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Autore: shelag    11/10/2004    3 recensioni
Andromeda e Bellatrix. Due sorelle, due rose.E il loro sangue.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rosa Rosae

 

Le dita della donna si posarono leggere sull’inscrizione, ne tracciarono i contorni, indugiarono lì dove la pelle sensibile si accorgeva di un avvallamento o di una minuscola crepa. Una crepa che le ricordava quella che si era aperta nel suo core e da lì si era allargata fino  a distruggere la sua essenza.

“Theodore  William Tonks”-mormorò leggendo le lettere, quasi in trance.

Quel nome era così lungo che non gli apparteneva. Per lei era sempre stato Ted, il suo Ted.Il Ted per cui aveva rinnegato la sua famiglia, il suo mondo. Il Ted che le era stato portato via da sua sorella.

Era una calda mattina d’estate quando, ancora assonnata, era scesa in cucina e l’aveva trovato. Ted giaceva inerte su di una sedia, come un pupazzo a cui erano stati tagliati i fili, mormorando parole sconnesse, gli occhi annebbiati dal dolore, una rosa rossa delicatamente tenuta tra le mani tremanti. Andromeda aveva capito cosa era successo, era fin troppo evidente. Il suo pensiero volò indietro nel tempo, alla sera del ritrovamento dei Paciock. Una lacrima silenziosa le scese dai begl’occhi ambrati, lenta e inesorabile scivolò lungo le guance affilate e la bocca carnosa fino a riversarsi sui petali scarlatti del fiore. La donna accarezzò piano i capelli soffici e neri del marito, poi si chinò dolcemente e con le labbra salate dalla lacrime lo baciò, come tante altre volte aveva fatto in tempi felici. Si staccò un attimo da lui,giusto il tempo di tirare fuori la bacchetta per donargli il suo ultimo dono: la pace.

 

 

“E’ nella tenuta vicino Glasgow”-una voce dietro di lei la fece sobbalzare. Era una voce conosciuta, anche se quasi dimentica, che apparteneva alla sua infanzia.

“Narcissa”- mormorò Andromeda mentre l’altra donna si faceva avanti,emergendo dall’oscurità. Istintivamente la sua mano si strinse attorno al legno della bacchetta.

“Che ci fai qui? Ti ha mandato Bella?”- sibilò. La Narcissa a cui era stata affezionata non era questa donna sulla trentina, ma una deliziosa neonata bionda che le sorrideva dalla culla avvolta in pizzi e merletti rosati…poi le cose erano cambiate, non vedeva Narcissa da quando era scappata di casa per sposarsi con Ted. Aveva diciotto all’epoca e la sua sorellina solo dieci.

Aveva poi saputo del suo matrimonio con Malfoy, l’ex fidanzato di Bellatrix. Strano cambio di coppia.Forse entrambi avevano capito che due caratteri troppo simili ed eccessivi li avrebbero portato all’autodistruzione.

Magari fosse successo- pensò distrattamente Andromeda.

“No…ma ho saputo che cosa è accaduto. Non credevo che saresti stata capace di ucciderlo per amore.”- la donna bionda si avvicinò cautamente. Non conosceva bene la sorella maggiore ma per esperienza sapeva che una Black contrariata è molto pericolosa.

“Ho solo cercato di rimediare alla crudeltà di tua sorella”- replicò acida la donna, incrociando le braccia.

Lo sguardo di Narcissa indugiò sulla lapide davanti a lei:“Devi fermarla, Andromeda”.

Le parole erano state pronunciate con un tono di voce così basso che sembrarono disperdersi nell’aria.” Ha ucciso tuo marito e per colpa sua Lucius è ad Azkaban”.

“Malfoy è ad Azkaban perché ha deliberatamente scelto di uccidere e torturare in nome di Voldemort. Nessuno gli ha puntato una bacchetta contro e lo ha costretto ad andare al dipartimento dei misteri un mese fa. E tuo figlio è sulla stessa via”- replicò la donna freddamente.: “ E poi non sei contenta? Divorzia e con Lucius in prigione per un simile reato entrerai praticamente in possesso del patrimonio dei  Malfoy. Sommato a quello dei Black fanno una bella somma, no?”.

Narcissa avvampò: “Lascia fuori Draco da questa storia non osare mettere in discussione il mio amore per Lucius”- sibilò

“Ok, allora preferisci parlare di quando hai accolto Kritcher a casa tua lo scorso Natale. Tutto questo non sarebbe successo se non lo avessi fatto.”- continuò sarcastica. Anche la morte di Sirius rientrava era da imputare ad entrambe. Narcissa lo spunto, Bellatrix l’azione.

“Cosa vuoi saperne di quello che è successo? Della mia vita e delle mie scelte? Avevo pensato che dando a tu-sai-chi  ciò che voleva sarebbe tutto finito. Se Harry Potter fosse finalmente morto, avrei cominciato a vivere in pace, senza il terrore di sapere mio marito ucciso dagli Auror o dall’oscuro signore stesso. Senza parlare di Draco.Non so che cosa gli passi in mente, soprattutto ora che il padre non c’è. Non capisco neanche se sia disperato che Lucius sia ad Azkaban solo per una questione di immagine o perché gli vuole realmente bene.”

“Che bel quadretto.” – si lasciò sfuggire Andromeda, ma la tristezza autentica insita nella voce della sorella le fece sospendere il giudizio. Si avvicinò quindi a Narcissa e le prese le mani:

“Andrà tutto bene”- le sussurrò nell’orecchio prima di scomparire tra le ombre del cimitero babbano.

 

 

 

La tenuta era uguale a come se la ricordava e al tempo stesso era profondamente diversa: delle rose e dei rampicanti che ricoprivano il patio non restavano che dei secchi arbusti, il pavimento di marmo rosato, una volta così liscio e brillante ora era opaco e ruvido, pieno di foglie secche e di polvere che era penetrata dall’esterno. Capì perché quel castello non fosse più stato curato: era stata durante quella vacanza che aveva incontrato Ted ed era rimasta incinta.

Sua padre probabilmente si stava ancora rodendo il fegato nella tomba.

I suoi passi rimbombarono nell’atrio freddo, il suo sguardo spaziò lungo la pesante scalinata in stile barocco che si avvolgeva attorno ad una colonna d’avorio intarsiato con ebano. Lì, sulla sommità della colonna Andromeda sapeva cosa c’era scritto, quello che era impresso ovunque in casa Black: “toujours pur”

“Beh per sempre mi pare un tantino esagerato”-si lasciò sfuggire. Aveva sempre fatto commenti simili, quel genere di frecciatine che facevano impazzire sua madre.

E poi la vide: la fotografia del suo debutto in società.Indossava un lungo abito color avorio con leggere screziature cremisi, proprio come la rosa che teneva puntata al petto.

“Ricorda che sei stata tua voler perdere tuto.”-una voce roca e divertita si levò dalle scale. Bellatrix scese lentamente la scalinata, con un sorrisetto divertito sulle labbra dal rossetto scarlatto.

Rosso era il suo colore. Il colore del sangue. Il colore delle sue rose.

“Veramente la storia di scegliere un fiore al debutto in società è l’unica tradizione che mi sia mai piaciuta”- replicò Andromeda, la bacchetta saldamente in pugno da quando era entrata.

Bellatriz sorrise di nuovo, ancora più apertamente : “Lo so. Ricordi, me lo dicesti prima di andare via, al mio ingresso in società? E’ per questo che ho lasciato la rosa. Per farti ricordare, e capire.”

Ormai erano una di fronte all’altra,occhi negli occhi. Occhi dalla forma allungata, quasi orientaleggiante, colore dell’ambra vergine...l’unica cosa che legasse tutte e tre le sorelle.

“Sai perché ho scelto il bianco per le mie rose, Bella?”.-chiese Andromeda  guardando la donna che aveva torturato il suo amore.Il sangue sembrò scorrere troppo velocemente per un attimo, le sembrò addirittura di sentirlo pulsare in maniera innaturale contro le vene, chiedendo di essere liberato, di esercitare tutta la sua forza. Le mani si strinsero più forte contro la bacchetta. Il legno era caldo e piacevole e riuscì ancora una volta a ridarle sicurezza.

“Perché sei banale?”- la schernì la donna mora. Sembrava rilassata, sicura di se. Conosceva la sorella e la considerava una povera perdente, una traditrice della peggior specie.

Fu la volta di Andromeda sorridere: “Direi proprio di no. Vedi, il bianco permette di avere tutti i colori. Scomponi un fascio di luce in un prisma di vetro e avrai l’arcobaleno.”

Bellatrix fece finta di sbadigliare: “ Interessante. Devo dire che più invecchi e più diventi noiosa.”

“Inoltre”- prosegui Andromeda- “Il bianco può diventare rosso in pochissimo tempo e molto facilmente. Basta solo trovare la fonte  di colore giusta.”.

Sorrise, lasciando scoperti i denti candidi. La sua mano volò leggera,una rosa magica in mano, fino al petto di Bellatrix.

I petali dapprima nivei cominciarono a divenire via via più rosati, le screziature rubino si moltiplicarono  fino a che dalla candida rosa caddero pesanti lacrime rossastre.

 

 

 

Era di nuovo lì, Andromeda, questa volta tenuemente illuminata dalla luce dell’alba. Accarezzò ancora una volta la lapide del marito, con dolcezza, quasi si trattasse del suo viso. Prima di andare via si chinò a sfiorare il bouquet di rose rosate poste sopra la tomba. Sapeva di chi erano.

Sorrise, finalmente in pace e decise di tornare a casa. Sua figlia Ninfadora stava per svegliarsi.

 

 

Solo due piccole note. Innanzitutto ringrazio tutti quelli che hanno letto la fic e ancora di più chiunque abbia voglia di lasciare un commento. Poi…. Naturalmente l’omicidio di Ted Tonks da parte di Bellatrix è un parto della mia immaginazione malata., come anche la storia dei fiori per il debutto in società. L’idea di uccidere con la rosa bianca è spudoratamente copiata da una puntata dei “Cavalieri dello Zodiaco” e specificatamente è il modo di uccidere del cavaliere d’oro dei pesci.

Ok. Ora basta….baci baci

  
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