Capitolo 8
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Onpu
si abbandonò.
Il suo corpo andava contro la sua
volontà. Non aveva più voglia di combattere, di lottare contro quella forza che
muoveva i suoi arti. Lasciò l’intera realtà. Si rilassò mentre braccia e gambe
si muovevano da sole. Ebbe come la sensazione di cadere lentamente in un
baratro infinito. Come una piuma libera e leggera mentre gli occhi osservavano
la città illuminata dalle luci della notte. La luce artificiale si rifletteva
sulla baia come un arcobaleno quando il temporale si calma dopo la furia; da lì
sopra tutto sembrava calmo: le macchine nelle strade
parevano quasi immobili, le persone non si vedevano se non quando erano in
gruppo, allora assomigliavano a tanti granelli di sabbia uno accanto all’altro.
La rossa struttura della torre sembrava incandescente ma lì, nel punto più alto,
tutto poteva essere visto sotto un’altra luce. Il vento fresco primaverile
faceva ondeggiare la punta dell’antenna scricchiolando le muoveva i capelli che
seguivano il vento come se l’aria stesse giocando, come una bambina dispettosa
con i capelli della madre.
Onpu si rilassò tanto da addormentarsi
mentre il resto del corpo restava sveglio, la mente dormiva, vagava. Negli
ultimi anni le capitava raramente di sognare, più che altro ricordava, riviveva
attimi passati. La maggior parte delle volte riusciva a rivivere i momenti più
felici della sua vita, la giovinezza, le elementari, le amiche, Doremi, Aiko,
Momoko, Hanna, Hazuki, Poppu, le fatine, Majo Rika, la magia. Ricordava distintamente ogni singolo giorno
passato alle elementari, al Maho, gli stage, le lezioni di danza, di
recitazione, di canto, la madre, il padre, i registi, gli attori, Ruji. Poi il
resto erano incubi.
Gli incubi non erano frutto della sua
immaginazione ma erano brutti ricordi. Il più ricorrente era il ricordo della
sua prima violenza subita a causa della primavera.
Aveva solo dodici anni e tutto ciò che sapeva sul sesso erano pochissimi dettagli. Una sola cosa
gli aveva sempre detto la madre ed era che il proprio fiore doveva farlo vedere
solo a chi le piaceva davvero, solo a chi amava follemente con tutto il cuore,
così follemente da dare anche la vita. Non osava mai spogliarsi nemmeno davanti
a suo padre fin da quando era bambina.
Una dodicenne che cammina lieta e felice
sulla strada della scuola in pieno giorno, attorniata dai fotografi era in un
certo senso una ragazzina al sicuro. Ma quando la
ragazzina si ritrovava da sola nel cortile dietro la scuola, non era più al
sicuro.
Un foglietto lasciato nel suo armadietto
delle scarpe gli fissava un appuntamento sentimentale all’ora di pranzo in quel
posto dove nessuno quasi mai andava se non per prendere eventuali palloni
lanciato troppo lontano in mezzo alla vegetazione.
Si appoggiò al muro e attese osservando
le nuvole in cielo. Scorrevano veloci sospinte dal vento, da quello stesso soffiare
che faceva ondeggiare la gonna della divisa. Il vento che ferma il suo
respirare continuo e le nuvole che s’immobilizzano come ghiacciate non si vede tutti i giorni. Non si vede nemmeno tutti i giorni un
uomo che cammina minaccioso apparso dal nulla. Circondato da un alone di magia
cupa, la più scura che esista. Ben presto Onpu capì che tutto ciò che era
attorno a loro si era bloccato, come congelato.
L’uomo che si avvicinava così tanto da poterla toccare dove non deve, da
schiaffeggiarla. La spingeva schiena al muro immobilizzandola mente con la mano
libera metteva in mostra ai propri occhi ciò che la madre le aveva sempre detto
a Onpu di celare agli sguardi. Le mani gelide dell’uomo. L’inizio dell’orrore.
Le grida che nessuno può sentire. La fine dopo tantissime lacrime. La minaccia
di morte. Le nuvole che riprendevano a muoversi nel cielo e l’uomo che spariva
soddisfatto portandosi dietro l’innocenza di una ragazza colpevole solo della
sua fama.
Gli anni passavano e anche gli uomini
della primavera. Non c’era settimana che la lasciassero
in pace, le dicevano sempre che la sua era una condanna e che non poteva
rifiutarsi altrimenti le conseguenze sarebbero state tremende. Di lì a poco la
decisione di troncare completamente i rapporti con tutte le persone che
conosceva. Doremi e le altre comprese. Non le rivide più, tranne una volta.
Ci fu Ruji, in quel mese le sembrò di
vivere per due volte.
Anni più tardi nel regno delle streghe
c’era stata una rivolta propagatasi fin sulla terra e
Doremi ed Aiko furono in grave pericolo. La regina decise di formare un gruppo
speciale di streghe, in grado di vigilare il loro regno e la Terra per
mantenere la pace. Doremi e Aiko vollero prendervi parte dopo essere diventate
poliziotte sulla Terra. Onpu partecipò alla cerimonia al cospetto della regina.
Una volta terminata Doremi intravide tra la folla il viso dell’amica e corse verso
di lei ma ancora prima che potesse avvicinarsi Onpu era già sparita con le
lacrime agli occhi. Avrebbe tanto voluto riabbracciarla, spiegare tutto, chiedere
aiuto, ma era impossibile. Poi l’avrebbero uccisa o stuprata.
L’unica volta che Onpu provò a
rifiutarsi uno della sette la ferì a morte lesionandole gravemente un braccio e
il seno destro, di certo una cosa del genere non sarebbe passata inosservata
alla stampa scandalistica così riuscì a convincere i paparazzi che si trattava
di un incedente durante le riprese di una scena pericolosa.
La stampa non aveva fatto altro che
perseguitarla a causa del suo nuovo carattere chiuso, nessuno poteva immaginare
che stesse facendo tutto per salvare altre vite. La perseguitavano durante i
viaggi di lavoro, gli spostamenti, gli stage e la assillarono quando registrò
il suo primo disco rock metal. Era stanca, esasperata da anni ed anni di dolori e lacrime conobbe un giorno un gruppo
metal che cenava in uno dei ristoranti delle città dopo un concerto. Onpu era già
famosa a livello mondiale quanto loro e la invitarono al loro tavolo, si
appassionò alla loro musica e trovò in essa un punto di sfogo, poteva gridare, muoversi,
comporre liberamente, vestirsi come voleva. Perse molti fan ma almeno si
sentiva più leggera.
Poi arrivò Akazuki, infiltrato, e per la
prima volta Onpu fece l’amore con qualcuno. Per la prima volta provò piacere. Per
la prima volta sorrise. Non pianse e si addormentò beatamente tra le braccia dell’unico
ragazzo che l’aveva trattata bene. Al suo risveglio Akazuki era ancora li,
dormiva accanto a lei. Fece in modo di andare da Onpu il più possibile e senza
destare sospetti, una volta le aveva sussurrato all’orecchio che aveva deciso
di salvarla dai dolori.
Onpu era felice di fare l’amore con lui.
La notte degli Asian Award, lo stupro
non organizzato dai vertici della primavera, uno dei due che esagera, le regole
infrante e il tentativo di porre rimedio accoltellandola. Ricordava
perfettamente il dolore provato quando il coltello penetrò nel fianco e scavava
nella sua carne, il sangue caldo sulla pelle, le lacrime e il ghigno dei due
uomini.
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Onpu percepì un forte vento e una luce
puntata sulla sua pelle nuda. Tornò in se e vide un grande elicottero nero con
degli uomini pronti a far fuoco. Si chiese come avrebbe reagito il proprio
corpo.
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«Qualcuno illustri la situazione!» Disse
Momoko. La casa di Doremi era stata presa d’assalto dalle amiche. C’erano tutte
tranne Onpu.
«C’è una setta che vuole distruggere il
mondo e Onpu ne è inconsciamente uno dei pilastri.»
Rispose Aiko mentre si massaggiava la mano fasciata. «Dobbiamo
aiutare la polizia magica, Onpu è nostra amica, dobbiamo accettare il rischio e
cercare di farla rinsavire. Non ci sono altre possibilità!»
«E’ troppo rischioso e noi non siamo
adatte a questo compito.» Disse Doremi mentre
sorseggiava la sua tazza di the fumante.
«Io, sono d’accordo con Doremi ma Onpu è
pur sempre una nostra amica, mi sentirei in colpa a non fare almeno una minima
parte.» Aggiunse Hadzuki. Trillò il telefonino di
Poppu.
«Vorrei ricordarvi cosa è successo a me
e ad Aiko quando abbiamo cercato di fare la nostra parte.»
Rispose prontamente Doremi, voleva descrivere ciò che le era capitato ma le
parole si fermarono in gola come un fastidioso singhiozzo. Abbassò la testa e
si diresse alla finestra per guardare fuori.
«Presto, accendete la televisione!»
Disse Poppu dopo aver risposto al cellulare.
Doremi attraversò il salotto con la vestaglia
rosa che sventolava come un mantello. Accese la televisione e aumentò il
volume.
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«…ci troviamo
sotto la nuova torre di Tokyo dove la polizia sta
effettuando un arresto ad alto rischio. Si tratta dell’arresto di Onpu Segawa, l’idol
accusata della strage all’ospedale di Tokyo. Come si può vedere l’area
sottostante alla torre è bloccata dalle forze dell’ordine e…»
La giornalista fu interrotta da un elicottero che
cadeva esplodendo con un grande boato su delle auto parcheggiate ai piedi della
torre. Si scatenò il fuggi fuggi
e la telecamera inquadrò la cima della torre dove si poteva ben vedere la
sagoma di Onpu con in mano un pezzo dell’elica del velivolo. Si gettò dalla
torre e la telecamera ne seguì la caduta.
Quando arrivò a terra
si vide un fiotto di sangue e la giornalista che spariva dall’inquadratura. Il
viso insanguinato ed impassibile di Onpu apparve nel
teleschermo, fece un movimento veloce e l’immagine mutò in un fastidioso
effetto nebbia. La rete mandò in onda la pubblicità.
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«La situazione è più grave del
previsto.» Disse Poppu bianca in viso. «Come possiamo aiutarla?
Se proviamo ad avvicinarci facciamo la fine di quei giornalisti.»
«Eppure
dobbiamo farcela. Quando mi ha ferita riusciva a
parlare e mi avvertiva di cosa stesse per fare, sembrava che riuscisse a
controllare almeno in parte il suo corpo, forse è grazie a lei se il bisturi ha
colpito la mano invece del … collo.»
«E’ molto pericoloso.» Sbottò Doremi
spegnendo la televisione. Dobbiamo lasciar fare alla polizia magica, ed io ed Aiko non ci possiamo intromettere perché ci hanno tolto
l’incarico.»
«Ma si tratta di Onpu, abbiamo passato
l’infanzia con lei e non possiamo starcene qui senza far niente mentre uccide
innocenti.» Momoko si alzò in piedi rossa in faccia.
«Vuoi morire tu al loro posto?» Gridò
Doremi ed a tutte si gelò il sangue nelle vene. «Non voglio perdere altre amiche! Non fare la bambina
capricciosa, non hai idea di cosa accade a chi s’intromette!»
Momoko non riuscì a ribattere e si
sedette sprofondando nella poltrona.
«Oggi è il 19 marzo, festa del papà.»
Esordì Hazuki controllando se le lenti degli occhiali fossero pulite. «Sta
nevicando.»
Tutte si precipitarono alla finestra per
costatare ciò che aveva appena detto Hazuki. Dal cielo grigio scendevano lenti
migliaia di piccoli fiocchi di neve che lentamente si depositavano sulla strada
e sulle auto. La strada vene invasa da decine di persone incuriosite
dall’insolito avvenimento mentre i bambini correvano felici da una parte
all’altra.
«Inutile dire che è tutto molto strano.»
Disse Aiko allontanandosi dalla finestra. «E non avete notato che il 21 inizia la primavera e la setta ha proprio lo stesso nome?»
«Già, per questo vi ho fatto venire
appena ho collegato le due cose.» Cominciò Doremi.
«Non credo sia tutto un caso, Onpu veniva violentata
da questa setta magica fin da quando era ragazza e mi sembra strano che venga
posseduta proprio adesso, dopo così tanti anni, proprio vicino a questa data. E
poi c’è un’altra cosa.» Doremi si scoprì l’inguine
mostrando il segno che le venne tatuato sul corpo poco
prima di essere violentata. Era visibile.
Poppu sospirò spaventata mentre Doremi
mostrava quello strano segno.
«Ricordate?
La primavera mi ha violentato e volente o nolente ora ne faccio parte anch’io.
Di sicuro tutto ciò avrà ripercussioni anche su di me. Se divento come Onpu,
non importa come farete, mi dovete fermare a tutti i costi.»
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«Non riesci a dormire?» Kotake stava
scendendo le scale. Durante la notte la lieve nevicata era diventata una vera e
propria tempesta di neve e la città era completamente imbiancata. Le compagne
avevano deciso che finché non sarebbe finito tutto avrebbero
dormito da Doremi. Aiko non era riuscita a chiudere occhio e gironzolava per il
soggiorno dove le altre dormivano su divani e
poltrone.
«A
quanto pare nemmeno tu riesci a dormire. Doremi?»
Sorrise Aiko.
«Russa come un treno e si dimena come un
cavallo.»
Aiko sorrise di nuovo mentre seguiva Kotake in cucina. Lui accese la caffettiera elettrica.
Lei si sedette al tavolo e dopo non molto tempo Kotake la raggiunse con due
tazze fumanti di caffè.
«Ti ricordi quando sei arrivata per la
prima volta nella nostra classe?» Cominciò Kotake riesumando i vecchi ricordi
della scuola elementare frequentata a Misora.
«Indimenticabili: ricordo perfettamente
ogni minimo particolare e quando ci penso rido ancora della maestra Seki che ci lanciava il gesso quando non la ascoltavamo.»
«Già, bei ricordi.» Kotake finì il suo
caffè caldo in un unico sorso. «Ti prego: salva Doremi.»
Lo sguardo di Aiko cadde sulla propria
mano ancora fasciata. In quello stato non poteva fare proprio niente, anche compiere
delle magie più semplici era rischioso. Il cristallo
vicino al corpo serve per risvegliare la magia, poiché la magia viaggia dal
cuore ed usa gli arti superiori per diffondersi fuori
dal corpo. La bacchetta e lo scettro sono solo dei catalizzatori con lo scopo
di stabilizzare la potenza magica durante l’apprendista o per avere più
portata.
«Per adesso Doremi è con te: non può
essere più al sicuro di così.»
«Ma io non ho alcun potere magico, non
ho alcun talento speciale, affido la sua vita nelle vostre mani.»
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Un vaso rotolò a terra infrangendosi al
tocco con il pavimento. Lo udirono dal piano terra. La figura di Doremi apparve
sulle scale e si fermò sul primo gradino guardandosi intorno.
«Parli del diavolo…»
«Resta
seduto! Non ti muovere e parla sottovoce.» Disse Aiko
mentre Kotake si rialzava per andare da Doremi.
«Ma che cosa
succede?»
«Doremi non si alza mai di notte: inizia
ad avere paura.»
Doremi avanzò silenziosa tra le amiche
addormentate sul divano. Aiko fece cenno a Kotake di stare zitto e fermo. Entrò
in cucina e si fermò sull’uscio. Aveva il respiro affannto,
come se fosse una macchina a vapore, si guardò intorno ed
avanzò verso il tavolo. Lo aggirò e si avvicinò ad Aiko. Il suo respiro era
pesante e gli occhi parevano vuoti come quelli di un cieco. Allungò la mano
verso il collo e lo tasto, la ritrasse ed avanzò verso
Kotake che stava sudando. Doremi allungò la mano verso il suo collo e cominciò
a stringere sempre di più mentre il marito gemeva e cercava di trattenere le
grida.
La presa di Doremi si staccò dal collo mentre
del sangue cominciò a colarle dal naso macchiando il pigiama con le note
musicali. Si voltò e lentamente si diresse di nuovo verso il soggiorno nel quale
le altre stavano dormendo. Sostò anche lì ma non allungò le mani, mosse
semplicemente la testa disordinatamente, come fanno gli uccelli quando
osservano qualcosa di nuovo. Alcune gocce di sangue caddero sul pavimento.
Doremi uscì dalla casa lasciando la porta aperta dalla quale entravano dei
fiocchi di neve.
«Kotake non uscire da casa per alcun
motivo.» Disse Aiko alzandosi in fretta dalla sedia e
gettandosi sopra le amiche per svegliarle. «Anche
Doremi è stata posseduta! Svegliatevi dobbiamo
inseguirla, lei ci porterà sicuramente dalla primavera!»
Anche se con qualche difficoltà tutte si
misero in piedi e passarono dal caldo della casa al freddo della nevicata
esterna. Poi si pietrificarono.
La neve cadeva di nuovo lenta sulla
strada già innevata e sulle persone. Davanti alla casa di Doremi c’erano oltre
alla padrona di case altre donne nude. Doremi si denudò e insieme alle altre persone
prese il volo verso il centro della città e lontano dalla vista delle amiche.
«Dannazione.» Disse Aiko facendo
apparire la scopa.«Inseguiamole.»
Inseguirono Doremi per l’intera città.
Faceva freddo e le mani e la faccia si congelavano, era come se bruciassero, se
si stessero per rompere in due. A Poppu e Momoko più di una volta si congelarono
le palpebre e dovendosi fermare.
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Doremi decise di partecipare alla stessa
audizione di Onpu. I registi stavano cercando il co-protagonista per una
fiction tv. Incredibilmente Doremi era riuscita ad arrivare in finale e grazie
alla magia si era travestita per interpretare un noto personaggio della
letteratura giapponese. Non era andata male voleva vedere se Onpu riuscisse a
fare di meglio, se davvero era così brava anche nella recitazione oltre che nel
canto.
Contro tutte le aspettative
Onpu si presentò sul palco nelle vesti di apprendista strega. Mossa
rischiosissima. Si presentò e fece una magia contro la giuria costringendoli a
votare lei come vincitrice alla fine delle audizioni. Naturalmente Onpu ebbe la
parte.
Doremi sorrise nel
profondo del suo cuore ricordando quell’episodio.
Onpu aveva imbrogliato, anche se sapeva che l’avrebbero scelta di sicuro. O
forse no, forse Onpu si sentiva insicura, c’era una possibilità che Doremi
potesse essere scelta e che diventasse una nuova idol.
Non lo seppe mai.
Doremi ora sapeva che si provava a
essere come Onpu. Non riusciva a muoversi, gli unici movimenti che poteva fare era aprire e chiudere gli occhi. Il suo corpo si
era destato durante la notte ed era avanzato lentamente per stringere le mani
intorno al collo di Kotake.
La sua forza di volontà aveva fatto si
che mollasse la presa. Aveva lottato come poteva. Era tremendo non riuscire a
muovere i propri arti e allo stesso tempo sentire le proprie dita che affondano
nel collo della persona amata. Aveva gridato interiormente. Il suo cuore
batteva così forte che sembrava che stesse per esplodere. Il sangue colò dal
naso e poi mollò la presa. Dovette lottare anche affinché il proprio corpo non
mettesse le mani addosso a tutte le altre. Poi era uscita dalla casa e aveva
iniziato a volare.
Non sentiva freddo nonostante stesse
nevicando. Chiuse gli occhi e si arrese al proprio corpo, sentiva che la
stavano seguendo, ora era nelle mani di Aiko e delle altre.
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Quando furono vicino alla nuova torre di
Tokyo videro che, oltre a Doremi, si dirigevano in
quella direzione decine e decine di altre donne nude. Chi a piedi e chi in volo
andavano tutte ai piedi la torre.
Aiko udì un sibilo ed
accanto a lei vide una strega ed un mago a bordo della scopa che intimavano
loro di dirigersi verso dei gazebo bianchi lontani dalla torre. Scesero nel
punto loro indicato e non appena Aiko mise i piedi a terra
gli si parò davanti un furgone nero con scritto sul fianco Polizia. Le due
persone che le avevano affiancate le condussero sotto i gazebo dove decine e di
persone correvano da una parte all’altra. Incrociarono una persona dall’aria
arrabbiata che imprecò contro Aiko.
«Che cazzo avevi
intenzione di fare Senoo?» Era il suo capo della
polizia istituita dalla regina delle streghe. «Quale parte della frase
“L’incarico non è più tuo!” non ti è arrivata fino al cervello?»
Aiko sorrise: «Il punto esclamativo,
credevo fosse una domanda.» Poppu rise ma uno sguardo
della donna le fece raggelare il sangue. Era più giovane di Aiko, si vedeva benissimo
ma sembrava la persona più autoritaria del mondo, una di quelle persone che è
in grado di farti compiere qualunque cosa con appena uno sguardo.
«Ti ho detto: Riposati, da adesso ci
pensiamo noi…»
«Ed io le ripeto che si tratta di una
mia amica, anzi, ora sono due le amiche coinvolte.»
«Non mi interrompere!»
La donna gridò così tanto che tutti interruppero ciò che stessero facendo
impauriti. Era evidentemente una donna che faceva paura. «Si
tratta di una donna che non ha esitato a tagliarti la mano e non credo che una
prossima volta ti andrà tanto bene. Inoltre nonostante le molte informazioni di
cui disponiamo, ti ho sempre detto che è molto pericoloso agire come fai tu.»
«Agire
in che modo? Salvando le persone alle quali voglio bene e cercare di arrivare
direttamente alla testa di tutto ciò invece di girarci attorno come fa lei.» Questa volta fu Aiko a gridare.
«Non ti permetto di alzare la voce in
questo modo contro un tuo superiore, non stiamo giocando.»
La donna puntò il dito contro il viso di Aiko e questa dovette indietreggiare.
Poi anche lei alzò la voce. «Si tratta di vite umane.
Non possiamo permetterci errori, non possiamo agire senza una strategia, non
possiamo agire d’impulso come fai sempre tu.»
Aiko fece per parlare la donna la
interruppe avvicinando ancora di più il dito al suo viso: «Avvicinandoti
ancora saresti morta. Onpu uccide qualunque cosa si avvicini a meno di 150
metri dalla torre, ci ho già rimesso due streghe, cazzo! Due streghe, te ne
rendi contro?»
«Non m’importa, sono sopravvissuta una
volta, so cosa mi attende.»
«Non hai capito a dove voglio arrivare: sei sospesa fino a nuovo ordine, consegna il distintivo.»
«Me l’avete già requisito quando sono
stata ferita in ospedale.»
«Allora che cazzo ci sei venuta a fare qui?»
«Comandate!» Un’altra donna urlò.
Tutti si voltarono e una ragazza dai
lunghi capelli biondi come il sole avanzava a passo spedito. Tutti si inchinavo al suo passaggio ed anche Aiko, Momoko, Poppu e
Hadzuki fecero lo stesso in contemporanea con il comandante.
«Maestà» Disse il comandante quando la
regina Hanna le fu davanti.
«Grida un po’ più forte la prossima
volta: forse in Europa non ti hanno sentito.» Poppu
sorrise di nuovo ed alzando lo sguardo incrociò quello
di Hanna che la fissava. Si voltò verso Aiko: «Venite con me.»
Si alzarono e seguirono Hanna. Al suo
passaggio tutti s’inchinavano in segno di rispetto alla sovrana del regno delle streghe. Aiko sapeva che Hanna aveva cercato di
eliminare quell’usanza ma ben presto capì che era l’unico modo per essere
ascoltata dalle streghe molto più grandi di lei.
Hanna le condusse all’interno di una
tenda circondata da maghi, poliziotti e streghe. Aiko sorrise. Era incredibile
come si era incrementata in modo esponenziale la nascita di maghi e di come
sulla Terra si registrarono aumenti di apprendisti maghi ed
una così vertiginosa diminuzione delle apprendiste streghe. Forse era un bene.
«Appena ha cominciato a nevicare ho
mobilitato tutti e siamo venuti.» Esordì Hanna. «La situazione è questa: C’è come un campo di forza attorno
alla torre. Chiunque ci entri dentro e non fa parte
della primavera viene attaccato immediatamente da Onpu e l’attacco non si ferma
finché lei non ti uccide. Sotto la torre si stanno radunando decine e decine di donne nude, supponiamo siano le floreali.
Attendiamo che si faccia vivo il capo della setta, poi attaccheremo.»
«Eh?» Poppu non sapeva niente.
«Lascia stare: noi dobbiamo solo salvare
Doremi e Onpu.» Spiegò Aiko.
«No!
Tu lascia stare.» Intervenne Hanna. «Ora che conoscete
la situazione andatevene a casa, e subito!»
«Ma Hanna.»
Protestò Aiko. «Noi vogliamo solo aiutare.»
«Ed io voglio aiutare voi, quindi dovete
andare via e lasciar fare a noi, io non voglio che vi capiti qualcosa di male,
rischio … di perdere Doremi e Onpu e non vorrei piangere su altre tombe.»
«Perché dici così?» Chiese Momoko.
«Io
le do per morte! Il nostro informatore ci ha riferito che una volta che vengono impossessate in questo modo appena non servono più
vengono uccise.» Hanna abbassò la testa. «Vi prego,
andate via. Ve lo chiedo come regina, come amica e come … figlia.»
Momoko trascinò via le altre e si
allontanarono a testa bassa dalla zona presidiata dalla polizia. Lì vicino c’era un piccolo parco ed Aiko si gettò sull’erba in lacrime e
prendendo a pugni il terreno per la rabbia.
«Sei una stupida Hanna.» Gridò Aiko e
poi riversò tutte le sue lacrime alla terra.
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“Ehi” una voce si fece largo nelle loro
menti. “Sono Akazuki, parlatemi nel pensiero e non verremo
scoperti dalla primavera, se volete aiutare Doremi ed Onpu dovete spogliarvi
completamente. Nascondete tutto e raggiungetemi, non abbiamo molto tempo.”
Aiko fu la prima a denudarsi.