Si
stropiccia gli occhietti, sbadigliando sonnacchiosa prima di mettersi
seduta sullo sfarzoso e morbido letto in cui dormiva la principessa
di Asgard. Come ogni mattina le ci vuole qualche minuto prima di
svegliarsi e correre a perdifiato nella stanza dei genitori
reclamando colazione e coccole; si, perchè la piccola era
riuscita a
far cacciare tutte le balie a cui era stata affidata ed ora, della
sua educazione, se ne prendevan cura i genitori. Per lo più
Loki, a
dire il vero, dato che Thor aveva preso l’abitudine di
sparire
misteriosamente quando si trattava dei capricci della figlia. Salvare
i Regni era una cosa, ma riuscire a trattare con una bimba di cinque
anni uscendone indenne era tutto un altro paio di maniche!
La
piccina scende dal letto, trascinandosi dietro un peluche grande
quando lei che rappresentava un cane infernale con cui divideva il
letto /unica versione di cane infernale che le era permesso di avere
nonostante le sue insistenze, per il momento/, e scatta in direzione
della camera dei genitori fin troppo velocemente per qualsiasi
persona normale appena sveglia, ma non per lei. Spalanca la porta
della camera e, dopo aver preso la rincorsa, letteralmente si lancia
addosso ai due poveri dei.
Ci
vuole più di qualche minuto prima che Loki, stufo di dover
essere
sempre lui a badare alla piccola, cacci a suon di calci il marito
fuori dal letto che, caricatosi la figlia in braccio, praticamente
striscia ad occhi quasi chiusi fino in cucina.
Tempo
di sistemare la dolce e tenera bimba sulla sedia, dopo aver dato il
buongiorno con un bacino sulla fronte sia a lei che alle tre teste
del peluche che aveva dovuto incastrare nella sedia accanto alla
figlia, e si mette a preparare la colazione per la famiglia; in fondo
di lì a poco si sarebbero svegliati sia Loki che Fenrir.
Il
lungo periodo passato su Midgard aveva insegnato a Thor non solo la
responsabilità, ma anche a badare a se stesso; per questo,
una volta
tornato a casa, aveva scelto di vivere la sua vita privata al di
fuori del palazzo reale in cui sia lui che il marito esercitavano il
loro potere da sovrani. Era stata una scelta difficile da far
accettare a loro padre ma era stato meglio così! Volevano
proteggere
i bimbi dalla vita di palazzo e tenerli lontani, almeno per ora,
dagli obblighi di corte abituandoli piuttosto ad una vita semplice,
sia su Asgard che Midgard.
Finita
la colazione, cominciano le discussioni su chi dei due sovrani
dovesse preparare la principessa. Non è che nessuno dei due
volesse
far le veci di mammina, era solo che la tecnica di Hel era quella di
sfiancare il “nemico” fino a che non cedeva
lasciando a lei la
vittoria.
Lei doveva vincere, sempre.
Questo
atteggiamento era problematico già di suo, ma lo era ancora
di più
se la bimba in questione stava “combattendo” la sua
lotta contro
un bagnetto, da fare dopo quella che aveva portato a termine contro
la colazione da cui era uscita vittoriosa. Sporca… ma
vittoriosa!
Solitamente,
in questi piccoli intoppi, accorreva in aiuto nonna Frigga la quale,
grazie a pazienza ed ingegno maturati negli anni in cui si era
occupata di Thor, riusciva spesso a spuntarla con la nipote. Per
fortuna oggi era uno di quei giorni.
Dopo che i due re avevano
lasciato la figlia nelle abili mani della nonna ed il figlio
all’insegnante privata, raggiungono Odino nel palazzo
principale.
Bene
o male la routine mattutina era sempre la stessa a parte qualche
piccolo imprevisto in cui, solitamente, Hel spariva nel nulla per
ore.
E
quella mattina non faceva eccezione.
Finito
il bagnetto e tutti i preparativi per renderla almeno simile ad vera
principessa, nonostante l'atteggiamento da maschiaccio che aveva,
Frigga porta la nipote nel palazzo principale per lasciare a Fenrir
abbastanza tranquillità per applicarsi negli studi. Hel
mancava di
concentrazione, pazienza ed attenzione, ragione per la quale era
stato deciso di farla applicare allo studio solo quando si sarebbe
data una leggera calmata /altra caratteristica ereditata da Thor
questa/.
Neppure
il tempo di percorrere il lungo corridoio che portava agli alloggi
della dea, nei quali avrebbe intrattenuto la nipote grazie anche
all’aiuto delle sue ancelle, che Frigga incontra Sif. Si
ferma a
chiacchierare per qualche minuto con la ragazza, neppure troppo a
dire il vero, ma sufficiente per far scomparire nel nulla la nipote.
Hel,
che aveva una soglia di attenzione pari praticamente a zero, odiava
con tutta se stessa i noiosi discorsi dei grandi e non li reputava
degni neppure di esser ascoltati; figuriamoci allora se sarebbe mai
rimasta ferma ad ascoltare la nonna mentre chiacchierava con
l’amichetta di papà!
E’
questo il motivo principale che la spinge a girovagare senza meta in
quell’immenso palazzo, magari così avrebbe trovato
qualcosa di più
divertente da fare che stare tutto il giorno con la nonna e quelle
petulanti pettegole noiose che aveva come ancelle.
Evitando
con attenzione tutti i luoghi in cui notava degli adulti, persone da
cui nascondersi dato che sapeva per esperienza che venir scoperti
significava la fine dei giochi, arriva in un piccolo atrio chiuso con
pesanti drappi.
Zompetta fino a raggiungere le tende che
chiudevano l’uscita di quella piccola stanzetta e,
stendendosi a
terra, sbuca solo con una parte di viso dall’altra parte per
riuscire a vedere che cosa nascondessero quei pesanti tessuti.
-ooooh...-
Sussurra
con quegli occhioni spalancati, facendo attenzione nel non farsi
sentire dato che la stanza misteriosa era l’enorme sala del
trono
in cui i suoi papà e il nonno erano indaffarati in quella
che
sembrava una seria discussione. Discorsi da grandi ovviamente, cose
che a lei non interessavano.
Resta
ad osservarli, non sapendo bene che fare; magari poteva uscire e
chiedere, anzi no... supplicare con lo sguardo da cucciola, che aveva
imparato a fare con l’esperienza, papà Loki di
farla restare lì
assieme a loro ma, proprio quando si era decisa ad uscire appare la
nonna.
Ora,
però, il suo piano non era più attuabile! Gli
occhioni e lo sguardo
da cucciola funzionavano solo sui papà e sul
nonno… con la nonna
non poteva fare quello che voleva.
Sbuffa
ancora più delusa nel notare che subito dopo
l’arrivo della dea,
scappano tutti in fretta e furia, come se fosse successo qualcosa.
Perchè la nonna doveva sempre fare la guastafeste?
Sbuffa
nuovamente, rotolando su se stessa annoiata, portandosi però
dietro
pure la tenda dato che vi era aggrappata con entrambe le manine.
Fortunosamente riesce ad uscirvi senza neppure essersi fatta male e,
una volta in piedi, nota l’incredibile somiglianza di quel
drappo
ad un mantello… praticamente identico a quello che portavano
i
grandi!
Inutile
dire che le si illuminano gli occhi per l’entusiasmo quando
se lo
prova e vede come le calzava a pennello. Beh... circa le calzava a
pennello dato che due metri abbondanti di tessuto le facevano da
strascico, ma nella sua piccola testolina da bimba era tutto
perfetto.
Scende
i pochi scalini che collegavano l’atrio alla sala del trono,
gonfiando il petto a testa alta, come aveva visto fare innumerevoli
volte sia dai genitori che dal nonno; ma non si ferma di certo a
questo!
Percorre la lunga navata centrale della stanza, sempre con
lo stesso portamento regale e “maestoso”... per
quanto maestoso
potesse essere quello di una dolce bimba di cinque anni con visibili
manie di grandezza. Non si risparmia neppure l’alzata di mani
come
incoraggiamento al clamore della folla che riempiva la sala, folla
che esisteva unicamente grazie alla sua spiccata immaginazione
ovviamente, ma ciò non le impedisce di ripetere l'azione
più volte
fino a raggiungere la scalinata che l’avrebbe fatta arrivare
fino a
due troni che dominavano tutta la stanza, fatti apposta per due re di
eguali poteri ed importanza.
Alza
il nasino all’insù per ammirare quelle che per lei
non erano altro
che sedie di un bel colore dorato quando, però, la sua
attenzione
viene attirata da ben altro: un elmo alato era abbandonato su uno dei
due troni, assieme allo scettro da re del suo possessore. Come al
solito Thor non aveva perso la brutta abitudine di dimenticarsi in
giro i propri averi e non aveva ancora imparato che, a differenza
della sua precedente arma, lo scettro non lo raggiungeva a comando.
Questa
semplice dimenticanza, però, rende ancora di più
entusiasta la
piccola che, dopo aver salito gli scalini a due a due, raggiunge in
men che non si dica i due preziosi oggetti, appropriandosene.
Si
sistema l’elmo sulla testa, fregandosene del fatto che fosse
fin
troppo grande per lei e continuasse a caderle in avanti coprendole
la vista, e prende lo scettro in mano. Pure quello era troppo grande
ma, la piccola, si impegna con tutte le sue forze per non farlo
cadere e tenerlo in bilico mentre si volta verso l’ampia sala
vuota, ovviamente gremita di gente secondo la sua immaginazione.
Non
senza qualche difficoltà, si issa sul trono che si trovava
dietro di
lei, senza mai dare le spalle al popolo immaginario che stava
assistendo a quella scena però! Gonfia orgogliosa il petto
guardando
negli occhi uno per uno con un sorrisino soddisfatto dipinto sul
viso; nessuno poteva notarlo ma, quell’espressione, ricordava
fin
troppo quella di uno dei suoi genitori…
E
non è di Thor che sto parlando…
Prende
con entrambe le mani lo scettro per non farlo cadere e, imitando una
delle tante storie che il papà le aveva raccontato, lo alza
sopra la
sua testa urlando con voce ferma
-In ginocchio!-
Poi
passa con un’occhiata severa tutti coloro che nella sala si
erano
appena prostrati davanti a lei ed annuisce soddisfatta incrociando le
braccia al petto. Facendo questo, però, lascia cadere con un
sonoro
tonfo l’oggetto del potere che poco prima brandiva e,
preoccupata
per la fine che avrebbe fatto se solo si fosse rotto, ruzzola
giù
anche lei nel tentativo di recuperarlo.
Si
rialza dolorante, sistemandosi meglio l’elmo che ora le
copriva
completamente la visuale e recupera lo scettro da terra.
Stare
lì, da sola, non era poi così
divertente… doveva trovare qualcuno
con cui giocare! Magari Fenrir avrebbe potuto fare il suo fedele
suddito, ergo... schiavetto personale; non era male come idea.
Sistema
per bene il mantello, legandoselo meglio al collo, prima di
incamminarsi verso l’uscita con passo lento e regale
nonostante il
peso dello scettro e l’ingombro dell’elmo; stava
ancora
camminando in mezzo al suo popolo dopotutto, come poteva lasciare che
si facessero un'idea sbagliata su di lei? Avrebbe mostrato a tutti
com’era una vera regina, la futura dominatrice di tutta
Asgard!
Grande, possente, regale... anche con quel passetto affrettato,
incespicando a volte a causa del mantello troppo lungo per lei,
affrettandosi perchè impaziente di mostrarsi al fratello in
tutta la
sua bellezza.
Che
ci si poteva fare, in fondo Hel restava sempre Hel...