Alice Longobottom si guardò intorno. Pensò che quella stanza fosse troppo piccola e scura. Abbassò lo sguardo sulle numerose piante che la circondavano. Avevano tutte fiori coloratissimi e meravigliosi. Sentì qualcuno entrare nella stanza. Non aveva voglia di voltarsi. Scartò con mano tremante una caramella e se la mise in bocca.

-Mamma?

Le sembrò così strano essere chiamata così, soprattutto perchè non le sembrava nè di essere sposata, nè di aver avuto un figlio.

-Mamma?

Qualcuno le aveva poggiato una mano sulla spalla. Si voltò. Un bel ragazzo era stante davanti a lei. Notò una vaga somiglianza con l’uomo simpatico e intelligente che divideva la camera con lei. Quell’uomo, Frank, sembrava in qualche modo capirla, a differenza di tutti gli altri.

-Mamma?

Al terzo richiamo la donna si concentrò sul volto del giovane. Forse era davvero suo figlio. Allora lo abbracciò e gli sussurrò all’orecchio-Sono fiera di te.

Glielo disse senza neanche conoscerlo, perchè se era davvero suo figlio, sarebbe stata orgogliosa di lui in qualsiasi caso, qualsiasi cosa avrebbe fatto.

Sciolse l’abbraccio e gli mise in mano la carta della caramella. Un bel regalo, almeno si sarebbe ricordato di lei.

Naville uscì dal San Mungo in lacrime.

Era il 1998.

Era maggio del 1998.