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Autore: Minako_86    01/03/2008    2 recensioni
[...]- E' solo che è dannatamente bella, capisci? Bella... e sexy... e dolce e... - "Stronza" gli balzò in mente. Bella e stronza. Non c'era descrizione che le calzasse più a pennello.[...]
Song-fic con la bellissima canzone di Marco Masini. Troy e Sharpay si ritrovano nello stesso bar... sette anni dopo essersi lasciati.
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chad Danforth, Sharpay Evans, Troy Bolton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bella stronza

Bella Stronza

 

 

 

Bella stronza...

Che hai distrutto tutti i sogni
della donna che ho tradito,
che mi hai fatto fare a pugni con il mio migliore amico.
E ora, mentre vado a fondo, tu mi dici sorridendo
"Ne ho abbastanza".

 

 

- Sono passati sette anni, Chad. Sette. - Troy Bolton sorseggiò per l'ennesima volta la sua birra. Bionda come la ragazza che stava fissando da mezz'ora buona. Lei non si era accorta di nulla... se ne stava seduta al bancone, con le lunghe gambe accavallate e lo sguardo perso in un romanzetto d'amore d'altri tempi. - Ed è forse cambiata? Tu la vedi cambiata? - Disse, in tono provocatorio. Chad osservò a sua volta... le labbra rosse e leggermente imbronciate, i fermagli di brillanti fra i capelli... la gonna assurdamente corta ed arricciata sulle coscie.

 

- Sharpay Evans non cambierà mai. - Si rabbuiò improvvisamente... Un tempo avrebbe sorriso nel dirlo, ma poi erano successe troppe cose. Davvero troppe. Tornò con lo sguardo al suo migliore amico che nel frattempo aveva vuotato quasi del tutto la bottiglia.

 

- Maledetta... - Troy la guardò ancora, con un enorme groppo in gola. - E dire che credevo che i vent'anni ci avrebbero portato un po' di giudizio. - Sorrise amaramente. - Guardaci ora, invece. Ne abbiamo ventitre e siamo sempre allo stesso punto. Io sono sempre allo stesso punto! - Chad sussultò.

 

- No. Non dirmi che... che sei ancora innamorato di lei! - Battè un sonoro pugno sul linoleum del tavolino, facendolo oscillare pericolosamente.

 

- Posso negare, se questo ti fa sentire meglio. - La rassegnazione in cui versava lo portava persino a ridere di se stesso. Chad invece non rideva affatto.

 

- Cazzo, Troy, non hai più sedici anni!!! Dopo tutto quello che è successo, pensavo che avresti capito. Dopo tutto quello che ti ha fatto... - Si voltò in direzione di Sharpay che continuava a leggere il suo libro, incurante di tutto, e poi di nuovo verso di lui. - Gabriella era distrutta... Abbiamo fatto a pugni. Mi hai rotto un braccio a causa sua! O te lo sei scordato per caso? - Gli occhi azzurri di Troy si chiusero di scatto, come a volersi difendere dalle immagini che quelle parole avevano evocato. Non se l'era scordato affatto... alla fine del liceo aveva letteralmente buttato nel cesso due anni di storia con Gabriella, perchè si era preso una sbandata per Sharpay. Si era innamorato come il ragazzino che in fondo era... e per giustificarsi si era detto che a sedici anni è normale perdere la testa. Aveva rischiato. Poi, quando l'aveva saputo da Taylor, Chad aveva tentato di farlo tornare sui suoi passi, di farlo ragionare ma lui non aveva voluto saperne. Erano andati avanti a discuterne per settimane, poi, a un mese da quando si era messo con Sharpay, era letteralmente scoppiato e aveva tirato un pugno a Chad. Si erano azzuffati fino a che uno dei due non era caduto rovinosamente oltre il bordo della fontana dell'East High... Chad si era rialzato zuppo e con un braccio spezzato. E non gli aveva più parlato. Ci erano voluti altri sei mesi, prima che si decidesse a rivolgergli di nuovo la parola. No. No che non se l'era scordato.

 

- Non fare domande stupide. - Fece cenno ad un cameriere col naso spruzzato di lentiggini di portargi un'altra birra. Sharpay non si era mossa... continuava a sbirciarla con la coda dell'occhio. - E' solo che è dannatamente bella, capisci? Bella... e sexy... e dolce e... - "Stronza" gli balzò in mente. Bella e stronza. Non c'era descrizione che le calzasse più a pennello. E come diavolo aveva potuto innamorarsene, rimaneva  in fondo ancora un mistero. - E'... non so come spiegarlo... come una droga, in un certo senso. Mi intossica al punto che, anche se so che può uccidermi, non riesco a farne a meno. Più la guardo e più la voglio. - Chad sospirò profondamente.

 

- Dì, non crederai mica che dopo il vostro litigio lei se ne sia stata buona buona ad aspettarti, vero? - Erano stati insieme per poco... sei mesi. E poi Sharpay, una sera, gli aveva detto candidamente "basta così". Ne ho abbastanza... Con tutto quello che aveva fatto e che aveva sacrificato per lei! Si era stufata e voleva accantonarlo come un giocattolo vecchio. A quel punto però non ci aveva visto più e l'aveva mollata così, su due piedi. Con questo aveva ritrovato Chad e Taylor, ma Gabriella... Gabriella era perduta per sempre.  Oltretutto nel giro di pochi giorni si era reso conto che lui di Sharpay non ne aveva affatto abbastanza. Al contrario. Sentiva la sua mancanza nella mente, negli occhi, sulla bocca e sulla pelle... e versava in quella condizione da sei anni e mezzo. Non era più stato con nessuna dopo di lei. Chad lo perforò con lo sguardo, come se volesse sondare i suoi pensieri. - Lo sai con chi sta, adesso? - Troy strinse convulsamente i pugni e poi buttò giù un altro sorso. Si sarebbe ubriacato volentieri, ma sfortunatamente l'alcool lo reggeva bene.

 

 

Bella stronza...

Che ti fai vedere in giro
per alberghi e ristoranti
con il culo sul ferrari di quell'essere arrogante.
Non lo sai che i miliardari anche ai loro
sentimenti danno un prezzo?
Il disprezzo...

 

 

- Non conosco il nome, ma so che è uno di quegli stupidi bambocci pieni di soldi che girano a Lava Springs. Un idiota col ciuffo. - Ce ne erano un sacco, li aveva serviti e riveriti per almeno tre estati di seguito, a suo tempo.

 

- Un idiota col ferrari. - Riprese Chad, inarcando un sopracciglio. - Rosso fiammante.  - Troy sorrise di nuovo. Tipico di Sharpay... lei voleva sempre il meglio. Il massimo in tutto. Vestiti... gioielli... macchine... ragazzi. Forse per quello lui le era andato bene solo fintanto che era stato "popolare".

 

- Sempre un idiota rimane. Pensi forse che la ami per quello che è? Che sia interessato al lei e non alla sua bella faccia o al nome degli Evans? - La pose col tono di una domanda retorica, anche se in realtà stava proprio cercando una conferma. Chad lo guardò e tamburellò con le dita sul bordo del suo bicchiere.

 

- Ma è ovvio. Luke Lair... - Ridacchiò. - Gran bella testa di cazzo. Ama solo i soldi e l'idea di farsi una buona posizione. Se non ci fosse stata Sharpay, probabilmente sarebbe passato all'altra sponda e avrebbe tentato di sedurre quell'imbranato di Ryan. - Ad immaginarsela la scena era totalmente tragicomica. - E probabilmente Ryan ci sarebbe cascato come un pollo... Comunque, Troy, quelli come Luke non si innamorano. Mai. E non desiderano... perchè non ne sono capaci. Perchè hanno i soldi per comprarsi qualunque cosa vogliano e possono dare un prezzo a tutto. - Rabbrividirono entrambi.

 

- Che cosa squallida. - Soffriva. Soffriva per Sharpay perchè, nonostante tutto, secondo lui non meritava di vivere con un pomposo arrogante convinto di potersi comperare anche l'amore... Così era come mettere una rosa nelle mani di qualcuno totalmente incapace di maneggiarla. Delicata com'era, sarebbe rimasta schiacciata molto presto. Non avrebbe potuto sopportarlo... Lei doveva essere coccolata. E protetta dal mondo in cui era cresciuta, quello dei ricchi e viziati bamboccioni figli di papà, che poteva solo rovinarla per sempre. Le rivolse un'altra occhiata e questa volta, come attratta da un richiamo silenzioso, lei si voltò. Il libro le scivolò dalle mani, appena incrociò gli occhi azzurri di Troy. Si fissarono per qualche secondo, poi Sharpay si alzò di scatto e si diresse al loro tavolo. I lunghi riccioli si agitavano, accarezzandole la schiena.

 

- Ehi, amico, tutto bene? - Chad le dava le spalle, non si era accorto di nulla. Non poteva vedere gli occhi fiammeggianti di lei e non si spiegava come mai Troy fosse improvvisamente ammutolito. Li raggiunse in pochi attimi.

 

- Troy Bolton. Cosa ci fai qui? - Sharpay lo fissò con evidente astio. Sbattè le mani sul ripiano del tavolo con un colpo secco.

 

- Datti una calmata. - Replicò Chad, incurante del fatto che non si stesse rivolgendo a lui.

 

- Taci, Danforth. Voglio che sia lui a parlare con me. - Esplose lei di rimando, indicando Troy. Quest'ultimo finì con un ultimo sorso la sua birra e si alzò in piedi. Zittì l'amico con un'occhiataccia prima che potesse replicare, poi tornò a Sharpay.

 

- Sto bevendo qualcosa con un amico. Tu, piuttosto, come mai da sola? Ti sei già stufata del nuovo giocattolo e della sua macchinina? - Teoricamente non avrebbe dovuto saperne nulla. Nè di Luke nè del suo ferrari... e Sharpay si sarebbe sicuramente fatta delle domande in proposito. Avrebbe dovuto mordersi la lingua... Il rancore gli aveva fatto buttare fuori delle cose che, ragionandoci sopra, non avrebbe mai detto. Gli occhi di lei fiammeggiarono di nuovo, mentre lo afferrava per i baveri del giubbotto di pelle.

 

- NON PARLARE DI COSE CHE NON SAI!!! - Lo strattonò rabbiosamente e la mano di lui urtò una delle bottiglie di birra che fini sul pavimento con un agghiacciante fragore di vetri rotti. I pochi clienti presenti cominciarono a rumoreggiare... Il padrone del locale, che fino a quel momento li aveva tenuti d'occhio in silenzio, lasciò sul bancone lo strofinaccio che aveva in mano e si avvicinò con aria severa, mentre Sharpay continuava ad urlare. - STA' ZITTO! Stai... zitto.

 

- Scusate se vi interrompo ragazzi, ma state dando un po' troppo spettacolo ora... ed il mio vorrei che restasse un locale tranquillo. - Poggiò le mani sulle spalle della ragazza che per un istante parve acquietarsi e lasciò la presa. - Se dovete parlare, è meglio che lo facciate fuori. - Indicò con lo sguardo una minuscola porticina che doveva dare sul vicolo retrostante il bar. - Starete anche più appartati. - Troy annuì e fece per condurre via Sharpay che se lo scrollò di dosso con aria seccata.

    

 

Perché forse io ti ho dato troppo amore...
Bella stronza che sorridi di rancore.
Ma se Dio ti ha fatto bella come il cielo e come il mare,
a che cosa ti ribelli? Di chi ti vuoi vendicare?
Ma se Dio ti ha fatto bella più del sole e della luna,
perché non scappiamo insieme? Non lo senti questo
mondo come puzza...

 

La via era stretta e leggermente in ombra. Vi si affacciavano solo piccole finestre e stretti balconcini con file di panni bianchi stesi ad asciugare... Troy si appoggiò ad un muro umido, incrociando le braccia. Si aspettava che Sharpay tornasse all'attacco da un momento all'altro. Ed infatti lei gli fu addosso in meno di un secondo, troppo veloce perchè Chad potesse bloccarla.

 

- Sei un maledetto bastardo, lo sai, Troy? Ci hai sempre fregato tutti con quell'insulsa recita del bravo ragazzo, ma io ti ho capito da subito... - Rimase immobile, lasciando che lei coprisse di pugni ogni singolo centimetro di lui che riusciva a raggiungere. - Ci sono voluti anni perchè ti decidessi a farti riconoscere per quello che sei! Un insopportabile stronzo che gode nello stanare le debolezze altrui. Vuoi sapere dov'è Luke? Vuoi saperlo?! BENE. - Si allontanò e prese a frugare febbrilmente nella sua borsetta, fino a che non ne estrasse una piccola agendina marrone. La aprì a caso e cominciò a leggere... - In questo momento sarà in palestra insieme a Carol. O a pranzo con Stephanie. O magari a farsi fare un bel massaggio da Brenda... O con Kelly, Laura, Sarah, Michelle... Gabriella. - Elencò, con le lacrime agli occhi. Poi lanciò stizzosamente il libriccino per terra. - Deridimi pure ora. Hai tutti gli elementi per farlo come si deve. Sono una povera scema... che sta con uno che a malapena si ricorda il suo nome, che da lei ha sempre voluto solo due cose: i soldi e... beh, sei un uomo. Dovresti capirlo meglio di me. Avanti, Bolton. - Gli disse, con un sorriso rabbioso.

 

Mentre i due si fronteggiavano occhi negli occhi, Chad si allontanò lentamente e girò l'angolo... Si lasciò scivolare su una panchina, tentando di metabolizzare quello che aveva appena sentito. Non che fosse una sorpresa, comunque. Lo sapeva già. E sapeva anche che non doveva intromettersi, non era affar suo. Doveva aspettare e lasciar fare a Troy. La voce strozzata di Sharpay giungeva strascicata, a quella distanza. Non aveva ancora finito di rivelare dolorose verità.

 

- Non hai nulla da dire? - Troy non le rispose. Le afferrò improvvisamente entrambi i polsi e la spinse contro il muro che aveva davanti, ribltando le loro posizioni... La intrappolò, premendola col suo corpo sulla pietra fredda.

 

- Tu non hai colpa, Sharpay. - Sussurrò, tenendo lo sguardo piantato sul terreno. Lei lo fissò, completamente ammutolita. - Forse sono solo io che ti ho amata troppo... che ti amo troppo. Anche a distanza di anni. Tu non hai colpa... di essere così bella. Così bella che togli il fiato tutte le volte. Così bella chè è impossibile non desiderarti... Non puoi ribellarti e cercare di diventare quella che non sei. Tu sei così... e basta.

 

- No. No, smettila! - Lei tentò inutilmente di divincolarsi, ma non riusci a ribellarsi alla sua stretta.

 

- Non fare il gentile. Tu non... NON SEI COSI'! - Urlava più per convincere se stessa che altri. - SMETTILA DI FINGERE! - Lui sembrava non volerla ascoltare.

 

- Vieni con me. - Alzò lo sguardo, fissandola dritto negli occhi. - Lascia perdere quel deficente e vieni con me. - L'avrebbe portata via da tutto e da tutti. L'avrebbe tenuta al sicuro, in un mondo in cui la sua provocante bellezza non le si sarebbe rivoltata contro... l'avrebbe difesa. Da Luke e dagli altri come lui.

 

- Ma cosa dici, Troy, sei forse impazzito? Sono passati anni, anni, ormai. Come puoi pretendere che torni con te? - C'era un doloroso velo di determinazione nelle sue parole. Lo guardava con mezzo sorriso di scherno sulle labbra. Troy sentì come se gli avessero sferrato un pugno diretto allo stomaco. Un dolore lancinante e poi come se gli fosse stata risucchiata l'aria dai polmoni.

   

 

Ma se Dio ti ha fatto bella come un ramo di ciliegio,
tu non puoi amare un tarlo... tu commetti un sacrilegio.
E ogni volta che ti spogli, non lo senti il freddo dentro?
Quando lui ti paga i conti, non lo senti l'imbarazzo
del silenzio...

 

- Lo ami? - Si avvicinò al punto di sfiorarle il naso con il  proprio. Lei non aggiunse nulla, continuò a fissarlo stolidamente. - Non ci credo...No, io non ci credo. Non puoi essere innamorata di Luke Lair. - Le soffiò a fior di labbra.

 

- E perchè no? - Voleva provocarlo, lo sapeva. Lo sapevano benissimo entrambi... Senza parlare, Troy colmò anche quell'ultimo centimetro di distanza fra loro e la baciò, premendo con forza le sue labbra su quelle di Sharpay. Lei ricambiò, passandogli le braccia intorno al collo. Rispose al bacio, stringendolo più forte e attirandolo a sè quasi con disperazione. Quando si staccò da lui, aveva le guance rigate di lacrime. - Sei soddisfatto, adesso? - Singhiozzò.

 

- Non puoi volere uno così! Sharpay... quello ti vede solo come una bambola da sesso. Ma tu sei troppo bella... per spogliarti davanti a lui. Troppo bella perchè ti guardi con quegli occhi smaniosi. Non accettere di essere trattata così. - Lei non parlò, incapace di trovare le parole per difendersi. - Desideri davvero rimanere in silenzio per tutta la vita... ad osservarlo mentre ti compra con i suoi soldi? Mentre paga per avere quello che, se in ogni caso tu gli rifiuti, andrà a prendersi da qualcun'altra? Vuoi essere una delle tante bamboline della sua collezione? - Sharpay gli si gettò addosso con tanta forza che per poco non gli fece perdere l'equilibrio. Lo afferrò per le maniche e alzò la testa di scatto, puntandogli contro uno sguardo carico d'odio.

 

- Sarà sempre più di quello che potrei avere restandomene qui da sola... AD ASPETTARE UN PRINCIPE AZZURRO CHE NON ARRIVERA' MAI! Vaffanculo...! La vita... la mia vita non è un film. In alternativa posso solo essere abbandonata a me stessa per l'ennesima volta. Dovrei... dovrei vergognarmi, ma sfortunatamente non mi è rimasta più nemmeno la forza per farlo. - Sorrise amaramente. Aveva sputato le parole come se volesse strapparsele via di dosso. 

 

 

Perché sei bella, bella, bella.
Bella stronza... che hai chiamato la volante quella notte
e volevi farmi mettere in manette,
solo perché avevo perso la pazienza... La speranza.
Sì... Bella stronza.

 

- Perchè... - Ringhiò Troy. - Perchè non sei capace di dire "no" a lui come fai... come hai sempre fatto con me? Eh? - Abbandonò le braccia lungo i fianchi con aria rassegnata. - Non è nemmeno vero che non hai alternative...

 

- Certo. - Riprese Sharpay con la voce grondante di livore. - Ci saresti tu, no? Tu... - Rise con cattiveria. - Credi di essere tanto migliore, EH? Ma ti ricordi cosa hai fatto la notte in cui abbiamo rotto? - Ancora ricordi dolorosi. Ancora immagini che avrebbe voluto cancellare per sempre. - Io sì, Troy. - Non se lo sarebbe mai perdonato. Non aveva mai nemmeno provato a giustificarsi con se stesso, dicendosi che era stato un attimo di comprensibile follia... che aveva perso la pazienza, scoraggiato di fronte a lei che gli diceva ostinatamente di no. Non l'aveva mai fatto perchè riteneva che la sofferenza ed il senso di colpa fossero la giusta punizione per quello che aveva fatto... spinto da un amore ormai cieco e fuori controllo.

 

- Io mi odio ancora adesso, se ci penso, mi faccio schifo. - Quella notte, comandato da non sapeva bene quale impulso, non aveva ceduto ai rifiuti di Sharpay e, mentre lei minacciava di avveritre la polizia, l'aveva presa con la forza. Perlomeno in un certo senso. Quando aveva capito che non c'era verso di fermarlo, lei l'aveva assecondato, sì... Sì. Però Troy si sentiva esattamente come se l'avesse violentata. E nel momento in cui, alla fine di tutto, si era reso conto di cosa avesse fatto, era rimasto senza fiato. L'aveva abbracciata e l'aveva implorata di perdonarlo... Aveva pianto, col viso nascosto contro la sua spalla. Lei si era allontanata e non aveva più aperto bocca, se non per dirgli di andarsene. Due giorni dopo si erano lasciati definitivamente... Tornò bruscamente al presente, scacciando l'immagine di lei sconvolta e seminuda fra le lenzuola. - Sono stato meschino. Però è stato un errore, Sharpay. Solo un errore... che può essere superato, senza dimenticarlo.

 

Ti ricordi...

Quando, con i primi soldi, ti ho comprato quella spilla
che ti illuminava il viso e ti chiamavo "la mia stella"...
Quegli attacchi all'improvviso che avevamo noi di
sesso e tenerezza.


 

Si avvicinò di nuovo. Questa volta con più dolcezza e meno aggressività... Le prese il viso fra le mani e la costrinse a guardarlo. Voleva che lasciasse da parte per un attimo tutto il rancore e che lo ascoltasse in silenzio. Era troppo importante.

 

- Prova a ricordare anche le cose belle di noi... prova a ricordare come eravamo, com'era stare insieme. - Le accarezzò una guancia, strappandole un minuscolo sorriso. - Ti ricordi la prima volta che ho provato a farti un regalo? - Ridacchiò, rivivendo mentalmente quell'episodio. - Un completo disastro... Poi ho finalmente imparato a conoscere i tuoi gusti. E ti ho comprato quella spilla che amavi tanto e brillava quasi quanto i tuoi occhi... E ti ricordi che razza di pazzi eravamo? - Continuò, le parole intrise di tenerezza. - Quando ci prendevano quei momenti assurdi... e facevamo l'amore nei posti più impensati. Solo perchè ne avevamo voglia... - Sharpay chiuse gli occhi, schiacciando una lacrima prima che potesse rotolare via. Gli prese le mani e le allontanò, abbassandole lentamente.

 

- Troy... - Cominciò, con voce liquida. - E' inutile. E'... è bellissimo, ma quella Sharpay non esiste più, capisci? Io non sono lei e lei non è me. - L'incanto si spezzò e lui si abbandonò nuovamente al dolore, alla rabbia sorda che gli stava montando dentro.

 

- Ma perchè? PERCHE'? - Non capiva... o forse non voleva capire.

 

- Perchè no. Non si può tornare indietro, adesso. E' tardi. Sono successe troppe cose... nemmeno tu sei più lo stesso di allora! - Non c'era più spazio per la tenerezza nei suoi lineamenti che si indurirono improvvisamente. - Quei due ragazzini di sedici anni non esistono più. La vita li ha cancellati per sempre. Se anche adesso ci riprovassimo, non sarebbe la stessa cosa. Siamo due adulti in questo momento. Coscienti della realtà, quella vera. E di cose a cui allora nemmeno ci saremmo sognati di pensare. - La consapevolezza di quella dura rivelazione si stava pian piano facendo strada in lui, ma Troy non voleva. Si opponeva strenuamente all'evidenza.

 

- Non è vero, siamo sempre noi. Troy e Sharpay... io e te! - Si aggrappava strenuamente alle ultime possibilità. Sharpay sospirò malinconicamente. 

 

- Guardami. Cosa è rimasto in me di quella Sharpay, dopo Luke? - No. Non voleva...

 

 

Perché forse io ti ho dato troppo amore...
Bella stronza che sorridi di rancore.
Ma se Dio ti ha fatto bella come il cielo e come il mare,
a che cosa ti ribelli? Di chi ti vuoi vendicare?

 

...ma se Dio ti ha fatto bella più del sole e della luna,
esci dai tuoi pantaloni. Mi accontento come un cane
degli avanzi.


 

- Qualsiasi cosa sia rimasta, io l'accetto comunque! - Non voleva... e non poteva cedere. Le afferrò le spalle, scuotendola come se volesse allontanare da lei tutte quelle assurde convinzioni. - Anche se della mia Sharpay ci fosse solo una singola microscopica briciola, io ti vorrei... mi accontenterei di averti con me.

 

 

Perché sei bella, bella, bella.
Mi verrebbe di strapparti quei vestiti da puttana
e tenerti a gambe aperte, finché viene domattina...
Ma di questo nostro amore così tenero e pulito
non mi resterebbe altro che un lunghissimo

minuto di violenza...

 

Non sapeva più cosa pensare. Avrebbe voluto stringerla di nuovo e baciarla, baciarla, baciarla ancora. Ma avrebbe anche voluto strapparle di dosso quegli insulsi vestiti, quella maledetta gonna troppo corta che sicuramente le era stata regalata da quell'animale. Ed avrebbe voluto farla sua, lì, al buio, contro quel muro... per imprimerle a fondo la convinzione che avrebbero potuto ricominciare, in qualche modo. Avrebbe davvero voluto farlo... ma si fermò. No. Non era quello il modo. Quello era sesso. Ed il sesso poteva farlo con chiunque. Di Sharpay voleva mantenere un'immagine diversa. Voleva pensare a lei e ricordarsi di quando facevano l'amore sulla spiaggia, d'estate, abbracciati stretti... Di quando le accarezzava la pelle ruvida di sabbia con il solo desiderio di farla sentire amata. Loro erano stati quello, non la violenza di un attimo rubato al silenzio. Erano stati quello... e non sarebbero stati più null'altro. Prese fiato. L'aveva ammesso e dentro di lui era scattato qualcosa che gli aveva impedito di rimanere schiacciato dalla sofferenza. Rassegnazione ed in un certo senso, sollievo... Qualsiasi cosa le avesse fatto, non sarebbe servito a niente. Poteva gridare, dimenarsi, rifiutarsi di aprire gli occhi, ma la realtà non cambiava. Sharpay non sarebbe tornata. Doveva accettarlo.

 

- Non funzionerebbe. - Disse lei, tristemente.

 

- Sei una bella stronza. - La lasciò andare ed infilò stancamente le mani in tasca. Sharpay lo guardò e capì. Sorrise serenamente per la prima volta da molto tempo.

 

- Esatto. Ce ne sono tante migliori di me. - Troy non rispose. Semplicemente si chinò e le sfiorò le labbra con le sue per l'ultima volta. Poi si voltò e lasciò quel vicolo buio e umido, senza mai voltarsi indietro. Girò l'angolo e trovò Chad in piedi ad aspettarlo.

 

- Birra? - Gli chiese con un sorriso.

 

- No, grazie. Credo di averne avuto abbastanza per oggi! - Si avviarono ridendo lungo il marciapiede. Troy alzò gli occhi al cielo, mentre Chad gli assestava una pacca sulla spalla.

 

 

E allora ti saluto...

Bella stronza.

 

 

***

 

TroyXSharpay di nuovo. Perchè appena ho sentito questa canzone ho pensato a loro e questa fic ha preso forma!<3

 

Finisce male, lo so. Ma non poteva finire bene. Non sarebbe stato giusto in questo caso. E comunque non finisce proprio malissimissimo, ho voluto lasciare un velo di ottimismo, almeno alla fine. Menzione d'onore al fatto che io AMO il Troy di questa fic!<3<3<3

 

La prossima volta tornerò ai miei soliti finali felici, promesso.=P

  
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