Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: tagliarsi_con_gli_origami    26/08/2013    3 recensioni
"I met you in the toilet!" - Harry a Louis
Ho deciso che i bagni sono il mio posto preferito. Specialmente quelli con gli orinatoi di ceramica tutti in fila con i segni di umidità attorno allo scarico.
Specialmente quelli con le fughe macchiate e scrostate e opache.
Specialmente questo.
La porta si apre mentre sorrido pensando che le mie trovate migliori vengono fuori da un bagno. Potrei scriverci una canzone su questo pisciatoio.
Potrei anche svenire, vomitare, piangere e nascondermi, in questo bagno.
Potrei anche innamorarmi.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E' che ci incontriamo

sempre nelle fughe.






Ci si dovrebbe innamorare solo se c'è
una grande storia dietro il primo incontro. 
Insomma, visto che la devi raccontare un mucchio di volte... 
Se io e te ci innamorassimo avremmo
una storia pazzesca da raccontare! 
(Lindsey, Slevin Patto Criminale)
 
 
Ad un certo punto, alle medie, Billy Pond ha schizzato la parete del bagno della scuola con un getto alto un metro e mezzo. Mi ricordo che devo aver riso per tre giorni di fila, tanto che la maestra con quel neo peloso sul mento pensava avessi una crisi allergica delle mie.
“Harry Edward Styles, di nuovo marshmallow?” mi chiamava sempre con il nome completo, giusto perché non me lo dimenticassi. 
Può un ragazzino essere allergico al marshmallow?
Pure a Holmes Chapel, che è grande come una rotonda, la gente si chiama col nome completo.
Mi è venuto in mente il getto di piscio di Billy Pond perché le fughe delle piastrelle sono rimaste giallognole per almeno due mesi, prima che il bidello con il lobo dell'orecchio tranciato da un coltello in una rissa a Liverpool si decidesse a scrostare via gli aloni.
E anche queste piastrelle sono macchiate, e le fughe tracciate senza troppa cura tremano in qualche punto, e in qualche altro sono proprio storte, e in qualche altro ancora addirittura crepate.
Ma io sono arrivato qui con un principio di blocco renale, e anche riuscire a slacciare la cintura mi è sembrata un'impresa da Guinness dei Primati.
Adesso che ci penso, mi viene in mente che la maestra, quella col neo di cui sopra, mi pare si chiamasse Mrs.Figgins, ma non me lo ricordo bene, aveva argomentazioni piuttosto efficaci per debellare il rischio che tenessimo la pipì troppo a lungo per non perderci la ricreazione. 
Anche troppi, tipo immagini di gente con il catetere e cose così, volti distrutti dal dolore e camici d'ospedale dai colori orrendi e le fantasie nauseanti.
Forse, tenermela per tre ore e mezza mentre aspettavo di prendere il mio numero del cavolo, è anche una forma di ribellione alla tirannia della vescica debole.
Cazzo, sono un ribelle. Dovrei accantonare l'idea di X Factor e mettere su una band post punk nel garage di casa di mamma.
Non penso, con questi capelli.
Ragazzi, io piango quando guardo Bambi.
Ho deciso che i bagni sono il mio posto preferito. Specialmente quelli con gli orinatoi di ceramica tutti in fila con i segni di umidità attorno allo scarico.
Specialmente quelli con le fughe macchiate e scrostate e opache.
Specialmente questo.
La porta si apre mentre sorrido pensando che le mie trovate migliori vengono fuori da un bagno. Potrei scriverci una canzone su questo pisciatoio.
Potrei anche svenire, vomitare, piangere e nascondermi, in questo bagno.
Potrei anche innamorarmi.
Il tizio che è entrato sembra carino: ordinario, occhi gentili, il passo un po' ciondolante, di qualcuno in imbarazzo. Ma ha questi strani e affusolati occhi gentili.
“Oops” io non sono uno che si formalizza troppo, ma ho i gioielli di famiglia in bella mostra, e mi sono appena voltato di quarantacinque gradi per vedere chi stava entrando.
Chiamatelo riflesso condizionato.
Ma lui sbatte appena le palpebre, in quel secondo di reazione automatica che gli fa cadere lo sguardo all'altezza delle mie anche.
Sorride. Non come se un potenziale maniaco avesse appena sventolato l'allegra mercanzia sotto il suo naso, ma come se fosse contento di essere qui, in questo bagno con le fughe scrostate, insieme a me.
E sono sicuro che se ci penso bene mi viene in mente qualcosa di brillante da dire per allentare la tensione, e distogliere l'attenzione dal contenuto delle mie mutande, ma la mia lingua è inspiegabilmente un tutt'uno col palato, e nel mio cervello è appena iniziato un concerto di bonghi.
“Ciao” e sorride ancora. E cammina ciondolando leggermente, e ha strani capelli liscissimi e un buon odore.
Bretelle colorate e assortimenti cromatici alquanto coraggiosi.
Sorride continuamente.
Mentre si avvicina, e si mette a farla accanto a me, e io vorrei solo mettermi a cantare, a fischiare, che ne so, per non concentrarmi sul rumore del getto che sbatte sulla ceramica, sorride.
Ho la vescica debole, ve l'ho detto.
E sembra gentile, timidamente, cautamente, anche se probabilmente sono sudato come un lottatore di sumo e puzzo di bagno.
“Meno male...stavo per morire...” ha una voce piccola. Non flebile, non effeminata, ma piccola. Come se nella sua gola non ci fosse abbastanza spazio per tutte le corde vocali, e avesse deciso di lasciarne un paio libere di fluttuare.
Sarei curioso di sentirlo cantare. Forse non è male.
O forse bastano quegli occhi strani.
A me basterebbero.
Il rumore della zip che si richiudeva mi ha richiamato sulla Terra come un megafono infilato nell'orecchio.
Non sono mai così suscettibile, veramente.
Ma in un bagno può succedere di tutto, si sa.
“Ne avranno ancora per molto, sembra” se questa consapevolezza gli reca la minima preoccupazione, con quell'espressione calma la da' a bere anche a Freud.
Io non sono più nervoso. Lo scroscio d'acqua del lavandino non mi fa trasalire, anche se il getto è gelido, e il phon è rotto.
Potrei usare la carta igienica, ma sono al penultimo livello della scalata al titolo di Sfigato dell'Anno con le Palle al Vento, e sinceramente non mi va di vincere per abbandono degli avversari, quindi sfrego i palmi sui jeans, cercando di tamponare la perdita.
Ma non sono nervoso. 
Quando sono entrato qui, dieci minuti fa, avevo la testa quadrata dal tanto sbattere contro i muri. X Factor, le selezioni, mia madre, la panetteria, le aspettative, i miei 16 anni poco credibili per una rockstar, e i miei cavolo di riccioli e le mie cavolo di guance da strizzare.
Adesso va meglio, e mi piacerebbe poter dire che sono le fughe delle piastrelle, ma io lo so che cos'è, e non va bene per niente.
E magari sono confuso, agitato, iperattivo e stranamente sovraeccitato. Ma non sono nervoso.
E io sono uno che se ne non beve una tazza di the prima di andare a letto, parla nel sonno tipo per tre ore.
Lui fa scioccare le bretelle, scrollando le dita in aria per far gocciolare via l'acqua.
“Figurati. Ci fanno restare qui tutto il giorno, come minimo” osserva la sua immagine nello specchio, distratto, appena un secondo.
Ha la camicia blu, i pantaloni rossi e le bretelle giallo fosforescente. E si ferma con i piedi a papera.
Su chiunque altro avrebbe l'effetto drastico di una pantomima malriuscita.
Lui sembra a suo agio con quelle strane pieghe alle caviglie, quegli strani mocassini e le sue bretelle catarifrangenti.
Perché tanto sorride, e io sinceramente non riesco proprio a trovare qualcosa da ridire al suo guardaroba.
“Beh, allora in bocca al lupo...” 
E' normale che l'idea di vederlo andar via mi faccia un po' sentire da schifo?
“E' stato bello pisciare vicino a te!” è qualcosa che semplicemente viene fuori, dal nulla. Così. 
Genuinamente.
E nemmeno credevo di conoscerla la parola genuinamente.
Non so di che colore sono le mie stupide guance da strizzare, ma non mi sento più i piedi tanto sangue m'è andato alla testa.
Si volta, ridendo davvero, e la sua voce è ancora più sottile, e piccola, e giovane, e schiumosa. E io ho appena detto la più stratosferica cazzata della mia vita.
“M'è uscita male” ride. 
Quanto può ridere qualcuno con una voce così fragile?
“No...è, boh, è carino. Nessuno me l'aveva mai detto prima” 
E per un buon motivo, direi.
Lascia ciondolare un po' la mano contro il bordo della porta.
Alla fine mi guarda, le spalle un po' incurvate, e un sorriso un po' diverso. 
Un'intimità strana, qualcosa di segreto, di silenzioso, di piccolo come la sua voce, di fluttuante come le sue corde vocali, di acceso come i suoi vestiti, di gentile con il suo sguardo, cauto, come le sue parole.
Qualcosa di caldo e rilassante attorno ai nostri piedi e ai pollici infilati nei passanti della cintura, che saltella fra le gocce che abbiamo schizzato a terra, e rimbalza sulle fughe delle piastrelle, incrostate e scheggiate.
E non so da dove venga questo sfrigolare incessante alla bocca dello stomaco, ma so di sicuro che questa sensazione non voglio lasciarla scorrere nello scarico.
Non mi sono mai posto la questione, su cosa sia quel prurito, e probabilmente non dovrò mai farlo.
Non si tratta di chi mi piace, si tratta di lui.
Non so neanche come si chiama.
Nemmeno lo vedrò più.
Resteranno solo le fughe delle piastrelle, il phon rotto, e le gocce schizzate sul pavimento.
chissà se si riesce a trovarsi nelle fughe di tutte quelle piastrelle scheggiate, opache, macchiate.
Fughe imperfette e sporche, sbilenche, incrostate.
Pensare di incontrarsi in una fuga, alla fine, è abbastanza tragicomico da rendere bene l'idea.
 
"I met you in the toilet!"
(Harry to Louis)



 
Note allegre: Finalmente del fluff!!!!
Sarò breve perchè ho sonno...ringrazio di cuore A.C.T.E e F.A per i preziosissimi consigli in tema "primo incontro dei Larry"^^
Sono soddisfatto di questa OS perchè è allegra, e io di cose allegre non ne so scrivere :D
Se anche a voi non ha fatto proprio schifo, fatemi sapere che ne pensate^^
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: tagliarsi_con_gli_origami