“ […] Non temere di venire
ingannato
Il mondo sorge già sull’ inganno
”
Frammento frase
di apertura del 16 volume, Bleach
Anche quel giorno osservava il
fuoco ardere nel caminetto, scoppiettava, alimentato dai ceppi che gli aveva
donato il sensei il giorno prima quando era uscito la mattina presto per
tagliare la legna, quell’ inverno era estremamente rigido per un Paese come
quello del Fuoco, che vantava un clima temperato e forse a volte un po’
torrido.
Senza nemmeno accorgersene iniziò a
tracciare, con l’ unghia smaltata di rosa la pelle rossa che rilegava il libro
di cui fino a pochi minuti prima era intenta alla lettura, pensierosa, delineò
le parole del titolo scritte in lettere dorate: Anatomia
umana.
Erano passati ben due anni, due
lunghissimi anni in cui lei non aveva fatto altro che sperare in un suo
imminente ritorno che malgrado non fosse mai arrivato, non aveva mai spento la
sua speranza. Nonostante fosse cresciuta, o almeno lei credeva di esserlo, non
riusciva a dimenticare i sentimenti e i sogni di quando era
bambina.
In fondo, anche se non lo ammetteva
a se stessa né agli altri, lei credeva ancora nel Principe azzurro.
Ma il suo principe non era tanto
nobile e puro come lei se lo era immaginato, era invece tormentato dall’ odio e
da un sentimento di vendetta che non esauriva mai la sua sete di sangue, un vendicatore.
Era sicura che nonostante tutte le
promesse che aveva fatto a se stessa, se l’ avesse rivisto sarebbe di nuovo
caduta nelle sue braccia, in lacrime, confidandogli i suoi sentimenti e tutto
ciò che aveva provato in quegli anni, senza la sua presenza accanto a guidarla
dove lei era insicura e indecisa.
Gli occhi le divennero lucidi,
facendo brillare le iridi verdi improvvisamente invase dalla malinconia, il
viso, un ovale perfetto caratterizzato dalla linea della fronte leggermente più
alta, perse la sua luce riflettendo solo il folgore della fiamma, le lunghe
ciocche dei morbidi capelli rosa le nascosero gli occhi ad un movimento verso il
basso della testa.
Un sorriso ironico le incurvò le
labbra facendo prendere al suo viso, di solito aggraziato e ammorbidito dalla
spensieratezza caratteristica delle bambine, un riverbero
cinico.
Ci era cascata… ancora un volta…
era annegata nel ricordo di una persona che l’ aveva fatta soffrire, e quello che era peggio… era che così
feriva se stessa e quelli che le stavano accanto. Le dita sottili andarono a
stringere la cute rosea spettinando i capelli più corti sulla nuca.
Lei era una persona orribile almeno
quanto lui, anche se inconsapevolmente, rendeva malinconico lo sguardo sempre
sorridente e cristallino di Naruto che aveva sempre affermato di amarla ed era
sempre stato premuroso con lei, Rock Lee che aveva usato il suo colpo migliore
per proteggerla, Ino che rimaneva in pena per lei osservando i fiori che
adornavano il negozio dei suoi genitori e Tsunade che firmando le scartoffie si
soffermava sempre qualche secondo chiedendosi come stesse la sua
allieva.
Il libro le cadde dal grembo con un
tonfo sordo che riempì il salotto di casa Haruno, una stanza di medie dimensioni
dalle pareti di cemento che non assorbirono subito il rumore creando un
fastidioso eco, fu seguito da un secondo, più forte stavolta. Era caduta a
terra, sul freddo parquet, davanti al caminetto che trovandolo interessante si
era messa ad osservare fino a pochi secondi prima.
Quel fuoco che ardeva, gli
ricordava la speranza che infiammava il suo cuore quando era bambina, ogni volta
che lo vedeva.
Solo ora si rendeva conto di quanto
fosse stata ingenua, credendo alle sue parole dolci sussurrate al suo orecchio
quella notte, quella maledetta sera in cui aveva sperato che forse non era tutto
perduto, dove invece si era spento il suo primo amore.
< Arigatou Sakura
>
La sua voce così profonda e chiara,
l’ aveva sentita vicina quella volta, più di quanto lo fosse stata in tutti
quegli anni, quel suo respiro caldo e regolare sui suoi capelli quante volte lo
aveva desiderato? Le sue mani, forti, sulle sue spalle, le sue labbra tanto
bramate sulle sue, per qualche attimo che però ricordava perfettamente. Erano
umide, belle e fredde.
Alzò la mano tremante, tastando con
i polpastrelli la bocca, carnosa e rossa, in cerca di quel fugace ricordo prima
del buio.
Come però dimenticarsi di quel nero
che l’ aveva accolta dopo quel meraviglioso istante, forse frutto della sua
illusione? Neanche Sakura era certa se quell’ utopia era frutto della sua mente
inguaribilmente romantica e che cercava a tutti i costi il lieto fine o di un
ragazzo in cerca del potere, portato a quel gesto avventato dai sentimenti che
l’ avevano sopraffatto.
In quei pensieri così tenebrosi non
riusciva a trovare risposta, spinta sempre più nella spirale di dolore che
Sasuke stesso aveva creato intorno a lui e che adesso ne pagavano il prezzo le
persone che gli hanno voluto sempre bene.
La stanza ricadde nel silenzio,
perfino lo strepitio del fuoco era sparito ridotto ad un flebile lamento, la
fiamma si stava spegnendo.
La fiamma era la speranza che ardeva nel cuore di
Sakura.
< Sakura >
Quella voce… come poterla
dimenticare? Protagonista di eventi felici e tragici.
Sakura si voltò, il viso riacceso
di una nuova albore nel riscontrare il palmo largo e solcato da qualche callo di
colui che aveva aspettato per così tanto tempo.
Davanti a lei la sagoma che spesso
aveva oscurato i suoi sogni trasformandoli in incubi, il viso, un ovale perfetto
dai lineamenti felini e gli zigomi eleganti accentuati dai ciuffi di capelli
neri che gli ricadevano ai lati, più lunghi davanti e che andavano ad
accorciarsi sulla nuca, il corpo allenato fasciato dal kimono caratteristico di
Oto, che lasciva intravedere i pettorali, il braccio teso verso di lei, ad
invitarla ad accettare l’ aiuto che le stava offrendo.
Ma il suo sguardo era ancora freddo
e penetrante.
Stupita fece scorrere il suo
sguardo dalle dita della mano fino al suo viso, era cambiato così tanto negli
anni, anche quella scintilla – nonostante fosse piccola – di gioia e voglia di
vivere era scomparsa, inghiottita dalla pece.
Era davvero lui?... non lo sapeva…
ma voleva crederci…
< Sa.. suke… kun… > lo chiamò con voce
rotta dall’ emozione, ma lui non rispose.
Si limitò a muovere appena la mano
che ancora aspettava di stringere la sua.
Sakura non capiva, ma il suo
braccio si mosse da solo, verso colui che l’ aveva fatta patire tante di quelle
volte che a malapena le ricordava tutte. Le aveva rimosse completamente dalla
sua memoria, per mantenere solo le belle esperienze che aveva fatto con
lui.
Stava ricadendo nel baratro per
lui, ancora una volta, stava per commettere lo stesso sbaglio che aveva compiuto
tante di quelle volte che ormai avrebbe dovuto impararlo, ma era ancora troppo
ingenua per riuscire ad accettare di aver commesso un
errore.
< Sakura-chan! >
Lui? No… non ora… non poteva
vederla ora mentre accettava la sua resa e si consegnava nelle mani del suo
torturatore.
Ma quella voce calda e squillante,
non poteva essere altro che la sua.
< Naruto… > sussurrò fermandosi a pochi
centimetri da quella mano candida, volgendosi verso il
caminetto.
Lui era lì in piedi, le braccia sui
fianchi, il viso abbronzato e leggermente quadrato caratterizzato dai piccoli
graffi sulle guance e il sorriso da spaccone, la stava osservando con i suoi
grandi occhi blu sovrastati dal coprifronte, sul quale ricadevano i capelli
biondi, come al solito spettinati.
< Allora Sakura-chan? Che fai? Non vieni con
me? >
Le chiese allargando, se possibile,
ancora di più il suo sorriso indicandosi con il pollice.
Gli occhi di Sakura si sgranarono,
la sua attenzione ricadde su Sasuke, che osservava scocciato il nuovo
arrivato.
< Sakura… > richiamò di nuovo la sua
attenzione il moro, tornando a guardala freddo.
Ma questa volta, la mano di Sakura
non si mosse.
La ritirò piano stringendola al
petto, mentre il suo sguardo ricadeva in basso verso le scanalature del legno,
sotto gli occhi stupiti del giovane Uchiha.
< No Sasuke… questa volta no… > gli
mormorò rialzandosi e affiancandosi al biondo che le prese la mano, così calda e
rassicurante da scaldare la sua, fredda e tremolante < … Grazie Naruto-kun… > aggiunse
contraccambiando il sorriso che le aveva rivolto.
Davanti a loro, il traditore iniziò
a tremare di rabbia corrucciando le sopracciglia e stringendo i
denti.
< Allora addio… > bisbigliò ad entrambi
avvicinandosi di corsa.
Fu un’ attimo, riuscì appena a
percepire la luce che li investì prima di ritrovarsi di nuovo da sola, nelle
tenebre.
La mano di Naruto non stringeva più
la sua, che adesso vagava davanti a lei, in cerca di un’ appiglio per non cadere
nelle tenebre…
< NARUTO-KUN! > urlò alzando
una mano per afferrare il nulla.
Si alzò talmente in fretta che
dovette sorreggersi al bracciolo della poltrona per non ricadere contro il
cuscino, solo dopo qualche secondo riuscì a rendersi conto che quello era stato
solo un’ incubo.
Sospirò sollevata mettendosi a
sedere e massaggiandosi le tempie.
Così alla fine aveva fatto la sua
scelta, questa era ricaduta su Naruto, colui che le era sempre stato accanto
nonostante tutto.
Sul suo viso si fece largo un
sorriso al ricordo del bambino un po’ goffo che la chiamava e le chiedeva di
andare a mangiare all’ Ichimaru e alle sue rispostacce, troppo occupata a
cercare Sasuke seduto in una panchina del parco a mangiare da
solo.
Adesso tutto sarebbe stato diverso,
avrebbe cominciato una nuova vita, dove Sasuke sarebbe stato il suo passato e
Naruto il suo presente e, sperava, il suo futuro.
Quella era la sua nuova vita e
nessuno, compreso Sasuke, l’ avrebbe rovinata. Questa era una promessa che aveva
fatto a se stessa e a Naruto.
Inconsapevolmente, per la prima
volta dopo tanti anni, sorrise felice di vivere la vita che LEI aveva
deciso.
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