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Autore: TruvsJack    01/03/2008    3 recensioni
E' capodanno, ma Tru non si ferma mai: mentre a casa sua ha inizio una festa, in un supermercato avrà fine una vita. E nel tentativo di salvare quella vita, Tru rischia più del dovuto... e alla fine sarà lei a dover essere salvata. NB2: La trama rimarrà fedelissima a ciò che viene detto nel telfilm e anche alla sua struttura di narrazione. Infatti, leggete il "negli episodi precedenti" come se lo stesse guardando alla tv (quando vedete il simbolo "_" significa che cambia la scena). Ci saranno i flashback (in blu) e i discorsi in parallelo. NB3: Questo è solo il primo episodio della fanfiction, che avrà una seconda stagione completa di 13 episodi e una terza di nove (secondo i miei piani... hihi!) NB4: Recensite tanto!! Ve lo chiedo anche come favore!!! Così riesco a capire cosa vi piace e cosa no e posso rendere più piacevole la vostra lettura!! Dopotutto la serie non è mia, ma di tutti noi fan!! Grazie 10000000000000000000!! hihi!!
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ok, lo ammetto. Il titolo di questo capitolo l’ho preso dal titolo (tradotto in italiano) di un episodio della quarta stagione di Grey’s Anatomy: “Chimical Reaction, Phisical Attraction”. Sembrerà strano come titolo, ma arrivate in fondo...

Capitolo 6 “Chimica reazione... fisica attrazione”

 
Ore 19.07

 
Harrison Davis era fiero di sé: quel giorno credeva di essere riuscito ad aiutare sua sorella a sventare i piani di Jack, a salvarla dalla morte e nel frattempo aveva anche avuto i tempo di chiedere un appuntamento alla ragazza che gli piaceva.
Un’ottima giornata.
Mentre passò davanti alla tv accesa un canale a caso, che dava una di quelle telenovela che lui odiava tanto, prese il piccolo mazzo di fiori che aveva comprato quel pomeriggio e lo mise in un piccolo vaso.
Subito si lanciò verso la poltrona per andare a prendere lo smoking che aveva affittato per quella sera: i soldi non erano tutto questo problema ora che non doveva più pagare l’affitto.
Eppure, più ripensava a quella giornata perfetta, più sentiva che mancava qualcosa. E non era un qualcosa di insignificante, ma qualcosa di molto importante. Non riusciva a ricordarsi, però.
Prese il vestito in mano, ma rimase fermo davanti alla tv, con sguardo assente. Cosa stava dimenticando?
«Angela...» disse il ragazzo della telenovela. «Devo confessarti un segreto...».
Harrison fu distratto per un secondo da quelle parole e quando le ascoltò, fu preso dalla voglia di gettare la tv fuori dalla finestra.
«Devo dirti...» continuava il ragazzo mentre Harrison prendeva il telecomando. «Devo dirti che sono tuo figlio e che...».
Harrison spense la tv, ma le ultime parole che il ragazzo nella tv aveva detto gli risuonarono nella testa,facendogli ricordare.

“Una voce riecheggiò. «Mamma?!».”
La voce di uno dei rapinatori tornò alla mente di Harrison come un fulmine a ciel sereno. Erano le parole che aveva pronunciato uno degli uomini della rapina appena lui era entrato nel Gray Market.
Lasciò cadere il vestito e si getto verso il telefono. «Porca...». Si trattenne dal dire qualsiasi parola poco educata in quel momento: come faceva ad essersi dimenticato di una cosa così?
Prese il cellulare e subito chiamò Tru.

 
Tru guardò l’orologio: la rapina sarebbe avvenuta di lì a poco.
Il suo cellulare suonò: era Harrison. «Cosa c’è?» chiese.
«Tru, uno dei rapinatori è il figlio di Linda!!».
Harrison aveva detto tutto così di colpo che Tru non era neanche sicura di aver capito.
«Cosa?!» chiese.
«Uno dei rapinatori è il figlio della vittima!!».
«E me lo dici ora?!?». Tru era infuriata e Harrison lo poteva capire dalla voce.
«Sì, ma il fatto è che non sapeva che la madre era al supermercato!! Non era stato lui a sparare! Non so come possa aiutarti questo, però...».
«Mi hai appena dato il modo per fermare i rapinatori...» esclamò Tru.
«Cosa? Tru!» fece Harrison, preoccupato. «Dove sei?! Cosa stai facendo?!».
Tru non aveva ancora detto a Harrison che sarebbe andata al Gray Market perché Jack era riuscito a distruggere i suoi piani.
«Devo andare, fratellino...» disse. Chiuse il cellulare.

 
Harrison chiuse il suo cellulare e di fretta prese il cappotto. Si gettò fuori di casa il più velocemente possibile: sapeva che Tru era al Gray Market e non poteva lasciarla da sola a rischiare la vita.
Questa volta era compito suo salvare lei.
Arrivò all’auto che aveva noleggiato per accompagnare Every e vi salì. Neanche dieci secondi dopo, la macchina sfrecciava a tutta velocità verso il Gray Market.

 
Tru si guardò intorno: i rapinatori sarebbero potuti arrivare da qualsiasi parte. Come fare a fermarli? Corse poco lontano alla destra del Gray Market e guardò nel vicolo subito alla sinistra: da lì non stava arrivando nessuno.
Quando si voltò, però, vide l’errore: per essersi distratta un attimo, non aveva notato che Linda e Jack erano usciti dalla scorciatoia e stavano già entrando al Gray Market.
«No...» sussurrò quasi piangendo. «Non puoi fregarmi ancora...».
Subito si mise a correre verso il supermercato.
Guardò l’orologio: erano le 19.24.
L’ora era giunta. Entro poco sarebbero entrati i rapinatori.
Tru raggiunse la porta del Gray Market e la aprì. Linda era già scomparsa fra gli scaffali, con Jack.
Senza pensarci due volte, si gettò verso i corridoi, quando un braccio la afferrò da uno degli scaffali.
«Fermati Tru!» disse Jack.
«Lasciami!» sussurrò Tru, per non attirare l’attenzione del cassiere, che stava per chiudere la cassa dopo aver contato i soldi.
«Non posso Tru...» fece lui, trascinandola nel corridoio. «Questa volta non posso lasciarti andare...».
I rapinatori entrarono nel supermercato: quello che la calza di nylon nera in testa puntò la pistola al cassiere. «Dammi tutti i soldi che hai in cassa! Subito!». La voce era di sicuro quella di un ragazzo.
«Io... non... non li ho...».
«Non mentire! Vuoi morire?» sussurrò con rabbia il ragazzo.
Tru non poté fare a meno di notare quanto Jack le tenesse forte il braccio. Non voleva che si muovesse. Era sicura, però, che il motivo non fosse solo quello di far morire Linda, ma quasi di salvarla. Che sapesse di come era degenerata la situazione nel loro primo giorno due?
Tru esitò per qualche secondo a muoversi, ma poi riuscì a togliersi dalla stretta di Jack.
«Tru, no!» gridò Jack, con la voce più contenuta che potesse avere, per non farsi sentire.
«Muoviti!» urlò il rapinatore con la calza nera. Questi vide che il commesso aveva guardato le telecamere. Anche lui guardò e notò che qualcosa si era mosso in un reparto, ma ora non c’era nulla sulla telecamera. «Carl!» disse.
Quello con la maschera verde si avvicinò.
«C’è qualcuno nel negozio: occupatene tu!».
Esitante, Carl si diresse tra gli scaffali.
«Muoviti! Dammi i soldi!» urlò l’uomo con la calza nera.
Il commesso cominciò a prendere i soldi.
«Più veloce! E guai a te se fai una mossa...».
Uno sparo.
Tutti si voltarono verso gli scaffali.
Carl arrivò correndo. «Ho... ho ucciso... una... una donna...» disse, tremando.

 
Davis si stava preparando per andare a prendere Carrie: aveva prenotato in un ristorante davvero elegante.
Il telefono squillò: era Harrison.
«Pronto?» disse Davis.
«Sto andando al Gray Market...» fece Harrison.
«Cosa è successo?» chiese l’uomo.
«Allora sapevi che Tru era lì e non mi hai detto niente?!».
Harrison rallentò con la sua auto blu e si fermò vicino al Gray Market.
Davis guardò l’orologio: 19.28.
«La rapina è già iniziata...» disse.
Harrison si era avvicinato al supermercato. «Vedo i tre rapinatori...» fece. «Uno è senza la maschera... è lui!! E’ il figlio di Linda!!».
Davis rimase sorpreso. «Il figlio di Linda?!».
«Sì, uno dei rapinatori è il figlio della vittima... Mi ero scordato di dirlo a Tru...».
«Harrison, come puoi dimenticarti una cosa del genere?».
Harrison non rispose.
«Tru sta bene?» chiese l’uomo.
«Non la vedo...» spiegò il ragazzo. «Speriamo non le sia successo niente...».
Qualche secondo dopo, però, Harrison sentì un brivido lungo la schiena: aveva visto Jack uscire da una delle corsie fra gli scaffali.
«Mio Dio, Jack è qui!!» esclamò.
Davis non riusciva a reggersi in piedi né a dire una singola parola.
«Come puoi averla lasciata venire qui?!» urlò Harrison. «Sapevi che questa volta rischiava di morire anche lei!!».
«E tu come hai potuto dimenticarti di dire informazioni a tua sorella? Se qui c’è una persona con delle colpe maggiori, quella non sono io...» fece Davis.
«Sappi che... che se le è accaduto qualcosa...» disse Harrison. «Ti riterrò responsabile!».
Il ragazzo chiuse il telefono.
Davis rimase senza parole, fra l’arrabbiato e lo stupito, ma soprattutto preoccupato per Tru.
Harrison si avvicinò alle porte trasparenti: vide Jack con le mani alzate, mentre un rapinatore gli puntava la pistola.
Il figlio di Linda rimaneva in piedi, piangendo.
«Cosa facciamo!?!» urlò Carl. «E’ morta!! Muoviti!!».
L’uomo con la calzamaglia nera sembrava troppo sconvolto per accorgersi che il commesso aveva schiacciato il pulsante di allarme alla polizia già da un minuto. «Andiamocene!» disse.
Si voltò verso il cassiere. «Dammi tutto...» aggiunse, prendendo la borsa che aveva portato ora piena di soldi.
I rapinatori stavano per scappare via, quando videro che qualcuno era entrato nel supermercato: era un ragazzo biondo, alto, in jeans e giacca di pelle.
Tutto accadde in un secondo: appena il rapinatore con la calza nera in testa vide Harrison, si spaventò; puntò verso di lui la pistola e sparò.
Davis salì sulla sua auto e subito partì verso il Gray Market. Prese il cellulare e compose il numero di Tru.
«Avanti, rispondi...» pregava. «Muoviti...».
Il telefono continuava a squillare.
«Rispondi...!».
Niente.
Davis stava per riattaccare, quando una voce al telefono lo fece sobbalzare.
«
Davis...» disse Tru.
L’uomo fece un grande respiro di sollievo. «Oh, grazie al cielo!!» esclamò. «Sei ancora viva... Stai bene?».
«Sì... sì, sto bene...».
«Cos’è successo?» chiese Davis.
«Linda è morta!» spiegò Tru,con rabbia. «Jack ci è riuscito... E questa volta rischiava di morire Harrison al posto mio!!».
Davis rimase scioccato: Harrison aveva rischiato la vita per salvare quella della sorella.
«Per fortuna è riuscito a schivare il proiettile...» continuava Tru.
«Oh, meno male...» fece Davis.
«I rapinatori sono riusciti a scappare... a parte il figlio di Linda» disse Tru.
Davis rimase in silenzio.
Tru guardò il ragazzo piangere sul corpo della madre. «Linda non voleva che facesse più quella vita» disse Tru. «Ora capisco la richiesta di aiuto: voleva che l’aiutassi a portare il figlio sulla giusta strada...».
«Ma come puoi occuparti di lui?» chiese Davis.
Tru guardò Daniel mentre veniva ammanettato dalla polizia, già arrivata sulla scena. «Non sarà più compito mio...» rispose Tru. «Credo abbia capito di aver sbagliato...».
Lo sguardo di Tru si posò su Jack, che stava per uscire dal Gray Market con un poliziotto. «Ora ti devo lasciare...» disse Tru.
«Ok» disse Davis.
Tru chiuse il telefono e corse verso Jack. «Jack!» lo chiamò.
L’uomo si voltò. «Eccola...» fece lui. «Questa volta non ti è andata bene...».
«Hai ragione...» fece Tru, mentendo. In realtà lei era ancora viva e questa era un vincita.
«Volevo chiederti una cosa...» fece Tru.
«Spara!» disse Jack, sorridendo.
«Perché non mi hai lasciata andare, prima? Quando i rapinatori sono entrati, mi hai fermato, come se fossi certo che se avessi seguito Linda Gordon mi sarebbe accaduto qualcosa...».
Il sorriso di Jack scomparve. «C’erano due uomini armati nel supermercato e tu ti stavi dirigendo verso la loro vittima... Come poteva non succederti nulla?».
«Grazie per avermi salvata...» fece Tru. Non riusciva a credere di aver detto quelle parole.
Jack non rispose, ma fece un sorriso. «Non esaltarti, Davis...» disse. «Se tu muori, io perdo il potere! E per ora me lo voglio godere...».
Detto questo, Jack si voltò e uscì dal Gray Market.
Tru si guardò intorno, sorridendo e ringraziando qualunque forza dell’Universo l’avesse tenuta in vita.
Vide Harrison aiutare il commesso a riprendersi dallo shock e non poté far altro che essere fiera di lui: quel giorno, anche se aveva fatto qualche piccolo errore, l’aveva aiutata, ma soprattutto, l’aveva salvata.

 

Ore 21.34 

Jack entrò nell’ufficio di Richard.
«Come è andata?» chiese l’uomo. La lampada sulla sua scrivania non emetteva molta luce, il che rendeva tutto molto inquietante.
«Linda è morta» spiegò Jack.
«E... Tru?».
Jack non rispose.
Richard fece un sospiro e si alò dalla poltrona, portandosi verso Jack.
«Non posso biasimarti, Jack. In fondo non era tuo compito...».
Jack sembrò sentirsi quasi sollevato da quelle parole.
«Ma...» aggiunse Richard. «Tu avevi la possibilità di riordinare le cose e non lo hai fatto. E qualsiasi saranno le conseguenze, dovrai prenderti le responsabilità per questa scelta!».
Jack rabbrividì.
«Ma che cosa importa, ora?».
Richard non capì subito la domanda.
«Harrison ha rivissuto la giornata!! Io... io...». Jack non riusciva a dirlo.
«Non hai perso il tuo potere, Jack» spiegò l’uomo.
«Come fai ad esserne certo?»  chiese Jack.
Richard rimase in silenzio per qualche secondo. «Lo so e basta. Ne sono certo» disse.
Jack non capiva quelle parole: sentiva che Richard sapeva qualcosa, qualcosa che lui ancora non poteva sapere, forse perché non avrebbe ancora compreso. Dopotutto, Richard gli stava insegnando a fare il suo “lavoro”.
«Puoi andartene...» disse Richard.
Jack si voltò per uscire.
«Ah, un ultima cosa...» aggiunse il più anziano dei due. «La prossima volta, vorrei evitassi di utilizzare dei sicari per modificare la giornata di Tru. Mi è costato più di quanto ci sia servito...».
Jack ripensò al rapinatore che aggredì Linda nel vialetto: era stato un trucco perfetto per confondere Tru.
Senza troppi rimorsi, uscì dalla stanza.


 

Davis spostò la sedia e lasciò sedere Carrie.
Il ristorante in cui aveva prenotato era molto elegante.
Davis in giacca e cravatta aveva il suo fascino, pensò Carrie.
«Emh...» disse lui, sedendosi. «Ci facciamo portare da bere?».
«Certo!» rispose Carrie, sorridendo.
Un ragazzo si avvicinò al tavolo.
«Davis! Anche tu qui?» fece Harrison.
Davis rimase alquanto sorpreso di vedere Harrison.
«Oh, ciao! Ma cosa ci fai qui?» chiese.
«Sono qui con Every...» spiegò Harrison, mentre la ragazza comparve in un bellissimo abito rosso.
«Oh, ciao Every...» salutò
Davis.
«Ehm…» cominciò Harrison, dopo aver salutato anche Carrie. «Potrei parlarti un secondo, Davis? In privato...».
Davis guardò Carrie: lei annuì.
«Arrivo subito, non ci metterò molto...» disse.
«Every...» fece Harrison, voltandosi verso di lei. «Ti dispiace rimanere qui un secondo con Carrie...».
«No... no, no!» rispose lei, non molto convinta. «Vi aspetto qui molto volentieri...».
Harrison e Davis si alzarono ed andarono a parlare all’entrata.
«E bravo Davis...» commentò Harrison mentre uscivano. «Te la fai con la psicologa... E’ sexy! Molto...».
«Emh... sì...» fece Davis, imbarazzato. «Comunque... cosa c’è?» chiese Davis.
Harrison cambiò subito espressione e fece un lungo sospiro.
«Dimmi che non ho io il potere... Dimmi che non è passato a me!» fece Harrison, andando subito al dunque.
Davis non sapeva cosa rispondere. «Non so dirti cosa accadrà, Harrison. Però so che se tu hai avuto il potere, c’è una ragione...».
«Hai visto come stava per finire?!» esclamò il ragazzo.
«Ma non è finita così!!» disse Davis. «Tu sei riuscito a salvarla! Questo era il tuo compito e ci sei riuscito!».
Harrison rimase in silenzio. Le sue preoccupazioni non erano sparite.
«Ma...» disse. «Come facciamo a capire chi sia... beh, insomma... il mio opposto?».
L’uomo era ancora senza risposta. «Come è accaduto con Tru...» disse. «Credo si mostrerà lui...».
Harrison e Davis si scambiarono uno sguardo: entrambi erano preoccupati.

 

Every si sedette al posto di Davis, imbarazzata.
«Allora...» cominciò, rompendo subito il ghiaccio. «Davis è una persona davvero fantastica, vero?».
«Sì...» rispose Carrie. «E’ così dolce e imbranato da fare quasi tenerezza...».
Le due sorrisero.
«E poi sono anche fortunata, visto che posso vederlo tutti i giorni al lavoro...».
«Ah, già!» fece Every. «E’ vero che tu sei una psicologa...».
Calò il silenzio.
«Anche se forse non ti farà piacere parlare di lavoro in questa occasione, posso chiederti una cosa riguardo al lavoro?».
«Certo...» fece Carrie, bevendo un sorso d’acqua per nascondere il fatto che in realtà non voleva parlare di lavoro.
«E’ che mi è successa una cosa strana...» disse Every. «Questa mattina mi sono svegliata dopo aver fatto uno strano sogno...».
«Che tipo di sogno?» chiese Carrie, gentilmente.
«Non sembrava un sogno...» fece la ragazza, confusa. «Era tutto così reale...».
«E cosa hai visto nel sogno?».
Every non rispose subito. «Quello... quello che mi sarebbe accaduto oggi...».
«Non è una così singolare...» rispose Carrie. «I déjà vu non sono poi così grandi misteri per la psicologia, ora...».
«No... non era un semplice déjà vu...» continuò Every. «Ho visto tutta la giornata!!».
Carrie spalancò gli occhi. «Come?» domandò.
«Sì... non è una cosa strana?».
«E la giornata che hai vissuto oggi era identica a quella di oggi?» chiese Carrie.
«No...» rispose Every, pensandoci. «Non era completamente uguale... Qualcosa era cambiato...».
Carrie stava per parlare, quando Davis e Harrison arrivarono.
«Allora...» fece Harrison. «Ti lascio Davis...» disse, rivolgendosi a Carrie.
«Non preoccuparti, mi ha fatto molto piacere parlare con Every» spiegò Carrie, sorridendo. «Mi piacerebbe molto rivederti...».
Every rimase molto confusa, anche perché non aveva avuto nessuna risposta vera ai suoi dubbi.
«Allora ci rivediamo?» chiese Carrie.
«Certamente...» fece Every.
E dopo che Harrison ed Every se ne erano andati, Carrie si rivolse a Davis. «Scusa, ma devo andare un secondo alla toilette... Arrivo subito!».
La donna si alzò e mentre la vedeva dirigersi in bagno, Davis pensò di essere un uomo fortunato ad avere lei.

 

Carrie entrò nella elegante toilette del ristornante e subito prese il cellulare dalla sua borsa.
«Sono io...» disse. «L’ho trovato, Jack! Ho trovato l’opposto di Harrison!».

 

E finalmente avete scoperto chi è l’opposto di Harrison!! Le vostre supposizioni erano giuste!! Il titolo del capitolo si riferisce proprio a loro!! Che erano opposti, però, lo si poteva capire anche semplicemente da quello che ho scritto verso l’inizio del capitolo 3 (se non vi ricordate, andate a vedere come Every commenta i gusti di Harrison prima che arrivi Jack...).

Con questo capitolo (che purtroppo è arrivato con molto ritardo e me ne scuso, ma il mio computer mi sta dando qualche problema da tempo...) si chiude l’episodio. Spero vi sia piaciuto come finale (e spero vi sia piaciuta tutta la storia!!) perché io mi sono divertito molto a scriverla!!
Quindi un grazie a tutti quelli che hanno seguito la storia e specialmente a chi l’ha commentata!!

E se vi state chiedendo se Harrison ha preso il potere di Tru, non vi resta che aspettare il prossimo episodio!!
A presto!!
Grazie 1000 (e commentate... hihi)!
Ciao ciao!!

  
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