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Autore: Duvrangrgata    26/08/2013    3 recensioni
Dal testo:
Mi inoltrai tra gli scaffali, accarezzando con la punta delle dita i vecchi libri che vi erano riposti, molti dei quali avevo ricopiato io stesso; respirai a fondo l'odore della carta, lasciando che mi riempisse i polmoni, inebriandomi e portandomi alla mente frammenti di una vita passata tra quelle mura.
[...]
Non sopportavo più le urla delle mie vittime e i loro occhi vuoti che mi fissavano nei sogni, le loro mani cadaveriche protese verso di me, che cercavano di ghermirmi e trascinarmi nel buio con loro.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Scriptorium









 

La luce delle candele intorno a me rischiarava appena l'enorme libro da cui stavo copiando minuziosamente e intorno a me lo scriptorium del monastero era avvolta nel silenzio, poiché i miei fratelli si erano ritirati ormai molte ore prima e solo io ero rimasto a tener compagnia agli antichi libri tra le cui pagine avevo passato la maggior parte della mia vita e che, ora che ero prossimo a riunirmi al Signore, erano l'unico posto dove avrei voluto essere.
Finii di copiare l'ultima riga del libro senza fretta, tentando di godere il più possibile della ruvidità della carta sotto i polpastrelli e del leggero grattare della piuma sulla pergamena. Una volta completato il tutto mi alzai, una fitta di leggero rimpianto nel sapere che non avrei fatto mai in tempo a rilegare le pagine e creare la copertina, ma potevo solo sperare che fratello Cadmus, a cui spettava il compito di ricopiare la prima parte del libro, rispettasse quello che avevamo deciso insieme.
Presi una delle candele e spensi le altre, per poi oltrepassare la porta che collegava lo scriptorium con la biblioteca. Mi inoltrai tra gli scaffali, accarezzando con la punta delle dita i vecchi libri che vi erano riposti
molti dei quali avevo ricopiato io stesso –  e respirai a fondo l'odore della carta, lasciando che mi riempisse i polmoni, inebriandomi e portandomi alla mente frammenti di una vita passata tra quelle mura.
Avevo preso i voti dopo una vita da soldato, distrutto nella mente e nel corpo da tutti gli orrori che la guerra aveva portato con sé. Non sopportavo più le urla delle mie vittime e i loro occhi vuoti che mi fissavano nei sogni, le loro mani cadaveriche protese verso di me, che cercavano di ghermirmi e trascinarmi nel buio con loro.
L'incontro con Dio non aveva cancellato il rimorso o il disgusto verso me stesso e verso la guerra, ma mi aveva dato un modo per espiare le mie colpe, e io Lo ringraziavo ogni giorno per quell'occasione che non ero mai stato sicuro di meritarmi.
L'unica cosa che rimpiangevo era il non aver avuto figli miei a cui tramandare quello che mio padre, e suo padre prima di lui, mi avevano lasciato. Mi ero tuttavia affezionato ad un novizio che si era interessato molto al mio lavoro e a cui avevo insegnato tutto il possibile affinché potesse prendere il mio posto; quindi forse, alla fin fine, un figlio l'avevo avuto.
Avvertii una fitta al cuore al pensiero di doverlo lasciare, ma non c'era più tempo.
Io non avevo più tempo.
Non sapevo come facessi a saperlo, ma mi era evidente.
Il mio tempo stava per scadere e l'unica cosa che potevo fare era godermene gli ultimi istanti e ringraziare per quello che mi era stato concesso.
Con un gemito scivolai a terra, appoggiando la nuca contro uno dei pensanti scaffali di quercia e chiudendo gli occhi, le membra vinte dalla stanchezza che da giorni mi appensantiva.
Era il momento.
Un leggero sorriso mi increspò le labbra, mentre l'oblio che tanto avevo cercato in passato mi prendeva con sé, cullandomi nell'oscurità.

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Ho scritto questa cosa un paio di anni fa, mentre ero a Firenze.

Ero sempre stata affascinata da quella città, nonostante non avessi mai avuto occasione di visitarla prima.

Durante i tre giorni che vi passai comprai una piuma, rossa, con pennino attaccato e boccetta di inchiostro, che conservo ancora. La cosa mi ispirò e buttai giù questa cosa che vedete qui sopra, scrivendola in una specie di quadernino, comprato sempre lì, che poi persi di vista. L'ho ritrovato sepolto in un vecchio cesto solo qualche giorno fa, e ho deciso di riscrivere questo vecchio racconto, documentandomi meglio, e questo è il risultato.

Spero vi piaccia!

Dru

   
 
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