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Autore: soholdontome    27/08/2013    2 recensioni
«Voglio dirti la verità» disse infine.
«A proposito di cosa?»
«Me. Te. Noi.»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael, Cliffors
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Calma. Entro, guardo e scelgo” pensai.
Dopo giorni di attesa ero finalmente al negozio di articoli musicali per comprare una nuova chitarra. Entrai silenziosamente sistemandomi la folta chioma riccia e andai dritta al reparto al quale ero interessata. Iniziai a guardarmi intorno cercando qualcuno che potesse aiutarmi ma vidi una chitarra rossa e mi avvicinai, controllando che il budget a mia disposizione bastasse.
«Sì!» urlai vedendo che il prezzo era ragionevole.
Un ragazzo dai capelli tra il rosa e il blu strabuzzò gli occhi e disse: «Posso aiutarti?»
«Beh, sì. Devo comprare questa» risposi indicando lo strumento al mio fianco.
«Ma io non lavoro mica qui! Non vedi che non porto la divisa?»
E in effetti indossava jeans neri attillati e una canotta dei Rolling Stones, era anche abbastanza carino… sexy, anche.
«Ah oddio, scusami. Credevo… sai, per come avevi parlato sembrava che fossi un impiegato»
«Sono qui solo per dare un‘occhiata. Comunque buona scelta, questa è un ottima chitarra»
«Lo so, ecco perché l‘ho scelta»
«Uhm. Sei un tipo strano»
«Ma tu ti sei guardato?»
Scoppiammo a ridere e mi aiutò a portare a termine il mio acquisto; usciti dal negozio si offrì di accompagnarmi a casa, sostenendo che fosse di strada, e continuammo a parlare.
«Comunque, il mio nome è Michael»
«Maddie»
«Bene, Maddie. Ti va di andare a mangiare un boccone insieme?»


«Ti ricordi come ci siamo conosciuti?» chiese Michael stendendosi sul letto accanto a me.
«Certo, Mikey. Portavi ancora i capelli galaxy, come li chiamavi tu»
«Ero bellissimo, vero? Quasi quanto lo sono ora»
«Sì, tesoro. Fantastico» dissi con una punta di sarcasmo.
«Oh andiamo, non puoi resistere al mio fascino»
Mi rivolse un’occhiata ammiccante e gli risi in faccia.
Era vero, era fottutamente vero che non riuscivo a resistergli, ed era per questo che mi ritrovavo ad essere sua “amica”. Flirtavamo, uscivamo insieme, sembravamo una coppia ma non lo eravamo; le sere in cui uscivamo e non voleva rimorchiare facevamo di stare insieme per allontanare eventuali ragazze che gli facessero la corte, ballavamo in discoteca incollati, stretti tra la folla a ritmo di musica assordante, bevevamo insieme e dormivamo persino insieme, con la scusa di essere troppo stanchi per tornare ognuno a casa propria. Era anche capitato un bacio di tanto in tanto, anche senza motivo, ma erano baci vacui, spenti, voraci ma privi di significato, che non lasciavano traccia.
Michael mi considerava di compagnia, io invece lo consideravo oggetto dei miei sogni. Ogni volta che lui lasciava il mio letto di mattina tardi dopo una notte passata a divertirci insieme, mi sentivo mancare un pezzo. Vorrei trascorrere ore con lui, stretti tra le lenzuola a decidere se alzarci tra dieci minuti o tra un’ora, vorrei che i nostri abbracci e i nostri baci fossero veri, pieni… perché in tutto quello che c’era tra noi vedevo il nulla.
Ero stupida a provare qualcosa per qualcuno che non mi dava l’importanza e l’affetto che necessitavo?
Mi alzai dal letto e presi la chitarra mentre lui mandava un sms, iniziai a suonare If It Means A Lot To You degli A Day To Remember e lui gettò subito il cellulare al suo fianco per poi mettersi a sedere e cantare con me: “Hey darling, I hope you’re good tonight…”
Cantavamo raramente insieme, anche quando eravamo soli cercava di conservare la sua maschera da spaccone, cantare era abbassare le difese e rivelare il suo lato più dolce e vulnerabile… e questo non voleva che accadesse spesso. Si fermò a metà prima strofa, mi tolse la chitarra di mano e ricominciò la canzone da capo. Era bellissimo, coi capelli biondi ossigenati che gli cadevano leggermente sulla fronte; era serio come non l’avevo mai visto prima, chiudeva gli occhi di tanto in tanto e li riapriva per guardarmi mentre io cantavo la mia parte.
Qualcosa era diverso in lui, stava forse abbassando la guardia?
«Voglio dirti la verità» disse infine.
«A proposito di cosa?»
«Me. Te. Noi.»
«Siamo amici per certi versi, no?»
«Ecco, è questo il punto!» disse suonando forte un ultimo accordo prima di abbandonare la chitarra a terra.
«Spiegati»
«Sono stufo di fingere, sono stufo di questa situazione. Faccio del mio meglio per non impegnarmi con le ragazze e poi mi innamoro di te, non ha senso, capisci? Io non sono il tipo che fa queste cose, okay? Io non provo mai sentimenti profondi per qualcuno, mai. E pensare a una ragazza, desiderare di averla al mio fianco, sentirmi in colpa quando guardo le altre… questo genere di cose io non le facevo, Maddie. Ora per colpa tua invece sì, e dico colpa perché non ho ancora deciso se è una cosa positiva o negativa»
«Stammi a sentire, Clifford. Se questo è un nuovo tentativo per soggiogarmi, non funziona»
«No, cazzo. No! Ma lo vuoi capire che sono almeno tre mesi che punto alle ragazze ma alla fine lascio sempre perdere? Nemmeno un bacio o una carezza, ormai riservo questo genere di attenzioni soltanto a te, ti faccio credere che io non faccia sul serio e pensi di contare niente per me ma non è vero, tu significhi tanto per me. Non sai quanto mi costa resistere dal correre verso di te ogni volta e baciarti come se fosse l‘ultima cosa da fare prima di morire. Io non so se è davvero così che ci si sente quando ci si innamora, ma ora come ora l‘unica cosa che voglio è farti mia»
«… Fallo» sussurrai.
«Cosa?»
«Fallo, Michael. Stringimi, abbracciami, baciami. Non aspettare più, non nascondere, non mentire. Se è questo quello che provi allora fa ciò che ti suggerisce il cuore. Perché io sono qui per te da sempre e tu non te ne sei mai accorto, non hai mai realizzato che stavo al tuo gioco solo per poterti avere un po‘ per me, anche se non esattamente nel modo che vorrei»
Si alzò di scatto con un’espressione indecifrabile in volto e cominciò a camminare su e giù per la stanza con le mani tra i capelli, mentre io ebbi l‘impulso di alzarmi e correre via da lì. Si fermò sulla soglia della porta e tutto quello che sentii fu un debole “Io…” prima che mi ritrovassi le sue mani sulle guance e le sue labbra sulle mie. Fu un attimo. Michael poggiò la fronte alla mia e sorrise.
«Rifallo se ne hai il coraggio» dissi.
E lui così fece. In piedi al centro della mia camera da letto Michael mi stava baciando per la prima volta con dolcezza e delicatezza. Sentii che quello era un bacio diverso da tutti gli altri quando lui col fiato corto canticchiò “I’m yours” ed io risposi “I’m yours as well”.
Mi abbracciò facendomi sentire piccola tra le sue braccia, come se rifugiata nel suo petto non avessi nulla di cui preoccuparmi, e capii di essere importante per lui quanto lui lo era per me.
Michael era stato, fino a quell’istante, quell’amico che volevo diventasse qualcosa di più, e ora si era trasformato in quel qualcosa in più che volevo durasse per sempre.
  
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