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Autore: Cristy B Hill    26/08/2013    2 recensioni
“Salve Elizabeth,
un piccolo dono
per farvi sentire
più vicini a casa!
Jack”
Una serata magica nella Galassia di Pegaso, per sentirsi un po' più vicini a casa.
Genere: Generale, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carson Beckett, Elizabeth Weir, John Sheppard, Rodney McKay, Ronon Dex
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Salve Elizabeth,
un piccolo dono
per farvi sentire
più vicini a casa!

Jack”



Elizabeth restò a scrutare quel bigliettino per diversi secondi, era colpita per il pensiero del generale e contemporaneamente curiosa di sapere di cosa si trattasse.

- Diversi giorni dopo. -

“Ma che succede?”
“Abbiamo l’ordine di tenere chiuse le porte della sala mensa, signore.”
“Maggiore Lorne, chi le ha dato questo ordine?” chiese il colonnello Sheppard.
“Mi dispiace, signore, ma non posso dirle nulla e non posso farla passare.”
“Cosa significa che non può dirmelo? Io sono un suo superiore maggiore!”
“Sì, lo so, signore, ma l’ordine viene da …più in alto,” si scusò il maggiore un po’ imbarazzato.
“Maggiore, non mi faccia perdere la pazienza, apra questa porta. Qui abbiamo diverse persone che vorrebbero entrare e andare a cena… e poi c’è McKay, chi lo tiene quello quando ha fame, lui e i suoi cali di zucchero!”
“Sheppard, Sheppard!” arrivò la voce da dietro il colonnello, era Rodney.
“Ecco, appunto! Quando parli del diavolo…” disse il colonnello rivolgendosi a Lorne, poi si girò e parlò a Rodney, “Calmati McKay, sto cercando di capire cosa succede.”
“Sì, Sheppard, ma fai in fretta, lo sai che sono ipoglicemico, e se non mangio spesso mi capita di perdere i sensi.”
“Sì, sì, Rodney… e chi non lo sa!” Licenziò lo scienziato e tornò a rivolgere lo sguardo verso il maggiore Lorne che non sapeva più come contrastare l’ordine del suo superiore.
Per fortuna del malcapitato Lorne, prima che il colonnello potesse ri-aprir bocca, arrivò una comunicazione radio diretta al maggiore.
Era la voce della dottoressa Weir, ma Sheppard non potè sentire nulla di più della comunicazione in quanto il maggiore passo in modalità ascolto con gli auricolari.
Nel frattempo la folla di persone, militari e civili, che era nel corridoio aumentava sempre più; alcuni erano spazientiti, altri prendevano la situazione con filosofia, ma il malcontento era generale.
Finalmente Lorne rispose alla dottoressa Weir e chiuse la comunicazione.
“Bene, ci siamo! Mi scusi colonnello se le ho disubbidito, ora posso farvi passare, ordine della dottoressa Weir.” Dicendo queste parole, si discostò dalle porte della sala mensa, digitò un codice di sicurezza su un tablet che gli venne passato da un suo collaboratore e le porte si aprirono.

Sheppard, Lorne e Rodney furono i primi a passare, si trovarono davanti uno spettacolo tanto inaspettato quanto rincuorante.
La sala mensa era stata addobbata con grandi festoni, ogni tavolo era stato apparecchiato con festose tovaglie rosse ricamate in oro e aveva al centro una bellissima candela rossa.
Ma la cosa che più lasciò meravigliati tutti quanti, fu l’immenso albero di Natale che era stato piazzato al centro della sala, era bellissimo, luccicante e sfavillante, dai suoi rami pendevano molte palline di tutti i colori.
Dopo qualche secondo di stupore, la folla incominciò ad entrare e a disperdersi per la sala; molti di loro erano visibilmente emozionati come bambini alla vista di queste decorazioni che ricordavano tanto la propria casa, la propria famiglia e le proprie tradizioni.
Alcuni trattennero a stento una lacrima, altri non ci provarono proprio… uno di questi fu Carson, questa atmosfera gli ricordava casa e le sue emozioni avevano preso il sopravvento.
Teyla e Ronon furono i soli a non capire cosa stesse succedendo; il loro sguardo passava dal grande albero, alle tovaglie soffermandosi particolarmente a studiare la reazione dei loro compagni, non senza qualche attimo di stupore.
Tra la folla che si disperdeva Sheppard rintracciò la dottoressa Weir; si diresse verso di lei, sul volto uno sguardo che le ricordava molto quello di un bimbo alla Vigilia di Natale.
“Elizabeth, ma cosa succede?”
“E’ Natale John, anche per noi,” disse lei con un grande sorriso, poi continuò, “E’ un dono del generale O’Neill per farci sentire più vicini a casa, il materiale è arrivato giorni fa in gran segreto, accompagnato da questo,” estrasse foglietto dalla sua tasca e lo porse al colonnello.
Quando ebbe finito di leggere lo ripassò alla dottoressa che riprese, “Mi dispiace di averglielo tenuto nascosto, ma volevo che anche per lei fosse una sorpresa.”
“Sì, bé, non importa, non è un problema, in fondo lo ha fatto per farmi una sorpresa, e devo dire che è stato… sorprendente!”
Elizabeth sorrise, “Mi fa piacere, e ora si goda la festa, ho fatto preparare un tavolo riservato per me, lei e la sua squadra, recuperi Rodney mentre io penso a Teyla e Ronon; ah, se trova Carson, gli dica che è invitato anche lui al nostro tavolo,” disse prima di dirigersi verso i due compagni.
“Dottoressa Weir,” disse Teyla, “Che succede?”
“Secondo il nostro calendario oggi è la Vigilia di Natale; il Natale è una festa molto sentita sulla Terra, venite, accomodiamoci al tavolo, durante la cena vi racconto.”

Sheppard era ancora alla ricerca di Rodney, passò vicino al grande albero di Natale e ci trovò Carson, sembrava incantato, stava fissando una grande pallina rossa con raffigurata la “Natività”; quando sentì avvicinarsi il colonnello si voltò e John vide che aveva ancora gli occhi velati e umidi ma preferì non toccare quel tasto, “Carson, hai visto Rodney?”.
“No, colonnello, ma se c’è un buffet, stia sicuro che è lì.”
“Ora vado a cercarlo, ah Carson, la dottoressa Weir ti aspetta al suo tavolo,” disse Sheppard allontanandosi da lui.

“Rodney, ma dove eri finito?”
“Ero in cucina John, dovevo assolutamente mangiare… ma mi hanno letteralmente 'buttato fuori'! Se mi verrà un attacco ipoglicemico, sarà colpa loro!”
“Non brontolare e andiamo, Elizabeth e gli altri ci aspettano al tavolo.”

L’atmosfera in sala mensa era unica, davvero particolare, tutti loro sembravano aver dimenticato di essere dall’altra parte dell’universo; da ogni tavolo risuonavano risate ed allegria, l’ottimismo e la magia del Natale li aveva contagiati.
Al tavolo della dottoressa Weir, Teyla era curiosa di sapere qualcosa in più riguardo a questa festa, Elizabeth la accontentò, “E’ una festa molto amata sulla Terra, o almeno da molti popoli della Terra. E’ una festa religiosa legata alla celebrazione della nascita del Messia nella religione Cristiana però, anche chi è ateo o di un altro credo ormai la festeggia per consuetudine, o semplicemente come occasione per stare insieme alle proprie famiglie.”
“Ogni scusa è buona per far baldoria!” sentenziò Rodney tra un boccone e l’altro. “E poi, non dimentichiamo che è la festa preferita dei bambini perché arriva Santa Claus o Babbo Natale… è conosciuto con tanti nomi…” riprese prima di passare alla prossima forchettata.
“E chi sarebbe questo Babbo Natale? Un eroe, forse un guerriero per essere così amato dai bambini,” chiese Ronon, provocando il sorriso sulle labbra dei compagni terrestri.
“Che c’è, che ho detto?” borbottò il satediano meravigliato dalla reazione dei compagni.
“Babbo Natale è una leggenda; è un omone grande e grosso, con barba e capelli bianchi ed è vestito di rosso; guida una slitta volante trainata da renne volanti e, nella notte di Natale, porta doni ad ogni bimbo che è stato buono,” spiegò Sheppard.
“Un tipo un po’ bizzarro, direi,” rispose Ronon che, dopo una pausa riflessiva replicò con tono scherzoso, “Immagino che tu, McKay, non ne abbia ricevuti molti di questi doni da piccolo…”
“Ah, ah, davvero divertente!”

Il tempo volò sulle onde della spensieratezza e presto arrivò la mezzanotte.
“Ci siamo! E’ Natale… voglio augurare buon Natale a tutti voi, uomini e donne così lontani da casa, voi che con me portate coraggiosamente avanti questa avventura; auguri a noi che con fiducia e rispetto reciproco siamo diventati una grande famiglia. Buon Natale!”
Un fragoroso applauso interruppe il silenzio lasciato dalla voce di Elizabeth e molti calici si levarono per un brindisi collettivo.

L’indomani tutto sarebbe ritornato alla normalità, turni, studi, ricerche, perlustrazioni, la vita su Atlantis sarebbe tornata a scorrere come sempre, ma questa sera no… questa è la notte di Natale che con la sua magia li aveva fatti sentire tutti un po’ più vicini a casa.
  
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