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Autore: Fiery    01/03/2008    10 recensioni
-Vuoi davvero sapere cosa mi passa per la testa da una settimana?- -Sì.- Gabriella si voltò nuovamente e si incamminò verso casa. Troy la seguì, indeciso se parlare o meno. Decise infine di non dire niente e di aspettare che fosse lei a parlare. Arrivarono pochi minuti dopo a casa della ragazza, la quale aprì la porta di casa con le proprie chiavi. -Vieni.- lo istruì facendolo entrare in casa. Troy entrò, poi fissò Gabriella, -E ora?- -E ora ti presento una persona.- Gabriella lo condusse in salotto e si avvicinò al divano dove stavano seduti la signora Montez e un uomo dai capelli neri e gli occhi scuri, -Conosci già mia madre. Troy saluta mio padre. Papà, lui è Troy.- si sedette sulla poltrona fissando la sua reazione.
Nuova shot! ^^ Buona lettura e fatemi sapere in tanti ^^
Genere: Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Gabriella Montez, Troy Bolton
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Confessioni di un cuore distrutto

Confessioni di un cuore distrutto

(Basata su Confessions of a broken heart di Linsday Lohan)

 

 

Troy la fissava.

Troy aveva capito che c’era qualcosa che non andava.

Troy sapeva che le nascondeva qualcosa.

Gli era bastato guardarla un attimo, durante una lezione della Darbus. Si era voltato dal suo primo banco, pronto ad osservarla come al suo solito. E l’aveva sorpresa con lo sguardo fuori dalla finestra, che osservava un punto imprecisato.

Poi la professoressa Darbus lo aveva richiamato. Si era voltato immediatamente, ma sapeva bene che non avrebbe potuto fare a meno di pensare a quello sguardo incupito che non aveva mai posseduto.

Passò una settimana.

Troy si passò una mano tra i capelli biondi, osservando indeciso la figura di Gabriella.

Stava dritta davanti al proprio armadietto, mentre riponeva i libri nella borsa pronta ad andare a casa. I capelli neri erano raccolti in due codine, con due elastici azzurri. Indossava una minigonna di jeans e una maglietta bianca a barca. Ai piedi degli stivali bianchi fino al ginocchio, con le calze chiare.

Era decisamente cambiata da quell’estate.

Loro due non stavano più insieme. Si erano lasciati a Ottobre, quando Ryan aveva confessato a Gabriella di piacergli e l’aveva baciata davanti a tutti. Troy era furioso e dopo un grande litigio l’aveva lasciata. Non aveva mai creduto al fatto che, a Gabriella, il giovane Evans non piacesse affatto.

Si era ricreduto soltanto quando a Febbraio Ryan si mise con Kelsi.

Gabriella era rimasta da sola sentimentalmente da quando si era lasciata con Troy.

Erano a Giugno. Troy aveva cercato mille modi per chiederle scusa, ma non pensava fosse così difficile. E poi Gabriella l’aveva perdonato tante volte, cosa gli faceva pensare che l’avrebbe perdonato ancora una volta?

Per questo era anche indeciso se scoprire o meno cosa le fosse successo da una settimana a quella parte.

Prendendo un grosso respiro si avvicinò alla ragazza, che aveva appena chiuso l’armadietto bianco.

-Ehi!-

Gabriella sollevò un sopraciglio, squadrandolo da capo a piedi, -Ehi.- ricambiò senza una nota di dolcezza nella voce.

Troy si sentì morire nel sentire quel saluto freddo. Nonostante questo cercò di aprire un discorso.

-Come va?-

-Non ti è mai importato. Non ti importa nemmeno ora.- Gabriella si voltò verso di lui con la tracolla azzurra sulla spalla, -Cosa vuoi?-

-Niente.-

-Non è vero. Sputa il rospo.- incrociò le braccia al petto aspettando una risposta che non tardò ad arrivare.

-E’ da un po’ che ti vedo… strana.-

-In che senso?-

-Beh… sei sempre molto distaccata dalle persone, fissi il vuoto…- elencò Troy, -Non è da te.-

Gabriella abbassò lo sguardo, confermando le ipotesi del ragazzo, -Chi ti dice che non sia da me?- domandò in un sussurro.

-Non sei mai stata così, Gabriella.- Troy la osservò un po’ preoccupato, -Ne vuoi parlare?-

La mora alzò di scatto la testa, -No.- disse con voce dura, -Non con te.- aggiunse superandolo.

Troy fece per lanciare un pugno in aria, ma poi si voltò e la rincorse per il corridoio. Uscirono dalla scuola e lui la seguì per tutto il tragitto sul marciapiede che l’avrebbe portato a casa di Gabriella.

-Gabriella, aspetta!-

-Bolton, smettila di seguirmi!-

Troy si fermò di botto, sbarrando gli occhi impietrito. Anche Gabriella si fermò, non udendo nessuna opposizione. Si voltò verso di lui seria in volto, torturandosi le mani.

-Come mi hai chiamato?- mormorò Troy stupito.

-Bolton.- rispose Gabriella, -Scusa.-

-Perché… mi odi così tanto?-

Gabriella sorrise lievemente, un po’ scocciata, -Prova a indovinare.-

-Senti, è vero. Ho fatto una cazzata a non crederti. Ma non darmene una colpa.- Troy si indicò, -Io ti amavo. Io mi sto preoccupando per te.-

-Vuoi davvero sapere cosa mi passa per la testa da una settimana?-

-Sì.-

Gabriella si voltò nuovamente e si incamminò verso casa. Troy la seguì, indeciso se parlare o meno. Decise infine di non dire niente e di aspettare che fosse lei a parlare. Arrivarono pochi minuti dopo a casa della ragazza, la quale aprì la porta di casa con le proprie chiavi.

-Vieni.- lo istruì facendolo entrare in casa.

Troy entrò, poi fissò Gabriella, -E ora?-

-E ora ti presento una persona.- Gabriella lo condusse in salotto e si avvicinò al divano dove stavano seduti la signora Montez e un uomo dai capelli neri e gli occhi scuri, -Conosci già mia madre. Troy saluta mio padre. Papà, lui è Troy.- si sedette sulla poltrona fissando la sua reazione.

Troy osservò l’uomo accigliato, -Oh… ehm…- deglutì in fretta, -Piacere.- si avvicinò al signor Montez e gli pose la mano.

L’uomo la strinse sorridendo, -Il famoso Troy. Mia figlia mi ha parlato di te.-

-Spero bene.- sorrise Troy.

-Benissimo. Quasi meglio di sua madre.- cadde il silenzio per qualche secondo. Un silenzio che Troy notò molto teso e non nell’ambito affettuoso familiare, -Come mai sei qui, ragazzo?-

-Io…-

-Doveva studiare con Gabriella. Vero, tesoro?- domandò la signora Montez alla figlia.

Gabriella colse la palla al balzo, -Certo. Devo dargli ripetizioni di Matematica. Sai, papà. Lui non è mai stato molto bravo in quella materia.- si alzò dal divano e prese per mano Troy, -Andiamo in camera mia, Troy.-

-E dov’è il suo libro?- domandò ancora il signor Montez sospettoso.

-Nello zaino.- rispose Troy mostrando lo zainetto che teneva in spalla, -Dove dovrebbe essere? Beh, piacere di averla conosciuta.- fece solo in tempo a dire questo frettoloso saluto, prima che Gabriella lo trascinasse su per le scale, al piano di sopra.

Entrarono nella camera di Gabriella, la quale ebbe cura di chiudere la porta a chiave. Per Troy questo comportamento era strano, soprattutto se si trattava di quella ragazza che aveva davanti.

-Ma i tuoi non avevano divorziato?- si informò sedendosi sul letto della ragazza, dopo aver appoggiato a terra lo zaino.

Gabriella prese posto accanto a lui, -Sì.- confermò con un sorriso triste, -Ma mio padre è tornato una settimana fa. Ha chiesto il mio affidamento.-

-Cosa?-

-Se vincerà la causa dovrò trasferirmi.- aggiunse con tono malinconico, -Subito dopo il diploma.-

Troy scosse la testa, incapace di proferire parola. Rimasero in silenzio qualche minuto, persi nei loro pensieri. Poi Gabriella si alzò in piedi mostrando un sorriso allegro.

-Dai, non facciamo i musoni.-

Un sorriso allegro falso. Lei soffriva. Troy l’aveva capito. Gli occhi di lei erano rossi di lacrime trattenute. Ma Gabriella non voleva piangere davanti a lui, di questo era certo.

-Puoi piangere, se vuoi.-

-Non essere sciocco, Troy.- rise forzatamente Gabriella.

-Piangi. Non c’è niente di male.- le fece notare lui serio.

Gabriella si morse il labbro inferiore, per poi portare le mani al viso. Troy si alzò e spontaneamente l’abbracciò, inspirando il profumo dei suoi capelli.

-Brava… sfogati…- sussurrò dolcemente lasciando che Gabriella piangesse sul suo petto.

Rimasero in silenzio per quella che sembrò un eternità. A Troy non piaceva che lei piangesse, ma sapeva anche che non poteva tenersi tutto dentro. E il fatto che avesse deciso di piangere sulla sua spalla lo rendeva importante ai suoi occhi. Come non lo era mai stato.

-Sono una stupida.- mormorò Gabriella staccandosi, -Scusa…-

-Non ti devi scusare.- sorrise Troy cingendole le spalle con un braccio e facendola sedere accanto a lui sul letto, -Se hai bisogno di qualcosa… io ci sono…-

-Conosci un modo per convincere mio padre a lasciarmi a mia madre?- domandò sarcasticamente.

Troy ci pensò su, -In effetti sì.- le sorrise voltandole il viso con un dito, -Che ne dici di una canzone?-

-Una canzone?- ripeté Gabriella stranita.

-Sì. Tu scrivi delle bellissime canzoni. Puoi chiedere a Kelsi e Sharpay di aiutarti con la musica e l’arrangiamento.- la fissò intensamente, -Che ne dici?-

Gabriella sorrise, -Dico che hai avuto una bellissima idea.-

 

Due giorni dopo

Gabriella raccolse i capelli con una penna, studiando Chimica. Sentì la porta di casa aprirsi e chiudersi. Sapeva che la madre era in camera da letto che stava finendo alcune pratiche riguardanti il processo del giorno dopo sulla sua causa di affidamento.

Quindi doveva per forza essere arrivato il padre. Andò allo stereo e inserì un disco, per poi far partire la musica nello stesso momento in cui sentì il padre salire le scale per venire a salutarla come sempre.

Prese il testo della canzone e la ripassò, per poi cominciare a cantare.

 

I wait for the postman to bring me a letter

I wait for the good Lord to make me feel better

And I carry the weight of the world on my shoulders

A family in crisis that only grows older

 

Il signor Montez si bloccò nel tentativo di bussare alla porta della figlia. Ascoltò le parole sorpreso.

Gabriella aveva una voce stupenda. Non sapeva che le piacesse cantare.

Lei aspettava da sempre una sua lettera, aveva pregato perché lui tornasse. Ma non che la portasse via dalla madre. Sentì ogni parola trafiggergli il petto. Pensava che fosse stato lui a mettere in crisi la famiglia.

E forse aveva ragione.

 

Why'd you have to go

Why'd you have to go

Why'd you have to go

 

Perchè se n’era andato? Perchè l’aveva lasciata?

Gabriella cantò sempre più forte, chiedendosi perché li aveva lasciati. Perché aveva fatto soffrire così tanto lei e la madre.

 

Daughter to father, daughter to father

I am broken but I am hoping

Daughter to father, daughter to father

I am crying, a part of me is dying and

These are, these are

The confessions of a broken heart

 

Lei era spezzata in due. Eppure sperava. Sperava che il padre cambiasse, che fosse tornato per non farli soffrire più. E invece le lacrime erano scese durante quel pomeriggio con Troy. Lui le aveva fatto accorgere che con il ritorno del padre una parte di lei era morta. Non era più quella di prima.

Ora il suo cuore era distrutto.

 

And I wear all your old clothes, your polo sweater

I dream of another you

The one who would never (never)

Leave me alone to pick up the pieces

A daddy to hold me, that's what I needed

 

La madre aveva ancora le sue magliette nell’armadio. Da piccola le indossava, immaginando una figura paterna che potesse starle accanto. Che non la lasciasse più.

E ancora adesso sognava un padre che la stringesse forte tra le sue braccia, nel momento del bisogno.

 

So why'd you have to go

Why'd you have to go

Why'd you have to go!!

Daughter to father, daughter to father

I don't know you, but I still want to

Daughter to father, daughter to father

Tell me the truth, did you ever love me

Cause these are, these are

The confessions of a broken heart

 

Gabriella lo voleva conoscere. Non sapeva nulla di lui. Se n’era andato quando aveva solo quattro anni. E ora si chiedeva perché volesse portarla via da sua madre. Dall’unica persona che l’aveva capita in tutto quel tempo.

Voleva che gli raccontasse la verità. Perché altrimenti lei avrebbe continuato a cantare quelle confessioni.

 

I love you,

I love you

I love you

I....!!!!!

I love you!!

 

Lo amava.

Perché lui nonostante tutto era suo padre. Lo amava perché era suo padre, come amava sua madre.

 

Daughter to father, daughter to father

I don't know you, but I still want to

Daughter to father, daughter to father

Tell me the truth...

Did you ever love me!!!?

Did you ever love me?

These are.....

The confessions...of a broken heart

 

Abbassò un po’ la voce.

Si chiedeva se il padre l’avesse mai amata. Se l’amasse veramente, non sarebbe tornato.

Non sarebbe lì. Non avrebbe mai potuto pensare di portarla via da quella che era casa sua.

Quelle erano le confessioni del suo cuore distrutto. E lui non avrebbe mai potuto guarirla.

 

Ohhh....yeah

I wait for the postman to bring me a letter..

 

La musica finì. Le lacrime le scendevano lungo le guance.

Ma lei non ci badò.

Aspettava ancora quella lettera. Aspettava ancora che il postino portasse una lettera di scuse.

Ma sapeva che non sarebbe mai accaduto.

Il signor Montez si allontanò dalla porta. Osservò quella di fronte. La camera dell’ex-moglie. Senza pensarci due volte bussò a quella stessa porta, sapendo che stava per fare la cosa giusta.

 

Quella stessa sera

Gabriella era di nuovo sul libro di chimica.

Si voltò appena quando sentì qualcuno bussare alla porta. Si avvicinò alla porta e si accorse di una lettera che era appena entrata da sotto la porta. Si chinò e la raccolse.

La aprì lentamente, accigliata.

 

Cara Gabriella,

questa è la lettera che aspetti da quando avevi quattro anni.

È quella lettera che tu hai sognato di ricevere fin da piccola, sperando che io tornassi per renderti felice. Mi dispiace d’averti delusa, d’averti ferita. Di averti distrutto il cuore.

Non era mia intenzione farti soffrire. Non lo è mai stata.

Ma non dubitare mai dell’amore che provo per te. Sono tuo padre. E ti voglio bene.

Voglio che tu sappia che ti amerò per sempre, figlia mia.

E sono contento che ti piaccia cantare. Sono contento che tu sappia scrivere canzoni tanto meravigliose. Voglio esserci al tuo prossimo spettacolo a scuola. Se me lo permetterai, ovviamente.

Ti voglio bene.

Papà

 

Si portò una mano alla bocca, sentendo le lacrime che stavano per uscire di nuovo.

Prese in fretta il cellulare e se lo mise in tasca, per poi infilarsi al volo le sue Lacoste bianche.

-Tesoro, dove vai?- domandò la signora Montez vedendola correre giù per le scale, -Devo dirti una cosa.-

-So già tutto, mamma.- Gabriella le porse la lettera, -Abbiamo vinto. Ti voglio bene.- le diede un bacio sulla guancia e uscì di casa, sotto il cielo stellato delle ventuno.

Corse in fretta, con i lacci della felpa azzurra che ballavano con lei. Arrivò a una villetta. Percorse in fretta il vialetto e suonò il campanello, con il fiatone della corsa.

Ad aprirle fu il coach Bolton.

-Gabriella.- la salutò accigliato, -Che ci fai qui?- domandò notando il suo fiatone.

-C’è Troy?-

-Certo. Stavamo cenando, entra pure.- la fece accomodare in casa, per poi condurla verso la cucina, -Troy, c’è una visita per te.-

Troy alzò lo sguardo dalla propria bistecca, distogliendo l’attenzione anche dalla discussione che stava avendo con la madre sulle borse di studio.

-Gabriella.- si alzò in piedi, -Che è successo?-

Gabriella sorrise, mentre delle lacrime le uscivano dagli occhi, -Papà se n’è andato. Ha capito.- disse tra le lacrime di gioia.

Troy sorrise e la raggiunse abbracciandola. I genitori di Troy li osservarono un po’ straniti. Ma loro due non ci badarono.

-Non ci sarei mai riuscita senza di te.- Gabriella si staccò, -Grazie di tutto, Troy. E scusa per come ti ho trattato in questi mesi.-

-Non fa niente. Avevi ragione. Sono stato uno stupido.- scosse la testa negativamente.

-Beh… credo che tu abbia un’altra possibilità.-

-Davvero?-

-Davvero.- rise Gabriella, -Ad un patto: d’ora in avanti mi devi credere. Sempre e comunque.-

-Non farò mai più lo stesso errore. Te lo giuro.- detto questo si chinò sulle sue labbra e la baciò dolcemente.

Si staccarono soltanto quando sentirono dei colpi di tosse. Gabriella arrossì di botto, rendendosi conto finalmente che c’erano ancora i genitori del ragazzo presenti in cucina.

-Oh… ehm… scusate, io…- balbettò imbarazzata.

-Non importa, cara.- la signora Montez sorrise, -Bentornata in famiglia.-

-Già. E speriamo che Troy vada meglio nel basket ora che sei tornata.- aggiunse il signor Bolton facendo ridere tutti.

Troy avvolse la vita di Gabriella con un braccio, -Ha ascoltato le tue confessioni?-

-Già. Ma sorprendentemente è riuscito a guarirmi.- Gabriella sorrise, poggiando il capo sulla spalla di Troy, -Ora il mio cuore non è più distrutto.-

 

The End

 

 

 

************

Una nuova shot, scritta in un pomeriggio e mezzo XD

Fortunatamente io non sono come Gabriella. La mia famiglia è rompi-scatole, una sorta di ramanzine a raffica quando vogliono, ma c’è. E io voglio bene alla mia famiglia. Perché è la migliore che potessi desiderare.

Bacioni e attendo commenti ^^

By Titty90 ^^

  
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