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Autore: lady hawke    25/08/2013    0 recensioni
Siamo abituati a considerare i difetti la parte peggiore di noi. A volte li combattiamo e a volte, molto più semplicemente, li ignoriamo. Eppure, se avessimo un po' di obiettività, capiremmo che i difetti sono quelli che ci definiscono come persone, tanto quanto i nostri pregi. Se ci osservassimo meglio e se ci lasciassimo osservare impareremo molto di noi stessi.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Cornelia, Sirius e la famiglia Lethifold'
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Collera

Il male che a vicenda ci facemmo/il tempo lo cancella, lo dimentica il cuore;/ma le ore beate si fermano per sempre/in un interminabile splendore (H. Hesse)
-Prompt: Lume di candela
La collera è il difetto peggiore, per Sirius. È un’onda di piena e che di norma arriva a travolgere tutto quello che incontra, a partire dal buon senso di un mago che, quanto a buon senso, non è messo mai bene nemmeno quando è tranquillo.
Nei pochi mesi della sua… relazione con Cornelia, è riuscito a dare mostra del peggio di sé, un peggio con cui, in effetti, la ragazza aveva avuto a che fare già anni prima. In un certo senso, la rabbia è uno sfogo a lui necessario; funziona, di norma, quando vuole allontanarla da sé, quando lei ficca un po’ troppo il naso nella sua vita, quando si prende spazi che lui non avrebbe alcuna intenzione di concedere. Quando il pensiero di lei lo visita con una frequenza che non gli è congeniale.
E’ un’invasione a volte dolce e a volte portata avanti con piglio militare, ma a prescindere dal metodo, lo fa sentire in gabbia e lo fa reagire e scattare: in quella fase la preoccupazione delle conseguenze nemmeno si affaccia nella sua mente, perché i cani semplicemente non pensano, e se vogliono mordere lo fanno e basta, quando vogliono rimanere liberi.
A volte se ne pente, altre, dal buon bastardo che è, ci gode e non se ne vergogna.
Cornelia, bisogna ammettere, dimostra la resistenza di un muro; strepita a sua volta, ringhia, ma non cede di un millimetro; è la parete di gomma su cui si infrange la sua mareggiata. Lo scoglio che viene immerso dall’onda, ma che poi riemerge, apparentemente non scalfito.
Cornelia, però, di roccia non è, e fatica lei stessa a comprendere quella strana assenza di orgoglio che la spinge a restare o a ritornare, a voler prendere a picconate la granitica volontà di Sirius, che sembra essere lì per farle dispetto. Tante volte passa oltre, aspetta che si ripresentino tempi migliori. Una vocina potrebbe dirle che quella costanza è semplicemente una forma molto acerba e molto masochista di amore, ma amore, con Sirius Black, è una parola che non dovrebbe mai essere pronunciata. Cambiandole identità in resistenza e spirito di sacrificio, trasformando l’orgoglio calpestato in una forma di forza, solo mutandone il nome, ma non la sostanza, Cornelia accetta che il tempo cancelli le ferite, e dimentica. Altre volte è lei a dare una sferzata, perché Sirius non ha l’esclusiva sul pessimo carattere e tante volte, alla fine, si ritrovano insieme a raccogliere i cocci di non si sa bene cosa.
Del resto, ci sono anche i momenti tranquilli, quelli in cui ti chiedi perché mai in alcuni giorni è così difficile e in altri così semplice e automatico. Ci sono quei momenti fortunati in cui Sirius devia i suoi attacchi con grazia e risponde con schermaglie non letali, e in cui il tempo condiviso fa star bene.
Sono le sere in cui si ritrovano insieme, magari stanchi dopo una lunga giornata di lavoro, così sfiniti da non voler parlare, ma consapevoli di non avere ancora abbastanza sonno. Sono quelle sere in cui si ritrovano, a lume di candela, rannicchiati sul divano dell’uno o dell’altra, ad ascoltare il traffico di Londra fuori dalla finestra, sinistramente in pace.
Ed è quando non accade niente che, in realtà, succede tutto. È nel silenzio, e nella reciproca accettazione, che Sirius perdona la curiosità di Cornelia, il suo voler essere parte di una vita confusionaria e fatta per essere vissuta a briglia sciolta. Cornelia, invece, riesce a perdonare a Sirius il suo pessimo carattere, i suoi pessimi modi e la consapevolezza che tutto, tra loro, è precario. E allora rimane lì, a ciondolare con la testa sulla spalla, per risparmiarsi lo sforzo di mettersi in piedi e separarsi da lui, anche solo per il tempo di raggiungere un letto.
- Non ti porterò di là in braccio, se ti addormenti qui, lo sai, vero?
- E’ perché sono troppo grassa, come non manchi mai di ricordarmi?
- E’ perché non ne ho voglia.
Nel sorride nella penombra, si alza appena, e poi soffia sulla candela, mentre il suo profilo sparisce nel buio.
- La cosa interessante è che, se io mantengo la mia posizione, tu non riuscirai ad alzarti, e passerai la notte qui, con me.
Sirius vorrebbe rispondere, e potrebbe perfino farlo in modo antipatico, ma ha ancora negli occhi il volto di Cornelia vicino alla candela, mentre sparisce di colpo, come per magia. È un’immagine che gli piace e che non vuole rovinare con sciocchezze. Perciò tace e si rassegna: non è una giornata adatta alla collera, e ne è felice.


  
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