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Autore: Laura Loves 1D    25/08/2013    2 recensioni
L'amore è il contrario della morte!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiudo gli occhi e cerco di raffigurarmi l’Afghanistan. Nella mia mente una serie di luoghi comuni riguardanti quel paese lontano: un posto pieno di montagne innevate sulla cima, mercati delle spezie, tante barbe sui volti di adulti e ragazzini, i vestiti che ti fanno scomparire, utili quando vuoi che nessuno ti veda. Vorrei poterli mettere quando mi sento gli occhi di tutti addosso. Se sorrido vuol dire che l’ho già dimenticato, se ho gli occhi pieni di lacrime, bisbigliano tra di loro che devo smetterla perché piangere non servirà a farlo ritornare, se il mio sguardo è impenetrabile cominciano a pensare che io sia impazzita di dolore.
Nella mia mente si susseguono tante immagini diverse e cerco di dar loro un ordine.  Non sono mai stata in Afghanistan, ma conosco ogni immagine passata in tv, ogni foto apparsa sui giornali. E’ diventata una terra che nomino ogni giorno, più del mio piccolo paese di provincia. Chi mi è vicino non nomina mai parole che possano ricordarmi i suoni della parola Afghanistan, come se non ci pensassi già tutto il giorno. Di queste inutili gentilezze io me ne accorgo. All’inizio questi comportamenti mi infastidivano: finta educazione che serve solo ad ostentare il tatto di chi mi rivolge questi gesti.
Io non riesco a dimenticare, non riesco a non pensarci. Non è passato molto tempo, ma non riesco nemmeno per un pomeriggio a non farmi venire in mente cosa è successo, dove è successo.
Sono piena di domande. Ne faccio continuamente ai soldati che stavano a Kabul con Zayn, e ormai sono tornati in paese da tempo, ne faccio a chiunque torni anche solo in licenza. Domande che inserisco tra le parole educate ed accorte che offrono a me, alla vedova, alla sposina inciampata prima di giungere all’altare. Nel mio paese ci sono tantissimi reduci di tutte le ultime guerre. Se prima, durante gli anni della leva militare, migliaia di giovani pagavano a peso d’oro bicchieri di urina contaminata per essere scartati, oggi che “esercito” vuol dire lavoro e stipendio, questo non accade più.
Tutti i miei parenti si sono arruolati o hanno cercato almeno di arruolarsi e io conosco tutte le ragazze e le mogli dei reduci. Loro non riescono a resistere e mi chiedono sempre come fare a sapere se hanno mandato uno dei loro mariti in un posto pericoloso o le parole che usano prima di dirti che il tuo sposo è morto. Vogliono sapere per non trovarsi spiazzate, imparare da un’amica che avuto la disgrazia. Le mie amiche mi chiedono spesso di raccontare la mia storia, per “sfogarmi” mi dicono, ma più mi ascoltano più hanno paura di finire come me.
Da quasi tre di mesi indosso calze nere, maglione nero, giubbino nero. Non mi trucco più. Indosso la maschera della vedova. Sembro una caricatura delle mie nonne vestite perennemente a lutto. Tra un paio di giorni saranno tre mesi che io e le donne della mia famiglia indossiamo sempre la stessa divisa. Un lutto che non passa. Il lutto per Zayn a cui si aggancia quello di tanti altri giovani che continuamente muoiono nelle missioni di pace.
Entro in camera mia. Una stanza che pensavo di abbandonare per una casa, quella di donna sposata, ma che invece ora mi trattiene come vedova. In camera mia ci sono foto di Zayn ovunque. Zayn al mare. Zayn che si allena in palestra. Zayn che mi bacia, Zayn che mi tiene come se fossi un bilanciere. E poi una foto con dietro il Colosseo, la nostra prima gita a Roma. A Roma ci eravamo andati poco prima che partisse per l’Afghanistan. Eravamo andati nei negozi a vedere le bomboniere più belle, quelle meno usate da tutti e poi da noi al paese avremmo cercato quelle più simili alle romane.
Quella mattina ero tornata a casa con le bomboniere, scelte da sola, ma identiche a quelle viste a Roma con lui. Il vestito non l’avevo ancora comprato, ma avevo provato alcuni modelli. Mio fratello rispose al telefono, era la mamma di Zayn. Era ancora a telefono quando mi disse che Zayn era rimasto ferito, che i talebani avevano attaccato un carro armato dove c’era lui. Immaginavo che le brutte notizie ti venissero dette lentamente. Invece mentre mettevo in ordine le bomboniere, mio fratello ancora a telefono mi diede la notizia. E chi se l’aspettava? Le prime notizie le ho apprese dalla tv, poi ci hanno chiamato dicendoci che Zayn era in un blindato e che questo blindato era passato su una mina a Kabul. La mina era esplosa e il blindato si era capovolto, ma Zayn se l’era cavata. I timpani dei soldati erano esplosi, Zayn non aveva più le gambe. Ci avevano detto che poteva salvarsi.
In paese avevano cominciato a fare striscioni per accoglierlo. Persino il direttore della banca, quello che non ci voleva dare il mutuo perché non avevamo garanzie, persino lui che era uno dei motivi per cui Zayn si era fatto i conti ed era partito in guerra, lui si avvicinava sempre a mia madre e le diceva: “ il mutuo ai ragazzi, contate pure su di me appena torna il caporale”.
Atterrato da Kabul a Roma l’hanno portato in ospedale. In pesa quasi si festeggiava. C’era aria di sagra, ma non ci fu nessun ritorno. Zayn era morto.
Capii che era morto da come si avvicinò mia madre. Mi abbracciò e iniziò a pettinarmi. Io dopo un po’ ho distrutto tutto quello che passava tra le mie mani, ho gettato dal balcone le bomboniere.
Mi ostinavo che dovevo vederlo, che ne avevo il diritto. Per i miei familiari non potevo avvicinarmi a un corpo dilaniato. Andai a Roma e Zayn era lì, su un tavolo in un ospedale. Scostai la coperta per scorgere solo il viso: un viso completamente bruciato, le orecchie non esistevano più, il sorriso non gli curvava le lebbra e soprattutto i suoi occhi color caramello non mi guardavano con amore. L’ho sentito lì, vicino a me, ho sentito che qualcosa si era salvato. Molto probabilmente il nostro amore.
 Apro l’armadio e scorgo il colorato vestito che avrei dovuto indossare il giorno della promessa di matrimonio. Tra tre giorni compio diciotto anni e all’età in cui la maggior parte delle ragazze si preoccupano per l’esame di stato, io mi trovo a fare i conti con un dolore del genere. Zayn aveva ventiquattro anni. Sono una bambina, una bambina vedova, una sposa bianca a soli diciotto anni. Mi sono accorta che di Zayn so poco. Non mi hanno lasciato niente perché non ci hanno lasciato il tempo dei ricordi, non ci hanno dato il tempo per avere un passato. Una volta che me l’hanno tolto mi è stato tolto tutto. Proprio quando stavo per averlo, non l’ho avuto più.
Di lui non mi resta quasi nulla. Solo questa pancia che continua a crescere da cinque mesi. Lui quando è partito non lo sapeva ancora. Di lui mi rimane solo la prova vitale del nostro amore e solo in questo momento mi rendo conto che l’amore è il contrario della morte.

Spero che vi piaccia, lasciate una recensione :)) Ho letto un libro e mi è venuta questa storia :*
  
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