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Autore: Glowen    02/03/2008    13 recensioni
L'Attimo Fuggente: Breve one-shot sui pensieri di Todd Anderson, quando nessuno lo guarda. Il giorno più triste della sua vita, descritto sulle note dei System of a Down. Niente slash, solo amicizia. Quella vera, quella profonda.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lonely Day

“Breve one-shot sui pensieri di Todd Anderson, quando nessuno lo guarda.

Il giorno più triste della sua vita, descritto sulle note dei System of a Down.

Niente slash, solo amicizia. Quella vera, quella profonda.”

Todd corre sulla neve fresca, mettendo ad ogni passo sempre più distanza tra sé e i suoi compagni.

Solo pochi minuti prima –ma sembrano già passati giorni- Charlie l’ha svegliato nel cuore della notte, gli occhi rigati dalle lacrime e la voce spezzata.

Todd aveva blaterato qualcosa di insensato, come se bastasse un ‘Charlie no…’ a far desistere Charlie Dalton dai suoi propositi –qualsiasi essi fossero- e si era girato dall’altra parte.

Ma quando Charlie l’aveva costretto nuovamente a girarsi, aveva notato gli occhi scuri del ragazzo macchiati di lacrime; sulla porta Meeks, Knox e Gerard attendevano.

Le loro espressioni erano vuote; Pitts stava appeso alla porta come se si aggrappasse all’unico qualcosa di reale rimasto nel suo mondo.

Todd aveva guardato Charlie, che aveva trattenuto i singhiozzi quel tanto che bastava per dirgli –senza giri di parole- che Neil era morto.

Neil è morto”

Aveva detto Charlie Dalton, qualche minuto prima, al caldo della stanza che fino a quel giorno aveva diviso con lui, e che ora avrebbe vissuto da solo.

Todd ci aveva messo un po’ a realizzarlo.

Come poteva Neil Perry essere morto?

Il Neil solare, ribelle, scanzonato? Il Neil che aveva sempre avuto una buona parola per lui, il ragazzo moro che li aveva trascinati tutti in quell’avventura, solo perché aveva voluto crederci?

Quel Neil era morto?

Morto.

Gli era sembrata una parola senza senso, mentre infilava il giubbotto e correva in giardino, insieme agli altri.

Non riusciva a realizzare la situazione.

Neil è morto’ gli sembrava solo una frase come le tante che vengono pronunciate ogni giorno; vuota di significato e inutile.

Ma poi, col vento freddo che gli sferzava il viso e la neve che gli bagnava i capelli, quella frase aveva finalmente assunto un senso.

Neil era morto. Morto.

Nessuno avrebbe recitato Sogno di una notte di mezza estate in piena notte, saltando sul letto dall’emozione.

Nessuno l’avrebbe svegliato di mattina presto, solo per tirarlo a vedere l’alba.

Nessuno l’avrebbe guardato con quel sorriso, gli avrebbe infuso coraggio; e chi gli avrebbe fatto lanciare giù da un terrazzo il prossimo set da scrittoio?

Todd arranca e cade, si riempie di neve e si rialza, grato che i suoi compagni non lo seguano.

Arriva fino a quel campo da calcio dove John Keating ha fatto loro calciare palloni recitando poesie.

Sembrano passate intere vite da allora.

Todd si lascia cadere seduto sulle posticce gradinate di legno, senza curarsi nemmeno di fare via la neve.

Guarda diritto davanti a sé, la coltrina bianca che ricopre tutto fino al boschetto; manipolo di soldati verdi spruzzati di bianco.

Si asciuga malamente le lacrime con il dorso della mano.

“VAFFANCULO, NEIL!” grida al campo di calcio. Il vento disperde la sua voce insieme alla neve.

I singhiozzi diventano incontrollabili e Todd si sprofonda la testa tra le mani.

“Vaffanculo, Neil” ripete, questa volta a bassa voce. Questa volta in un sussurro rotto dal pianto.

Gli sembra quasi che Neil, si sia ucciso solo per fare un torto a lui.

Per lasciarlo da solo.

Deve a Neil, se è riuscito a tirare fuori la sua voce!

Forse Keating ha fatto la parte più grossa, gli ha dato l’imput.

Ma se non ci fosse stato Neil, con i suoi sorrisi e con la sua determinazione, Todd sarebbe sempre rimasto il ragazzo con l’aria di uno che dorme, che era arrivato a scuola mesi prima.

Aveva trovato sé stesso, quasi solo per compiacere Neil.

Aveva trovato sé stesso, quasi solo grazie a Neil.

E ora Neil lo lasciava solo.

Neil?” pensa con intensità, alzando il viso e puntandolo nuovamente sugli alberi all’orizzonte “Vaffanculo”

“Ti voglio bene anch’io, Todd” gli risponde la voce di Neil Perry, proveniente forse dal vento o forse dal suo stesso animo.

Singhiozza ancora più forte, Todd Anderson, mentre la tempesta di neve infuria.

  
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