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Autore: F_rancesco    26/08/2013    0 recensioni
“Non vi odio, anzi vi ringrazio, forse era questa la mia fine. Nessuno poteva prevederlo, vero papà. I tuoi piani sono andati in fumo, ora li rigetterai tutti su mio fratello. Distruggerai la sua vita, come hai fatto con la mia. Vedi che strano la vita il peso che ha oppresso la mia vita è stato anche quello che me l’ha salvata. È stato il mio macigno o la mia piuma?”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suo era un destino già scritto, non da lui. I genitori avevano già deciso. Erano una di quelle famiglie in cui tutto era già pre-stabilito ancora prima che nascesse. Avrebbe ereditato la fabbrica di famiglia, sarebbe stato il direttore delegato. Era anche il primogenito, maschio per giunta. Avrebbe, un giorno, lasciato tutto al fratellino. Non gli importava di rinunciare all’eredità. Non voleva aver quel cognome. Era un macigno. In tutto avrebbe sentito quel peso. Non poteva intraprendere una strada, che si sarebbe sentito dire “sei raccomandato”. Avrebbe voluto frequentare una scuola pubblica, quella in cui vai vestito come vuoi. Aveva sedici anni, e sentiva sempre più opprimente il peso, peso che aveva avuto quando per la prima volta aveva pianto. Tutti volevano il suo nome, i suoi soldi, la sua fama, ma lui avrebbe ceduto tutto molto volentieri. Non aveva mai scelto nulla. Neanche cosa indossare per andare a dormire. Neanche come e quando incontrare i suoi amici. Il padre troppo impegnato, la madre troppo impegnata ad indossare un abito che aveva acquisito con il matrimonio. L’unico che lo capiva era il giardiniere. Gli era stato accanto per com’era. Aveva, forse l’età di suo nonno, ma era un nonno da cui si ereditano le passioni, i pensieri, no la case e il cognome. Odiava di se stesso, se si poteva dire così, perché era tutto tranne se stesso, anche il nome. Quella sera era l’ultima, domani sarebbe scappato. Non aveva organizzato tutto, ma non poteva aspettare ancora. Mentre tutti dormivano, avrebbe lasciato una sola lettere, e non di certo ai suoi genitori. Tutti gli adolescenti avrebbero voluto scappare, ma lui non voleva lui doveva, ne aveva bisogno. La luna era alta in cielo. Non portò quasi nulla con sé, solo pochi soldi, qualche vestito che avrebbe buttato alla prima occasione, il suo orologio, Rolex, regalo per i suoi dieci anni. E stava ancora a chiedersi “come si fa a regalare un Rolex a un bambino di dieci anni?”. Ma suo nonno era un tipo troppo strano, come se il resto della sua famiglia fosse normale. Era una serata in cui le stelle splendevano. Stavano camminando da ormai un’ora, alla prossima panchina si sarebbe steso, doveva dormire. A quella panchina non ci arrivò mai. Da quando era uscito un macchina lo stava seguendo. Si presero tutto. Prima lo uccisero, e lui sentì solo un colpo, cadde con la schiena sull’asfalto, e sentì uno chiedere “Perché lo hai ucciso?”. L’altro non rispose, solo dopo un po’, Non stava pensando a cosa dire, solo osservava la scena. “Sarebbe diventato un ricco stronzo, non sai chi è?”. Quando terminò la frase strizzò gli occhi, non poteva crederci, il ragazzo stavo sorridendo. “Non vi odio, anzi vi ringrazio, forse era questa la mia fine. Nessuno poteva prevederlo, vero papà. I tuoi piani sono andati in fumo, ora li rigetterai tutti su mio fratello. Distruggerai la sua vita, come hai fatto con la mia. Vedi che strano la vita il peso che ha oppresso la mia vita è stato anche quello che me l’ha salvata. È stato il mio macigno o la mia piuma?”
   
 
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