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Autore: purplebowties    26/08/2013    3 recensioni
Perché è questo che sono, infondo; creature incredibilmente imperfette.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Autore: purplebowties
Titolo: An Imperfect Kind Of Perfection
Rating: Giallo
Timing: Frammenti del primo anno di matrimonio di Chuck e Blair
Personaggi: Chuck Bass, Blair Waldorf
Paring: Chuck Bass/Blair Waldorf
Introduzione: Perché è questo che sono, infondo; creature incredibilmente imperfette.



An Imperfect Kind Of Perfection

 

“Forse non sapete che per me siete tutta la mia vita;
ma io non conosco la tranquillità, e non ve la posso dare.
Tutto me stesso, l’amore…sì. Non riesco a pensare a voi e me separatamente.
E non vedo davanti a me alcuna possibilità di tranquillità, né per me, né per voi.
Vedo la possibilità di essere disperati, infelici…
oppure felici, e quanto!” *1

 

C’è una nota urgente, impaziente nel modo in cui Blair sussurra “Ci vediamo di sopra, Bass”, qualcosa che lui è l’unico a poter sentire, perché il suo mormorio è soffice, delicato ed è riservato solamente a lui.

Sta chiaramente cercando di sedurlo e, a questo punto, lui non ha più nessuna ragione per resisterle. Non importa che sia esausto e ancora incredibilmente frastornato dal furioso combinarsi di emozioni che ha vissuto sulla pelle durante le ultime ventiquattro ore perché, quando la guarda, non può far altro che sentirsi di nuovo come un diciassettenne, così pieno di energia e affamato della sua lussuria nascosta.

Quindi assaggia velocemente la sua bocca, le labbra di Blair intrappolate tra le sue (sanno di Champagne e fragole, proprio come la prima volta che l’ha baciata, perché, ironicamente, è questo che Lily ha comprato per il loro piccolo ricevimento), e poi le risponde con un sorriso obliquo, promiscuo. Lei sa cosa significa e, mentre sale le scale, il suo sguardo resta fisso su di lui. Non smette mai di cercare di renderlo suo, anche se lui lo è di già.

Suo. Ufficialmente.

Dieci secondi dopo si scusa, allontanandosi dagli ospiti. Dopo venti secondi sta salendo le scale a sua volta, e ride quando sente Nate dire “La sposa e lo sposo sono spariti” e Jack rispondere “Senti già la mancanza del tuo fidanzato?”, ma poi le voci si fanno inudibili e c’è solo lui di fronte alla porta della stanza di Blair.

Accarezza lentamente il legno color crema con le dita, ghignando quando pensa al dolce piacere che proverà nel far scorrere i suoi palmi sulla pelle di Blair. E' passato così tanto tempo dall’ultima volta che l’ha toccata davvero, ma ricorda ancora ogni singolo neo del suo corpo, come se la sua nudità fosse un’immagine stampata nella mente.

Ma, nonostante questo, Chuck la lascia aspettare. E’ il loro feticcio; ci sarà sempre un lancinante piacere nell’attesa*2 per loro, perché entrambi sanno che questo è un gioco che si concluderà sempre con la loro vittoria. Non perderanno più, non ora che sono insieme. Per sempre. Quindi passa dieci minuti fuori dalla porta, sorridendo ed immaginandola pronta per lui, che lo aspetta sul suo letto, lucente di orgoglio, piena della sicurezza data dalla certezza che lui arriverà.

Chuck non bussa (e lei non si aspetta niente di diverso, perché lui è una persona maniacalmente teatrale e, soprattutto, perché non le ha mai chiesto il permesso di entrare – nella sua stanza come nella sua vita), sperando di catturare un lampo di eccitata sorpresa nello sguardo di lei, ma, quando apre finalmente la porta, il primo squarcio di Blair che i suoi occhi incontrano lo lascia senza fiato e la mano gli trema quando l'appoggia sulla maniglia della porta, per chiudere il resto del mondo fuori dal loro.  

Ed eccola lì, nel mezzo della loro oscurità, nel mezzo del suo letto, circondata da candele tremanti, il suo vestito di quell’angelico azzurro chiaro abbandonato a terra, i capelli scuri che le cadono sulle spalle. Lo sta aspettando, un’anima maliziosa e seduttrice che gli fa perdere la testa ed ogni possibilità di controllo con la sua lingerie nera e quel sorriso provocante. Si sente subito così fisicamente debole, tremante per l’emozione e con le gambe traballanti: Blair potrebbe ucciderlo con un solo tocco, potrebbe spedirlo all’inferno in una questione di secondi, ma lui non ha paura di quella vulnerabilità. Ne ha bisogno, in realtà. La desidera.

Ricorda di essere stato un ragazzo perduto su quel letto, un gomitolo di lacrime e fragilità; ricorda le dita di Blair correre tra i suoi capelli, asciugarli le lacrime, la ricorda sussurragli che sarebbe andato tutto bene. Ricorda come lei fosse una visione di bianco lucente nel profondo del suo buio, come cercasse di portare un raggio di sole nella sua vita.

Ora non cercano più la luce. Ora, in qualche modo, l’unica luce di cui hanno bisogno è quella del loro amore.

 “La stavo aspettando, Mr. Bass,” gli dice e Chuck sfiora delicatamente la fede sul suo anulare sinistro con l’indice destro, trattenendo il respiro. Non fuggiranno più. Non possono e, sopratutto, non ne sentono il bisogno.

“Se pensavi che questo fosse tanto, non hai idea di quello che ti aspetta,” *3 sussurra, mentre si abbassa per baciarla, lasciando cadere la giacca a terra.  

Blair sorride, perché lui sta citando se stesso - teatrale, come al solito -, ma questa volta non ha paura e non c’è alcun segno di esitazione nel suo sguardo. “Credimi, lo so."

 
In realtà lui non riesce ancora a credere che siano veramente sposati. Sembra ancora un sogno e, anche se la pelle di Blair è tesa sotto le sue mani, anche se lei è affamata dei suoi baci e le sue dita selvagge stanno già strappando via il suo farfallino ed i bottoni della sua camicia, tutto gli sembra ancora sfocato.

Quindi, quando le gambe di Blair intrappolano le sue anche e lui appoggia le labbra sotto l’orecchio di lei, all’inizio del collo, non riesce a fare a meno di sussurrare “Sei mia, Waldorf”, intenso e possessivo, solo per essere sicuro che lei lo sia per davvero.

Un tempo lei era spaventata all’idea di essere sua e, anche se il cuore le diceva che non poteva impedirgli di possedere la sua anima, tentava disperatamente di non esserlo. Ora essere sua è tutto quello che vuole e lui lo riesce a capire dal modo in cui lei lo bacia avidamente e gli afferra i capelli per zittirlo.

“Chiamami Mrs. Bass,” gli dice.

Non è una richiesta, è un ordine. E’ questa la sua Blair, pensa Chuck, è questa la donna che ama: è nata per comandare, per essere regina. Per essere la sua regina, realizza, e la consapevolezza del potere che lei ha su di lui lo lascia nuovamente senza fiato, mentre avverte le unghie di Blair graffiargli la schiena

Tutto diventa improvvisamente così reale che, quando le stringe i seni ed entra dentro di lei, tutto quello che riesce a dire, nel mezzo del loro piacere, è: “Ti amo, Mrs. Bass."

E’ sua moglie ora e, per la prima volta nella sua vita, Chuck sente che la loro storia non avrebbe potuto concludersi in altro modo.



Partono per la loro luna di miele il giorno successivo e Blair dice qualcosa circa quanto sia contenta di evitare il funerale di Bart, mentre siede sul letto con le gambe incrociate. Ordina a Dorota cosa mettere in valigia, con il suo tipico outfit da viaggio indosso, un vestito blu navy con i bordi bianchi ed un grande cappello a tesa larga.

Sorseggia elegantemente il tè che Chuck ha portato a letto, insieme ad un pezzo della sua torta preferita, un mucchietto di macaroons al pistacchio ed una rosa rosso scuro sul vassoio. Lo osserva con falsa noncuranza, come se cercasse di studiarlo. Lui se ne sta in piedi, un braccio appoggiato allo stipite della porta, il suo scotch mattutino in mano, e lei non può evitare di pensare a quanto stia bene con quel completo blu scuro dai bottoni dorati.  

Chuck la osserva, perfettamente consapevole di quello che lei sta facendo. Ma è il loro primo giorno da coppia sposata e, per quanto gli sarà possibile, non vuole pensare a nulla che non sia Blair, quindi evita intelligentemente il suo commento appositamente gelido su Bart (Blair ha chiaramente parlato in quel modo per vedere la sua reazione) ed invece dice “Blair, non hai bisogno di fare le valige, ti comprerò qualsiasi vestito vorrai" e poi ghigna, aspettando che lei venga a baciarlo.

“E perché mai Mr. Bass?” gli chiede Blair alzandosi, mentre Dorta sparisce silenziosa nella cabina armadio. “Cosa ho fatto per meritare tanta generosità?” domanda con tono provocante, camminando lentamente verso di lui. In un attimo  le sue labbra sono premute contro quelle di Chuck ancora una volta e la sua lingua lecca via una goccia di scotch dall’angolo della bocca di lui.

“Sei mia moglie, Blair,” risponde Chuck, con gli occhi che brillano al suono di quella parola – moglie, lei è sua moglie. “E comunque comprarti vestiti sarà tanto divertente quanto strapparteli via."

Il loro completi navy finiscono sul pavimento del bagno due minuti e venti secondi dopo ed entrambi ridono quando sentono Dorota lamentarsi perché “Dorota non può mettere nella valigia crema all’avocado di Miss Blair e dopobarba di Mr. Chuck se porta del bagno chiusa” e poi qualche parola in polacco e altre lamentele circa il fare le valigie.  

Comunque i vestiti sono l’ultima cosa di cui hanno bisogno, perchè passano tre quarti della loro luna di miele completamente nudi, rigirandosi in lenzuola di seta e facendo l’amore tante volte quanto i loro corpi consentano, mentre il loro jet privato sorvola l’Europa.

Blair non protesta nemmeno quando non visitano il Louvre a Parigi – non propriamente, almeno, perché finiscono per cedere ad una sveltina in uno dei bagni del museo (“Questo non è per niente di classe, Bass,” prova a contestare Blair, ma Chuck le sussurra nell’orecchio che “sorriderà sicuramente come la Mona Lisa*4 
dopo"quindi lei si arrende e  lascia che lui le spinga la schiena contro il muro).   

“Spero che nessuno ci abbia visto,” scherza lei a cena, più tardi, perchè il realtà spera che qualcuno lo abbia fatto e può dedurre dal ghigno di Chuck che lui sa cosa lei stia pensando.

E’ così incredibilmente bella, riflette lui, mentre sorseggia il suo vino bianco e osserva come quel vestito nero ed oro le conferisca una luce speciale; emana classe, eleganza, potere e soddisfazione. Non l’ha mai vista così vistosamente felice e sa che le regalerebbe il mondo, se il mondo non fosse già di loro proprietà.

Ma lui è un Bass e ha bisogno di “fare le cose in grande” dice Blair divertita, quando Chuck affitta un’intera sala da ballo a Mosca e compra autentici vestiti del diciannovesimo secolo, solo per rendere perfettamente credibile il loro impersonare in un gioco di ruolo Anna Karenina e Vronskij*5, la notte di capodanno.

 “Sei così vanitoso, Chuck,” gli sussurra Blair nell’orecchio ed il suo rossetto lascia una macchia sulla camicia di Chuck quando lei gira rapidamente la testa per evitare un bacio, solo per provocarlo un po’.

“Qualcosa mi dice che la mia vanità di eccita,” risponde lui, mentre la fa ruotare sulla musica del Second Waltz*6 per acquisire il controllo totale del suo corpo – non la lascerà condurre il gioco questa volta.

Improvvisamente, lei sta cadendo incontrollabile tra le sue braccia, le mani aggrappate alla sua giacca di seta nera, ed il walzer diventa un aggrovigliarsi di corpi separati solo dal tessuto dei loro vestiti.  

Stanno ancora girando furiosamente, muovendosi in ampi cerchi, ma Blair non ascolta più la musica, si limita a seguire Chuck, completamente inebriata dal suo profumo pungente, mascolino. Il casquet*7 arriva così inaspettatamente che Blair chiude gli occhi quando si sente cadere a terra e, quando li riapre, l’unica cosa che riesce a vedere è il ghigno soddisfatto di Chuck.

“Il casquet è un passo di tango, Bass,” sussurra debolmente, perché ha il cuore in gola ed il ritmo irregolare dei battiti le sta facendo alzare ed abbassare il petto troppo velocemente.

“Lo so. Ma guardarti mi ha fatto venire voglia di infrangere le regole,” le risponde lui prima di abbassarsi a baciarla e, anche se non riesce più a pensare lucidamente con la lingua di Chuck tra i denti, Blair non può fare altro che sorridere dietro alle sue labbra.

 



Tornare a New York dopo due mesi di luna di miele significa tornare alla vita vera ed affrontare quello che si sono lasciati indietro.

Blair è consapevole di essere molto più pronta di lui per quel passo, quindi gli stringe la mano quando il jet atterra sul loro regno ed una piccola folla di paparazzi e repoter li segue fino alla limousine. Dietro le lenti scure degli occhiali da sole, lei alza lo sguardo su di lui e si morde il labbro inferiore, tentando di non mostrare un’espressione preoccupata.

Chuck ha un ghigno arrogante dipinto in faccia quando dice che è pronto a prendere posto alla guida delle Bass Industries e c’è  un lampo di orgoglio nel suo sguardo quando dice che è nato per essere a capo della compagnia ma, in ogni caso, Blair riesce a sentire le sue dita innaturalmente fredde tremare un po’ quando gli chiedono di suo padre. Stanno cercando un segno di debolezza, qualcosa che consenta loro di poter continuare a speculare sulla morte di Bart, e lui fa di tutto per non apparire colpevole o insicuro, ma Blair potrebbe raccontare una storia completamente diversa.

Potrebbe raccontare la storia delle sue notti insonni e delle sue camminate notturne, quando si muove silenziosamente avanti e indietro per la suite nella sua vestaglia di seta viola. Blair lo spia, nascosta nel buio, memorizzando il rumore sordo dei suoi passi, ma non dice nulla e lui fa lo stesso. Le porta ancora la colazione a letto ogni mattina, le riserva la stessa quantità di attenzioni, la stessa considerazione e la stessa esclusiva tenerezza.  

E’ solo un nuovo modo di crollare, più discreto, più misurato. Non ci sono eccessi di rabbia, Chuck non si sta nascondendo in una stanza, rifiutando ogni contatto con il mondo; il suo crollo è fatto di piccoli gesti, di più bicchieri di scotch del solito, di prolungati, sofferenti silenzi, di occhi scuri, e tutti questi dettagli sono così ben nascosti che Blair non ci farebbe neanche caso se solo non fosse per il loro amore, così viscerale da consentirle di provare il dolore di Chuck come se fosse il suo.

Ma la sera prima del suo primo giorno come CEO della compagnia tutto il suo intestino tormento diventa così chiaro che quando Blair lo trova, in piedi sul tetto dell’Empire con una mano poggiata al parapetto e gli occhi fissi sull’orizzonte, non ha nemmeno bisogno di chiedergli cosa lui stia facendo lì o come stia.

Lei lo sa già. Quindi cammina lentamente verso di lui, intreccia il braccio intorno alla sua schiena, e lui abbassa gli occhi quando sente il corpo di lei toccare il suo. Sospira, ma non dice nulla.

“Ti stavo cercando,” comincia lei, mentre gli stampa un bacio leggero sul collo. “Ho immaginato che saresti salito qui, prima o poi.”

“Mi conosci bene,” sussurra lui, raggiungendo istintivamente la mano di lei con le dita. Blair sorride timidamente quando lui le sfiora delicatamente la fede nuziale, come se fosse spaventato all’idea di non trovarla, come se fosse ancora sorpreso dalla vita che stanno costruendo insieme, dalla promessa che si sono fatti con quegli anelli.

“Sei mio marito, Chuck,” risponde, mentre lui si gira per guardarla negli occhi. Improvvisamente, incontrando il suo sguardo, Blair sente un brivido lungo la schiena, ancora estasiata da quegli occhi oscuri e magnetici, dal loro mistero e dalla loro profondità, da quell’insopprimibile luccichio di dolore e buio. Sa che è qualcosa che neanche lei può eliminare, ma sa anche di essere l’unica a cui è concesso di aiutarlo a convivere con quella sofferenza, l’unica ad amare persino quel cratere di vuoto e sofferenza.  Quegli occhi sono ancora la cosa più bella che abbia mai visto o conosciuto; la più bella di cui abbia mai fatto esperienza.

“Credi davvero che io meriti tutto questo, Blair?” le chiede lui dopo un pò. “Questo impero. Questa vita. Te.”

La mette alla fine della lista solo perchè è la cosa più essenziale e la voce si spezza quando arriva alla fine della frase, spaventato all’idea di guardarla negli occhi e leggervi un no come risposta. Quindi si allontana lentamente dal parapetto, cercando qualcosa su cui posare gli occhi, perchè non può farli cadere su di lei e non può guardare giù. Sa quello che vedrebbe e non vuole affrontarlo, non vuole rivivere quel ricordo, ma non può nemmeno scappare da esso. E’ una memoria inevitabile e lo sta perseguitando come un fantasma.

Sta per entrare nel panico quando la mano di Blair raggiunge nuovamente la sua.  

“Chuck,” lo chiama lei, cercando di farlo concentrare su di lei. “Chuck, guardami.”

“Non posso.” sussurra. “Non ce la faccio, Blair.”

Qualche lacrima le cade sulle gote quando la voce di Chuck si spezza di nuovo e tutto quello che riesce a fare è avvicinarsi di più e stringere le dita tra le sue con più forza. Quando le loro fronti si toccano, Blair può sentire la sua pelle fredda e sudata di Chuck contro la sua e sa che farebbe di tutto per guarirlo in quel momento, perché lui ha ancora gli occhi chiusi e ancora  si rifiuta  di guardarla.

 “Credi che sia migliore di lui, dopo tutto? L’ho lasciato cadere. La sua oscurità…lui è una parte di me, Blair.”

Chuck Bass,” dice lei, poggiandogli le mani sul viso e accarezzando lentamente la sua mascella, “tu non sei tuo padre, non importa quanto buio possa essere il tuo cuore. Io so chi sei, conosco l’uomo che ho sposato e voglio ogni parte di quell’uomo. Sei una persona fantastica, Chuck. Ma puoi convivere con i tuoi demoni solo accettandoli, altrimenti finiranno per distruggerti."

E’ l’assolutezza del loro amore incondizionato, pensa lui, il potere dell’accettazione, quello che gli permette di seguirla fino al bordo del tetto. Entrambi guardano giù, mano nella mano, ed il fantasma di Bart Bass appare così sbiadito di fronte alla forza del sorriso sereno di Blair.

 



E’ lei a comprare la loro townhouse*8. E’ qualcosa che sente la necessità di fare, perchè Chuck non ha mai avuto un vero posto da chiamare casa ed è questo che Blair vuole essere per lui. Vuole essere la sua casa, il suo punto di partenza e di arrivo; il focolare domestico, il calore della famiglia.

Quindi lo sorprende, correndo sui tacchi alti nel suo ufficio una mattina di Marzo, e lui ghigna felicemente alla vista del vestito di seta viola chiaro ed al sentore di Chanel n°5 che Blair porta con sè. 

“I nostri giorni all’Empire sono finiti, Mr. Bass,” dichiara lei, senza lasciargli il tempo di chiederle perché lei stia portando una brezza di vita gioiosa nella sua mattinata di noia invece di lavorare alla nuova collezione Waldorf all’atelier o di che cosa lei stia parlando.  

Blair continua a sorridere, passandogli un pensante fascicolo e, quando lo apre, Chuck ne resta completamente meravigliato. Il suo sguardo viaggia su foto di una bellissima townhouse, arredata con grande classe, incredibilmente accogliente, e riesce a sentire gli occhi farsi umidi per l’emozione quando cadono sul contratto firmato. Ed all’improvvisto capisce perché Blair abbia declinato tutti sui suggerimenti circa il posto perfetto dove vivere durante gli ultimi tre mesi, perchè ogni sua idea era sempre “non abbastanza raffinata” o “troppo appariscente”, capisce finalmente perchè l’idea di vivere con Nate non sembrasse infastidirla: aveva un piano. Blair Waldorf ha sempre un piano

 “Balir, è…”

“Prima che tu inizi a dire che dovrebbe essere il marito a comprare la casa – so che lo stai pensando, Bass – lasciami spiegare: questo sarà il primo posto che potrai chiamare casa e volevo essere io la persona con il potere di farti questo dono.”

Chuck non sa cosa dire, perchè le parole non potrebbero spiegare quello che prova, quindi si limita ad afferrarla e sollevarla tra le braccia, baciandola profondamente e facendola girare, prima di adagiarla sulla sua scrivania.

“Stavo per dire che è una cosa meravigliosa, Blair,” dice, mentre una certa quantità di fogli e matite cade a terra, nell’attimo in cui la fa stendere sul legno. “Tu sei meravigliosa,” aggiunge tra un bacio sul collo e l’altro e le gote di lei che si fanno di fuco quando lui comincia a sbottonarle il vestito.

“Puoi ancora essere l’uomo di casa e comprare una residenza negli Hamptons per noi, Bass. E’ quasi estate,” sussurra lei, già senza fiato. 

“Già fatto, Mrs. Bass. Non sei l’unica che sa come fare delle sorprese.”

“Tu. Egocentico. Basstardo*9” scandisce Blair ed ogni parola è un piccolo gemito tra il liberarsi della camicia di Chuk e lo strattonarlo verso di lei, perché lui si stenda sopra di lei.

“Sono Chuck Bass."

Lui sta ghignando sornione.


Governano New York dalla loro townhouse, come due monarchi dispotici. Mentono, complottano e tutti hanno paura del loro dominio e della crudeltà che sanno mostrare quando non si sentono sufficientemente rispettati.

Ma questo è ciò che accade al di fuori.

Dentro sono una calorosa famiglia felice, circondata dalla compagnia di pochi eletti, persone che non devono temere il loro potere. Dentro c’è fiducia, lealtà ed impegno, dentro c’è l’accettazione e l’amore delle loro reciproche imperfezioni.

Perchè è questo che sono, infondo; creature incredibilmente imperfette.

A volte litigano. Lei grida che lui è un bastardo arrogante, un uomo egocentrico, egoista, geloso e vanitoso, che lavora troppo, beve troppo, non parla abbastanza. Lui risponde (senza gridare, sarebbe troppo volgare) che lei è una diabolica stronza, una donna dittatrice, maniaca del controllo, vendicativa, che è sempre troppo lunatica e capricciosa. A volte restano un giorno senza parlare, giurano di odiarsi, si comportano come infantili bambini viziati. Ma è solo un gioco. Alla fine di ogni lotta sono di nuovo lì, a fare l’amore ovunque sia possibile, a baciarsi profondamente, senza mai negare la promessa che si sono fatti di amarsi e prendersi cura l’uno dell’altro.
 



E’ l’ultimo giorno del loro primo anno insieme quando lei lo aspetta in bagno, con un test di gravidanza strizzato tra le mani ed in cuore che le batte sempre più forte in gola. Resta in silenzio quando lui entra, con quell'aria che è sempre in qualche mondo sempre preoccupata per lei.

“Cosa non va, Blair?” le chiede delicatamente, troppo concentrato sugli occhi umidi di Blair per notare quello che lei sta tenendo in mano.

“Nulla." C’è un sorriso timido tra le labbra di lei ora e Chuck è confuso, ma continua ad accarezzarle la spalla, disegnando cerchi immaginari sulla sua pelle con l’indice. 
“Non c’è nulla che non vada, Chuck. Sono incinta”.  

Sono entrambi terrorizzati. Sono entrambi danneggiati, pieni di difetti e di insicurezze. Entrambi hanno una storia di problemi con i propri genitori e nessuno dei due pensa di essere abbastanza per avere un figlio.

Ma si stringono in un abbraccio, piangono entrambi di gioia, entrambi sicuri che nutriranno il prodotto della loro unione con tutto l’amore che riusciranno a trovare. E’ la loro promessa per il futuro.

 
"True perfection has to be imperfect.
I know it may sound foolish,
but it's true." *9

 

 



Note:

[1] E’ una citazione da Anna Karenina, un romanzo russo scritto da Lev Tolstoy.

[2] Una citazione di Blair dall’episodio 2X08, Pret-A-Poor-J.

[3] Una citazione di Chuck dall’episodio 2X07,  Chuck in real life.

[4] Sono sicura che tutti sappiano cosa sia la Mona Lisa ma, nel caso ipotetico che qualcuno non lo sappia, la Mona Lisa è il ritratto di una donna misteriosa, di Leonardo Da Vinci. La donna del dipinto sorride enigmaticamente. E’ in esposizione permanente al museo del Louvre, a Parigi. Inoltre “Smile like Mona Lisa” è  una citazione accidentale di Our Last Summer, una canzone degli Abba.  

[5] Anna Karenina e Vronskij sono due dei personaggi principali di Anna Karenina, il sovracitato romanzo di Tolstoy, il quale è ambientato in Russia. I due personaggi vivono un amore estremamente tumutuoso. Inoltre, nell’episodio 3X13 (The Hurt Locket), Blair è nell’appartamento di Chuck e lo aspetta per mettere in scena esattamente questo  role-play.

[6] Questo è il Second Waltz.

[7] Il Casquet, come ho scritto nel testo, è un passo di Tango. Scommetto che tutti sappiano cos’è, ma, per essere sicuri, questo è un casquet.

[8] Non esiste un termine italiano che corrisponda all’inglese townhouse. E’ questo tipo di abitazione. Chuck e Blair, da come appare alla fine dell’ultimo episodio, vivono in una di queste residenze.

[9] Little by Little, Oasis

[10] Ho scritto questa fanfiction in inglese e l’ho successivamente tradotta in italiano, motivo per cui lo stile potrebbe risultare un pò macchinoso. Se voleste leggere l’originale, qui trovare il link!

   
 
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