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Autore: Parallel universe    25/08/2013    3 recensioni
Sono un bugiardo, cerco di illudere me stesso. Cerco di arrampicarmi in una scala immaginaria, che, secondo il mio cervello, mi porterà alla disintossicazione, ma si che sono un bugiardo
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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L'eccitazione per la nuova canzone è grande e infonde in me una sensazione di benessere. Per la prima volta mi sento in pace con me stesso, anche se non ho chiarito con Flea. In questi momenti credo per davvero che la mia vera vocazione sia la scrittura, scrivere equivale allo sfogarsi, scrivere equivale parlare ad una persona, solo che non ti servi della voce, ma di semplici parole scritte su un pezzo di carta. Sono compiaciuto di questi pensieri e un sorriso si dipinge sul mio volto. Tra qualche ora le prove avranno inizio e non sto più nella pelle, la nuova canzone farà scalpore! Ne sono certo. Metto in moto l'auto e mi dirigo verso il punto d'incontro. All'entrata dell'edificio non c'è nessuno, forse saranno già arrivati e saranno entrati. Incerto sul da farsi entro pure io, ma mi pento subito di averlo fatto. Flea corre verso di me con sguardo rabbioso e mi ringhia contro dicendo:-Come ti permetti a presentarti alle prove? Eh?- -Calma amico, so che ho sbagliato, ma ho scritto una canzone da urlo, dobbiamo solo trovare la melodia giusta!- Rispondo sorridendo. -Non voglio le tue canzoni! E non voglio nemmeno più vederti! Basta! Sei fuori dalla band!- Disse Flea dimenandosi come un forsennato. Non mi aspettavo di certo un eccesso di collera così intenso, ma la cosa che mi ha stupito di più è che, di sicuro, Flea, Hillel e Jack si erano messi d'accordo nel prendere questa decisione. Rivolgo lo sguardo ad Hillel che non si degna nemmeno di salutarmi o di parlarmi. Va bene, qui quello cattivo sono io, sono io il tossico che non partecipa alle prove, sono io che rovino sempre tutto. Si Anthony, è colpa tua. Okay, l'unica cosa da fare è accettare le cose per come stanno. Rivolgo un saluto a tutti e dico:-È stato un piacere lavorare con voi- Mi congedo con una specie di inchino e mi allontano il più velocemente possibile dalla sala prove. Raggiungo la macchina e guido velocemente, come se non ci fosse un domani. Mi incazzo di più quando nemmeno una misera lacrima scende dall'orlo degli occhi. Sono davvero così insensibile? Sono davvero una bestia? Tutte queste domande non fanno che offuscarmi la vista e per poco non prendo di petto un'anziana signora intenta ad attraversare la strada. Scuoto la testa come per scacciare i brutti ricordi. In effetti c'è qualcosa che può mettermi di buon umore, ma è anche la causa del mio malessere. Le droghe sono strane, per il mio cervello sono ottime e sono fonte di ispirazione e divertimento, ma per il mio corpo sono solo sporche sostanze che logorano il mio essere ogni giorno che passa. Penso che se mi faccio oggi domani resterò pulito per poi farmi l'indomani. È malsana come soluzione, ma è l'unica che la mia mente contorta è riuscita a partorire. Invece di andare dal messicano vado dal francese, ma mi pento subito perché quel bastardo mi da per quaranta dollari una misera bustina di eroina. Non andrò mai più dal francese.
  
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