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Autore: Luci28    27/08/2013    3 recensioni
I ragazzi sono radunati al capezzale di un Lucifero in punto di morte. Gli stanno vicini, ma l'ombra della fine osserva Lucifero, pronta a portarlo via con sè.
Tutto il dolore che accompagna Lucifero in quei giorni sfocia in una notte...l'ultima...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarai luce...per sempre...

 

L'inizio della fine

 

Pioveva da giorni ormai e il caldo dell'atteso mese di Giugno era ancora debole, limitandosi quasi ad un tepore primaverile. La scuola stava finendo e nulla turbava la serenità dei ragazzi. Tutto appariva eccitante e i pomeriggi, passati all'aperto invece che sui libri, davano ad ogni giorno quel po' di allegria in più.

Era fine Maggio e come tale i ragazzi già pensavano all'estate che li attendeva, ignari, ovviamente, del terribile destino che li attendeva.

 

Quel giorno a scuola la professoressa di italiano aveva organizzato una specie di gioco istruttivo, secondo il quale i ragazzi, divisi in gruppi, avrebbero dovuto indovinare la parola a cui apparteneva la definizione che l'insegnante leggeva dal vocabolario. Non era stata una brutta mattinata e i ragazzi si erano divertiti parecchio.

Tutti nel gruppo “c” contavano sull'aiuto da parte di Memorino e di Lucifero, i migliori della classe senza ombra di dubbio, ma quella mattina quest'ultimo non era in vena di far vincere i compagni, esibendo le sue conoscenze. Era stanco. Forse non aveva dormito bene. Questo almeno aveva dato come risposta agli amici, quando, incuriositi dal suo apparente malumore, gli avevano domandato cosa lo affliggesse. Lucifero non sapeva che cosa lo rendesse così sfinito e irascibile quella mattina. Si era convinto in un primo momento che fosse soltanto un po' di stanchezza accumulata, poi aveva pensato che si trattasse invece di un raffreddore in arrivo, come fin troppe volte gli capitava.

Nessuno di queste possibili motivazioni, però era quella realmente causante quel malessere al ragazzino.

Verso le tre gli amici li proposero di uscire, ma Lucifero sentiva le forze quasi mancargli e chiese di poter restare all'istituto. Celeste chiese allora alla Biffery di poter rimanere col ragazzo e trascorsero così qualche ora insieme.

Tuttavia Lucifero sentiva lo sfinimento impadronirsi di lui e, alzatosi dal proprio letto per recarsi a prendere il computer da dietro al comodino del letto di Memorino, sentì le forze mancargli del tutto. La vista gli si sfocò ed ebbe la netta sensazione di cadere. Non sentì più nulla se non la voce allarmata e spaventata di Celeste che gridava il suo nome. Si voltò d'istinto, impaurito egli stesso da quell'improvviso e violento malessere, ma non vide nulla di più che un'uniforme macchia nera. Poi si sentì tremare e perse i sensi.

 

La luce gli faceva lacrimare gli occhi. Sentiva le voci agitate e confuse degli amici. Parlavano tutti insieme, esclamando frasi spaventate e nervose. Lucifero non capiva. Sembrava tutto così strano. Che cos'era successo dopo che aveva perso i sensi? Lucifero non lo sapeva. Sentiva il suo cuore battere regolare, ma continuava ad agitarsi sudato, scosso contemporaneamente da brividi violenti.

Gli amici continuavano a parlare concitati. Aprì gli occhi del tutto, un chiarore forte lo obbligò a richiuderli, ma Celeste, che lo fissava attenta, notò il suo gesto e gli carezzò la fronte, sussurrandogli parole dolci.

 

- Oh, Luci! Come ti senti? Stai meglio?

 

Lucifero non rispose. Inebriato dalla confusione generale e dal calore che gli offuscava la mente.

Celeste continuò a carezzargli la fronte con amore, mentre il ragazzino, lasciandosi cullare dalla tenerezza di lei, si lasciava sopraffare dalla stanchezza e cadeva in un sonno profondo.

 

A svegliarlo di soprassalto fu un incubo. Lucifero agitò il capo spaventato, fino a quando una mano incerta gli si posò sul petto, scuotendolo appena. Lucifero aprì gli occhi. Era Jeremy. Sul volto del compagno era dipinta un'espressione tesa, che nulla aveva a che fare con quella tipica scanzonata. Lo guardava agitato e appena lui si svegliò gli tolse la mano dal petto, quasi temesse di scottarsi.

 

- Jeremy...

- Lucifero?!

- Che cos'è successo?

- Se non lo sai tu!

 

Jeremy cercò di riassumere l'aria spiritosa di sempre e per un attimo si sforzò di sorridergli. Lucifero ricambiò debolmente. Gli voleva bene e apprezzava la buona volontà che adoperava per risollevargli il morale anche in una situazione simile.

 

- Beh, scherzavo, scusa...Comunque non lo sappiamo...Hai la febbre molto alta...più di quaranta...ma non sappiamo ancora perché...

- Oh...

- Dopo viene il medico...

- Oh, no...

- Non dirmi che stai bene ammalato!!?

 

Con quell'affermazione di nuovo ironica Jeremy colse l'occasione per fargli l'occhiolino e allontanarsi. Lucifero richiuse gli occhi. Sentiva il sangue pulsargli sulle tempie. Sentiva il lenzuolo freddo contro le pelle. Non riusciva ad addormentarsi, sentiva il malessere troppo forte per essere placato, ma faticava anche a restare sveglio, tanto era esasperante il dolore provocatogli dalla testa.

Alla fine cadde in un dormiveglia. Per un po' la tranquillità di quel parziale sonno gli diede sollievo, poi però sentì un calore violento avvolgergli il corpo. Ebbe la sensazione di cadere dentro l'acqua e poi ancora per molti metri.

 

- Lucifero!?!

 

La voce di Jeremy risuonò ansiosa. Lucifero aprì appena gli occhi.

Jeremy era seduto sul bordo del letto e lo guardava con angoscia.

 

-Lucifero, ti senti male?

-Io...

-Lucifero?

-...

-Lucifero!

-...

 

Lucifero non aveva la forza di rispondere. Sentiva un dolore pungente alla testa e al collo e i brividi scuoterlo. Si rese conto di star piangendo, ma non sapeva perché, percepiva solo l'esasperazione, causatagli da tutto quel malessere, invaderlo con impeto.

 

-Lucifero!!!

-...Je, non ce la faccio...

-Oh, allora non parlare...scusa...ma dimmi solo che cos'hai?

-Non lo so...perché?

-Hai parlato nel sonno implorando aiuto...e piangevi...Tremi tutto...

-Non lo so, Jeremy, mi fa male la testa...E' tanto forte...

 

Lucifero si rese conto di star parlando in modo scomposto, ma sentì anche le ultime forze mancargli e rimase zitto. Jeremy lo fissava turbato.

 

-Vuoi qualcosa?

 

Jeremy tradiva una forte emozione. Lucifero sospirò appena.

 

-Si, per piacere, mi daresti dell'acqua...

 

Jeremy si alzò. Lucifero guardò per un attimo il soffitto illuminato dalla luce della lampada. Poi il compagno tornò. Aveva in mano un bicchiere e lo porse a Lucifero con cautela. Ma il tremore che scuoteva il ragazzo non gli permise di reggerlo e Jeremy dovette sostenergli la mano. Lucifero arrossì di vergogna. Era davvero troppo! Non bastava svegliare due volte il compagno durante la notte per la febbre, come fosse un bambino di 5 anni con la mamma! Adesso non riusciva più nemmeno a reggere un bicchiere! Ma si sentì sprofondare del tutto, quando il compagno, accuratamente senza guardarlo negli occhi, sollevò la mano e gli avvicinò il bicchiere alle labbra.

Lucifero bevve ed ebbe la percezione che l'acqua fosse ghiacciata.

 

-Jeremy...è tanto fredda...

-Tanto fredda? Lucifero, l'acqua è persino calda!

-Oh, allora scusa...

 

Jeremy gli allontanò il bicchiere dalla bocca e lo guardò con sconforto ed elevata preoccupazione. Rimase in silenzio a lungo, fissandolo.

 

-Vuoi qualcosa di caldo?...

-Non importa...va bene l'acqua...

-Vuoi finirla?

 

Lucifero annuì appena. Jeremy lo aiutò a finire di bere e poi si alzò.

Alla fine tornò da lui e continuò a guardarlo.

 

-Vuoi che resti un po'?

 

Lucifero gli sorrise e annuì.

 

-Se te la senti...

 

Jeremy gli sorride. Lucifero sentiva i brividi percorrergli la schiena e un dolore violento alla testa. Era come se di colpo si fosse surriscaldata e emanasse un calore insopportabile. Respirava appena, sentiva la stanchezza farsi maggiore ogni volta che alzava e abbassava il torace. Basta! Basta! Lucifero voleva che finisse tutto! Non ce la faceva più a sopportare tutto quel malessere! Emise un gemito soffocato quando una fitta violenta gli trafisse le tempie. Jeremy lo guardò preoccupato, ma lui scosse il capo.

 

 

-Che cos'ho? Jeremy, non dirmi che non lo sapete...

-...

-Jeremy, ti prego...

-...

-Jeremy!

-Sei grave...tanto...

-...

 

A Lucifero quelle parole bastarono. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. No, non poteva essere vero! Non poteva finire così!

 

-Luci...non piangere, le cose si sistemeranno vedrai...

-...

 

Lucifero tremava. Gli sembrava di star vivendo un incubo terribile. Vedeva il volto di Jeremy sfocato dalle lacrime e un cerchio nero ingrandirsi sempre di più.

Jeremy gli prese la mano, Lucifero si ridestò per un attimo. Jeremy non lo aveva mai trattato così...

 

-Luci, abbiamo paura tutti, ma vedrai che passerà...il medico non è stato così pessimista...

-...Je...grazie...

-...

-Je...scusa...

-...

-Je...?

-Scusa...è che non so più cosa risponderti...

 

Jeremy aveva gli occhi ricolmi di lacrime, ma le tratteneva con una profonda forza di volontà.

 

-Luci...è meglio se torno a letto per un po'...

-Certo...scusa...

-No, figurati...Senti, cerca di riprendere sonno...Non hai dormito niente questa notte...

-Si, hai ragione, grazie...

 

Jeremy si alzò velocemente e uscì altrettanto di fretta. Quando fu arrivato in corridoio scoppiò a piangere. Questo Lucifero però non lo seppe mai.

 

La prima luce del mattino illuminò la camera di Lucifero. Il ragazzino aprì gli occhi cercando di mettere a fuoco ciò che vedeva. Cercò di mettersi seduto, ma fallì miseramente. Così restò a lungo in silenzio a fissare il soffitto, gli occhi ricolmi di lacrime e una paura agghiacciante nel cuore.

Passò diverso tempo, ma alla fine la porta si aprì e Samira gli andò in contro.

 

-Luci, come ti senti?

-Meglio, grazie...

 

Il ragazzino mentì spudoratamente, ma d'altronde che alternative aveva in quel momento?

 

-Mi fa piacere...

 

La voce della ragazza tradiva lo stato di agitazione in cui si trovava. Lucifero non aveva molta voglia di affrontare anche con lei gli argomenti discussi con Jeremy la notte precedente, così non fece altro che regalarle un sorriso e abbassare lo sguardo.

Samira fissò per un po' fuori dalla finestra, poi uscì dalla stanza, carezzando Lucifero su una guancia. Di nuovo il ragazzino si immobilizzò: nemmeno Samira si era mai comportata così con lui...

 

Lucifero non sapeva che fare. Passare a letto l'intero giorno era terribilmente noioso, ma contemporaneamente non riusciva a fare altro che riflettere, poiché non aveva la forza nemmeno per tenere gli occhi aperti. In quei momenti non sapeva cosa pensare, se agli affettuosi e teneri comportamenti dei compagni, o invece alla dolcezza con cui l'avrebbe forse accudito la madre. In altri momenti la paura dell'ignoto lo sconvolgeva, facendolo piangere per ore. Gli amici andavano e venivano dalla sua camera. Prima un sintetico dialogo con Memorino, poi l'agitata e scossa Celeste e infine di nuovo Jeremy, l'unico che sembrava fare qualcosa di concreto per lui oltre a consolarlo. Alle dieci, per esempio, gli aveva portato dell'antifebbrile, mentre alle undici e mezza si era preoccupato di portargli una coperta, dopo averlo visto infreddolito. La pazienza con cui Jeremy lo seguiva faceva sentire Lucifero capriccioso e viziato, anche se non aveva mai chiesto nulla direttamente.

A mezzogiorno, poi, il compagno entrò in camera con un piatto e un bicchiere e glieli posò sul comodino.

 

-Pensavo che magari ti avrebbe fatto piacere mangiare qualcosa di caldo, però come vuoi...

 

Lucifero rimase senza parole. L'amico faceva di tutto per non guardarlo negli occhi eppure non gli faceva mancare né aiuto né attenzioni e neppure qualche gesto affettuoso. Lucifero fissò il piatto colpito, poi cercò di alzarsi, balbettando un grazie.

Jeremy lo guardava appena lui voltava lo sguardo, ma riabbassava poi il proprio appena a fissarlo era Lucifero. Regnava un silenzio profondo, carico di tante parole mai pronunciate. Quando Lucifero afferrò il piatto, la sua mano tremava tanto che Jeremy dovette aiutarlo a reggerlo e fu così anche quando tentò di sollevare la forchetta. In quel preciso momento Lucifero scoppiò in lacrime, porgendo il tutto al compagno. Jeremy annuì, comprendendo sia la richiesta dell'amico, sia il suo dolore.

Lucifero chiuse gli occhi e si abbandonò alle attenzioni di Jeremy, sperando che ciò che il compagno stava facendo non andasse oltre a quello che aveva messo in conto di dover fare, ma la calma e la disponibilità di Jeremy, lo rassicurarono al quanto, tanto che, al termine del pranzo, si lasciò cadere in un sonno profondo, cullato dalle parole che l'amico leggeva da un libro.

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L'avvicinarsi della fine

 

La luce del mattino illuminò la camera come al solito, ma Lucifero non la percepì.

Anche gli amici, a differenza sua, svegliati dall'arrivo del sole all'interno dell'abitacolo, iniziarono a muoversi e a parlare, anche se sottovoce e a debita distanza da lui. Ma il ragazzino non percepì nemmeno ciò.

Lucifero era sprofondato in un sonno di una profondità innaturale. Tremava dalla testa ai piedi, vedendo immagini costruite dalla sua mente e dai ricordi. Provava un caldo terribile, ma non aveva la forza di muoversi minimamente. Sapeva di star piangendo, ma non percepiva le lacrime sulle guance. Gli sembrava di essere stato riempito di lava bollente e ogni anche minimo respiro gli provocava un dolore violento al petto.

E poi, peggiore di ogni altra sensazione di malessere, sentiva la paura. La sera prima il medico l'aveva visitato e Lucifero si era sforzato di ascoltarlo mentre parlava ai ragazzi e alla Biffery. Non ce l'avrebbe fatta. Non era riuscito ancora a comprendere che cosa lo avesse fatto star male, ma a lui questo non interessava. Vedeva la morte di fronte a sé, come un'ombra cupa. La sentiva imminente e piangeva ogni volta che ci pensava. La sua vita, ancora piena di speranze e di sogni si stava spegnendo.

Lucifero la sentiva andarsene ad ogni respiro e allora il terrore di non sapere che cosa ci sarebbe stato dopo, il dolore di dover lasciare gli amici, la città, i sogni e le speranze per andare incontro ad un destino così duro lo faceva tremare. Aveva paura di chiudere gli occhi, nel dubbio di non poterli più aprire per vedere di nuovo la realtà intorno a sé. Alla sera non voleva addormentarsi, nel terrore di farcela a risvegliarsi al mattino. E gli amici, col dolore nel cuore, gli stavano accanto, gli parlavano, gli leggevano libri, fino a quando a farlo cadere nel sonno era lo sfinimento e la stanchezza fisica. Ogni mattina, quando riapriva gli occhi, si sentiva gelare in quel letto freddo, nell'incertezza di aver già compiuto quel lungo viaggio.

Non voleva più mangiare, né bere, ma poi l'estrema pazienza di Jeremy lo convinceva.

Lucifero piangeva di continuo, vittima di una sofferenza senza fondo.

Anche gli amici piangevano. Jeremy aveva abbandonato del tutto il suo spirito scanzonato, per rinchiudersi in un dolore profondo. Non era mai stato il migliore amico di Lucifero, ma in quel momento, mentre vedeva la vita dell'amico accorciarsi ogni attimo di più e i bei giorni passati allontanarsi per sempre, si rendeva conto di volere all'amico un gran bene e di non riuscire ad immaginare un futuro spensierato senza il simpatico compagno a fianco. Allora si rinchiudeva in se stesso e piangeva tutte le lacrime che aveva sempre rinchiuso in sé per mostrarsi forte.

 

L'ora della fine

 

Era sera. Fuori la città era animata da luci e manifestazioni. La scuola era finita. Ma per Lucifero anche la vita era giunta al termine. Il suo stato era peggiorato nel pomeriggio, ora la febbre sfiorava l'elevatissima temperatura di quarantuno e Lucifero era caduto in un delirio agitato. Supplicava la madre di andarlo a prendere e di portarlo con sé. Diceva che non voleva restare solo, che aveva paura e che non voleva morire. I compagni lo assistevano da ore, cercando di dargli sollievo, ma quella che ancora una volta squarciava il cuore di Lucifero era l'angoscia per quel posto ignoto che sapeva dover raggiungere. Il suo viaggio, però era già cominciato.

La notte lo portò via con sé, senza lasciargli il tempo di comprendere l'accaduto o di dire addio agli amici. Un respiro, un altro, poi ancora uno...poi nulla...Gli occhi gli si erano chiusi e la sua vita era finita, così...per sempre. Non una parola, non un gemito, non una lacrima o un sospiro. Nulla. Aveva sollevato una mano, per poi lasciarla ricadere, esanime.

Il dolore degli amici fu inimmaginabile. Celeste crollò ai piedi del letto, stringendo il ragazzino con tutte le sue forze. Samira abbracciò Jeremy, ma il compagno non replicò. Si sentiva vuoto, privo di consistenza e di senso. Aveva lasciato le lacrime scorrergli lungo le guance senza opporre resistenza. Continuava a fissare Lucifero e in cuor suo si augurava che l'amico stesse bene, che non stesse soffrendo e che avesse raggiunto un posto dove essere felice, magari più di come lo era stato in passato. Poi crollò anche lui. Cadde in ginocchio, privo della forza di stare in piedi. Quando la Biffery arrivò in stanza era scossa platealmente. Cercò con cautela di staccare Celeste dal corpo senza vita di Lucifero, ma appena ci riuscì, fu Jeremy a prendere il suo posto. Si aggrappò all'amico con tutte le energie che gli rimanevano e pianse, il capo appoggiato sul petto immobile del compagno.

 

Come luce eri, luce sarai...per sempre...

 

Così la tua luce si spegne, si spegne per sempre.

Ma gli amici ti ricorderanno per la tua simpatia, per la tua allegria e probabilmente anche per la tua bontà.

Nessuno di loro potrebbe dimenticare le grandi risate fatte insieme a te dentro di loro rimarrà per sempre il ricordo dei tuoi sorrisi, quei sorrisi sinceri, quelli che solo tu sapevi regalare.

E la tua luce, che è solo apparentemente spenta, continuerà a brillare in eterno, dentro i cuori di chi ti ha voluto bene.

Tu illuminerai tutti, dal cielo, con quella tua luce speciale, quella che avevi dentro, quella che ti spingeva a proseguire e a non arrenderti, quella che ti rendeva unico.

E non basterà questo a spegnere la positività che trasmettevi a tutti.

No, com'è il bene che vince sul male, così niente, nemmeno la morte, fermerà mai del tutto il tuo cuore.

Niente distruggerà il legame che avevi con gli amici; niente spegnerà la gioia che emanavi; niente, neanche il tempo, cancellerà mai il tuo ricordo.

No, tu sei più forte; più forte delle nuvole che coprono il sole; più forte della morte che sconfigge la vita.

Sei il più forte di tutti, tu, e per questo resterai per sempre come una stella luminosissima nel cielo nero della notte e come un raggio di sole che illumina la vita delle persone.

Tu illuminavi quella dei tuoi amici, che ti ricordano ore e lo faranno un giorno, come il loro, caro e speciale, amico Luci!

E come luce eri, luce sarai...per sempre...
                                                                                     Addio
                                                                                       
Lucifero 

  
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