Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: BlackCrimson    27/08/2013    5 recensioni
( Per Favore immaginate la storia come se fosse un Anime o Manga )
In un tempo lontano, l'oscurità era riuscita a dare vita ai peggiori incubi dell'umanità, creando degli esseri immondi denominati creature della notte. Non tutte queste creature però costituivano una minaccia ma altre, non esitavano a bramare con sempre maggiore foga la vita degli altri.
Per questo motivo, venne istituito un ordine per combattere e limitare tali disgrazie. Coloro che ne facevano parte erano chiamati Hunter.
Elizabeth, una giovane cacciatrice, che però teme fortemente i vampiri, si troverà a sua insaputa a combattere al fianco di uno di questi. Riuscirà ad affrontare la sua paura e realizzare il suo sogno?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nightlight

 


 

Prologo

Si dice che l'uomo sia una creatura perfetta, un essere pensante creato da un animo buono e gentile a sua immagine e somiglianza; un figlio della luce destinato portare pace, prosperità e conoscenza. Per questo Dio non gli aveva fornito artigli con cui attaccare, zanne con cui sbranare o una corazza con cui difendersi. Non era stato concepito per tutto questo, eppure, tra tutti gli esseri viventi, l'uomo è diventato senz'altro il peggiore. Guerre, carestie, avidità e corruzione hanno dilaniato un mondo già sull'orlo del baratro, disperdendo anche l'ultimo raggio di luce e di speranza concesso dal Signore. I pochi sopravvissuti decisero allora di affidare la propria lealtà alle tenebre come ultima ancora di salvezza. Non poteva esserci scelta più sbagliata. La loro anima gli fu strappata, il cuore dilaniato e trasformato in nutrimento per un nuovo genere di creature destinate a condurre l'umanità verso una lenta ed inesorabile estinzione. Ciò che per loro doveva essere liberazione si dimostrò invece una condanna a morte, senza alcuna possibilità di salvezza. Eppure, anche in mezzo al deserto più arido può nascere un piccolo fiore.
Una luce, quasi insignificante, ma abbastanza potente da far destare dal proprio sonno forze sconosciute, capaci di riportare un nuovo ordine sul creato. Quella luce si chiamava Seraphiel, un figlio del Demonio che scelse di donare la propria lealtà agli umani, aiutandoli a combattere una guerra per loro divenuta insostenibile. Fu l'inizio di una nuova Era dove l'oscurità dovette a fare i conti con il potere della Vita, una forza incalcolabile e ancora incompresa ma in grado di cambiare inesorabilmente il destino dell'umanità.

 

Il nuovo mondo



 

              Anno 1827, zona sperduta a nord-est del nuovo continente.



La notte era a metà del suo ciclo, ovvero nel punto più buio e profondo del suo passaggio prima dell'alba. La luna piena illuminava il cielo stellato, ricoperto da una finissima nebbia. Nell'aria si poteva sentire chiaramente l'odore frizzante di salsedine del mare e il leggero fragore delle onde sulla riva. Una leggera brezza marina soffiava delicata fra gli alberi, muovendo le loro foglie come ad invitarle in una strana e confusa danza.
Nessun altro suono osava disturbare l'armonia tra quiete e pace che si era instaurata in quella piccola cittadina, tuttavia, il tutto era destinato a cambiare di li a poco.

La sagoma di un grande veliero apparve come una macchia indistinta all'orizzonte, facendosi largo tra la nebbia appena calata sul pelo dell'acqua come un manto candido e vellutato. Avanzava lentamente, con grande maestosità; le vele spiegate sui tre alberi si gonfiavano verso il cielo e trainavano la nave verso quello che sembrò essere un piccolo porto.
«Gettate l'ancora!»
«Veloci, veloci!»
«Ammainare le vele!»
La ciurma si preparò all'attracco e sul ponte della nave i marinai si stavano sbrigando ad ultimare gli ultimi preparativi. I più temerari salirono sulle reti per ammainare le vele ed altri scesero a terra per fissare le corde al pontile.
Appena la nave si destò completamente fecero abbassare una passerella dalla quale iniziarono a scendere i passeggeri silenziosi e a passo lento. Il viaggio li aveva stremati e toccare finalmente la terra ferma era per loro un sollievo incontenibile. I loro respiri più rilassati lo confermarono.
Si trattava perlopiù di gente povera in cerca di un po’ di fortuna o di semplici marinai di ritorno dopo mesi di dura navigazione, impazienti di poter riabbracciare i propri cari.
Solo una persona sembrava distaccarsi completamente da tutti loro.
Si trattava di un uomo alto, giovane e dalla carnagione chiarissima; la mascella sottile ma già virile e occhi celati da un cappello da cowboy che gli nascondeva parte del volto. Il lungo cappotto scuro ondeggiava ad ogni passo come un compagno fedele mentre una spada dalla lama completamente nera rimaneva silenziosa in un fodero posto sulla schiena.
Appena i suoi piedi toccarono terra si fermò alzando lo sguardo per rivelare degli strani occhi chiari, intenti ad osservare con attenzione tutto ciò che gli si presentava davanti. Era la prima volta che sbarcava in quel posto e ci mise un po' per capire quale direzione prendere. Optò per una grande via poco distante dal porto che spiccava sulle altre; non era il caso di avventurasi in cunicoli stretti e sconosciuti, soprattutto di notte. Iniziò a camminare con passo tranquillo, senza degnarsi di alzare lo sguardo per ammirare quel posto deserto. O almeno così sembrava, perché era sicuro che in quel momento più di qualcuno o qualcosa lo stesse osservando.
Si alzò il colletto del cappotto fino a coprirsi metà del volto e strinse ulteriormente la presa sul piccolo sacco di pelle che portava su una spalla.
Dopo aver percorso numerose stradine e sentieri impolverati, arrivò finalmente a destinazione.  
Davanti a lui si innalzava una grande villa dalle mura bianche e dalle ampie finestre dai serramenti in legno di quercia. Pochi gradini lo separavano dal portone di ingresso dove al centro di esso vi era raffigurato uno stemma in ferro battuto.
Due ali che avvolgevano una spada. Il simbolo ufficiale degli Hunter, i cacciatori di se stessi, o così gli definiva la gente.
Soddisfatto, l'uomo si avvicinò e fece per bussare ma la sua mano si bloccò avvertendo una strana sensazione. Alzò il capo permettendo ai suoi occhi di scorgere una figura seduta al chiaro di luna. «Siete in ritardo di tre giorni signor Blacksword» disse un ragazzo dai capelli corti e biondi, seduto sul cornicione più alto della struttura. «Avete fatto un viaggio burrascoso?» L'uomo stirò appena le labbra in quello che sembrò un lieve sorriso. «Non quanto avrei voluto». Il ragazzo agitò appena le gambe nel vuoto «allora troverà questo posto alquanto interessante». «Me lo auguro» rispose l'uomo e subito dopo, le porte della villa si aprirono con un suono sordo e rumoroso.
L'atrio che gli si presentò innanzi al suo sguardo era immenso, quasi sproporzionato rispetto al resto della costruzione. Alcune colonne laterali delineavano il percorso fino ad un'ampia scalinata sopra la quale era appena apparso il ragazzino del cornicione. Blacksword Alzò lo sguardo su di lui per studiarlo per qualche istante.
Ora che la luce del grande candelabro appeso al soffitto lo illuminava meglio poteva notare un abbigliamento abbastanza semplice: dei pantaloni marroni e una giacchetta verdognola squadrata, un viso ancora infantile ma gli occhi di una volpe, brillanti di una colorazione violacea.
Keyn non badò ancora per molto alla presenza del ragazzo e si concentrò su colui che era appena giunto al suo fianco. Un uomo alto, magro e sulla quarantina, vestito completamente di nero, fatta eccezione per la camicia bianca che si intravedeva sotto il gilè.
I suoi capelli corti e ordinati, insieme all'iride scura dei suoi occhi che a malapena si distingueva dalla pupilla lo rendevano a prima vista una persona inquietante e autoritaria.
«Benvenuto nel quartier generale degli Hunter. Io sono il presidente Raphael Keige, capo del gran consiglio Hunter» disse aggiustandosi con un dito gli occhiali dalla montatura fine e rettangolare.
Keyn si avvicinò ulteriormente alla scalinata «non c'era bisogno che vi presentaste signor Keige. So benissimo chi siete» rispose con noncuranza.
«La mia fame mi precede, quale onore.» Replicò Keige atono. «Quindi posso anche risparmiarmi tutto il discorso di benvenuto? Se per voi non è un problema.»
«Fate come vi pare.» rispose Keyn alzando appena le spalle.
Keige fece finta di ignorare il tono seccato dell'altro e indicò il ragazzo al suo fianco.
«Questo é Sebastian De Martino e vista l'ora é inutile perdersi in ulteriori conversazioni. Quindi vi accompagnerà alla vostra stanza, per evitare che possiate perdervi»
Keyn non rispose solo per evitare di prolungare quella conversazione, riportando l'attenzione sul ragazzo appoggiato sul corrimano con le braccia conserte dietro la nuca.
«Avanti seguimi. Ti faccio strada» Disse avviandosi sicuro per un corridoio completamente buio.
Keyn lo seguì immediatamente scambiando un rapido sguardo con il Presidente.
Passarono davanti a diverse stanze, probabilmente di altri cacciatori che risiedevano nella villa. Notò subito alcune porte chiuse, come se non venissero aperte da anni data la polvere depositata davanti all'ingresso. Forse quel posto non era poi così affollato.
«Qui le cose sono a dir poco peggiori rispetto al vecchio continente» disse ad un tratto Sebastian interrompendo il loro silenzio. «Ogni giorno la città viene attaccata da qualche creatura e certe volte non riusciamo a fermarle in tempo. Quando ci riusciamo, non sempre torniamo tutti alla base» spiegò alludendo alle porte chiuse.
Keyn non fece alcun commento guardandosi solo intorno per memorizzare dove stessero andando. Quella villa era un completo labirinto, studiata forse volutamente per mettere in difficoltà gli ospiti indesiderati.
«Non sei un tipo molto loquace» Gli fece notare l'altro, prima di fermarsi davanti ad una porta posta al centro del corridoio.
«Ecco, questa è la tua stanza, spero che la troviate di vostro gradimento» disse ironicamente aprendola. Entrando, Keyn diede un'occhiata veloce alla sua nuova dimora. Era abbastanza accogliente e alcune candele su un tavolino illuminavano la stanza. I muri delle pareti erano bianchi e il soffitto era completamente di legno. Poco distante dalla finestra vi era un grande letto con delle lenzuola bianche e rosse. Davanti ad esso, invece, era situata una scrivania al fianco di un grande armadio. Le tende color panna delle finestre erano lunghe fino al pavimento e ondeggiavano con il vento. 
«Va benissimo» disse Keyn monotono gettando il suo sacco sul letto con poca grazia.
«Ancora una cosa» continuò il ragazzo richiamando la sua attenzione e fece per andarsene «domani mattina il presidente vuole parlarti. Appena ti svegli raggiungilo» disse andandosene.
Keyn aspettò che si allontanasse per poi avvicinarsi alla porta-finestra. Scostò delicatamente le tende ed uscì sul piccolo terrazzo, osservando attentamente il territorio circostante.
La sua terrazza era situata poco distante da una strada cittadina, separata solo da un muretto in pietra. Il silenzio sembrava regnare sovrano a quell'ora della notte e un velo di nebbia proveniente dal mare calò lentamente tra le vie. Keyn non volle attendere oltre e dopo aver messo un piede sulla ringhiera del terrazzo, si spinse in avanti atterrando con agilità nel giardino sottostante andando poi in esplorazione.

Continuò a camminare per le vie della città con circospezione per svariati minuti, o forse ore. Di certo non gli interessava tenere il conto del tempo. Vi era un'insolito silenzio e l'atmosfera che si era creata intorno a lui lo rendeva un posto spettrale.
Molto accogliente per uno come lui. Subito dopo, un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione intimandogli di fermarsi. Saltò seguendo più l'istinto che l'esperienza e si dimostrò una scelta esatta perché nell'istante successivo, un demone piombò a terra sprofondando nel terreno. Keyn salì velocemente sul tetto della casa di fronte ed osservò il suo aggressore dall'alto.
«Devi lavorare di più sull'effetto a sorpresa amico mio!» esclamò con un leggero tono divertito «Il tuo fetore ti ha tradito ancor prima della tua grazia ».
Il demone dallo sguardo di un viola penetrante e pelle grigiastra arricciò le labbra in un ringhio, curvando la schiena gobba in avanti. Le ali si spalancarono verso il cielo accompagnate da un ruggito animalesco ma non fu sufficiente a spaventare il cacciatore. Per rispondere a quella che sembrava una vera e propria sfida, l'hunter sollevò la sua mano andando a stringere le dita intorno all'impugnatura della spada che portava sulla schiena. La sfoderò con lentezza, lasciando fuoriuscire dalla lama un sibilo metallico ed infernale.
«Noto che sei già andato a farti uno spuntino» sentenziò Keyn notando il sangue ormai secco che imbrattava il corpo dell'altro. «Potevi almeno fare gli onori di casa e aspettarmi...»
Il demone gli ringhiò nuovamente in sua risposta e a Keyn venne il forte dubbio che non sapesse fare altro.
«Molto educato da parte tua, ma dopo non lamentarti se qualcuno si irrita e ti uccide.»
Il demone inaspettatamente rise con un ghigno che scopriva i denti aguzzi.
«Uccidermi? Nessuno ci è mai riuscito» rispose sicuro di sé con una voce profonda. «Nessuno era me» gli rispose Keyn con ovvietà puntando la sua arma verso di lui. «Inizi a fare lo sbruffone?» il demone parve davvero irritato in questo momento. «Esponevo solo un dato di fatto» Il demone emise un verso basso e minaccioso con la gola. «Allora? Ti dai una mossa?» lo esortò Keyn facendoli cenno di avvicinarsi. Il demone accolse subito il suo invito scagliandosi contro di lui e, con sua sorpresa, vide il cacciatore fare altrettanto rivelandosi molto più veloce. La mano dell'hunter si strinse come una morsa sul volto del demone trascinandolo a terra con violenza. Quella che sembrò solo una spinta fece volare il demone contro un muro, inclinandolo le pietre sotto il suo peso.
«Ma... Chi diavolo sei?» tossì il demone premendosi una mano sulla nuca sanguinante.
Un vento innaturale iniziò a circondare il corpo dell'hunter, facendo ondeggiare i suoi capelli chiari mentre una densa nube nera lo avvolse per qualche secondo.
«Non chi, ma cosa» replicò Keyn con un sorriso per nulla rassicurante, ornato ora da due canini sporgenti e affilati.
«Non dovresti giocare con il fuoco o finirai per scottarti » pronunciò con occhi scarlatti.
«Maledetto vampiro» sibilò il demone digrignando i denti «come osi parlarmi dopo aver tradito la tua razza?!»
Keyn, a quelle parole, si fece subito serio incupendosi. Un'ombra oscura calò sul suo volto come a celare un antico rancore.
«Non è la mia razza.»
Il demone non fece caso all'ultima frase, scagliandosi nuovamente contro Keyn in un impeto di rabbia. Gli occhi del demone si sgranarono per pura sorpresa quando si trovò a fissare il suo stesso braccio volare in un'altra direzione con uno schizzo di sangue. Ricadde a terra sulle proprie gambe, sbilanciandosi appena all'indietro e subito dopo un altro atroce dolore gli attanagliò il petto. Fu come una fiammata rovente, capace di lacerargli la carne e consumargli le ossa. Abbassò lo sguardo tremante incontrando una lama nera che gli usciva dal torace e questa vibrava di uno strano potere. «C...come?» Cercò di guardarsi alle spalle solo per scorgere il cacciatore guardarlo con quegli occhi color cremisi. «Ho un messaggio» pronunciò l'hunter avvicinando le labbra all'orecchio del demone. «Da questo momento, questo posto appartiene a me.» Alzò di scatto la spada e la rigirò nella carne della sua preda la quale emise un ringhio di puro dolore, divincolandosi inutilmente. Un ultimo movimento ben preciso e gli occhi della creatura persero la loro luce. Il corpo del demone si accasciò a terra con un tonfo per poi dissolversi in una nuvola di cenere.
Keyn riassunse le sue sembianze più umane stiracchiandosi appena il collo e rimise la spada nel fodero con un movimento veloce.
Feccia Guardò la polvere nera disperdersi nell'aria ma qualcosa poco dopo attirò la sua attenzione nuovamente: un frammento di cristallo nero era appena apparso dove poco prima vi era il corpo morente del demone. Lo raccolse osservandolo incuriosito per qualche istante decidendo infine di metterselo in tasca proseguendo la sua passeggiata.





Era quasi l'alba ormai e Keyn era rientrato da pochi minuti. Disteso supino sul letto della sua nuova stanza, stava studiando con particolare interesse quella curiosa pietra, rigirandosela più volte tra le dita. Aveva appoggiato il suo cappotto e le sue armi su una sedia ed ora indossava una camicia bianca che spariva dentro i pantaloni scuri.
Bussarono e Keyn scattò subito a sedere sul letto, infilandosi in tasca la pietra per nasconderla.
«Ah se già sveglio» affermò Sebastian entrando senza chiedere il permesso.
«Ne dubitavi?» chiese Keyn alzandosi per seguire il ragazzo in un'altra stanza poco più avanti.
Si trattava di una piccola biblioteca senza nessun ornamento particolare, al di fuori delle librerie riempite di libri di ogni genere. Keyn continuò a seguire il ragazzo il quale aveva appena afferrato un libro dal terzo scaffale. Lo tirò con delicatezza verso di sé e subito dopo un rumore sordo invase la stanza, segno dell'azionarsi di un antico meccanismo. La libreria si spostò di lato di alcuni centimetri, sufficienti a rivelare una porta nascosta. «Un classico» commentò Keyn per nulla sorpreso «potevate almeno mettere un incantesimo protettivo». «Se non lo vedi non è detto che non ci sia» la risposta arrivò più che ovvia dal ragazzo strappando un leggero sorriso dalle labbra dell'altro. Entrarono scendendo una piccola scala a chiocciola completamente immersa nell'oscurità, ma per loro non era di certo un problema. Arrivarono poco dopo davanti ad una grande sala semi circolare, circondata da spesse colonne di marmo. Al centro della sala vi era Raphael, appoggiato ad una scrivania in legno scuro intento a pulirsi gli occhiali da vista con un fazzoletto.
«Ora vado, ci si vede» disse Sebastian salutando Keyn con un gesto appena accennato della mano e uscì per lo stesso passaggio.
Passarono alcuni attimi di silenzio prima che Raphael decidesse di prendere parola.
«Ti presento la sala riunioni nonché luogo di ritrovo in caso di un attacco nemico. Ci sono 10 entrate e 10 uscite, ognuna porta ad un luogo diverso. Ti consiglio di memorizzarle in fretta.»
«Non sarò di certo io a scappare per primo» commentò Keyn. Raphael emise un sospiro seccato «contieni il tuo desiderio di morte cacciatore. I civili sono la priorità.»
Keyn scese i gradini sfiorando appena con una mano i banchi di legno «non mi avete chiesto di venire per proteggere i civili ma per cacciare una preda che non è a vostra portata dico bene?»
Raphael gli lanciò un'occhiata torva «che avete trovato?»
Keyn nemmeno si mostrò sorpreso tirando fuori la pietra e la lanciò a Raphael il quale la prese al volo senza neanche guardarla. Vi erano numerose voci intorno alla figura di Raphael Keige, ognuna più inverosimile dell'altra ma non per questo senza un fondo di verità; e una di queste era proprio la capacità di vedere e sentire cose che normalmente una persona comune non avrebbe potuto nemmeno immaginare.
«Sai di cosa si tratta?»gli chiese Keyn incrociando le braccia al petto con fare annoiato.
«Questa è una gemma particolare creata da non so che strana creatura. Ha il potere di creare una copia esatta di qualsiasi creatura della notte che ne entra in possesso. Se quando ne uccidi una trovi questa pietra, vuol dire che hai ucciso solo una copia.»
«Quindi quello che ho ucciso questa notte era solo una stupida imitazione.» Commentò Keyn con un accenno di irritazione.
«Temo di sì, ma non preoccupatevi» appoggiò la gemma sul tavolo «stando alle informazioni che abbiamo raccolto, ogni essere può creare una sola copia di se stesso. Abbiamo cercato di individuare il fornitore ma ogni Hunter che abbiamo inviato ad indagare non è più tornato».
«Capisco» fece Keyn. «Quindi vorreste che io scovi quest'uomo?»
«Precisamente» annuì Raphael «Se usasse male quel potere le cose potrebbero mettersi male per noi e soprattutto per gli essere umani, siamo già in minoranza, una capacità del genere potrebbe portarci ad una sconfitta definitiva.»
«Finalmente qualcosa di interessante.» affermò Keyn voltandosi e fece per andarsene.
«Caisonville»
Keyn guardò Raphael con la coda dell'occhio.
«Ti conviene iniziare da lì» si tolse gli occhiali per pulirli con un fazzoletto e gli lanciò un'occhiata di intesa.
Keyn accennò un lieve sorriso sulle labbra e poi se ne andò senza proferire parola.

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: BlackCrimson