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Autore: Dridri96    26/08/2013    2 recensioni
"Domani mi proporrò volontaria e non farò niente per evitare tutto questo. Non farò niente per oppormi. È così. È sempre stato così.
Sono sempre stata costretta ad essere feroce. "
Tiger è una ragazza del distretto 1, una favorita. Il suo unico scopo è partecipare agli Hunger Games, questo è il suo destino da quando è nata.
E' la più spietata, la migliore in combattimento, sempre assetata di sangue. Tutto a causa della bestia che è dentro di lei.
Riuscirà a domarla?
Che gli Hunger Games abbiano inizio.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 9

 

 
 








Dopo avermi truccata in modo a dir poco intenso, con delle linee nere e rosse che serpeggiano fino all’attaccatura dei capelli ricordando quasi un fumo incendiato, avermi pettinata con una coda alta gonfiata in modo da rendermi più vistosa, e avermi vestita sono pronta.
Il mio abito è perfetto: una gonna verde, stracciata alla fine in modo disordinato, come se una belva l’avesse rovinato con le sue unghie, ricoperta di gemme preziose che brillano alla luce ricordando la rugiada, mi sfiora le ginocchia. Il corpetto rigido è rivestito completamente da pietre preziose che, fuse assieme, formano uno stile tigrato. La cosa spettacolare sono i rubini che, alla luce, cambiano colore assumendo ogni sfumatura possibile dal rosso intenso scuro all’arancione pallido, dando l’impressione del pelo di una tigre mosso dal vento.
Un bracciale in legno, ricoperto da pietre anch’esso, si arrampica dal mio dito medio, al quale è collegato grazie ad un anello, fino alla spalla, avvolgendola in modo protettivo, quasi come un’armatura.
Una fascia rigida è legata attorno alla mia fronte, come una corona, facendo ricadere poco sopra i miei occhi una goccia di rubino, come se la lava di un vulcano stesse colando su di me, non per distruggermi, ma per rendermi ancora più pericolosa.

Falala non riesce a staccarmi gli occhi di dosso. Sembra essere sufficientemente soddisfatta, ma non dà segni di gioia.
Mentre mi sistema ancora una volta la posizione della gonna, vedo arrivare Trevor e un uomo che intuisco essere il suo stilista. Io e Trev ci guardiamo negli occhi e non possiamo fare a meno di rimanere immobili per un secondo. Poi lui riprende a camminare e mi raggiunge.
Per quanto mi sforzi, è davvero impossibile distogliere lo sguardo dalla sua figura: indossa una gonna simile alla mia, solamente molto più maschile e virile, il petto è totalmente scoperto, attraversato solamente da una cintura fatta di cuoio, contenente un coltello dal manico incastonato di pietre preziose, che passa sulla spalla sinistra. Due bracciali, simili alla cinghia, gli circondano i polsi. 
Una fascia, molto più semplice della mia, senza ciondoli o strani addobbi, gli circonda il capo. 
La sua pelle sembra essere stata unta, brilla anch’essa come un diamante, e i suoi capelli sembrano ricoperti di stelle. Noto con gioia che non è stato truccato: dopotutto il suo viso è già perfetto così.

    ̶  Tiger, ti presento lo stilista che si occupa dell’altro tributo...  ̶ , interviene Falala, risvegliandomi dall’incantesimo.
    ̶  Trevor  ̶  sottolineo voltandomi verso di lei con sguardo di sfida. Per un attimo sembra essere intimorita di me: il brivido che vedo scorrere nei suoi occhi non fa altro che rendermi ancora più feroce. Stasera mi sento davvero fin troppo simile a mia madre, mi sento spietata.
    ̶  Bene, Trevor... come dicevo, lo stilista si chiama Rabah. Lavoriamo in coppia da sempre, è l’unico stilista che riesce a starmi dietro  ̶  spiega con un sorriso, che Rabah ricambia compiaciuto.
Mi prende la mano con delicatezza e mi bacia l’anello come saluto. Io ricambio con un semplice cenno del capo.
    ̶  È un piacere conoscerti  ̶  sussurra con uno sguardo penetrante. Io rimango in silenzio, senza spostare gli occhi dai suoi.
Si capisce subito che è un uomo sicuro di sé: portamento elegante, testa alta, petto gonfio. È un uomo affascinante, con una maglia scollata fino ai pantaloni che lascia intravedere il suo fisico perfetto, ma le sue caratteristiche (la pelle di una strana sfumatura arancione, gli occhi fin troppo verdi, i capelli dello stesso colore pettinati in una cresta, le labbra stranamente rosse), tipiche di Capitol, lo rendono viscido ai miei occhi. 
    ̶  Andiamo, o faremo tardi  ̶  esordisce Rabah, prendendo a braccetto Falala, seguiti da entrambi gli staff.
In altre occasioni, e situazioni, sarei stata felice di rimanere indietro da sola con Trevor, ma ora avrei preferito stare accanto a tutti gli altri.
Camminiamo uno affianco all’altra senza rivolgerci la parola. Questo silenzio è snervante per entrambi.

    ̶  Hai intenzione di non rivolgermi più la parola?  ̶  domanda dopo un paio di minuti.
Sollevo lo sguardo e scuoto la testa imbarazzata.
    ̶  Senti, lo so, non avrei dovuto dire quelle cose, ma... cioè, non lo pensavo davvero. Ero solo... arrabbiato  ̶  spiega impacciato. È strano sentirlo farneticare vestito da guerriero della giungla.
    ̶  Vuoi dire che non mi ami?  ̶  domando e vorrei tanto che la mia voce non suonasse tanto malinconica e disperata. Che cosa mi prende?
    ̶  Io... no. Ti voglio bene Tiger, lo sai, ma...  ̶ 
    ̶  Va bene così, Trevor. Stai tranquillo  ̶  lo interrompo mentre entriamo nell’ascensore che ci porterà al piano terra del Centro Immagine, forse perché l’ultima cosa che voglio in questo momento è che i nostri staff spettegolino su di noi, o forse perché non voglio proprio parlarne.
Sono così confusa, così frustrata da questa situazione, che mi ritrovo ad attendere con ansia il momento in cui saliremo su quel carro.
Non mi sono mai sentita così a disagio con lui e mai avrei pensato di ritrovarmi in una situazione simile. Vorrei non essere me stessa ed è strano che provi questa situazione proprio accanto al ragazzo che di solito mi concede una tregua dall’odio che provo verso me stessa.

Usciti dall’ascensore ci guardiamo attorno: sono quasi tutti pronti e per la prima volta vedo gli altri tributi. Non appena entro nella stanza, tutti si voltano verso di me, ma non lascio che i loro sguardi penetranti mi intimoriscano.
Vedo una bambina del Distretto 10 sbarrare gli occhi con aria terrorizzata. Deve avere al massimo quattordici anni, è minuta, molto magra, con due enormi occhi neri e dei lunghi capelli scuri che le arrivano alla vita. Indossa un enorme vestito che la fa somigliare vagamente ad un vitello, e sembra fare fatica ad indossarlo. Vorrei andare da lei, rassicurarla, spiegarle che non sono cattiva, ma quando mi volto e vedo i futuri favoriti fissarmi famelici con odio, capisco che non posso cedere.
I tributi del Distretto 2 sono, come sempre, forti e affascinanti: il ragazzo, biondo con gli occhi ambrati, è alto quanto Trevor, muscoloso e con la mascella pronunciata; la ragazza, alta anche lei, sembra essere fatta solamente da ossa e muscoli. I suoi occhi azzurri, quasi bianchi, incutono timore, e i suoi capelli rossi, voluminosi, ma raccolti, sembrano vere e proprie fiamme. Indossano i vestiti più belli dopo i nostri: due armature leggere, sicuramente inutili per combattere, che rendono il loro aspetto più forte e sensuale.
Il ragazzo mi squadra da capo a piedi, poi sussurra qualcosa all’orecchio della ragazza, che mi fissa a sua volta.
Hanno uno sguardo inconfondibile, che ci hanno insegnato a riconoscere agli allenamenti: evidentemente non ci sopportano, infondo io e Trevor siamo gli unici veri avversari per loro, ma nello stesso tempo si sforzano di sorridere e sembrare amichevoli, perché tenersi stretti i nemici nell’arena è la strategia migliore. Siamo destinati ad essere alleati, quindi è meglio se ci sforziamo di andare d’accordo, per quanto possibile.
I sorrisi dei due tributi sembrano dei ghigni.

Decido di osservare altrove: i tributi del 12 sembrano essere solamente carne da macello: sono scheletrici e non hanno alcuna speranza di vincere, come quelli dell’11, un po’ più robusti e muscolosi.
Nessuno attira particolarmente la mia attenzione, se non i favoriti del distretto 4: la loro pelle ha una bellissima tonalità ambrata, come i loro occhi, mentre i loro capelli sono biondi cenere. Mi chiedo se sono fratelli.
All’improvviso noto qualcosa che fa sobbalzare il mio cuore, facendogli perdere un battito. Darei la colpa alla droga, ma la quantità che ho in corpo, che si sta ormai esaurendo, non basta a provocarmi le visioni. Che io stia impazzendo? Che l’ansia e lo stress mi tirino brutti scherzi?
Sbatto gli occhi più volte, ma vedo sempre la stessa cosa, non me la sto immaginando: quella sono io. Non quella che sono ora, certo, ma sono sicura di stare guardando la me stessa di qualche anno fa. Stessi capelli biondi, quasi bianchi, stessi occhi azzurri, stessa corporatura, stessa forma del viso... Ma soprattutto, stesso sguardo perso e spaventato. Vedo quanto si sta impegnando per nascondere il terrore e sembrare forte. Non molti tributi giovani come lei hanno la forza necessaria a non crollare davanti a tutti.
    ̶  La vedi anche tu?  ̶  sussurro a Trevor per non essere sentita dagli staff.
    ̶  Che cosa?  ̶  domanda avvicinandosi a me, e dal suo sguardo capisco che è sinceramente preoccupato per la mia sanità mentale.
    ̶  Quella... sono io  ̶  bisbiglio indicando la ragazzina con un gesto quasi impercettibile del capo.
    ̶  Cavolo, hai ragione, siete identiche  ̶  esclama lui a bassa voce, sollevando le sopracciglia dalla sorpresa. Mi volto verso di lui e capisce che ho bisogno di spiegazioni.
    ̶  Lei è il tributo del Distretto 7, ma non so nient’altro  ̶  . Rimango a fissarla, quasi incantata, fino a quando non si gira verso la mia direzione. Sostiene il mio sguardo, fino a quando non la chiama il ragazzo del suo distretto.

Non mi ero resa conto di essermi mossa nella sua direzione, fino a quando la mano di Trevor non mi ha afferrato il polso.
    ̶  Sei impazzita? È del 7, non è una favorita. E comunque non è adesso il momento adatto per scambiare quattro chiacchiere  ̶  mi rimprovera cercando di essere severo, ma non appena il suo sguardo torna a vagare sul mio corpo lo vedo deglutire a vuoto, per poi voltarsi di nuovo verso il carro.
    ̶  Sai che ora dovrai convincere tutti di essere un guerriero forte e spietato, vero?  ̶  domando sarcasticamente mentre saliamo sul carro.
Mi rivolge uno sguardo offeso, di rimprovero, senza nemmeno rispondermi. Non riesco a trattenere un brivido che mi percorre l’intera spina dorsale mentre fisso i miei occhi nei suoi, così scuri ed estranei, mentre si trasforma in ciò che Capitol City vuole vedere.
Abbasso lo sguardo, quasi intimorita. Lo detesto, odio questa sua versione. Come odio tutti i favoriti che si montano la testa, come odio l’intera società. Stringo i pugni, afferrandomi al carro.

    ̶  Tiger, guardami  ̶  alzo lo sguardo e faccio ciò che mi ha detto, ma vederlo così diverso... non riesco a sopportarlo. Non l’ho mai sopportato.   ̶  Ti sembro abbastanza forte e attraente ora?  ̶  domanda, indicandosi il corpo. Seguo la sua intera figura e me ne pento immediatamente.
Lui scoppia a ridere, ma non è la risata spensierata e innocente che conosco. È quella arrogante, minacciosa, arrabbiata. Si prende gioco di me.
    ̶  Non ti sopporto quando fai così  ̶  sussurro a denti stretti, cercando di mantenere lo sguardo puntato sul suo viso.
    ̶  Così come? Più sicuro di me?  ̶  chiede, sfoggiando il suo sorriso splendente.
    ̶  Arrogante  ̶  ringhio evitando di guardarlo.
    ̶  Ti dispiace che io non cada ai tuoi piedi, di la verità  ̶  e questa volta non è una domanda. Lo sapevo, sapevo che la conversazione avuta sul treno l’aveva ferito. Solo che non riesce a parlarne, non senza indossare la sua maschera.
    ̶  La prossima volta se devi dirmi qualcosa abbi almeno il coraggio di dirmelo in faccia quando sei ancora te stesso, senza nasconderti dietro la facciata da stronzo che indossi. Non sei forte quando fai così. Sei solamente codardo  ̶ . Non mi rendo conto di ciò che ho detto fino a quando non lo sento trattenere il respiro. Io non sono questa. Non avrei mai voluto dire una cosa del genere. È mia madre la serpe velenosa che si lascia prendere dalla rabbia e sputa veleno, non io.
Mai come ora vorrei tornare indietro e cancellare il mio errore, ma è troppo tardi per rimangiarmi tutto. Mi volto verso di lui, dispiaciuta, piena di rimorsi, ma prima che possa dire qualcosa lui sussurra a denti stretti:
    ̶  Ci si deve comportare da stronzi quando si ha a che fare con gente come te e tua madre  ̶  .
Proprio in quel momento il carro inizia a muoversi, così mi afferro saldamente per non cadere.

Sono senza fiato. Non capisco se sono più amareggiata, offesa, delusa o arrabbiata.
La strada serpeggia davanti a noi e sembra quasi non avere una fine; la folla ai bordi del percorso ruggisce alla nostra uscita in modo quasi spaventoso. Tutte quelle luci, quei colori, gli addobbi... si respira la superficialità nell’aria.
La gente urla, si sporge per guardarci, ruggisce esaltata. Mi sembra quasi di leggere nella loro mente: vedo il sangue, la morte, la battaglia, la sofferenza di noi tributi, tutto circondato da un alone di festeggiamenti e gioia.
In un attimo mi immagino già tutti loro davanti allo schermo mentre si godono il bagno di sangue alla cornucopia, mentre esultano alla morte dei tributi più deboli e incitano uno di noi favoriti. È come se tutto stesse accadendo davanti ai miei occhi. Ho passato anni a guardare come si comportava mia mamma davanti agli Hunger Games: come una vera capitolina. A quanto pare se vincerò mi trasformerò anche io in una di loro.

Sento tutto il corpo scaldarsi e bollire dalla rabbia. Ora non ho dubbi su quale sia il sentimento che prevale.
Alzo il mento e mantengo la posizione da soldato. Dietro di noi iniziano a sfilare gli altri carri, ma vedo che ben pochi degli spettatori danno attenzioni agli altri tributi: sono ipnotizzati dai nostri abiti, dai nostri visi, dalle nostre espressioni dure e feroci, fameliche di vittoria. Tutti urlano i nostri nomi, gridano e applaudono eccitati.
Rivolgo lo sguardo verso gli schermi e capisco per quale altro motivo ci acclamano così tanto. L’odio. L’odio si legge nei nostri occhi. Sembrano fiammeggiare in cerca di sangue, di vendetta. I nostri corpi sono distanti e sembrano divisi dalla competizione che c’è tra di noi: nonostante i nostri abiti siano complementari, sembriamo opposti l’uno all’altra. Le nostre mani non si sfiorano, i nostri petti sono ruotati in direzioni opposte.
Immagino già le teorie che i presentatori si staranno inventando per capire cosa ci separa in questo modo, cosa ci fa provare disgusto per chi ci sta affianco. Alle interviste avranno molto di cui parlare con noi, i pettegolezzi sui tributi del Distretto 1 saranno oro per gli Hunger Games di quest’anno.
Vedo che anche Trevor ha visto la nostra immagine, ma non si scompone. Come me, rimane impassibile, anzi, sembriamo caricarci di energia negativa.
Sento una strana sensazione allo stomaco, qualcosa che mi dice che tutto questo è sbagliato, che non è normale, che questi non siamo noi, che anche io mi sto trasformando nel tributo che Capitol vuole vedere, ma l’adrenalina mi impedisce di darci attenzione.
Sono feroce, ma non perché qualcuno mi costringe ad esserlo. Io voglio essere feroce, per la prima volta.
Il mio abito scintilla e mi sento una tigre che scatta per attaccare la sua preda. Mi sembra quasi di sentire gli artigli al posto delle unghie e due zanne affilate che non vedono l’ora di sbranare. È una sensazione inquietante e sbagliata, ma sento la forza scorrere nelle vene.

Io e Trevor non ci rivolgiamo una parola, né uno sguardo o un semplice cenno, fino a quando non entriamo nell’anfiteatro. La musica si spegne e il presidente Snow, che si trova davanti a noi, ci dà il benvenuto.
Trattengo a stento l’istinto che mi dice di arrampicarmi fino al suo balcone e farlo fuori. Le telecamere ci inquadrano e i nostri sguardi sembrano infiammarsi ancora di più, in modo minaccioso e pericoloso. Siamo due belve fameliche pronte ad uccidere, e dal rumore che fa la folla, tutti sembrano impauriti e, nello stesso momento, attratti da noi.
Scommetto che, nonostante in questo momento siamo estranei tra di noi, abbiamo gli stessi pensieri. Lui è l’uomo che ci ha condannati a tutto questo, che ha scritto la parola “fine” a tutte quelle vite innocenti, lui è l’uomo che ci ha rovinato la vita.
Improvvisamente, in mezzo a tutta la guerra, la vendetta che sta prendendo forma nella mia mente, si fa strada un pensiero spontaneo, genuino, un pensiero che la mia anima non è riuscita a trattenere, mentre la testa cercava di soffocarlo.
Lui è l’uomo che mi separerà per sempre, in un modo o nell’altro, dal ragazzo che amo. 







Angolo Autrice: 


Halleluja! *coretto*
Ce l'ho fatta a pubblicare anche il nono capitolo C: 
Sì, sono di nuovo in ritardo, non so più nemmeno come chiedervi perdono D: 
Spero almeno che il capitolo vi piaccia C: l'ho modificato migliaia di volte perché non riusciva mai a venire come volevo ç__ç 

TREVOR IS BACK BITCHES! :D
Siete contenti? :3 
Ok lo so, non è uno dei ritorni migliori visto com'è andata a finire .__. Spero comunque che siate almeno un pochino contenti :3
Poi, che dire... Ci tenevo tanto a fare un disegno dei vestiti, visto che ce li ho perfettamente stampati nella mente, ma visto che ho le abilità di un tricheco ho evitato di postare i miei disegni da bambina dell'asilo C: 
Se qualcuno di voi è bravo a disegnare e ha voglia di ritrarre gli abiti sarei la più felice del mondo e ve ne sarei eternamente grata :D 

Tra poco ricomincia scuola e quindi riuscirò a pubblicare più spesso ;) (Sì lo so, non ha senso che io pubblichi più spesso quando devo studiare, ma che ci devo fare, funziono in modo strano .__. )

Vi chiedo ovviamente di recensire il capitolo e dirmi cosa ne pensate, perché leggere i vostri pareri è sempre emozionante per me e mi sprona a continuare a pubblicare storie su questo sito :) Non potrò mai ringraziarvi abbastanza, amo scrivere e pubblicare sapendo che qualcuno apprezza il mio "lavoro" è... *sputa cuoriccini* <3

Bene, ora la smetto di scrivere (cavolo, possibile che gli "angolo autrice" siano sempre più lunghi dei capitoli? I mean, shut up DriDri!) Buona giornata :D



DriDri

  
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