14.
I giardini
del Palazzo reale erano ebbri di profumi e colori, segno che l’estate era
finalmente arrivata. I paesaggi inglesi non erano certo paragonabili a quelli
italiani di cui conservava preziosi ricordi, ma Lucia stava cominciando ad
apprezzare quel Paese e la bellezza del posto non era la sola scusa; la verità
era che il principale motivo di quel suo rinnovato benessere era la presenza di
Gregory. Passeggiate, balli e lunghe conversazioni: non sapeva se tutto questo
poteva essere effettivamente considerato un corteggiamento e non ancora era
perfettamente sicura delle intenzioni del ragazzo, ma erano stati mesi
difficili e l’unica cosa bella che le era capitata era stata l’averlo
incontrato.
“Siete sicura
di stare bene?” le chiese d’un tratto durante una delle solite passeggiate, con
un’espressione preoccupata sul volto.
“Beh, Maria
teme che il Re non approvi la sua relazione con Suffolk
e la Regina sembra così triste…” rispose, lasciando
la sua devozione per le due donne prendere il controllo dei suoi pensieri.
“Ma io ho
chiesto come state voi” precisò il
ragazzo concedendole un sorriso.
“Io sto bene… Nonostante mio padre sia scappato in Francia con Anna
Bolena e io sono sola”
“Potete
arrabbiarvi e intristirvi, ma sappiate che voi non siete sola…
perché io sono qui” le disse Gregory prendendole una mano, mentre le sue guance
si coloravano timidamente di rosso per quell’ammissione.
“Lo so, per
questo ho detto che sto bene!” esclamò Lucia regalandogli un enorme sorriso.
“Bene,
perché non ho intenzione di lasciarvi nemmeno un sec…”
Le parole
del ragazzo gli morirono sulle labbra, quando una mano si posò sulla sua spalla
e un’espressione di sorpresa si dipinse sul suo volto.
“Temo invece
che dovrai farlo, figliolo” disse suo padre con un sorriso affabile “Spero
vogliate scusarci, Lady Lucia” disse poi rivolgendosi alla ragazza con un cenno
del capo.
“Certamente,
My Lord” rispose lei
annuendo “Vi aspetto qui allora, Gregory” aggiunse mentre i due
prendevano congedo.
La
ragazza li osservò allontanarsi
lentamente per l’immenso giardino, mentre, ancora più felice dopo quella sorta
di dichiarazione del giovane Cromwell, aveva iniziato
a raccogliere qualche fiore dal prato. I due uomini parlavano tra loro, ma lei
non riusciva a captare che qualche parola sconclusionata, senza prestarvi del
resto la dovuta attenzione. Ma l’attenzione si destò quando la voce del figlio
si alzò improvvisamente e le figure non erano ancora abbastanza lontane da
precluderle un chiaro ascolto.
“Non posso crederci… Da un mese avete dato le vostre camere per gli
incontri proibiti del Re con Jane Seymour?”
“Shh, abbassa la voce!” lo rimproverò Thomas, guardandosi
intorno e notando con sollievo che nessuno era nei paraggi.
Nessuno,
eccetto Lucia. I fiori le caddero dalle mani, così come il suo buonumore.
Sapeva che quella notizia avrebbe finito per spezzare il cuore della Regina, ma
lei aveva il dovere morale di riferirgliela.
**
Il prezioso
vaso di vetro proveniente dalla lontana Venezia, si frantumò in mille pezzi
dopo il brusco movimento della principessa che camminava avanti e dietro senza
posa per il grande corridoio antecedente alla sala delle udienze del Re. Un
servitore si avvicinò immediatamente e la fece scansare da quel disastro che suo
malgrado aveva causato; a suo padre piaceva molto quell’oggetto ma la ragazza
ripetendosi a mente il discorso che aveva preparato, sapeva che di certo quel
banale incidente sarebbe passato in secondo piano e forse, al termine del
colloquio, sarebbe potuto essere Enrico stesso in uno scoppio di ira, a
distruggere l’arredo dei suoi appartamenti. Maria sospirò pesantemente a quel
pensiero, mentre un brivido di puro terrore le attraversò la schiena: non
sarebbe stato facile spiegargli come la sua erede al trono avesse intenzione di
sposare il duca di Suffolk, il suo migliore amico,
dalla reputazione non proprio limpida.
“Principessa,
Sua Maestà vi attende”
La giovane
donna si voltò leggermente confusa a quell’invito: poteva sentire ancora delle
voci dall’interno della sala, segno che qualcuno era in riunione con il Re; ad
ogni modo, prese un respiro e superò rapidamente il servitore, correndo
incontro al suo destino.
“Padre”
disse, facendogli un profondo inchino.
“Figlia
adorata” rispose Enrico con un gran sorriso sulle labbra “Come state?” chiese
cordialmente facendola alzare in piedi.
Era di
buonumore, constatò Maria, e un piccolo sospiro di sollievo le uscì dalle
labbra, mentre mormorava una laconica risposta, ansiosa di arrivare al punto.
“Ho urgenza
di parlarvi, padre…” iniziò leggermente titubante
“Riguarda il mio futuro…” continuò interpretando il
silenzio paterno come un invito a esporre il problema.
“Molto bene,
sono contento che vogliate parlarne… E’ una questione che mi sta molto a cuore”
rispose lui annuendo con aria pensierosa.
“Sono
successe molte cose in questi mesi e io… ho avuto
modo di considerare molte cose a proposito della possibilità di sposarmi, con
qualcuno cui stiano a cuore i miei interessi e…”
“Non dovete
preoccuparvi, so già tutto” la interruppe posandole affettuosamente un braccio
attorno alle spalle.
“Davvero?”
chiese la ragazza perplessa da quelle parole.
Possibile
che suo padre avesse scoperto la relazione tra lei e Charles, e soprattutto
possibile che avesse deciso di accettarla così apparentemente di buon grado?
Certo che non era possibile, perché Enrico VIII aveva sempre un modo personale
di interpretare la realtà: questo pensava Maria e i suoi pensieri trovarono
conferma alla vista dell’ambasciatore francese, cui il Re aveva appena fatto
cenno di avvicinarsi.
“Principessa”
disse lui semplicemente con un forte accento parigino, rivolgendole un inchino.
“Tesoro,
quest’uomo è Etienne Chevalier ed è il mezzo per cui
diventerete Regina di Francia” esclamò il sovrano inglese, incapace di
trattenere ulteriormente il suo entusiasmo.
“Regina… di Francia?” chiese la ragazza in un semplice
sussurro velato di puro terrore.
“Sì, ho appena concesso la vostra mano al
principe Francesco, il primogenito del nostro cugino francese…
Vi sposerete entro un mese a Calais” spiegò Enrico continuando a sorridere
compiaciuto “Vedete, vostro padre si preoccupa dei vostri interessi” aggiunse
poi, prendendole una mano.
Maria fece
istintivamente un passo indietro e fissò suo padre con un’espressione smarrita,
mentre la concretezza di quella notizia la colpiva come uno schiaffo.
E il
pensiero le tornò al vaso di Venezia. Era finita in mille pezzi esattamente
come il vetro, solo che nessuno se n’era accorto, perché il rumore del suo cuore
sul pavimento non aveva fatto rumore.
**
Caterina
richiuse con cura la lettera e un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra.
Anna Bolena non le aveva chiesto scusa per le sue
azioni ma lei non si era neppure aspettata tanto; del resto la parola grazie
ripetuta ben due volte, una delle quali seguita dall’appellativo “Vostra
Maestà”, si era rivelata più che sufficiente per smettere di preoccuparsi della
donna come sua nemica, e forse al tempo stesso per capire di non aver preso una
decisione sbagliata salvandole la vita.
“Avete fatto
davvero un bel gesto” le disse con ammirazione Lady Elizabeth Darrell, quando aveva deciso di rendere partecipi le sue
dame della lettera.
La Regina
alzò gli occhi su di lei concedendole un sorriso, per poi far scorrere lo
sguardo su tutte le dame presenti nella stanza, concentrate nel cucito. Ce
n’era una in meno, Lady Jane; ce n’era una in più, Lady Lucia. Serrò tra le
labbra la domanda relativa alla giovane Seymour, temendo di conoscere già la
risposta, e si concentrò invece sull’altro particolare.
“Lady Lucia,
come mai non siete con la principessa Maria?” le chiese chiaramente confusa.
“Dovrei
parlarvi, Vostra maestà…” rispose l’interrogata torturandosi
nervosamente le mani “In privato” aggiunse poi lanciando un’occhiata alle altre
donne che incuriosite avevano già teso le orecchie per ascoltare.
“Va bene…” concordò Caterina assumendo un’espressione
preoccupata, mentre con un cenno del capo congedava le altre dame di compagnia.
“Io… non so come dirlo” iniziò la ragazza esitante,
avvicinandosi lentamente.
“Riguarda
vostro padre? So che il Conte è partito con Anna Bolena
ed è stata una sorpresa per tutti noi, ma non preoccupatevi, troverò il modo
per favorirvi il più possibile… Non siete sola”
Lucia alzò
lo sguardo su di lei e sentì gli occhi riempirsi di lacrime di commozione
nell’udire la benevolenza che dimostrava nei suoi confronti. E di dolore, per
la consapevolezza dello sgradito compito che doveva portare a termine.
“Jane
Seymour è da circa un mese la nuova amante ufficiale del Re” rivelò in un
sussurro, tornando a fissare il pavimento.
La Regina
deglutì come per assimilare la notizia e poi annuì semplicemente, abbozzando un
sorriso triste. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo: certe promesse non sono
fatte per essere mantenute, certe storie sono fatte per ripetersi
continuamente. E certe persone non cambiano mai.
“Lo immaginavo…” disse semplicemente “C’è dell’altro?”
“Veramente
sì” rispose Lucia incerta se continuare o meno, ma per quanto amasse i Cromwell, non voleva nasconderle la verità: almeno quella
le era dovuta. “Il Re e Lady Jane si incontrano tutte le notti nelle stanze di
Lord Thomas Cromwell” rivelò infine, sentendosi
improvvisamente libera di un peso.
Caterina
sgranò gli occhi e poi lentamente li chiuse per qualche istante; anche
l’ironico sorriso che aveva ostentato alla notizia del tradimento del marito
era sparito adesso, perché questo si era rivelato un tradimento ben più grande
e del tutto inaspettato. Ma lei del resto lo sapeva: certe persone non
cambiano, perché avrebbe dovuto farlo Cromwell?