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Autore: yellowloid    25/08/2013    5 recensioni
Una Kaito/Len. Piuttosto semplice e senza pretese. Spero vi piaccia, ci si becca dentro! OuO
****
Il ragazzo, impegnato nel preparare del gelato –ogni giorno, dopo le lezioni, andava nell’aula di economia domestica a cucinare qualcosa, data la sua grande passione per la cucina. E per il gelato- non si accorse subito di quel pianto che si stava diffondendo come un’eco straziante per tutta la scuola. Solo quando andò al bagno a lavarsi le mani si accorse di quel suono, e si chiese subito da dove provenissero quei singhiozzi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Banana Ice Cream ~

 

Era ormai ora di tornare a casa: il sole si affrettava a tramontare e le sfumature arancioni, rosa e celesti che il cielo aveva acquisito rendevano la città un vero e proprio spettacolo alla vista; gli edifici, colorati da quelle tenui sfumature, sembravano arancioni, e l’intera città si beava di quelle luci calde, che presto sarebbero sparite per far spazio al buio, ravvivato solo dalla debole luce della luna, che presto sarebbe sorta.

‘Oh! E’ proprio una visione celestiale, sembra irreale! Mi sa che mi fermerò ad ammirare questa dolce visione!’

Sì. Questo è quello che avrebbe pensato Len se fosse stato un normale studente che si apprestava ad uscire, con calma, dal liceo.

Ma lui, per sua immensa sfortuna, era sì un normale studente, ma era bloccato al liceo, causa professori sin troppo severi, a detta sua. Perché il simpaticissimo professor Hatagi, nel trovarlo a marinare le lezioni per l’ennesima volta, l’aveva letteralmente trascinato nell’ufficio del rappresentante degli studenti e l’aveva costretto a riordinare montagne su montagne di documenti scolastici.

Ed ora eccolo qua, Len Kagamine, a finire di riordinare le ultime pile di fogli, e prossimo ad addormentarsi beatamente sulla scrivania alla quale era seduto.

Gli occhi gli si stavano letteralmente chiudendo da soli, e ormai le sue braccia lavoravano meccanicamente, tra i documenti cartacei assegnatogli da archiviare. Però c’era anche da dire che le sue braccia lavoravano sempre più lentamente.

Il ragazzo, biondo, dagli occhi celesti cielo e un po’ basso rispetto alla media, era intento a lavorare e, nel frattempo, ad architettare qualche piano malvagio per farla pagare al suo adoratissimo professore.

Sospirò, osservando l’ultima pila di fogli. L’ultima, e poi sarebbe finalmente fuggito da quella gabbia di matti, ormai praticamente svuotata da ogni anima viva –eccezion fatta per la sua presenza, ovviamente-.

 

“Uff…” sospirò il biondo, mentre sistemava alcuni scritti in una cartella con una targhetta che recitava: ‘Permessi d’uscita anticipata – classe 1°B’.

Si alzò dalla poltrona girevole imbottita –il presidente del consiglio studentesco deve passarsela bene, in quest’ufficio- e, con molta calma, afferrò tutte le varie cartelline e le sistemò nell’armadio, già stracolmo di fogli di quei generi.

Osservò soddisfatto –o esasperato, fate un po’ voi- il risultato di tutto quel duro lavoro e fece dietrofront verso la sua borsa a tracolla, poggiata su un tavolo là vicino. Sistemò le sue cose e, attirato da un rumore alquanto sinistro proveniente dall’armadio, si girò verso quest’ultimo, per poi imprecare mentalmente.

Ok, piccolo promemoria per la prossima volta che avrò voglia di saltare le lezioni standomene in giro per la scuola: ‘Ricordarsi di questi dannatissimi fogli e permessi’.

Oh, la voglia di saltare le lezioni gli sarebbe sicuramente passata sempre, ripensando a tutte quelle pile di fogli che, in quel momento, erano rovinosamente cadute dal ripiano dell’armadio, spargendosi sul pavimento e facendo seriamente pensare a Len di buttarsi dalla finestra accanto a lui.

“N-Non ho la minima intenzione di ricominciare da capo… No, mai! Neanche se mi pagano!” urlò, visibilmente stizzito.

“E poi come diavolo hanno fatto a cadere?!” chiese –a chi, poi, non lo sapeva nemmeno, dato che nella stanza c’era solo lui-. Poi si ricordò, con rammarico, che l’armadio non poteva essere chiuso, talmente era pieno, quindi era logico che prima o poi avrebbe straripato. E il caso volle che straripasse proprio quel giorno, a quell’ora, con quella persona là davanti; e quella persona si stava irritando.

“Che cavolo…” singhiozzò, sull’orlo di una crisi di nervi, e con le lacrime agli occhi.

Non è colpa mia se la scuola non mi piace!, pensò, mentre si inginocchiava vicino ai fogli e iniziava a radunarli, bagnandone alcuni con le proprie lacrime che ormai avevano iniziato a scorrergli lungo le guance.

In effetti, non era colpa sua. Saltava le lezioni solo alcune volte, e i suoi voti erano anche piuttosto buoni, eppure i professori l’avevano preso di mira solo perché qualche volta non si presentava in aula.

 

Strinse i pugni, mentre si risedeva alla scrivania, pronto a passare tutta la serata a mettere tutto a posto, per la seconda volta.

E così, rassegnato, ricominciò il suo lavoro, mentre singhiozzava forte pensando a quanto la sua sfortuna fosse immensa.

 

I singhiozzi di Len attirarono l’attenzione di una persona che, come lui, si trovava ancora all’interno del grande edificio. Era Kaito Shion, un ragazzo alto, dai capelli blu e gli occhi del medesimo colore.

Il ragazzo, impegnato nel preparare del gelato –ogni giorno, dopo le lezioni, andava nell’aula di economia domestica a cucinare qualcosa, data la sua grande passione per la cucina. E per il gelato- non si accorse subito di quel pianto che si stava diffondendo come un’eco straziante per tutta la scuola. Solo quando andò al bagno a lavarsi le mani si accorse di quel suono, e si chiese subito da dove provenissero quei singhiozzi.

 

Len aveva ormai riiniziato a catalogare tutte quelle scartoffie, e non si rese nemmeno conto che ormai il sole era completamente tramontato, lasciando spazio alla luna e alle stelle, che brillavano nel firmamento.

Sospirò. Ormai aveva messo di piangere –non è il massimo della virilità per un ragazzo, si era detto mentre si asciugava con il braccio le lacrime- e stava pensando solo a mettere in ordine i fogli.

Era così concentrato e/o esasperato, che non si accorse di nulla quando il suo senpai dai capelli blu entrò nell’aula, facendo talmente tanto rumore che persino in Burundi* l’avrebbero sentito. Persino in Burundi, sì, ma il biondo no.

“Ehi, che ci fai tu qua?” chiese, facendo sobbalzare per la sorpresa il kohai. Appena si riprese, quest’ultimo sospirò per l’ennesima volta.

“Sono in punizione, Shion-senpai. Il professor Hatagi mi ha ordinato di archiviare tutti questi documenti e io sto eseguendo. Comunque potrei farti la stessa domanda, sai?”. Tornò a lavorare.

“Oh, ecco perché sei qui, Kagamine-kun! Io invece sto preparando del gelato… Se vuoi lo possiamo mangiare insieme, eh?”. Il tono di voce di Kaito era fin troppo sensuale per Len. Scosse la testa, rifiutando l’offerta.

“Mi dispiace, ma ne avrò ancora per molto…” disse con un filo di voce, leggermente imbarazzato.

“Ok, allora ti aiuto con questa roba.” Kaito si avvicinò, andandosi a posizionare proprio al fianco di Len.

“In fondo, è un piacere per ogni senpai aiutare i propri kohai… Non trovi? ~” continuò il più grande, iniziando a controllare le varie tipologie di documenti che stavano sulla scrivania.

Len, per quanto la lucidità lo stesse lentamente abbandonando, constatò che ora il tono del suo senpai era proprio degno della miglior porno star. Al solo pensiero, rabbrividì.

“F-Forse. Non lo so, io non ho kohai, sono in prima.”

“Oh, è vero! Quanto sei piccolo, Kagamine-kun! Pensa che io sono già in quinta… Tra poco andrò via e non ci rivedremo mai più…”. In quel momento la voce del blu era improvvisamente diventata cupa, con una punta di malinconia.

Len si stava lasciando andare a poetiche riflessioni sui vari e strambi cambiamenti di voce di Kaito, quando quest’ultimo fece combaciare le proprie labbra con le sue, in un lieve e tenero bacio, che durò pochi secondi, dato che il suo kohai lo respinse quasi immediatamente.

“M-Ma che fai?!” urlò Len, che ormai aveva cambiato colore. Che carino, sembrava quasi un arcobaleno!

“Sei così carino, Kagamine-kun, che non so proprio resisterti ~”.

Ok, i neuroni di Len non ce la facevano più, e in quel momento desiderava solo tornare a casa, cenare e andare a dormire. Se ci fosse arrivato, a casa, ovviamente.

Sta di fatto, comunque, che i suoi neuroni, dopo le parole del senpai, decisero di lasciarsi andare, e il piccoletto ebbe un mancamento, cadendo tra le braccia di Kaito.

“Ehi! Kagamine-kun! Che succede?! Mi senti? Kagamine-kun!” urlò Shion, eppure Len non accennava a dare segni di vita, a parte il respiro affannato e il colorito color porpora.

 

 

“Oddio… C-Cos’è successo…?” chiese Len, trovandosi su un lungo tavolo, mentre si metteva a sedere a fatica e si massaggiava una tempia con la mano.

“Kagamine-kun! Ti sei svegliato, eh. Meno male!” esclamò Kaito, mentre correva verso di lui dopo essere entrato nell’aula. Lo abbracciò, provocando l’imbarazzo del biondo.

“Spiegami che è successo, mi scoppia a testa…” sussurrò.

“Sei svenuto. Probabilmente per la stanchezza, o per… Beh, per il bacio.”

“Ora ricordo… Non è stato così male. Anzi.”.

A quelle parole, Kaito quasi si strozzò da solo, iniziando poi a tossire.

“A-Aspetta, mi stai dicendo che… Ti è piaciuto?! Lo rifaresti?! Non mi prendi in giro, è la verità, Kagamine-kun?!” urlò esagitato il ragazzo dai capelli blu.

L’interpellato esitò un po’, poi si disse ‘Ci vuole coraggio’ e sorrise nel modo più malizioso che potesse.

“Non si dicono le bugie ai  propri senpai, è questa la regola. E io non vengo meno ad alcune regole ~”. Detto questo, Len si sentì il più grande idiota del mondo, al punto da portarsi le ginocchia al petto, stringendole forte con le braccia e affondandoci il viso, imbarazzato.

Kaito sgranò gli occhi e sbatté qualche volta le palpebre, sinceramente sorpreso.

Il suo kohai, seduto sul tavolo, con il petto affondato nelle ginocchia e con un probabile colorito color porpora era uno spettacolo troppo esilarante per non scoppiare a ridere. Infatti è quello che fece: scoppiò in una fragorosa risata, attirandosi le occhiatacce del biondo di fianco a lui.

“Che hai? Io faccio il romantico e tu ti metti a ridere?!” chiese Len, fintamente arrabbiato.

“S-Scusa Kagamine-kun, ma sei davvero strano!” rispose Kaito cercando di riprendersi dalle risate, “Prima, quando ti ho baciato, mi hai subito respinto, impedendomi di approfondire il bacio… E ora sei qui, reduce da uno svenimento, a lanciarmi occhiate romantiche e a cercare di non scoppiare dall’imbarazzo!”.

Len rimase in silenzio, osservando il senpai. Poi, senza preavviso, lo tirò per la giacca della divisa e gli stampò un bacio sulla guancia.

“Uff…” sbuffò.

Kaito, sorpreso, lo attirò a sé, questa volta in un bacio sulle labbra molto poco casto, dato che Len ricambiò subito, seppur sorpreso.

“Quindi è un ‘Sì’?” chiese il senpai, gli occhi blu mare che brillavano in quelli celesti cielo del suo kohai.

“Ovvio che è un ‘Sì’, anche se non ti sei neanche dichiarato e mi hai solo baciato. Ma mi piacevi già da prima, quindi…”

“Quindi in questo momento mi stai mangiando con gli occhi, Kagamine-kun?” lo interruppe, malizioso, Kaito.

“Eh?! N-No! E poi potrei dire la stessa cosa di te, mi guardi in modo strano…”

“Beh, io lo ammetto almeno.”. A quanto pare Kaito si sentiva vittorioso dopo quell’affermazione, al punto da portarsi in avanti col petto, portando una mano all’altezza del cuore e sorridendo.

“Fai schifo, Shion-senpai.” Constatò Len, anche se lo sospettava già dal momento in cui aveva visto per la prima volta il più grande –e se ne era anche innamorato, per sua grande sfortuna-.

“In ogni caso, ho finito per te il resto del lavoro, e il gelato è pronto: se ti interessa, l’offerta è ancora valida…”

“Beh, in questo caso potrei anche accettare. Che gusto è?” domandò il più piccolo.

“Banana, è il tuo gusto preferito!”. In quel momento lo stomaco di Len emise un suono sinistro, aveva una fame…

“Hai ragione… Andata.” E si alzò dal tavolo sulla quale era seduto, prendendo per mano il neo-fidanzato/senpai e preparandosi a mangiare dell’ottimo gelato alla banana

Qualche minuto dopo constatò che quel gelato era forse il più buono che avesse mai assaggiato, e quando uscì finalmente dall’edificio scolastico ammirò il cielo stellato con Kaito, rendendosi conto che forse essere messo in punizione dal professor Hatagi non era stato poi così male, anzi.

 

 

*~*~* Note di colei che scrive Kaito/Len, fuck yeah *~*~*

{ *Il Burundi è uno Stato africano, genteh. E io credevo fosse un posto inventato, fino a pochi mesi fa. Ma esiste davvero! OAO }

Ehilà, è da un po’ che non ci si vede! ** Ma ora sono tornata con questa piccola (si fa’ per dire!) os!

E non mettetevi a pensare male, quei due non hanno fatto niente. U__U’’

Yep, era già in programma, e quando Ricchan me ne ha chiesta una qualche giorno fa, ho avuto una scusa in più per iniziare a scrivere questo delirio. Spero tanto che vi piaccia, recensite ^^

Parlando della os, magari qualcuno si sarà chiesto se ho rispettato il sistema japponico per quanto riguarda le classi in cui stanno Kaito e Len, e le loro età. Ebbene no, ho usato il sistema italiano, quindi, se Len è in prima, ha normalmente quattordici anni, e se Kaito è in quinta, ha normalmente diciotto anni. Dovrebbe essere così, forse. Non lo so. X°°D

Eh… Beh, non ho nient’altro da dire. Oh, sì. Qualcuno di voi avrà notato che ho sospeso ‘Fa freddo, nella foresta’. Ebbene sì, mi mancava l’ispirazione. Verrà ripresa, non temete, ma non so quando ç.ç

Comunque, ora fuggoh. c:

Chu!

Ibby

 

  
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