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Autore: Scintilla    02/03/2008    6 recensioni
Rimettere insieme i cocci di un’amicizia passata fa male. Sakura e Ino lo sanno, ma ci vogliono provare lo stesso.
[Fic sull’amicizia che lega Sakura e Ino]
[Seconda classifica al concorso sulla friendship indetto da Kagome_chan88]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recuperando il tempo perduto

 

 

Recuperando il tempo perduto

 

Ciò che è stato una volta non ci sarà più.

Forse ciò che sarebbe potuto esserci potrà esistere veramente, un giorno?

 

 

 

 

 

Sakura è seduta sul letto. Le piccole mani strette a pugni. Un giorno Kakashi le ha detto che ha le unghie e la pelle troppo curate per essere una ninja degna di questo nome.

Probabilmente tutti la considerano ancora un peso. In effetti.

Alla sua destra Naruto. Forte e coraggioso.

Alla sua sinistra (un po’ più distante) Sasuke. Semplicemente un fenomeno.

E lei sempre dietro, ad accontentarsi di guardare le schiene dei suoi compagni.

Ino è seduta sul pavimento, visibilmente a disagio.

“Vuoi venire a casa mia?” Le aveva chiesto. Come fanno le bambine piccole. Come facevano loro in una vita precedente.

E Sakura aveva accettato.

E ora, eccole lì entrambe.

Cercando di ricomporre un’immagine andata in frantumi molto tempo prima.

L’avevano spezzata tutte e due. E poi entrambe si erano infilate una manciata di cocci in tasca e si erano allontanate.

Avevano nascosto quei frammenti in un posto sicuro. Molte volte erano state tentate di buttarli via.

Ma non l’avevano mai fatto. Semplicemente avevano cercato di dimenticarsi della loro esistenza.

Ma i ricordi non sono così facili da strappare.

E adesso è l’occasione buona per ricomporre quel quadro. Da piccole lo giudicavano meraviglioso.

Chissà ora come apparirebbe ai loro occhi.

Ma i cocci sono dolorosi da maneggiare. Così sottili da infilarsi nella pelle come schegge.

Così confusi da risultare privi di senso come pezzi di un difficile puzzle.

Le loro mani sanguinano mentre ci provano. Non sanno quanto ancora potrebbero resistere.

-Allora Sakura.- Ino è la prima ad aprire bocca.

Primo coccio al suo posto. Uno di angolo, tanto per andare sul sicuro.

 –Di cosa vuoi che parliamo?-

È il turno di Sakura. Con la mano che trema e suda sangue cerca un frammento che combaci con quello di Ino.

-Dei nostri compagni di squadra, ti va?-

Crick. E due sono a posto. Mancano solo tutti gli altri.

La mano di Ino vaga indecisa fra il suo mucchio di cocci.

-Buona idea. Ma tu sei avvantaggiata! Hai Sasuke con te!-

Sakura sistema un paio di altri frammenti. Sono così tanti. Ed è così facile confonderli.

Sakura ride nervosamente. –Allora inizia tu, dai!-

-Dunque, io sono in squadra con un grassone e con uno nato stanco. Cosa ti devo dire di più?-

-Nella Foresta della Morte lavoravate così bene insieme, mi pareva.-

-Ti pareva! Te lo assicuro, sono dei ragazzi insopportabili! Se non altro, non hanno problemi di tipo gerarchico.-

-Oh? E chi è il capo? Shikamaru?-

-Ma no, Sakura! Sono io! E loro non hanno problemi a riconoscere quanto il sesso femminile sia superiore a quello maschile!-

E ora ridono. Senza sapere nemmeno loro perché.

Forse perché Ino sta scherzando, i loro compagni hanno passato le eliminatorie mentre loro resteranno genin ancora per parecchio tempo?

Perché l’idea del sesso forte è qualcosa che alle ragazze piace sempre sentire?

Perché sono riuscite a pronunciare quattro frasi in modo quasi spontaneo?

Non lo sanno.

-Quindi ti trovi bene?- è Sakura a riniziare il discorso.

-Sì, direi di sì. Sono piuttosto accettabili entrambi.- Ino si scioglie la complicata acconciatura. Tagliare i suoi bei capelli lunghi è stato un atto di grande maturità, ne è sicura.

-Sono contenta che ti trovi bene.-

-E tu, Sakura? Hai in squadra Sasuke e su lui non c’è nulla da dire, ma come va con Naruto?-

-Oh, il ragazzino mi ha stupito. Mi ero sbagliata sul suo conto, sai? È coraggioso. È un buon amico. Non è Sasuke, ma è lo stesso un bravo ragazzo.-

-Oh, ma guarda. Bhe, buon per te. Anche il mio maestro, Asuma, a vederlo così non pare niente di che, ma dopotutto con lui imparo bene. Mi piace, come insegnante. Sono contenta che sia lui a guidare la mia squadra.- Ino si lega i capelli con un semplice elastico nero. La corta coda le solletica le spalle.

-Oh, a me Kakashi piace molto. E scommetto che anche Naruto e Sasuke lo reputano un bravo maestro. È imprevedibile, ma mi piace.-

-Una volta Asuma ci ha parlato di lui. È vero che legge sempre libri porno?-

-Ino!-

-Ahaha, scusa, ma è vero?-

-Credo che tutti i ninja abbiano diritto a un po’ di svago.-

-Va bene, va bene! Hai ragione, contenta?-

 

E il discorso scorre via, più o meno liscio. Ma non riuscite a ingannarvi. Vi sforzate di parlare normalmente, di mantenere un tono neutro, di suonare amichevoli. Ma le vostre voci sono vuote, le parole insicure, i commenti mai troppo personali.

Imbarazzo. Ecco quello che trasuda dall’intreccio delle vostre parole.

Un discorso tiepido, più freddo delle bufere in inverno.

È difficile, vero? Eppure, guardate: le lingue danzano, le labbra si arricciano, le bocche si muovono, la conversazione va avanti. È sempre il primo passo, e ricordate che è il più difficile.

La tormenta si calmerà, prima o poi.

 

-Così dici che anche a voi hanno affidato missioni terribili?-

-Terribili non è un aggettivo incalzante!- la voce di Ino è squillante e quasi sinceramente indignata.

-Pensavo che la nostra squadra fosse l’unica sfortunata a prendersi incarichi come “raccogliere la spazzatura” o “trovare il gatto della signora Imiki” o “portare a spasso i barboncini”.-

-Consoliamoci, per me il fondo l’ha toccato la squadra di Kiba! Sai cos’hanno dovuto fare qualche mese fa?-

 

Rimettere insieme i cocci del passato fa male. Perché l’immagine che risulta non è mai quella che hai conservato nei tuoi ricordi. Inoltre i frammenti tagliano, feriscono, bruciano, fanno male. Non esiste colla che possa unirli in modo indissolubile, non esiste pazienza che li possa ricomporre esattamente come erano un tempo.

È un confuso specchio quello che state mettendo insieme. Riflette in modo informe i vostri visi.

Ne siete sicure?

Forse quel nitido vetro che avete distrutto anni fa è l’unica vera fonte di verità. E ora vi si specchiano due creature mostruose.

Forse sono i vostri occhi ad ingannarvi e a confondervi. Esteriormente siete molto carine entrambe, e questo ve lo può provare qualsiasi superficie lucida.

Ma dentro? Chi può vedere che razza di creature egoiste e masochiste e deboli e stupide siete?

Solo quello specchio che avete calpestato. A lungo, con violenza, quasi a volerlo rendere polvere.

Eppure una volta rifletteva in modo diverso.

È questo che state pensando, vero?

Forse non è che siete state voi a cambiare?

Come possono due persone uccidere un’amicizia in nome della prima cotta?

Come possono arrivare a disprezzarsi e a odiarsi? Come possono vergognarsi l’una dell’altra?

Siete due masochiste che hanno scelto di soffrire a causa della solitudine nell’isolamento.

Non lo siete più degli altri umani, forse, ma ciò non vi giustifica.

I frammenti paiono vivi. Brucianti foglie d’ortiche, spinose piante rampicanti, irritanti carboni ardenti, denti dotati di volontà propria che ora vi morsicano le mani.

Vi fanno male, sì. Vi fanno sanguinare le dita fino a macchiare lo specchio e rendere ancora più grottesca la figura riflessa sopra.

Come se la vostra amicizia si volesse vendicare di voi.

Non è strano? Non è impossibile?

 

-Quindi tuo papà era amico d’infanzia dei padri di Shikamaru e Choji?-

-Esattamente! Che combinazione che i figli del vecchio trio abbiano formato una squadra, vero?-

-Già. Immagino che ne siano contenti.-

- Da piccoli ci incontravamo spesso, sai? I nostri genitori iniziavano a rievocare i vecchi tempi e a bere sakè, e noi ne approfittavamo per andare a giocare fuori, al riparo dalle loro chiacchiere noiose.-

 

È assurdo ma è reale.

In verità voi non volete vedere la figura che state componendo sudando sangue.

L’immagine che comparirà (se comparirà) vi mostrerà ciò che sarebbe potuto essere.

Vi additerà la realtà parallela a cui avete voltato le spalle.

E vi farà male, tanto male.

Vedrete mani nel momento del bisogno, ascolterete risate sciocche e calde, scorgerete abbracci confortanti, udirete cuori caldi che battono all’unisono.

E avrete nostalgia, e sentirete la mancanza di tutto ciò che non c’è stato.

E lo rimpiangerete fino all’ultimo.

Perché, Ino, io un’amica come te non l’ho mai avuta.

Perché, Sakura, io un’amica come te non l’ho mai avuta.

È così difficile dirlo? Sì che lo è.

Ma un passo alla volta.

Ma avete fretta, vero?

Non volete vedere, non volete quasi guardarvi, eppure ambite così ardentemente la presenza dell’altra.

Desiderate essere di nuovo confortate nella tristezza. Bramate di parlare e di essere capite. Agognate di sentire la vicinanza di un’amica.

Che desiderio banale, ne? Amico. Parola abusata come il verbo essere.

Ma non “amica”, ma “Amica”.

Quella ragazza a cui può dire tutto. Che sa tutto di te. Che tiene i tuoi segreti come reliquie sacre. Che si prende cura di te tanto quanto tu di lei. Che non ti farà pesare i tuoi errori né te li rinfaccerà. Quella con cui puoi essere te stessa senza finzioni né paure. Quella che ti può tranquillamente appoggiare le mani sul collo (tu sai che non stringerà le dita, ma sarà solo una carezza).

Fedeltà. Intimità. Felicità. Calore. Libertà.

Eccola, quella ragazza, Ino. È la tua Amica Sakura.

Eccola, quella ragazza, Sakura. È la tua Amica Ino.

Vorreste correre ad abbracciarvi, ora.

 

-Sai che Kakashi non ci aveva detto che dovevamo presentarci tutti e tre per essere ammessi agli esami dei chunin? Pensa se mi fossi tirata indietro! Sasuke e Naruto mi avrebbero fatto la pelle, credo.-

I cocci iniziano ad avere un senso. Non sono più irregolari ritagli buttati a caso. Ne mancano ancora molti, moltissimi, ma quelli ordinati non sono più così pochi.

-Davvero? Oh, non mi pare un comportamento molto corretto. Io avrei partecipato in ogni caso, sono il leader dopotutto, ma non mi pare giusto.-

-Mi ha aiutata invece. Ora ho la sicurezza di aver rischiato perché lo volevo. Non per costrizione.-

-Purtroppo ci siamo fermate qui.- La voce è solo un po’ amara.

-Non importa. Fra qualche mese, potremo riprovare. Quello che mi preoccupa è Lee.-

-Lee. Io non lo conosco, ma mi è dispiaciuto molto per lui. Quel Gaara è mostruoso. Spero che Sasuke gli dia la giusta lezione.-

-Poteva capitare a noi, Ino.-

-Oh?-

-Le sfide sono state decise per sorteggio. Ci saremmo potute ritrovare ad affrontare Gaara. E allora…- Entrambe rabbrividiscono.

-Sakura. Sono contenta di aver combattuto contro di te. E non lo dico per paura o perché non volevo affrontare Sasuke.-

-Anch’io sono contenta, Ino.-

-Sai, sono felice di non aver vinto. Se avessi vinto, probabilmente ora non saremmo qui a parlare.-

-Sì, anche a me va bene così.-

 

Il discorso è diventato un po’ pesante. Sakura si strofina l’occhio destro. Forse le è entrata una ciglia, forse c’è un po’ di polvere, forse sta asciugando le lacrime prima che escano, forse ne sta solo coprendo l’assenza.

L’aria si è fatta più fredda, quasi solida. Penetra dentro di loro schiacciandole, rimestando ricordi e speranze, insulti e paure.

Sakura stringe le dita nel braccio, ferendo la carne con le unghie.

Ino si passa nervosamente una mano sulle labbra.

Il silenzio dura più di cinque minuti. È una situazione davvero scomoda, e tutte e due sono a disagio.

Sakura all’improvviso si alza in piedi.

Guarda la camera di Ino (la osserva veramente, con tutta l’attenzione di cui è capace. Le pareti arrossirebbero di fronte al suo sguardo, se solo potessero).

Sul comodino ci sono due foto incorniciate. Nella prima è immortalato il team di Asuma al completo, nella seconda Ino sta ridendo, abbracciata a due ragazze che Sakura non conosce.

Si volta.

Tanti peluche sono ammucchiati in un angolo e Sakura si accorge, con un tuffo al cuore, che il suo non c’è. Ino lo aveva eletto come suo preferito, e ora chissà in quale buco buio è relegato.

Lo sguardo verde si posa sull’armadio aperto. Oltre alle divise da ninja, vi vede dentro tanti vestiti colorati. E lei non ne riconosce nessuno. Logico, dopo tre anni, logico.

Ora che ci fa caso, tutta quella stanza, una volta considerata una seconda casa, è cambiata. Le pareti non sono più rosa chiaro, ma azzurre. È stato aggiunto un tappeto e il televisore è sparito. Nella vetrinetta una volta si vedevano tante bambole e alcuni libri per bambini. Ora ci sono file di trucchi, profumi, collane e piccoli gioielli.

Sakura passeggia per la camera, con deliberata lentezza. È quando arriva alla scrivania che si sente davvero crollare. Attaccato al muro con dello scotch, c’è un foglio impiastricciato di scritte.

Con la calligrafia di Ino (almeno quella non è cambiata troppo) c’è scritto “Le persone più importante delle mia vita. Voglio bene a tutti voi. Ino Yamamaka.”

Sotto questo titolo, tante mani diverse hanno firmato. I genitori, i compagni di squadra, diversi ninja dell’accademia, tante persone che Sakura non conosce.

Il suo nome non c’è. Sakura si rende conto di essere diventata veramente forte, in altri tempi ora starebbe piangendo come una bambina frignona.

Ino si guarda i piedi, arrossendo. Come ha potuto non pensare di togliere almeno quel foglio? Che situazione imbarazzante.

Bisogna davvero scacciarlo, questo silenzio, e subito, perché fa paura.

 

-Sai, Ino, ho imparato a fare le frittelle al miele.-

-Oh, che brava, Sakura.-

 

Sorrisi tiepidi come una minestra lasciata a lungo sul tavolo della cucina.

Come può Ino dirlo a Sakura, che ora le frittelle non le piacciono più e sono anni che non ne mangia?

Le loro parole sono come fili di lana aggrovigliati. Ino e Sakura stanno tentando di sbrogliarli, sperando che conducano da qualche parte, che abbiano qualche significato.

Ma potrebbero anche terminare nel vuoto, tranciati senza sbavature. E allora, che altro ci sarebbe da dire per quel giorno?

Sakura inizia a pensare che tornata a casa dovrà aiutare la madre a pulire la casa. E pensa che l’indomani, quando si unirà a Sasuke e Naruto per l’allenamento giornaliero, loro non le chiederanno dove ha passato il pomeriggio. E nemmeno come sta.

Si inizieranno ad importunare a vicenda e finiranno come sempre a bisticciare, insultandosi e guardandosi male fino all’arrivo di Kakashi, in ritardo come da programma.

Cosa accadrebbe se dicesse “Ieri sono andata a casa di Ino”?

Naruto probabilmente riderebbe e le chiederebbe di dare un appuntamento anche a lui e Sasuke rimarrebbe completamente indifferente alla notizia.

No, non gliene importerebbe a nessuno. Forse non dovrebbe nemmeno parlare di questa visita? Ma non è una cosa che deve essere tenuta segreta. O forse sì?

Sakura si dà mentalmente della stupida. Ieri è venuta a sapere che Sasuke ha lasciato il villaggio per andare con il maestro Kakashi a intraprendere un allenamento speciale. E anche l’altro suo compagno di squadra sta seguendo un addestramento particolare a tempo indeterminato.

Se Sasuke e Naruto riusciranno a diventare chunin, forse non si alleneranno mai più insieme. Forse il gruppo 7 è davvero finito. Rabbrividisce e rimpiange quella realtà in cui lei era sempre poco più di una comparsa, ma almeno era presente.

 

-Sai, Sakura, mi sono data al cucito.-

 

Ino aggiunge un altro frammento agli altri fragilmente incastrati insieme. Sakura ne cerca  veloce uno che combaci.

Ma non lo trova, quella forma è particolare. Le mani scorrono veloci fra i ritagli taglienti.

-Mhh, davvero?-

Cerca di prendere tempo. Non sa cosa rispondere e il frammento non si trova.

-Se vuoi ti farò un vestito per il tuo compleanno.-

Ino cerca di venirle incontro. Ha parlato senza pensare.

Solo poche parole, e l’aria nella stanza muta di colpo. E i cocci per terra non sono più l’inizio promettente di un complicato puzzle, ma solo un’ammucchiata incoerente di pezzi lanciati a caso.

È come se una magia si fosse spezzata.

Compleanno? Lo sai che l’ultimo compleanno a cui ti ho invitata è stato quello dei nove anni, Ino.

Compleanno? L’ultima mia festa a cui hai partecipato è stata tre anni fa.

Sakura e Ino si guardano, come se avessero appena pronunciato un’orribile bestemmia.

 

Tre anni. Tre anni di vita dove tu, per me, non sei esistita. Non puoi pretendere che passiamo dai nove ai dodici anni senza sforzo. Mi ricordo, sai? Il giorno del mio nono compleanno ti ho aspettato con ansia e paura per tutto il pomeriggio. Per tutta la sera. Fino a mezzanotte non ho chiuso gli occhi. Dopo, ho compreso che non saresti venuta. Sai quanto ho pianto, Ino? Il giorno prima avevamo litigato per Sasuke. Ed era ovvio che tu non avresti partecipato alla mia festa. Ma io ti ho aspettato, una parte di me pregava che arrivassi con un pacchetto rosa fra le mani, l’altra ti avrebbe aggredito se solo avessi messo un piede in casa mia. Come faccio a sapere cosa avrei fatto? Oh, Ino, saresti, davvero, dovuta venire. Forse ci avremmo riso su e avremmo fatto pace.

 

E ora non sareste lì a tagliarvi le dita con i cocci di una sincera amicizia o a scottarvi le mani con i ricordi del passato.

 

Sakura, non so davvero che razza di amiche siamo noi. Sono vere amiche due che si odiano per un ragazzo? Sono stata davvero una buona amica, io? Gli ultimi anni, Sakura, credo di averti odiato per davvero. Io ti avevo fatto uscire dal tuo guscio, io ti avevo dato forza, io ti avevo reso quella che eri! Tu dovevi tutto a me! E, invece, stavi crescendo bene come me (se non meglio). Se ti apprezzavano, era per merito tuo, non mio. Questo mi faceva arrabbiare. Intravedevo il giorno in cui mi avresti superato, il momento in cui mi avresti coperto con la tua ombra come io avevo fatto con te. Era una prospettiva agghiacciante. Dov’era la piccola imbranata Sakura? Da dove veniva questa nuova Sakura forte e sicura? Io non la volevo. Io non ti volevo. Sì, credo proprio di averti odiato. Io volevo di nuovo la mia Saku-chan.

 

Sakura si siede di nuovo sul letto. Sembra molto leggera, pensa Ino, il materasso non si abbassa nemmeno. Forse perché tutto il peso è sostenuto dalle gambe, forse perché si è seduta molto lentamente e con grazia.

Sembra davvero minacciosa, però, come un fantasma venuto a bussare e a chiedere vendetta.

Ino si dà mentalmente della stupida per fare certe considerazioni.

Sakura e Ino si guardano. Negli occhi.

Non parlano.

E l’aria intorno a loro gela. È difficile respirare con il ghiaccio.

Non parlano. Sembrano due bambine che giocano a “Chi ride per primo?” o “Chi scosta lo sguardo per primo?”.

Chi vincerà? Blu color del mare offeso o verde dalla sfumatura di erba invidiosa?

 

Con chi sei stata, per tutto questo tempo?

Chi si divertiva ai tuoi compleanni?

Con chi giocavi alla parrucchiera?

Chi ti accompagnava nelle passeggiate per la foresta?

 

Ma le domande restano intrappolate in gola, impigliate negli angoli di quella stanza, bloccate nei meandri delle vostre anime.

Senza senso come i minuscoli cocci.

E i ritagli per terra, i ritagli che fino a un attivo fa avevano un senso, tornano a essere frammenti inutili disposti a caso, senza nessun ordine.

L’incanto è finito.

La vostra vicinanza è solo illusoria. Siete lontane anni luce.

-Ino, forse ora dovrei andare. Avevo promesso alla mamma che sarei tornata per cena e…-

Annuisce, Ino, annuisce e intanto vola a prenderle il cappotto. Forse un po’ troppo velocemente, ma a chi importa?

 

Passerà molto tempo prima che possiate di nuovo sfiorarvi.

E dovrete essere pronte a sopportare le lame nelle mani, l’odore del sangue nelle narici, la consapevolezza che siete state due stupide.

Ricostruire brandelli di passato e convertirli in un futuro pretende un caro prezzo.

Siete pronte a pagarlo?

Oggi non ce l’avete fatta. Quell’agglomerato di cocci sul pavimento non significa nulla.

Non riflette alcuna immagine. Non avete nemmeno tentato di riunire tutti i pezzi.

Le mani facevano troppo male. Il cuore sanguinava.

Ma non importa. Non bisogna avere fretta, sapete?

Dovrete riprovarci ancora molte volte. Sbaglierete e rinizierete da capo. Sarà un lavoro faticoso e lungo.

Forse in questi anni avrete anche perso alcuni pezzi, e non potrete mai più finire la vostra immagine.

Basta un frammento messo al posto errato per sbagliare per l’ennesima volta.

Ma chissà, forse un giorno ci riuscirete davvero…

 

 

 

 

Ecco qua, dopo tanto tempo ho scritto qualcos’altro su Ino e Sakura!

Questa fic ha partecipato alla edizione del concorso sull’amicizia indetto da Kagome_chan88.

E con mia grande gioia, si è piazzata seconda!*_*

Ringrazio di cuore Kagome_chan88 per la sua pazienza e Coco Lee per averla aiutata.

E un enorme grazie anche agli altri partecipanti, perché anche se eravamo in poche, è stato un bel contest di livello piuttosto alto. (e poi è sempre piacevole leggere qualcosa di bello su personaggi così vessati dal bashing!._.)

Quindi un bell’applauso a Kaho_chan, HarryHerm (la vincitrice!)  e Solarial.

Non temete, recensirò tutto il prima possibile!^_*

Ringrazio chiunque leggerà e commenterà.

 

Scintilla

 

 

Strange Inside, fanfictions by Asmesia alias Scintilla

 

 

 

  
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