Ok, lo ammetto. Il titolo di questo
capitolo l’ho
preso dal titolo (tradotto in italiano) di un episodio della quarta
stagione di
Grey’s Anatomy: “Chimical Reaction, Phisical
Attraction”. Sembrerà strano come
titolo, ma arrivate in fondo...
Capitolo
6
“Chimica reazione... fisica attrazione”
Ore 19.07
Harrison Davis era fiero di sé: quel giorno credeva
di essere riuscito ad aiutare sua sorella a sventare i piani di Jack, a
salvarla dalla morte e nel frattempo aveva anche avuto i tempo di
chiedere un
appuntamento alla ragazza che gli piaceva.
Un’ottima giornata.
Mentre passò davanti alla tv accesa un canale a
caso, che dava una di quelle telenovela che lui odiava tanto, prese il
piccolo
mazzo di fiori che aveva comprato quel pomeriggio e lo mise in un
piccolo vaso.
Subito si lanciò verso la poltrona per andare a
prendere lo smoking che aveva affittato per quella sera: i soldi non
erano
tutto questo problema ora che non doveva più pagare
l’affitto.
Eppure, più ripensava a quella giornata perfetta,
più sentiva che mancava qualcosa. E non era un qualcosa di
insignificante, ma
qualcosa di molto importante. Non riusciva a ricordarsi,
però.
Prese il vestito in mano, ma rimase fermo davanti
alla tv, con sguardo assente. Cosa stava dimenticando?
«Angela...» disse il ragazzo della telenovela.
«Devo
confessarti un segreto...».
Harrison fu distratto per un secondo da quelle
parole e quando le ascoltò, fu preso dalla voglia di gettare
la tv fuori dalla
finestra.
«Devo dirti...» continuava il ragazzo mentre
Harrison prendeva il telecomando. «Devo dirti che sono tuo
figlio e che...».
Harrison spense la tv, ma le ultime parole che il
ragazzo nella tv aveva detto gli risuonarono nella testa,facendogli
ricordare.
“Una
voce riecheggiò. «Mamma?!».”
La voce di uno dei
rapinatori tornò alla mente di
Harrison come un fulmine a ciel sereno. Erano le parole che aveva
pronunciato
uno degli uomini della rapina appena lui era entrato nel Gray Market.
Lasciò cadere il vestito e si getto verso il
telefono. «Porca...». Si trattenne dal dire
qualsiasi parola poco educata in
quel momento: come faceva ad essersi dimenticato di una cosa
così?
Prese il cellulare e subito chiamò Tru.
Tru guardò l’orologio: la rapina sarebbe avvenuta
di
lì a poco.
Il suo cellulare suonò: era Harrison. «Cosa
c’è?»
chiese.
«Tru, uno dei rapinatori è il figlio di
Linda!!».
Harrison aveva detto tutto così di colpo che Tru non
era neanche sicura di aver capito.
«Cosa?!» chiese.
«Uno dei rapinatori è il figlio della
vittima!!».
«E me lo dici ora?!?». Tru era infuriata e Harrison
lo poteva capire dalla voce.
«Sì, ma il fatto è che non sapeva che
la madre era
al supermercato!! Non era stato lui a sparare! Non so come possa
aiutarti
questo, però...».
«Mi hai appena dato il modo per fermare i
rapinatori...» esclamò Tru.
«Cosa? Tru!» fece Harrison, preoccupato.
«Dove sei?!
Cosa stai facendo?!».
Tru non aveva ancora detto a Harrison che sarebbe
andata al Gray Market perché Jack era riuscito a distruggere
i suoi piani.
«Devo andare, fratellino...» disse. Chiuse il
cellulare.
Harrison chiuse il suo cellulare e di fretta prese
il cappotto. Si gettò fuori di casa il più
velocemente possibile: sapeva che
Tru era al Gray Market e non poteva lasciarla da sola a rischiare la
vita.
Questa volta era compito suo salvare lei.
Arrivò all’auto che aveva noleggiato per
accompagnare Every e vi salì. Neanche dieci secondi dopo, la
macchina
sfrecciava a tutta velocità verso il Gray Market.
Tru si guardò intorno: i rapinatori sarebbero potuti
arrivare da qualsiasi parte. Come fare a fermarli? Corse poco lontano
alla
destra del Gray Market e guardò nel vicolo subito alla
sinistra: da lì non
stava arrivando nessuno.
Quando si voltò, però, vide l’errore:
per essersi
distratta un attimo, non aveva notato che Linda e Jack erano usciti
dalla
scorciatoia e stavano già entrando al Gray Market.
«No...» sussurrò quasi piangendo.
«Non puoi fregarmi
ancora...».
Subito si mise a correre verso il supermercato.
Guardò l’orologio: erano le 19.24.
L’ora era giunta. Entro poco sarebbero entrati i rapinatori.
Tru raggiunse la porta del Gray Market e la aprì.
Linda era già scomparsa fra gli scaffali, con Jack.
Senza pensarci due volte, si gettò verso i corridoi,
quando un braccio la afferrò da uno degli scaffali.
«Fermati Tru!» disse Jack.
«Lasciami!» sussurrò Tru, per non
attirare
l’attenzione del cassiere, che stava per chiudere la cassa
dopo aver contato i
soldi.
«Non posso Tru...» fece lui, trascinandola nel
corridoio. «Questa volta non posso lasciarti
andare...».
I rapinatori entrarono nel supermercato: quello che
la calza di nylon nera in testa puntò la pistola al
cassiere. «Dammi tutti i
soldi che hai in cassa! Subito!». La voce era di sicuro
quella di un ragazzo.
«Io... non... non li ho...».
«Non mentire! Vuoi morire?» sussurrò con
rabbia il ragazzo.
Tru non poté fare a meno di notare quanto Jack le
tenesse forte il braccio. Non voleva che si muovesse. Era sicura,
però, che il
motivo non fosse solo quello di far morire Linda, ma quasi di salvarla.
Che
sapesse di come era degenerata la situazione nel loro primo giorno due?
Tru esitò per qualche secondo a muoversi, ma poi
riuscì a togliersi dalla stretta di Jack.
«Tru, no!» gridò Jack, con la voce
più contenuta che
potesse avere, per non farsi sentire.
«Muoviti!» urlò il rapinatore con la
calza nera.
Questi vide che il commesso aveva guardato le telecamere. Anche lui
guardò e
notò che qualcosa si era mosso in un reparto, ma ora non
c’era nulla sulla
telecamera. «Carl!» disse.
Quello con la maschera verde si avvicinò.
«C’è qualcuno nel negozio: occupatene
tu!».
Esitante, Carl si diresse tra gli scaffali.
«Muoviti! Dammi i soldi!» urlò
l’uomo con la calza
nera.
Il commesso cominciò a prendere i soldi.
«Più veloce! E guai a te se fai una
mossa...».
Uno sparo.
Tutti si voltarono verso gli scaffali.
Carl arrivò correndo. «Ho... ho ucciso... una...
una
donna...» disse, tremando.
Davis si stava preparando per andare a prendere
Carrie: aveva prenotato in un ristorante davvero elegante.
Il telefono squillò: era Harrison.
«Pronto?» disse Davis.
«Sto andando al Gray Market...» fece Harrison.
«Cosa è successo?» chiese
l’uomo.
«Allora sapevi che Tru era lì e non mi hai detto
niente?!».
Harrison rallentò con la sua auto blu e si fermò
vicino al Gray Market.
Davis guardò l’orologio: 19.28.
«La rapina è già iniziata...»
disse.
Harrison si era avvicinato al supermercato. «Vedo i
tre rapinatori...» fece. «Uno è senza la
maschera... è lui!! E’ il figlio di
Linda!!».
Davis rimase sorpreso. «Il figlio di Linda?!».
«Sì, uno dei rapinatori è il figlio
della vittima...
Mi ero scordato di dirlo a Tru...».
«Harrison, come puoi dimenticarti una cosa del
genere?».
Harrison non rispose.
«Tru sta bene?» chiese l’uomo.
«Non la vedo...» spiegò il ragazzo.
«Speriamo non le
sia successo niente...».
Qualche secondo dopo, però, Harrison sentì un
brivido lungo la schiena: aveva visto Jack uscire da una delle corsie
fra gli
scaffali.
«Mio Dio, Jack è qui!!»
esclamò.
Davis non riusciva a reggersi in piedi né a dire una
singola parola.
«Come puoi averla lasciata venire qui?!»
urlò Harrison.
«Sapevi che questa volta rischiava di morire anche
lei!!».
«E tu come hai potuto dimenticarti di dire
informazioni a tua sorella? Se qui c’è una persona
con delle colpe maggiori,
quella non sono io...» fece Davis.
«Sappi che... che se le è accaduto
qualcosa...»
disse Harrison. «Ti riterrò
responsabile!».
Il ragazzo chiuse il telefono.
Davis rimase senza parole, fra l’arrabbiato e lo
stupito, ma soprattutto preoccupato per Tru.
Harrison si avvicinò alle porte trasparenti: vide
Jack con le mani alzate, mentre un rapinatore gli puntava la pistola.
Il figlio di Linda rimaneva in piedi, piangendo.
«Cosa facciamo!?!» urlò Carl.
«E’ morta!!
Muoviti!!».
L’uomo con la calzamaglia nera sembrava troppo
sconvolto per accorgersi che il commesso aveva schiacciato il pulsante
di
allarme alla polizia già da un minuto.
«Andiamocene!» disse.
Si voltò verso il cassiere. «Dammi
tutto...»
aggiunse, prendendo la borsa che aveva portato ora piena di soldi.
I rapinatori stavano per scappare via, quando videro
che qualcuno era entrato nel supermercato: era un ragazzo biondo, alto,
in
jeans e giacca di pelle.
Tutto accadde in un secondo: appena il rapinatore
con la calza nera in testa vide Harrison, si spaventò;
puntò verso di lui la
pistola e sparò.
Davis salì sulla sua auto e subito partì verso il
Gray Market. Prese il cellulare e compose il numero di Tru.
«Avanti, rispondi...» pregava.
«Muoviti...».
Il telefono continuava a squillare.
«Rispondi...!».
Niente.
Davis stava per riattaccare, quando una voce al
telefono lo fece sobbalzare.
«
L’uomo fece un grande respiro di sollievo. «Oh,
grazie al cielo!!» esclamò. «Sei ancora
viva... Stai bene?».
«Sì... sì, sto bene...».
«Cos’è successo?» chiese Davis.
«Linda è morta!» spiegò
Tru,con rabbia. «Jack ci è
riuscito... E questa volta rischiava di morire Harrison al posto
mio!!».
Davis rimase scioccato: Harrison aveva rischiato la
vita per salvare quella della sorella.
«Per fortuna è riuscito a schivare il
proiettile...»
continuava Tru.
«Oh, meno male...» fece Davis.
«I rapinatori sono riusciti a scappare... a parte il
figlio di Linda» disse Tru.
Davis rimase in silenzio.
Tru guardò il ragazzo piangere sul corpo della madre.
«Linda non voleva che facesse più quella
vita» disse Tru. «Ora capisco la
richiesta di aiuto: voleva che l’aiutassi a portare il figlio
sulla giusta
strada...».
«Ma come puoi occuparti di lui?» chiese Davis.
Tru guardò Daniel mentre veniva ammanettato dalla
polizia, già arrivata sulla scena. «Non
sarà più compito mio...» rispose Tru.
«Credo abbia capito di aver sbagliato...».
Lo sguardo di Tru si posò su Jack, che stava per
uscire dal Gray Market con un poliziotto. «Ora ti devo
lasciare...» disse Tru.
«Ok» disse Davis.
Tru chiuse il telefono e corse verso Jack. «Jack!»
lo chiamò.
L’uomo si voltò. «Eccola...»
fece lui. «Questa volta
non ti è andata bene...».
«Hai ragione...» fece Tru, mentendo. In
realtà lei
era ancora viva e questa era un vincita.
«Volevo chiederti una cosa...» fece Tru.
«Spara!» disse Jack, sorridendo.
«Perché non mi hai lasciata andare, prima? Quando
i
rapinatori sono entrati, mi hai fermato, come se fossi certo che se
avessi
seguito Linda Gordon mi sarebbe accaduto qualcosa...».
Il sorriso di Jack scomparve. «C’erano due uomini
armati nel supermercato e tu ti stavi dirigendo verso la loro
vittima... Come
poteva non succederti nulla?».
«Grazie per avermi salvata...» fece Tru. Non
riusciva a credere di aver detto quelle parole.
Jack non rispose, ma fece un sorriso. «Non
esaltarti, Davis...» disse. «Se tu muori, io perdo
il potere! E per ora me lo
voglio godere...».
Detto questo, Jack si voltò e uscì dal Gray
Market.
Tru si guardò intorno, sorridendo e ringraziando
qualunque forza dell’Universo l’avesse tenuta in
vita.
Vide Harrison aiutare il commesso a riprendersi
dallo shock e non poté far altro che essere fiera di lui:
quel giorno, anche se
aveva fatto qualche piccolo errore, l’aveva aiutata, ma
soprattutto, l’aveva
salvata.
Ore 21.34
Jack entrò
nell’ufficio di Richard.
«Come è andata?» chiese
l’uomo. La lampada sulla sua
scrivania non emetteva molta luce, il che rendeva tutto molto
inquietante.
«Linda è morta» spiegò Jack.
«E... Tru?».
Jack non rispose.
Richard fece un sospiro e si alò dalla poltrona,
portandosi verso Jack.
«Non posso biasimarti, Jack. In fondo non era tuo
compito...».
Jack sembrò sentirsi quasi sollevato da quelle
parole.
«Ma...» aggiunse Richard. «Tu avevi la
possibilità
di riordinare le cose e non lo hai fatto. E qualsiasi saranno le
conseguenze,
dovrai prenderti le responsabilità per questa
scelta!».
Jack rabbrividì.
«Ma che cosa importa, ora?».
Richard non capì subito la domanda.
«Harrison ha rivissuto la giornata!! Io... io...».
Jack non riusciva a dirlo.
«Non hai perso il tuo potere, Jack»
spiegò l’uomo.
«Come fai ad esserne certo?»
chiese Jack.
Richard rimase in silenzio per qualche secondo. «Lo
so e basta. Ne sono certo» disse.
Jack non capiva quelle parole: sentiva che Richard
sapeva qualcosa, qualcosa che lui ancora non poteva sapere, forse
perché non
avrebbe ancora compreso. Dopotutto, Richard gli stava insegnando a fare
il suo
“lavoro”.
«Puoi andartene...» disse Richard.
Jack si voltò per uscire.
«Ah, un ultima cosa...» aggiunse il più
anziano dei
due. «La prossima volta, vorrei evitassi di utilizzare dei
sicari per
modificare la giornata di Tru. Mi è costato più
di quanto ci sia servito...».
Jack ripensò al rapinatore che aggredì Linda nel
vialetto: era stato un trucco perfetto per confondere Tru.
Senza troppi rimorsi, uscì dalla stanza.
Davis
spostò la sedia e lasciò sedere Carrie.
Il ristorante in cui aveva prenotato era molto
elegante.
Davis in giacca e cravatta aveva il suo fascino,
pensò Carrie.
«Emh...» disse lui, sedendosi. «Ci
facciamo portare
da bere?».
«Certo!» rispose Carrie, sorridendo.
Un ragazzo si avvicinò al tavolo.
«Davis! Anche tu qui?» fece Harrison.
Davis rimase alquanto sorpreso di vedere Harrison.
«Oh, ciao! Ma cosa ci fai qui?» chiese.
«Sono qui con Every...» spiegò Harrison,
mentre la
ragazza comparve in un bellissimo abito rosso.
«Oh,
ciao Every...» salutò
«Ehm…» cominciò Harrison,
dopo aver salutato anche
Carrie. «Potrei parlarti un secondo, Davis? In
privato...».
Davis guardò Carrie: lei annuì.
«Arrivo subito, non ci metterò molto...»
disse.
«Every...» fece Harrison, voltandosi verso di lei.
«Ti dispiace rimanere qui un secondo con Carrie...».
«No... no, no!» rispose lei, non molto convinta.
«Vi
aspetto qui molto volentieri...».
Harrison e Davis si alzarono ed andarono a parlare
all’entrata.
«E bravo Davis...» commentò Harrison
mentre
uscivano. «Te la fai con la psicologa... E’ sexy!
Molto...».
«Emh... sì...» fece Davis, imbarazzato.
«Comunque...
cosa c’è?» chiese Davis.
Harrison cambiò subito espressione e fece un lungo
sospiro.
«Dimmi che non ho io il potere... Dimmi che non è
passato a me!» fece Harrison, andando subito al dunque.
Davis non sapeva cosa rispondere. «Non so dirti cosa
accadrà, Harrison. Però so che se tu hai avuto il
potere, c’è una ragione...».
«Hai visto come stava per finire?!»
esclamò il
ragazzo.
«Ma non è finita così!!»
disse Davis. «Tu sei
riuscito a salvarla! Questo era il tuo compito e ci sei
riuscito!».
Harrison rimase in silenzio. Le sue preoccupazioni
non erano sparite.
«Ma...» disse. «Come facciamo a capire
chi sia... beh,
insomma... il mio opposto?».
L’uomo era ancora senza risposta. «Come
è accaduto
con Tru...» disse. «Credo si mostrerà
lui...».
Harrison e Davis si scambiarono uno sguardo: entrambi
erano preoccupati.
Every si sedette al posto di Davis,
imbarazzata.
«Allora...» cominciò, rompendo subito il
ghiaccio.
«Davis è una persona davvero fantastica,
vero?».
«Sì...» rispose Carrie.
«E’ così dolce e imbranato
da fare quasi tenerezza...».
Le due sorrisero.
«E poi sono anche fortunata, visto che posso vederlo
tutti i giorni al lavoro...».
«Ah, già!» fece Every.
«E’ vero che tu sei una
psicologa...».
Calò il silenzio.
«Anche se forse non ti farà piacere parlare di
lavoro in questa occasione, posso chiederti una cosa riguardo al
lavoro?».
«Certo...» fece Carrie, bevendo un sorso
d’acqua per
nascondere il fatto che in realtà non voleva parlare di
lavoro.
«E’ che mi è successa una cosa
strana...» disse
Every. «Questa mattina mi sono svegliata dopo aver fatto uno
strano sogno...».
«Che tipo di sogno?» chiese Carrie, gentilmente.
«Non sembrava un sogno...» fece la ragazza,
confusa.
«Era tutto così reale...».
«E cosa hai visto nel sogno?».
Every non rispose subito. «Quello... quello che mi
sarebbe accaduto oggi...».
«Non è una così singolare...»
rispose Carrie. «I
déjà vu non sono poi così grandi
misteri per la psicologia, ora...».
«No... non era un semplice déjà
vu...» continuò
Every. «Ho visto tutta la giornata!!».
Carrie spalancò gli occhi. «Come?»
domandò.
«Sì... non è una cosa
strana?».
«E la giornata che hai vissuto oggi era identica a
quella di oggi?» chiese Carrie.
«No...» rispose Every, pensandoci. «Non
era
completamente uguale... Qualcosa era cambiato...».
Carrie stava per parlare, quando Davis e Harrison arrivarono.
«Allora...» fece Harrison. «Ti lascio
Davis...»
disse, rivolgendosi a Carrie.
«Non preoccuparti, mi ha fatto molto piacere parlare
con Every» spiegò Carrie, sorridendo.
«Mi piacerebbe molto rivederti...».
Every rimase molto confusa, anche perché non aveva
avuto nessuna risposta vera ai suoi dubbi.
«Allora ci rivediamo?» chiese Carrie.
«Certamente...» fece Every.
E dopo che Harrison ed Every se ne erano andati,
Carrie si rivolse a Davis. «Scusa, ma devo andare un secondo
alla toilette...
Arrivo subito!».
La donna si alzò e mentre la vedeva dirigersi in
bagno, Davis pensò di essere un uomo fortunato ad avere lei.
Carrie entrò nella
elegante toilette del ristornante
e subito prese il cellulare dalla sua borsa.
«Sono io...» disse. «L’ho
trovato, Jack! Ho trovato
l’opposto di Harrison!».
E finalmente avete scoperto chi
è l’opposto di
Harrison!! Le vostre supposizioni erano giuste!! Il titolo del capitolo
si
riferisce proprio a loro!! Che erano opposti, però, lo si
poteva capire anche
semplicemente da quello che ho scritto verso l’inizio del
capitolo 3 (se non vi
ricordate, andate a vedere come Every commenta i gusti di Harrison
prima che
arrivi Jack...).
Con questo capitolo (che purtroppo
è arrivato con
molto ritardo e me ne scuso, ma il mio computer mi sta dando qualche
problema da
tempo...) si chiude l’episodio. Spero vi sia piaciuto come
finale (e spero vi
sia piaciuta tutta la storia!!) perché io mi sono divertito
molto a scriverla!!
Quindi un grazie a tutti quelli che hanno seguito la
storia e specialmente a chi l’ha commentata!!
E se vi state chiedendo se Harrison
ha preso il
potere di Tru, non vi resta che aspettare il prossimo episodio!!
A presto!!
Grazie 1000 (e commentate... hihi)!
Ciao ciao!!