Io e la mia migliore amica Anna eravamo scappate dal nostro paese, avevamo frequentato entrambe corsi di inglese per migliorare sempre di più la nostra conoscenza della lingua. Eravamo già da alcuni anni negli Usa, in particolare ad Atlanta, dove ci avevano fatto delle allettanti proposte di lavoro, il che fu considerato un miracolo, data la crisi che persisteva nel mondo.
Quella sera saremmo dovute andare ad una festa in cui avremmo conosciuto vari attori tra cui il cast della serie tv “The Vampire Diares” che seguivo molto. Conoscevamo già tutto il cast, eravamo diventati molto amici. Come al solito, per convincere la mia migliore amica ci vollero davvero molti sacrifici  ma, col tempo, ero riuscita a escogitare alcuni giochetti. Aveva scelto un vestitino viola, colore che adorava, che arrivava fin sotto le  ginocchia poiché si vergognava un po’ delle sue gambe, al contrario io scelsi un vestito blu elettrico con delle scarpe bianche, degli orecchini dello stesso colore e trucco identico all’abito. I capelli li lasciai cadere sulle spalle come sempre, e anche lei poiché era molto più riccia di me. 
“Fede, andiamo? O faremo tardi.”
“Un secondo, non sto lasciando qualcosa?”
“Niente, stasera vedi di non mandare qualcuno in ospedale okay?”
“Perché’”
“Sei bellissima forse?”
“Mai quanto te.”
Abitavamo nello stesso palazzo, e avevamo due appartamenti affiancati in modo che se qualcuna di noi avesse avuto un nuovo fidanzato l’altra non sarebbe dovuta vagabondare per la città in modo i piccioncini restassero soli. Scendemmo, e una volta in strada chiamammo un taxi che ci portò alla festa. Entrambe eravamo in silenzio, perse nei propri pensieri.
“È fantastico, il nostro sogni si avvera.”
“Hai ragione Anna, ci siamo riuscite. Tu sei entrata a far parte del giornalismo e io anche, a parte il fatto che io mi occupavo di scoop sulla star ed è fantastico.”
“Ora godiamoci la festa.”
Scendemmo dal taxi, dopo aver pagata la somma richiesta, e entrammo nel locale. Eravamo state invitate dalla produttrice del programma, Julie, la quale ci chiese di realizzare un reportage da pubblicare poi sulla rivista. Appena arrivammo fummo accolte dalla organizzatrice della festa, la quale ci salutò calorosamente.
“Ciao ragazze, la festa non è iniziata da molto.”
“Grazie ancora per l’invito.”
“Figurati Anna, siete giovani e ancora potete vivere no? Ora andate.”
Ci avviammo e ci mettemmo a ballare in mezzo alla pista, un ragazzo alto con i capelli neri si avvicinò e si mise a ballare con noi. Dopo qualche ora, decisi di uscire fuori dal locale, per respirare dato che con quell’ammasso di corpi mi era davvero difficile. Notai un ragazzo alto con i capelli castano chiari, come me era seduto sulla terrazza ad osservare il panorama.
“Scusa se il disturbo.”
Il ragazzo si voltò e la luce della luna fece risaltare i suoi occhi nocciola, come i miei.
“Figurati, siediti pure.”
“Grazie.”
Ci sedemmo affianco, facendo attenzione di non scoprire troppo le gambe.
“Piacere io sono Paul Wesley, tu sei la ragazza che farà il reportage sulla serie vero?”
“Si sono io, Federica, il mio cognome lo sai già. Guarda che già ci conosciamo.”
“Direi di si. Ma aspetta..”
“Cosa?”
Mi guardo qualche secondo, probabilmente per mettere meglio a fuoco la mia figura.
“Tu sei quella sexy.”
“Io sono cosa?”
“Ah… Io e Joseph ti abbiamo nominato così…”
“Beh, Grazie.”
Tempo due nano secondo e mi ricordai di aver lasciato Anna
 “Ho dimenticato la mia migliore amica dentro.”
“Scommetto, che avrà fatto colpo su Ian già mi aveva detto che aveva visto una bella ragazza, anche tu non sei male.”
“Grazie.”
Soffocai una risata, non tanto per il complimento ma perché mi sentivo quasi una diva come nella canzone di Glee, serie tv che amavo, dove tutte sfilano. Io, mi sentivo così, scesi elegantemente verso il locale nonostante sapessi che Paul mi stava guardando. Trovare Anna fu davvero difficile, perché non era alta e solo la figura di Ian che le era affianco mi permise di trovarla.
“Anna hai bevuto?”
“Solo un goccio.”
“Menti.”
Ian mi guardò come per dire “ ci sono io.”
“Somerhalder, ti controllo.”
Ci allontanammo io e Paul, al quale chiesi di aspettarmi affinché potessi andare in bagno a rifarmi il trucco. Trovai il bagno e dopo essermi messa un po’ di rimmel, ripensai,non so come alla mia famiglia. Mio fratello era oramai un uomo adulto, con una moglie che non mi stava neanche antipatica, mia madre e mio padre erano ancora a Roma. Mi mancavano, ma tante di quelle volte avrei voluto scappare. Ci ero riuscita, ma volevo qualcosa che era più grande di me. Joseph. Quando pronunciavo il suo nome mi scappava quasi sempre un mezzo sorriso, perché quello era il nome di mio padre solo in versione inglese. Era così bello, a mio parere, molto di più di Paul.
La porta del bagno si spalancò e una voce familiare risuonò nella sua testa,come quella di un’angelo.
“Questa me la pagherà.”
“Ciao Joseph.”
Okay, stavo diventando fredda,non posso e non devo con lui.
“Senti…dato che ci siamo ti andrebbe di fare un giro? Qua la situazione diventa noiosa.”
“Certo.”
Uscimmo dal locale e andammo a casa sua, in particolare in giardino. Ci sedemmo e un’idea mi balzò in mente.
“Ti va di fare il gioco delle domande?”
“Per l’articolo?”
“Assolutamente no.”
“Inizio io” scandì lui
“Ti piacciono più i ragazzi mori o biondi?”
“Dipende.. solitamente trovo molto più affascinanti i biondi in particolare uno.”
“Okay,tocca a te sweetheart.”
Arrossi,anzi, divenni proprio bordeux.
“Cosa cerchi in una ragazza?”
“Deve essere molto attraente, ma anche dolce, intelligente e con dell’ironia.Insomma,simile a me ecco.”
“Interessante.” Dissi passandomi le dita sul mento.
Joseph scoppiò in un risata fragorosa,cristallina.Meravigliosa in poche parole.
“Allora…posso sapere chi è che ti piace?”
Okay, meglio sputare subito il rospo , pensai.
“Un biondo, molto attraente direi. Ma è più vicino di quanto pensi Niklaus.”
“Per caso sono io?”
“si.”
Le sue belle labbra rosate si avvicinarono alle mie, e quello che avrebbe dovuto essere un bacio casto, divenne passionale. Si staccò qualche minuto dopo e mi sorrise.
“Mi sei sempre piaciuta sai?”
Decidemmo di tornare dentro casa sua, e dopo un’ora di risate cominciò a piovere,come se qualcuno mi stesse avvertendo.
“Piove! E ho lasciato Anna in balia di Ian.”
“Non ti preoccupare,ora lo chiamo.”
Dopo aver composto il numero tutto ciò che riuscii a sentire era sola Joseph che diceva sempre si.
“Tutto okay, l’ha portata a casa sua.”
“Oh mio Dio, e se la stupra? “
“Tranquilla.”
“Devo andare a casa…”
“No no, tu rimani qui e dormi con me.”
“Sicuro?”
“Certo.”
Una volta raggiunta la camera da letto,indossai una maglietta di Joseph e lui fece lo stesso.
Prima di spegnere la luce mi diede un  leggero bacio sulla fronte, accompagnato da un “buonanotte sweetheart.”