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Autore: littlemoonstar    26/08/2013    8 recensioni
Erano passati tanti anni, e di loro avevo solo quei ritagli di giornale. La vita ci aveva divisi, ma nonostante tutto quel luogo manteneva ancora molti dei miei ricordi.
« Si. Eravamo...grandi amici. » sussurrai, e un brivido mi percorse la schiena.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Penny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'anomalia dell'appartamento 4A

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Salii le scale a passo lento, e ad ogni piano il cuore batteva sempre più rapidamente, lasciandomi appena la forza di respirare. Dio, stavo andando in iperventilazione. Non era una bella cosa.
Decisi di calmarmi, e con successo raggiunsi il quarto piano. Era esattamente come lo ricordavo: l'ascensore, la moquette verde marcio sulle scale. E il mio vecchio appartamento.
4B. Le lettere dorate brillavano come due piccoli specchi, probabilmente erano state cambiate.
Avevo vissuto lì per parecchi anni, ma ancora lo ricordavo come se fosse passato solo un istante.
Deglutii a fatica e mi voltai. La porta color grigio topo era sempre la stessa, ma anche qui la targhetta con il numero era tirata a lucido.
4A.
Avanzai di un passo, e improvvisamente la porta si aprì. L'intensa luce che filtrava dalle finestre dell'appartamento rischiarò il pianerottolo.
« Papà, voglio – » mormorò una bambina deliziosa dai morbidi capelli color miele. Quando mi vide, quasi sulla soglia della porta, sussultò appena e si ammutolì. Mi guardava con i grandi occhi azzurri senza lasciarmi scampo.
« Non volevo spaventarti, piccola. Scusami. » mi affrettai a dire, imbarazzata.
« Papà..? » ripeté lei, e dopo qualche istante un ragazzo sulla trentina apparve sulla soglia accanto a lei, che andò a nascondersi tra le sue gambe.
« Camille, ma che – » mugugnò, aggrottando la fronte. Aveva i capelli di un biondo sporco, e una barbetta ispida molto affascinante. « Oh, salve. Cerca qualcuno? ».
« Ecco, io... mi dispiace, non volevo disturbarvi. Io, uhm, abitavo nell'appartamento di fronte. » mi affrettai a dire, impacciata, indicando la porta alle mie spalle. « Penny, molto piacere. ».
« Piacere, Marcus. » rispose lui, con un sorriso affettuoso. « E questa è la mia Camille. ».
La bambina nascose il visetto tra le gambe del papà, spiandomi di nascosto di tanto in tanto.
« E' adorabile. » commentai, e lei si lasciò scappare un sorrisetto. « Mi dispiace essere piombata qui all'improvviso, ma sono tornata in California per qualche giorno e volevo vedere se questo posto fosse cambiato o meno. I...precedenti inquilini sono andati via da molto? ».
« Oh, intende il dottor Hofstadter? ».
Leonard. Sentire di nuovo qualcuno pronunciare il suo cognome fu una stretta al cuore. Avevo letto del suo incredibile lavoro nel campo della fisica. Nonostante la mia carriera da attrice, riuscivo sempre a ritagliarmi un momento per leggere gli articoli che parlavano di loro.
Erano passati tanti anni, e di loro avevo solo quei ritagli di giornale. La vita ci aveva divisi, ma nonostante tutto quel luogo manteneva ancora molti dei miei ricordi.
« Si. Eravamo...grandi amici. » sussurrai, e un brivido mi percorse la schiena.
« Oramai sono passati sei anni. Abitava da solo, quando ho comprato l'appartamento. ».
« Solo? » ripetei, sorpresa. Probabilmente Sheldon aveva lasciato la baracca prima di lui.
« Già, ma pochi mesi prima aveva un coinquilino davvero strambo, a suo dire. » proseguì Marcus, ed io scoppiai a ridere.
Non vivevano più lì. Nessuno oramai ci viveva più. Il tempo era passato, e solo in quel luogo me ne accorsi realmente.
Dietro Marcus, l'appartamento era così simile a come lo ricordavo, eppure così diverso. Al centro del soggiorno c'era un grande divano a L color panna, e un tavolino in mogano scuro.
E nessun computer. O fumetto.
Il mio telefono vibrò nella borsa, ma deviai la chiamata. Probabilmente era il mio agente.
« Mi ha fatto davvero piacere parlare con lei, Marcus. E mi dispiace averla disturbata. » mi affrettai a dire, stringendomi nella giacca color magenta.
« Non vuole restare per un caffè? Mia moglie sarebbe felice di conoscerla. ».
« No, la ringrazio. » risposi, salutando Camille con la mano. « devo proprio andare. ».
Raggiunsi la cima delle scale, ma Marcus ancora non aveva chiuso la porta.
« Perché non prendi l'ascensore? » squittì Camille, dietro le gambe del papà. La guardai con gli occhi spalancati.
« vuoi dire che funziona? » sussurrai, senza battere ciglio.
« Perché non dovrebbe? » chiese Marcus, visibilmente incuriosito dalla mia reazione.
A quel punto scoppiai in un risolino sommesso, e un po' malinconico.
« Meglio di no. Non sono abituata. » mormorai, scendendo le scale. Non mi voltai indietro.




Quando lasciai l'edificio il telefono vibrò ancora.
« Pronto? »
« Penny, sono Stuart. » disse pronto il mio agente, con voce professionale. « le riprese dopodomani sono di nuovo a New York, perciò ci spostiamo lì domani pomeriggio. ».
« Ti ringrazio, Stuart. A domani. » dissi calma.
« Vuoi che venga a prenderti? Dove sei? » mi chiese lui, e in sottofondo sentii un brusio movimentato. Doveva essere per strada anche lui.
Sorrisi. « Non preoccuparti, ho la macchina. » e attaccai prima che potesse rispondere.
Inspirai a fondo e continuai a camminare lungo la strada.
Avevo un'incredibile voglia di mangiare cibo Thailandese.
Chissà come mai.




















Note: Lo so, è un pò malinconica, decisamente in contrasto con quello che è lo spirito della serie televisiva. Ma ho pensato al futuro, nell'eventualità che le strade dei nostri protagonisti si separino in maniera naturale, seguendo il corso degli eventi. E ovviamente non potevo tralasciare la mitica ascensore!
Spero vi sia piaciuta!


L.
  
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