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Autore: pillika    26/08/2013    0 recensioni
In un mondo ricoperto da oceani, le poche lingue di terra sono governate da un perfido tiranno, John Finningam e la sua Marina militare. I pirati difendono a spada tratta le classi più povere saccheggiando le navi imperiali e scatenando enormi battaglie, Blake Red e la sua ciurma sono i pirati più temuti e rispettati di tutti i mari.
Ma cosa può spingere un Imperatore dallo sguardo gelido e un Pirata senza paura nella piccola isola di Flome?
Solo una persona. Joanna Row.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori non deve essere troppo tardi, i gabbiani stanno già cantando la sveglia, un filo di luce attraversa tenue le tende sbattendomi sugli occhi chiusi. Mi rigiro nella coperte, non voglio svegliarmi, non ancora.

Mi alzo riluttante a sedere, mi stropiccio gli occhi ancora assonnati e scosto la tenda, il mare luccica sotto la luce dell'alba e le prime vele sono già spiegate.

Appoggio i piedi nudi sul parquet rovinato, vedo sgattaiolare via il gatto dei vicini, è nuovamente entrato dal retro della casa.

Faccio qualche passo e dirigendomi verso il bagno, chiudo la porta dietro di me facendo scricchiolare il muro. La casa è una catapecchia, tutte le volte che c'è una mareggiata ho paura che si stacchi un pezzo di tetto. Dopo la morte dei miei genitori qualche anno fa, io e mio fratello Raki abbiamo cercato di cavarcela in qualche modo, lavorando in cucine sporche, andando a pesca nelle vecchie barche a vela del porto, finchè non abbiamo raggiunto la maggiore età lavorativa e abbiamo trovato un lavoro fisso, io al bar dell'isola e Raki alla rimessa delle barche. Ma i soldi scarseggiano e dopo che l'Impero ha strettamente proibito ai comuni cittadini senza permesso di pescare o lavorare la terra, i prezzi del cibo sono aumentati in maniera esponenziale, tanto da non poterci permettere di mettere a posto la nostra casa.

Mi sciacquo la faccia e mi fisso nello specchio scheggiato. I capelli lisci, color rame risplendono, la pelle chiara è arrossata e il naso è pieno di lentiggini. Mi do una ripulita e mi pettino con un vecchio pettine color avorio.

Cerco di fare più piano possibile dirigendomi verso il mio armadio, ma ad ogni passo il pavimento scricchiola impassibile alla mia premura.

“Buongiorno Joanna!” sento dire dietro di me.

Mi volto e sorrido al visetto addormentato di mio fratello. Siamo gemelli, i capelli sono color rame come i miei, ma mi stupisco sempre quanto sia cresciuto più di me, io sono rimasta magrolina e bassa, mentre lui è allungato diventando alto più di 1,80 e le spalle muscolose e nude che spuntano dalle lenzuola riflettono la sua prestanza fisica. Lo guardo negli occhi, quelli sono il nostro segno riconoscitivo, sono gialli, gialli come quelli di un gatto, oro come i tesori delle fiabe che ci raccontavano da bambini. Sin da quando eravamo piccoli i nostri occhi sono stati motivo di discriminazione, il popolo dell'isola non aveva mai visto niente del genere, era la prima volta nella storia che qualcuno nasceva con quel colore tanto strano. Ma nostra madre ci ha sempre protetti e fatti sentire uguali agli altri. Con il passare degli anni la popolazione dell'isola ha iniziato a farci l'abitudine arrivando a scordarsene.

“Buondì. Ho cercato di fare piano ma sai quanto sia difficile. Non vai a lavoro? Hai il giorno libero?” gli dico mentre mi infilo un vestito celeste color cielo sereno.

“Già, Tobia non mi vuole più vedere giù alla rimessa! Ho lavorato più del doppio delle ore consentite per legge. Ma provo ad andare verso l'ora di pranzo, così raccimolo qualche lori in più.” dice mettendosi a sedere sul letto e arruffandosi i capelli.

Fortunatamente la nostra isola è piuttosto remota, famosa per le coltivazioni di alghe marine e sardine prelibate, ma non cerco per la sua bellezza e quindi i funzionari imperiali non si inoltrano così lontano. L'isola di Imperia è a diversi giorni di viaggio, proprio per questo non riceviamo numerose visite di controllo e siamo piuttosto liberi di trasgredire le regole.

“Stai attento Raki, ultimamente al bar sono giunte voci di viaggiatori stranieri, e la squadra di Klint ha avvistato navi mai viste prima.. non credo siano gli imperiali, ma non mi sembra il caso di rischiare qualche multa.” mi allaccio il grembiule bordeaux alla vita e mi lego i capelli in una lunga coda. “Si può sapere perchè hai lavorato così tanto? La signora della fattoria, dopo che gli hai sistemato il tetto di casa ci ha anche regalato un pollo!”

“Bè, Buon Compleanno Sorellina.” mi dice. Mi giro e lo guardo meravigliata.

“Mio dio Raki! Mi sono scordata del nostro compleanno! Che razza di sorella!”

poi fisso la sua mano, c'è una scotola marrone di cartone.

“Hai lavorato come una pazza! Non ti preoccupare! Dai, Apri!” mi dice scoprendo il suo bellissimo sorriso.

Mi contagia e contenta apro la scotolina, rimango a bocca aperta, dall'interno estraggo una collana lunga dalla quale pende un'ala dorata. Non riesco a dire niente, è bellissima, ma dove l'ho già vista?.

“E' un'ala di falco marino. Apparteneva a nostra madre. La vecchia della baracca al porto me l'ha rivenduta.. pensavo fosse giusto che tu l'avessi.”

“Apparteneva a Mamma?” gli dico con le lacrime agli occhi.

“Proprio così. Guarda nella foto sul pancale, la ha al collo. Quando sono passato dalla baracca e l'ho vista in vendita, ho deciso che te l'avrei ripresa.”

Mi avvicino al pancale e prendo in mano la cornice che racchiude la foto di una famiglia felice, passo un dito sopra il viso di mamma e la vedo, al suo collo c'è proprio la mia collana.

La infilo al collo e corro ad abbracciare Raki. Mi stringe al suo petto mentre le lacrime di gioia mi escono dagli occhi.

“Grazie.”

“Ehi, ehi! Ti diventeranno gli occhi arancioni!” mi bacia la testa e io mi asciugo con il dorso della mano pensando che ha ragione, oltre ad essere di un colore assolutamente particlare, i nostri occhi si colorano di tutte le sfumatore del giallo a seconda del nostro umore. “Ora vai, non possiamo permetterci che tu perda il lavoro.” mi dà un colpetto sulla fronte.

“Stasera si festeggia!” lo bacio sulla guancia e esco di tutta fretta.

 

L'aria mattutina mi sfiora la pelle bianca come la neve e la brezza mi scosta i capelli della frangia liberandomi la fronte. Guardo il mare mentre scendo la scogliera sulla quale è arroccata la nostra casa. L'isola è un insieme di sali scendi, scogliere e pianure, la nostra casa è a picco sul mare, nella parte nord della costa, nelle giornate sereno come oggi siamo i primi a vedere se all'orizzonte chi ha deciso di farci visita, solitamente si vedono solo i piccoli pescherecci di Klint, ma stamani c'è qualcosa di particolare. Stringo gli occhi per lottare contro il sole e il profilo di un'enorme nave, almeno credo sia una nave, noto che sta volando sull'acqua e le onde vengono spostate dall'aria generata da grandi eliche laterali. Mi stropiccio gli occhi per l'incredulità, il bagliore del grande simbolo sul muso della nave volante mi fa rabbrividire e le gambe iniziano a correre verso il paese. Non ho tempo per andare ad avvertire Raki, ma sono sicura che una volta uscito di casa noterà subito la strana macchina volante, siamo stati abituati fin da bambini a guardare le navi che arrivano e riusciamo a distinguerne la divversa natura, ma il villaggio principale dell'isola, Flome è nascosto dalla alta scogliera e non ha la possibilità di vedere quello che si sta avvicinando alle nostre coste. Devo avvertirli il prima possibile, devono sapere che una nave imperiale sta arrivando a tutta velocità verso il nostro porto.

 

Scendo la ripida discesa, ad ogni passo che faccio lancio un'occhiata alla mia destra e l'enorme nave si avvicina sempre di più, inciampo in una sasso e quasi non cado sulla strada brulla, ma continuo a correre a perdifiato, finalmente il sentiero si affaccia sul prato verde che preannuncia la staccionata di legno che delimita il confine per legge della cittadina di Flome.

So dove andare, nelle poche volte che mia madre aveva dovuto avvisare il paese dell'imminente sbarco degli imperiali c'ero anch'io.

Mi aveva insegnato che il primo posto dove andare è l'edicola del vecchio Rop, una volta avvisato lui bisogna andare al Bar di Mirna, dove sto lavorando negli ultimi mesi.

Entro sbattendo la porta e con il fiato corto, entro e ancora appoggiata con tutte due le mani agli stipiti della porta, urlo: "STANNO ARRIVANDO GLI IMPERIALI."

Dapprima il bar rimane in silenzio mi fissano tutti, c'è a chi cade una sigaretta sulle gambe, c'è chi tossisce per un sorso andato di traverso, Mirna, la proprietaria, che deve pesare più di 100 kg si mette a ridere.

“Joanna, non sono scherzi da farsi di prima mattinata.”

“Non sto scherzando!! C'è una nave volante che si sta avvicinando da Nord, ha il simbolo imperiale dorato! L'ho vista dalla scogliera di casa mia!” i suoi occhioni a palla si allargano e mi guarda sconvolta, inizia a ripulire il bancone degli alcolici, il vecchio barbone che fuma oppio, proibito e punibile con il taglio della lingua, fugge verso il bagno, i pescatori che giocano abitualmente a carte aspettando il primo turno della giornata lavorativa nascondono i lori in tasca e corrono fuori dalla porta e si avviano verso il porto ad avvisare i compagni.

“Vieni qua, mi raccomando..” mi prende sotto il suo grosso braccio e mi porta dietro il bancone. “..Ci sono dei bicchieri da asciugare, non abbiamo vino nero né latte macchiato. Non vendere niente senza chiedere il mio permesso. Ok?” mi ha messo le mani sulle spalle e mi guarda fissa negli occhi.

“Sì.” gli dico annuendo vigorosamente con la testa.

“Sei stata brava.” mi dice sorridendomi. “Tua madre non avrebbe saputo insegnarti meglio.” mi carezza il viso e si mette a pulire i tavoli.

Rimango un po' sbalordita dal complimento che mi ha appena fatto. Sono lusingata.

Mi metto ad asciugare i bicchieri di vetro colorati e i pensieri mi riempiono la testa. Cosa saranno venuti a fare gli Imperiali? Erano decenni che non si facevano vedere, sicuramente non con una flotta di quelle dimensioni. Di colpo ero preoccupata per Raki. Se non avesse notato il vascello volante e fosse andato giù alla rimessa? Qualcuno lo avviserà di sicuro, di questo ne sono certa.. E non abbiamo niente da nascondere. Siamo due ragazzi poveri senza genitori. Stingo il medaglione della collana tra le mani.

“Cara, ti ho preparato un infuso rilassante così ti sentirai meglio.” la voce di Mirna mi distoglie dai miei pensieri frenetici, tiene in mano un bicchiere con un liquido verdastro.

“Grazie.” le prendo il bicchiere di mano e butto giù un sorso della sostanza all'interno.

“Che schifo!” biascico, mentre la gola mi brucia per l'alcool ingerito. Mi sento bruciare gli occhi, devono essere diventati di un altro colore. “Mirna, volevi uccidermi?” le dico gettando il resto della bevanda nel lavandino di marmo chiaro.

“Ops, scusami cara.”

la guardo storta e torno ai miei bicchieri, non riesco a pulirne nemmeno mezzo che faccio un salto spaventata dal rumore della porta che si apre, ho i nervi a fior di pelle.

Ma non entra uno squadrone di Imperiali come mi aspettavo, è un ragazzo dai capelli neri e gli occhi sono coperti da occhiali da sole,è vestito con una camicia di jeans aperta su una canottiera nera, jeans strappati di un blu scuro e una papala bordeaux in testa. È molto alto e deve avere all'incirca la mia età. Rimango un po' frastornata, sia dalla sua bellezza rara che dal suo modo strano di vestirsi. Non l'avevo mai visto, deve essere arrivato nella notte perchè non ho notato arrivare nessuna barca.

“Una birra bionda ghiacciata per piacere.” la voce mi distoglie dai miei pensieri.

Guardo Mirna che mi fa un cenno di assenso, si vede che è vendibile per legge, prendo un boccale e inizio a versarci della birra ghiacciata.

Gliela porgo ma non dico una parola. Non mi piace parlare con gli sconosciuti, non si può mai sapere con chi si ha a che fare.

“Grazie.” dice mentre mi allungo per poggiare il boccale sul bancone, prende con la mano sinistra il mio medaglione.

“Bel gioiello” se lo rigira tra pollice e indice guardandolo ammirato. Tiro uno strattone alla catena e l'ala vola come per magia nella mia mano.

“Non toccarmi mai più.” gli dico trafiggendolo con gli occhi.

Sogghigna divertito, poi inizia a bere la sua birra. Mi rimetto a lavoro, nessuno entra nel bar, siamo io, Mirna, sua figlia e lo sconosciuto.

“Allora? Che si dice da queste parti?”

Non rispondo, non ho alcuna voglia di parlare, ho le orecchie tese.

“Dove hai trovato quel medaglione?”

“Si può sapere perchè sei tanto interessato?”

“E' molto bello. Te lo vorrei comprare. Quanto vuoi? Ho tutti i soldi che desideri.”

“Non ti vendo proprio niente, è un regalo.” che proposta ridicola.

“Del tuo fidanzato?” come si permette?

“No, di mio fratello.” gli dico guardandolo storto.

“Hai un fratello quindi.. ti ha fatto proprio un bellissimo dono.”

“Oh mio dio!! Tanti Auguri Joanna! Mi stavo quasi per scordare che oggi è il vostro compleanno! Raki deve fare un salto qui dopo il lavoro, sempre che gli imperiali ci lascino in pace!” la voce calda di Mirna ci interrompe, la ringrazio facendole un cenno con la testa e torno ai miei piatti da asciugare.

“Quindi siete gemelli?”

“Proprio così.” rimane in silenzio a fissarmi. “E' maleducazione fissare le persone, più che altro da dietro gli occhiali da sole.

“Hai ragione, ma guardavo i tuoi occhi. Hanno uno strano colore.”

Ci risiamo.. mi tocca sempre spiegare ai forestieri che i pigmenti dei miei occhi sono del tutto normali, non sono un essere strano, sono nata così.

“Oh beh, sono sicura che non si vedono tanti occhi gialli dalle tue parti..”

“Veramente sono verdi..” dice mentre si toglie gli occhiali e se li mette in testa, rivelando dei magnifici occhi azzurri, belli come il mare in primavera.

“Ah.. sarà colpa di quello che ho bevuto prima..” Poi mi blocco, da lontano sento un vocio, sempre più forte. Inizio ad allarmarmi, Il vecchio barbone si affaccia alla porta e sottovoce dice: “Stanno arrivando.”

Mi gela il sangue nelle vene, Mirna si ferma e sembra aver perso 20 kg tutti insieme. Lo sconosciuto sembra non curante della situazione e continua a bere.

“Mettiti questi.” mi sta porgendo il suo paio di occhiali da sole, non capisco. Che vuole?

“Muoviti, mettiteli prima che arrivino!” me li mette in mano e io li inforco subito. Poi eccoli, la porta si apre e il frastuono irrompe nel vecchio locale. Sedie vengono sbattute, tavoli mossi e uomini vestiti di nero e rosso invadono il Bar, Mirna è subito al mio fianco, c'è già passata, sa cosa fare e mi fa cenno di uscire da dietro il bancone, aprendomi la porta del corridoio che dà sul retro.

Saranno una cinquantina, non riesco a capire bene, intravedo un ragazzo alto e biondo chiede birre per tutti ricevendo in risposta un urlo virile di tutti i soldati della stanza.

“Non guardare negli occhi nessuno, trova il modo di scappare, ragazza mia.” mi sussurra all'orecchio. “E porta Raki con te.”

“Ma..!!” non ho tempo di finire la frase che la porta si chiude. Rimango al buio e cerco a tentoni la maniglia della porta del retro per uscire. La trovo e mi catapulto alla luce del sole, gli occhi mi fanno gridare di dolore, metto gli occhiali da sole e mi dirigo verso la rimessa.

L'isola è nel caos, si sentono urli e schiamazzi, vedo delle fumare provenire dalla parte sud della costa, ci sono soldati ovunque e stanno mettendo a ferro e fuoco tutta Flome. Mi nascondo dietro i cespugli e corro fino a casa nostra, sono sfibrata e senza ossigeno quando apro il portone di casa ed entro.

“RAKI!” urlo disperata, gli occhi mi frizzano e la ho la vista offuscata, non mi risponde nessuno, guardo nel letto, in bagno, in cucina ma lui non c'è, guardo l'orologio. Sono le 12 e mi ricordo che la mattina mi aveva detto che sarebbe andato alla rimessa per cercare di lavorare ancora e guadagnare altri lori. Senza pensarci due volte mi getto nella boscaglia vicino, prendo la scorciatoia che abbiamo trovato anni fa e mi dirigo verso il porto, ogni raggio di sole che passa tra i rami degli alberi è un urlo di dolore, gli occhi mi fanno così male che vorrei strapparli, ma che mi ha dato da bere Mirna! Corro, rotolo per terra inciampando su una radice e sbucciandomi i ginocchi, perdo l'occhiali e poi eccomi al porto. Rimango nascosta dall'ombra ma il mio cuore perde un colpo. È tutto completamente distrutto. Le fiamme stanno divorando ogni baracca, ogni asse di legno, sembra che persino il mare sia incendiato, una cortina di fumo nero si innalza fino al cielo nascondendo il sole e facendomi lacrimare gli occhi. Poi mi volto verso destra dove dovrebbe esserci la rimessa dove lavora Raki, c'è un manipolo di Imperiali davanti alla porta, cerco di avvicinarmi e riesco ad arrivare dietro a una barca abbastanza grande da coprirmi, gli occhi mi bruciano e le lacrime sgorgano come un fiume ma riesco a vedere Tobia appoggiato alla parete di legno del capanno, la faccia insanguinata e i suoi aiutanti stesi poco lontano da lui, non vedo Raki, lo cerco disperatamente tra i corpi che sembrano primi di vita poi eccolo lì. Faccio per urlare quando vedo un imperiale corpirlo con un pugno, ma non mi esce la voce, il cuore batte così veloce che mi manca il respiro, lo vedo cadere a terra tremante con il bel viso insanguinato, gli urlano qualcosa ma sento solo un lieve eco, provo ad avvicinarmi ma una strana forza mi fa restare ancorata al mio nascondiglio. Gli imperiali formano un semicerchio perfetto e Raki è al centro. Vorrei aiutarlo ma non so cosa fare. Giro lo sguardo verso destra e sbatto le palpebre doloranti un paio di volte prima di credere a ciò che sto vedendo, a chi sta arrivando. È Jhon Flanningam, l'imperatore di tutti i mari, colui che governa e protegge il nostro continente, lo riconosco dal colore biondo quasi bianco dei suoi capelli ricci, viene chiamato viso d'angelo e ora capisco il perchè. Gli occhi gelidi scorrono sul viso di mio fratello che è rimasto tremante per terra. Mi avvicino di qualche passo, giusto per sentire le voci.

“Sua maestà, abbiamo cercato in lungo e in largo la sorella, ma non l'abbiamo trovata. Abbiamo cercato nelle case, in campagna, il nostro gruppo di Master è andato al Bar indicatoci dalla popolazione, ma abbiamo solo trovato una vecchia grassa e sua figlia. Ci hanno riferito notizie false, quindi sono state uccise.”

Cosa? Il cuore smette di battere. Mirna e Sophia morte?

Jhon rimane in silenzio a fissare il soldato che ha davanti, poi gli fa un cenno con il capo e il ragazzo ritorna nelle fila con gli altri, si sfila i guanti neri di pelle e si china verso Raki, che sta ancora ansiamando dal dolore.

“Almeno però ho qui davanti a me uno dei gemelli, se non vado errato..” ha un tono così smielato da farmi venire i brividi, volta la testa di qualche grado verso sinistra, poi con una mano stringe i capelli color rame facendo alzare il bel viso di mio fratello. Trattengo il respiro mentre tirandolo per i capelli lo fa alzare in piedi, hanno circa la stessa altezza, ma mi accorgo che le gambe di Raki tremano sotto il suo peso.

Uno sparo copre le parole dell'imperatore e non riesco a sentire cosa gli ordina.

Raki apre gli occhi lentamente e le pupille gialle guardano con aria di sfida gli occhi gelidi di Finningam, il quale si lascia andare a un gridolino di piacere. “Oh, l'abbiamo trovato quindi..” sorride mentre con la mano libera passa un dito sulla la bocca carnosa e insanguinata di Raki, per poi leccarne il sangue con gusto. Rabbrividisco. Cosa ha trovato?

“Cercatemi la ragazza, li voglio tutti e due sulla mia nave entro un'ora. Portatelo via.” lo risbatte per terra con violenza e io urlo, non sembrano avermi sentita, poi due imperiali legano i polsi di Raki con alcune manette di un blu scintillante e lo portano via. Stavolta mi alzo e faccio uno scatto per raggiungere mio fratello, ma in tempo di fare il primo passo che una mano mi blocca la bocca e mi tira il polso. Mi contorco dalla paura e sgrano gli occhi che dal dolore non mi fanno nemmeno più male, voglio scappare, voglio raggiungere Raki.

“Shh. Non ti muovere e non dire una sola parola se non vuoi farti catturare anche te.” volto lo sguardo e vedo il ragazzo sconosciuto del bar. “Seguimi.” lancio uno sguardo pieno di rabbia e di dolore verso Raki. Non posso lasciarlo. “Non lo uccideranno finchè non avranno anche te. Sono in troppi non possiamo riprendercelo.” Poi mi alza di forza e mi corica sulle spalle.

“LASCIAMI!” urlo battendogli i pugni sulla schiena.

“Stai zitta o ci scopriranno.” stiamo correndo nella boscaglia e mi sorprendo come non senta nessuna stanchezza.

“RAKI!” urlo con la voce rotta da tutto il mio dolore mentre vedo scomparire il rosso del fuoco.

  
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