Titolo
del capitolo: Come
closer.
Personaggi:
Alibaba / Kassim
Rating:
Giallo
Note
dell'autore: AU
/ Sentimentale /
Slice of Life
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi e
abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le
situazioni sono di mia
proprietà.
.Come
closer.
«
... E
quindi sarebbe questa? » Nessun essere umano, nemmeno il
più paziente e il meno
scettico del mondo intero, sarebbe riuscito ad evitare che il proprio
sopracciglio destro si sollevasse lentamente a quella vista;
figuriamoci
qualcuno come Kassim, decisamente poco portato ad essere paziente e con
un
bagaglio quasi più alto di sé dietro le spalle,
stretto solo dalla mano destra
tirata indietro con tutto il braccio. Le sue parole avrebbero dovuto
raggiungere assai bene il ragazzo biondo, più basso,
svettante accanto a lui e
con un sorriso da un orecchio ad un altro che brillava sul suo viso.
Alibaba
aveva sempre, sempre avuto il dono dell'ingenuità -o
sfortuna? Era ancora tutto
da considerare in quel frangente- e quello che Kassim si ritrovava ad
ammirare
ne era, forse, la prova più lampante e veritiera in
quattordici lunghi anni di
amicizia. « E' stato un vero affare, Kassim! Non potevo non
prenderla! »
L'idea
che entrambi avevano avuto non suonava così male,
inizialmente. Sia Kassim che
Alibaba erano riusciti a trovarsi un lavoro abbastanza remunerativo per
iniziare gli studi universitari sia per affittare in due una piccola
casa per
allontanarsi dai ricordi che le loro precedenti abitazioni rigettavano
loro
contro ogni mattina, sia per compiere meno strada possibile per
frequentare le
lezioni. Kassim aveva osato lasciare Alibaba a pensare alla suddetta
casa
mentre lui si sarebbe occupato di vendere le case precedenti e di
organizzare
il trasloco -non che avessero chissà quante cose, infatti
due trolley e un
borsone enorme a testa erano bastati, più un carrello per i
libri-; il
risultato... lasciava assai a desiderare, ed era addirittura peggiore
dei
peggiori incubi di Kassim.
Non
rispose, quindi, al vanto di Alibaba -per altro immotivato e
immotivabile-, e
compì pochi passi in direzione dell'abitazione. La fortuna
di essere figli di
immigrati in America era che tutte le case sembravano nascere come
villette a
due piani, altro che appartamenti costosissimi nel bel mezzo della
città: dal
retrogusto tipicamente vittoriano, colonnine sottili a reggere la
verandina,
una decina di scalini per arrivare al portone e persino un giardino sul
retro,
grande abbastanza da poterci addiritura installare una piscina in
estate, il
comignolo che lasciava presagire un bel camino interno... «
Baba. » Fu la voce
più cupa e raschiante del solito di Kassim ad interrompere
la contemplazione
estatica del biondino i cui occhi castani andarono a cercare quelli
dorati
altrui pieni di domande inespresse. Ma l'altro non aveva ancora finito
e i
ciottoli vennero morsi dalle suole dei pesanti anfibi, il vento fu
intrappolato
tra gli intrecci dei rasta che rimbalzarono sulla schiena fino a quando
non si
trovò faccia a faccia con Alibaba. Poteva mandare raggi
laser dagli occhi. «
Non c'è la porta, il giardino è una giungla, le
finestre sono rotte, il
comignolo è un buco nel tetto insieme a tanti altri, mezza
veranda è crollata e
il muro ha più fori di uno scolapasta. Quanto precisamente
l'avresti pagata,
eh? »
Dicevamo
prima sull'ingenuità? Alibaba si era lasciato abbagliare dal
prezzo
terribilmente più basso della media di mercato,
convintissimo che- « I lavori
li facciamo noi Kassim, tu sei bravo! »
Ecco, appunto. Un sospiro sonoro rotolò dalle labbra
dell'appena nominato
mentre il capo veniva abbassato contro il petto di Alibaba: di fronte a
quell'ingenuità non si sarebbe mai potuto arrabbiare
veramente, per questo gli
sfilò le chiavi dalla contratta mano destra e si diresse
verso il buco al posto
della porta. Erano visibili i segni dei chiodi e delle assi che prima
avevano
tenuto sbarrata l'entrata ma ora niente e nessuno impediva alla polvere
di
alzarsi ad ogni passo di Kassim e Alibaba, impegnato a trascinare
dentro ogni
singolo bagaglio. La casa non era poi così terribile,
convenne l'altro
osservando criticamente il soggiorno con i mobili coperti da teli
bianchi, la
cucina che sembrava risalire al 1920 e il piccolo studio ormai grigio
di
polvere. « Vieni, saliamo. »
Le
scale
scricchiolavano ad ogni singolo passo dei loro anfibi e stivali, ed il
piano
superiore era talmente cupo da costringere Kassim ad accendere il
telefono per
illuminare la strada. Ma era impossibile non accorgersi di due braccia
che
ormai gli avevano avvolto la vita e il respiro scattante e leggermente
spaventato
di un certo biondino dietro le sue spalle. « Baba, è
solo polvere. Vieni, cerchiamo le camer- no, la camera da letto.
» Il piano
superiore contava solo due stanze: un bagno e una sola camera da letto,
come
Kassim scoprì con relativa accettazione. Se avevano fatto
trenta, dovevano
anche fare trentuno no? La porta cigolò sui cardini e
rivelò qualcosa che non
sarebbe certo sfigurato un secolo prima: un enorme, gigantesco,
impolverato
letto a baldacchino. Non si riusciva nemmeno a capire bene se
ciò che pendeva
dalla struttura fossero ragnatele o resti di tessuto, ma Kassim sorrise
nel
sentire Alibaba stringersi e contrarsi contro la sua schiena, come se
avesse
paura di quel letto. « Posso perdonarti la casa solo per
questo letto. Non
dirmi che hai paura di dormire sempre insieme, pensavo l'avessi
superata quando
mi hai chiesto di convivere. »
La
tonalità di rosso che Alibaba assunse prima e dopo il bacio
ripagò Kassim di
ogni grammo di delusione avuto nel vedere quella casa ormai loro. E
constatare
come il letto a baldacchino fosse resistente fece schizzare alle stelle
il suo
bilancio.
.The
end.