CAPITOLO 12
La sparizione
Questo capitolo è forse uno dei
più tristi di tutta la storia,
una sparizione terriblie e inaspettata,
ma apripista per una grande vittoria!
Ora mancava solo un piccolo particolare: bisognava tornare alla normale dimensione!
Come già avevano capito, l’unico metodo per uscire vivi di lì era riattivare il magico bastone dell’uomo in nero, ma come?
I tre umani non sapevano come orientarsi in quel luogo senza dimensione e senza tempo, erano come persi. I quattro amici rimasero alcuni minuti, che sembrarono ore, assorti in una meditazione profonda, cercando di trovare una soluzione a tutto questo complicato intreccio. Ad un certo punto però accadde qualcosa di strano e inaspettato: il magico bastone, che si trovava appoggiata alla montagnola di terra, si librò nel cielo e si avvicinò piano a Zoe, fermandosi a pochi centimetri dalla sua mano. Improvvisamente, come spinta da una forza soprannaturale, la ragazzina afferrò con mano ferma il randello. In quello stesso istante si accese una luce brillante nel taschino del suo giubbino; spaventata, la giovane vi infilò dentro due dita ed estrasse una piccola chiave in ametista viola. La pietra che componeva tale oggetto risplendeva come una lente colpita da un raggio di sole.
Non ci fu nemmeno il tempo di riprendersi dallo stupore che la chiave, che apriva la serratura della casa dei signori Burton, si incastrò autonomamente sulla sommità del bastone. I due oggetti cominciarono a muoversi in assoluta indipendenza verso le transenne che chiudevano il cantiere abbandonato, separando sempre più Zoe dai suoi amici. Quest’ultima, che assolutamente non voleva separarsi dai suoi affetti, strattonò la verga verso Luigi, che era il più vicino. Ma il bastone non voleva saperne di ascoltare gli ordini del suo possessore e fra i due cominciò un disperato braccio di ferro.
Lo scontro non durò che pochi secondi prima che l’avvenimento fatale, da tutti invano evitato, si avverasse: il bastone, trovata una forza opposta in grado di resistergli, si ruppe in due parti. La ragazzina, il bastone e la chiave diventarono come oggetti luminosi, poi pian piano, dal basso verso l’alto, si incenerirono completamente, trasformandosi in null’altro che cenere.
I tre ragazzini rimasti nelle Colline si immobilizzarono, non sapendo cosa fare. Emily e Luigi erano diventati bianchi come stracci appena lavati e con la bocca aperta e gli occhi stralunati fissavano con spaventata quel mucchietto di ceneri librarsi in volo e spinto da una leggera brezza varcare la soglia di quello strano cantiere. I tre ragazzini erano così assortiti nella loro disperazione per aver perso la loro amica e per esser stati condannati a vivere nelle “Colline stile liberty” in eterno, che non si accorsero che dall’altra parte delle transenne stava accadendo qualcosa di strano: la brezza cessò e la cenere che una volta fu il corpo di Zoe ricaddero verso l’asfalto della traversa di Via Biline. Improvvisamente da quella polvere spuntò come un fungo la povera Zoe. Essa però era stata separata in modo apparentemente irrimediabile dai suoi compagni tanto da non poterli nemmeno vedere; insomma sembrava condannata a soccombere insieme all’intero pianeta lontana dai suoi amici.
I tre compagni erano talmente rattristati dall’apparente fine della loro amica che non si accorsero che dalle ceneri rimaste nelle “Colline stile liberty” era apparso il loro formidabile nemico: l’uomo in nero. Era lì che li aspettava con il suo solito fare altezzoso ed emise un ghigno minaccioso che fece tremare i tre spaventati ragazzini.