio premeditato.
 

Angolino dell'Autrice:

Buonsalve, simpatiche personcine!
Spero che la storia vi sia piaciuta tanto da lasciare una recensione :)
E come potevo non dedicarla a BecauseOfMusic_?
Ciao baby, ti voglio bene :*
A presto!
  
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