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Autore: Nero inchiostro    27/08/2013    2 recensioni
Una lettera scritta a te che sei lontano.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti di me'
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Be waiting

 

Tu sei in America, sono chilometri, e io sono ancora qui.

È inutile dirti che mi manchi quanto affermare che la Terra ruota o che la pioggia è inevitabile.

Che poi starmene qui, a scriverti parole che non leggerai mai mi sa di un’inutilità morbosa. So che non le leggerai mai, non avrò mai il coraggio anche se tu più di tutti me ne infondi sempre, calcolato in sorrisi e carezze. Ma io sono quella che sono, l’eterna insicura che non sa come diavolo fa a meritare tutto il tuo affetto. Quella che conosce perfettamente tutti i milioni di motivi per cui ti ama ma non riesce proprio a capire perché tu ami lei. E basta parlare in terza persona. Davvero, non ne ho idea. Non so perché un ragazzo debba innamorarsi di una ragazza-caos come me. È per questo che non leggerai mai tutto ciò che ti scrivo, tutte quelle frasi che si formano nella mia testa tutte quelle volte in cui ti sembra io stia in silenzio… in realtà dentro i miei silenzi ci sono interi discorsi. Come quella prima volta che ti ho detto che ti amavo. Mentre tu stavi lì a baciarmi dentro sussurravo sperando che mi sentissi, ma per una volta nella vita ho deciso di parlare alla fine te l’ho detta… la sostanza del mio discorso. Quelle due parole che non avevo mai detto a nessuno prima. In verità dentro c’era più o meno questo: “Ehi, come fai? A farmi provare tutto questo? Ti giuro che mi sono innamorata di te, dalla prima volta che mi hai sorriso al cinema guardando ‘Il lato positivo’, da quando sono caduta dall’altalena per baciarti, da quando sei venuto a salvarmi con un gelato perché avevo ipoteticamente solo sette giorni di vita, da quando ti ho proposto di venire in vacanza con me e hai detto di sì, da quando… da quando? forse da sempre, solo che non lo sapevo, te lo giuro perché forse te l’avrei detto. Quand’è successo che ho iniziato a non poter più fare a meno di te? E non so come diamine fai ad essere così perfetto quando nella perfezione non ci ho mai creduto. Non so come io faccia ad amare tutti i tuoi pregi alla pari dei tuoi difetti. E sì, Dio, ti amo. Ma perché è così maledettamente difficile dirtelo? E come poi? Ehi, ti amo. Punto e basta? Basterà? È tutto così affrettato, tutto così rapido che mi sembra di stare sulle montagne russe e non saper più respirare. Ehi… se solo potessi ascoltarmi sarebbe tutto più semplice.” Più o meno tutto questo. Ci crederesti?

Penso sempre di esagerare o fare troppo poco, di sbagliare a trattenere, di sbagliare ad espormi. Quando ti ho detto che mi facevi sentire sbagliata, beh sì una piccola parte era colpa tua ma la maggior parte di colpa era mia! Vedi, se insegni a un bambino che il fuoco è cattivo e fa male lui non ci crederà mai e andrà a toccarlo. E lo toccherà più di una volta dopo essersi bruciato, stanne certo. Prima o poi imparerà che il fuoco, pur essendo affascinante, fa male. Ed ecco, insegna ad un essere umano ad amare, non parlo solo di amore romantico, ogni tipo di amore, e amerà, amerà, amerà ancora dopo essere stato bruciato e rotto e logorato, amerà mille e mille volte ma ogni volta perderà un pezzo di sé per strada senza mai più riuscire a ritrovarlo.

Mi hai raccolta quando pezzi di me ne rimanevano ben pochi, restia dall’iniziare a fidarmi di nuovo di qualcuno, misantropia radicata nel profondo e un diario come compagno, un cuscino per soffocare i pianti e cicatrici ovunque, fuori e dentro. E piano, piano sto ricomponendo i pezzi, piano, piano fai da collante per i miei cocci. Se le persone che mi facevano del male erano malattia tu sei la cura. Non ti accorgi di quanto fai per me semplicemente essendoci e non scomparendo. E il terrore che tu un giorno lo faccia è sempre lì che bussa alla mia mente. Timore che la storia si ripeta ancora.

Ma come diamine ci sono arrivata a questo punto?

Ecco, un altro motivo per cui non leggerai mai i miei sfoghi: sproloquio. Troppo prolissa. Troppo… e basta. Però è divertente immaginare come reagiresti leggendo. Forse scoppieresti semplicemente a ridere o in silenzio mi considereresti una pazza. Chi lo sa.

Fatto sta che volevo solo sfogarmi perché sono le quattro del mattino e non ho nessuno con cui parlare adesso. 

 

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