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Autore: maira_238    26/08/2013    0 recensioni
"-Come stai?-
-Bene, grazie. E tu?-
Frasi fatte.
In realtà non mi importa come stai, a meno che tu non sia un mio caro amico. Per il resto sono sincero, non mi importa. Te lo chiedo per pura formalità, per garantire un saluto educato e dare una buona impressione, perché delle volte ti eviterei di proposito per evitare questa piccola finzione, questa ripetizione. Sento una venatura egoistica nel mio cuore buono. Una vena d’indifferenza, naturalmente umana, non mi sento in colpa per questo."
siamo consapevoli di vivere in un mondo fatto di personaggi piuttosto che di persone. Generalmente indossare una maschera è più comodo che essere davvero noi stessi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho voglia di stare da solo fisicamente. Quanta gente c’è qui, è estate. I turisti mangiano il gelato, e hanno la pelle chiara e arrossata dal sole. Indossano cappelli chiari di paglia, e scarpe da ginnastica. Valigie. Passano mille volti, tanti sono particolari, tanti tutti uguali, volti che scorderai facilmente.
 
Amici, parenti, conoscenti, persone che ti innervosiscono, sconosciuti:

-Piacere!-
-Come stai?-
-Bene, grazie. E tu?-
-Fa caldo oggi.-
-Che si fa stasera?-
 

Frasi fatte.
             
In realtà non mi importa come stai, a meno che tu non sia un mio caro amico. Per il resto sono sincero, non mi importa. Te lo chiedo per pura formalità, per garantire un saluto educato e dare una buona impressione, perché delle volte ti eviterei di proposito per evitare questa piccola finzione, questa ripetizione. Sento una venatura egoistica nel mio cuore buono. Una vena d’indifferenza, naturalmente umana, non mi sento in colpa per questo.
Vedendo un poveraccio in mezzo alla strada rimango un attimo colpito, mi crea…pena.
Poi girando l’angolo non lo vedo più, ci penso qualche altro secondo e poi basta, i miei occhi vedono altro ed è sparito anche dalla mia testa.
So che ha una gamba malformata, lo vedo spesso; ma non so com’è il suo viso, come si chiama, dove dorme. Non so niente, e niente è ciò che rimane nel mio cuore, anche dopo averlo visto, mi basta girare l’angolo e pochi passi si portano via tutto, anche quella poca pena che non so come nasce ancora dentro, laddove tutti dicono che nascano i sentimenti.
 
Freddo. Ho freddo dentro anche d’estate. Sento il cuore freddo, sterile, incolto, gli manca il calore, quel calore particolare, veramente intenso e sincero, da parte di qualcuno. Manca la spontaneità, manca l’affetto. Sei li da solo e nessuno ti da niente davvero, solo frasi fatte. Sono capaci solo a farti credere che il mondo giri apposta per te, ti illudono con i sorrisi, gli abbracci, ma quando non li vedi cosa ti rimane di loro?
 
Ogni piccolo gesto viene dimenticato, anche quello più significativo. Il valore di un’azione è dato dalla nostra mente, ma poi passa, e col tempo va, si dimentica è così.
 
“Abbiamo bisogno gli uni degli altri, lo credo.”
“Abbiamo un amico speciale, adoro ridere con lui, e quando non c’è non mi va di uscire con gli altri. Ho anche altri amici, ma sono sempre ruote di scorta in realtà.”
“Si organizza una cena, devo esserci, ci saranno tutti e io non posso mancare.”
“Domani sarà il mio compleanno, mi aspetto tanti auguri, bei regali e mille attenzioni.”
“Mi sposerò, è il sogno della mia vita, ho trovato la persona con la quale sto bene, che condividerà con me qualsiasi cosa.”
“Morirò un giorno, perché così è la vita, e…pazienza.”
 

Cazzate. Tante bellissime illusorie cazzate che costantemente albergano nelle menti degli uomini.
Trovare una conclusione, un senso, un perché, è questo che ci danniamo a fare, per tutto. A volte il perché lo forziamo nella nostra testa, per trovare un rigore logico a come siano andate le cose : “lui si è comportato male, non si merita la mia comprensione, troppe volte ci sono passato sopra” o ancora “ah! Questo finalmente è stato concluso! Ora mi sento più indipendente da tutto e tutti! Quegli amici mi parlano dietro, e io non li ho più salutati, ora si che hanno capito cosa hanno fatto”. Poi, dopo poco, da tipo solitario, diventi un tipo solo, perché hai scartato le persone, hai fatto quello che era giusto fare, e ti senti l’amaro laddove dicono nascano i sentimenti, un fastidio di te stesso, della tua pelle, del tuo viso, e in questi momenti, di debolezza se vogliamo, tutti i nostri ideali, i nostri concetti che all’apparenza sono sempre sembrati così solidi, crepano davanti ai nostri occhi, alzano tanto fumo da terra e creano un rumore silenzioso insopportabile.
 
Eppur sapendo di recitare in un mondo che gode dello spettacolo e del nostro teatrale, continuiamo a farci piacere, continuiamo a fingere un po’, a coprirci di espressioni e movenze che non sono naturalmente nostre. Imparerai a tue spese che incontrerai tanti attori e poche persone.
Realizzarlo è facile, davvero. Sei tu stesso il primo ad accorgertene facendo qualcosa per un fine.
Il difficile sta nell’abbattere tutte queste convenzioni. Il difficile sta nello scoprirsi davvero, sapersi bellissimi nel diventare unici come siamo. A che pro imitare mille azioni altrui, dimenticando noi stessi,se poi ciò che rimane è niente.
 
Ci si riempie di grasse risate, di felicità e gioia, e “quanto sei dolce e simpatico” , e si crede di riempire un corpo di qualcosa di bello, ma poi passa e rimane il niente, ancora.
Pensa a una festa. Quanta baldoria, quante grida e casino. Sono ore di spensieratezza e ti riempi il corpo di gioia. Ci si ubriaca di emozioni, le sensazioni diventano più forti, e si raggiunge l’apice della vitalità. Passano le ore e sembra avere un’energia infinita. Sei padrone del mondo.
Ma poi la gente si stanca, si siede, non balla più. La stanza si svuota, a poco a poco,. Le prime luci del mattino schiariscono visi di ragazze col trucco sbavato, e bicchieri rovesciati a terra.
 E rimane il disordine, qualcuno verrà a sistemare ogni cosa e la stanza si svuoterà di tutta la vitalità,della gente, e sarà spenta, le imposte chiuse e calerà il sipario. Sarà buio.
 
C’è una sala d’attesa di ospedale dove ogni giorno un uomo sulla quarantina si reca, insieme alla sorella, agli amici, per visitare sua moglie che sta tanto male. È un brutto momento ma passerà, ne è sicuro, gliel’hanno detto i medici, e tutti quelli che l’hanno consolato e che non l’hanno fatto mai stare solo questi giorni.
Quanti abbracci di sostegno, quante parole, tante.
L’uomo ha pregato, ogni sera, quando dal vetro della stanza guardava la moglie. C’è un Dio che ci protegge, e non toglierà mai la vita alla persona buona che è sua moglie.
La speranza lo rincuora, e l’uomo va avanti, così.
 
Eppure lo sai già che ella morì. Si. Mori così facilmente, senza preavviso, senza sintomi, sua moglie morì. E lui conobbe il niente più assoluto. La vera essenza del vuoto, che tutti hanno paura di assaggiare. E così egli se ne accorse: tornando a casa, ebbe una visione diversa;
 i mobili, gli oggetti e tutto il resto erano assolutamente privi di significato. Una casa ben arredata perdeva anche il  minimo senso e appariva vuota agli occhi di quell’uomo. Buttatosi sul divano si fermò a fissare le tende, l’arredo, i fiori sul tavolo e incantandosi su di essi, come ci si incanta di solito su un qualcosa non vedendolo più, li fece sparire dalla sua mente, in uno stato di inconscio e ogni cosa perse il suo senso. Cosa è rimasto a quest’uomo di tutte quelle belle parole, di tutte le sue speranze… che il suo Dio lo abbia abbandonato?
Le persone non possono vivere con lui per sempre.
E nemmeno le illusioni.
 
E fu così che egli dimentico tutto, ogni castello cadde a terra crollando, facendo fumo bianco, ogni albero si spezzò, la terra si sciolse nella lava, le acque bollirono premendo sull’aria sprezzante e tagliente che gli riempì di lame la mente e che tagliò uno ad uno ogni azione fatta, ogni sostegno, ogni volto, ritrovandosi solo, finalmente, anche fisicamente.
 
 
 
Il più grande errore è quello di voler cercare sempre un senso, una ragione.
-perché mi ha lasciato?-
-perché proprio a me?-
-perché son vivo?-
-perché muoio?-

 
Perché nulla ha senso, e ogni certezza crolla sempre, sempre, ascoltami. Anche la più piccola.
Se io sono davanti a te, qui ed ora, e se tu chiudi gli occhi, aprendoli io potrei non esserci più, potrei sparire senza dirtelo mai. Lentamente ti dimenticherai  cosa abbiamo fatto,  cosa abbiamo passato insieme, e i vecchi ricordi saranno sostituiti da cose nuove. Io sparirò, senza che tu te ne accorga nemmeno. E nulla ti rimarrà di me. Ogni tanto mi penserai, e crederai di ricordarmi perfettamente, ma in realtà avrai dimenticato il mio sguardo, i miei gesti, la mia voce. Ti sforzerai di ricordare, e crederai di riuscirci. Proverai ad aggrapparti alla vita, e ad avere un posto in alto per vedere meglio ogni cosa
.
Apri gli occhi: io non ci sono. E tu sei da solo. Guadati pure intorno, appena incontrerai qualcuno te ne renderai conto da te, e forse sarai sconcertato. Ma forse ora potrai vivere la cosa più grande dell’universo, più piccola di un atomo, la cosa che mangiano i morti e che se i vivi la mangiano sono come i morti… il nulla
  
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