Una
miss e tanti guai.
Parte prima.
Era la fine di marzo; la brezza agitava i prati
e i primi boccioli spuntavano tra i fili d’erba, bramosi
della carezza del sole primaverile.
Non era abitudine di Karim aprire la porta ed entrare
all’improvviso nella dimora dei Son senza bussare, ma quel
giorno non riuscì a trattenersi.
“Scusate, ho una grande notizia!” disse
precipitandosi verso il tavolo, dove padre e figlio sedevano per
consumare l’abbondante pranzo.
Si fermò davanti a loro delineando un sorriso e
cercò di riprendere fiato, sfinita dalla corsa.
I due uomini sobbalzarono e rimasero a bocca aperta. Per un istante
trascurarono cibo e bevande: era chiaro che fosse accaduto qualcosa di
molto importante.
“Ka-Karim?” Goten deglutì a fatica e la
sua mente cominciò a vagliare varie ipotesi che
giustificassero l’entusiasmo dell’amica.
Lei infilò una mano nella tasca dei blue jeans per estrarre
un volantino, che poi gli sventolò sotto il naso.
“Non ci crederai mai, ma sabato ci sarà il
finimondo giù in paese!” spiegò
con trasporto, osservando il giovane grattarsi la nuca leggermente
confuso.
“Spara, che succederà sabato giù in
paese?” chiese addentando con gusto una coscia di agnello,
facendole cenno di sedersi accanto a lui.
La ragazza sospirò, sedette e poi lo travolse con un fiume
di parole.
“Stanno organizzato un ballo di beneficenza. Allestiranno il
grande capannone vicino alla scuola. Pensa, ci sarà anche la
Z Tv! E poi sai chi presenterà la manifestazione? Steven Barten, il famoso indossatore e
modello.” spiegò liberando uno sbuffo
d’emozione che le sollevò la frangetta.
Il saiyan fece una smorfia e i suoi occhi scintillarono
d’irritazione.
“Steven Barten?” quel tipo non gli piaceva e
nemmeno l’enfasi con cui lei ne aveva pronunciato il nome.
Sicuramente, se Goten avesse deciso di partecipare, si sarebbe sentito
un pesce fuor d’acqua in mezzo a quelli elegantoni.
Tutta l’energia di cui disponeva l'impiegò per
imprecare mentalmente contro il promotore della serata.
Goku ridacchiò e allungò la mano verso un pezzo
di crostata di more. L’idea che per un giorno quel piccolo
villaggio alpino sarebbe divenuto teatro di un evento così
mondano lo divertiva.
Il delizioso profumo che arrivava dalla cucina invadeva tutta la casa,
Chichi si stava dilettando ai fornelli, ma ad un tratto apparve sulla
soglia e, sorridente, salutò la giovane amica del figlio.
Aveva ascoltato parte della conversazione ed ora era
incuriosita.
Si fece avanti stringendo fra le mani un vassoio zeppo di frittelle
spruzzate di zucchero a velo e ne porse una alla gradita ospite,
chiedendole altre delucidazioni.
“Ne stanno parlando tutti; il nonno mi ha detto che ci
sarà persino l’elezione di miss Paoz!”
era un po’ troppo su di giri per i gusti del mezzosangue, che
cominciò ad inquietarsi.
“Mmm…che idiozia! Miss Paoz! Chi vuoi che
partecipi? Non faranno di certo reginetta una di quelle racchie che
abitano giù in paese.” la guardò bene
in faccia e, intuendo cosa stava per confessargli, strinse i pugni
diventando improvvisamente teso.
“Bè io mi sono iscritta al concorso. Al limite mi
farò due risate e poi in premio c’è una
Air Car dell’ultimo tipo: quella con motore a doppia
propulsione. Mi farebbe comodo per gli spostamenti in
città.” si
giustificò alzando le spalle.
“E’ una cosa stupida, mi meraviglio di te. Per caso
dovrai sfilare in costume?”
Karim cercò di non badare a quel tono così
severo, stava reagendo peggio di suo nonno. Le guance gli erano
divenute paonazze.
“Hai fatto benissimo e sono sicura che vincerai. Nessuno
potrà reggere il confronto con la tua bellezza.”
era stava la signora Son a zittire il figlio, senza dagli la
possibilità di replicare, mentre la ragazza si gongolava di
quell’approvazione.
“Mi accompagnerai al ballo, vero Goten?” chiese
timidamente e l’impattò di quelle parole furono
per lui come un pugno allo stomaco.
Era negato per la danza, un orso sicuramente sarebbe sembrato
più aggraziato.
Quasi soffocò con un grosso boccone di carne e lo
sputacchiò in ogni dove, poi, con uno sforzo che gli parve
indicibile, afferrò un tovagliolo e lo portò alla
bocca.
“Scu-scusa, ma lo sai che non sono capace. Ti ricordi
l’ultima volta che figuraccia?”
La risata cristallina di lei lo
fece rabbrividire.
Era sicuro che si fosse divertita un mondo nel vederlo muoversi
goffamente in mezzo alla pista durante l’ultima festa
campestre, mentre le altre coppie gli inveivano contro, trovandoselo
continuamente addosso.
Goku rimase in silenzio, pensando che nemmeno lui era un ballerino
provetto ed era meglio non rammentarlo alla moglie.
Chichi sorrise, certa di aver trovato la giusta soluzione la loro
problema. Con un gesto affettuoso spettinò i capelli del
figlio e cercò di mascherare il divertimento nel guardare la
sua espressione buffa.
“Potresti chiedere a Trunks di insegnarti qualche passo. Lui
è decisamente in gamba e sono certa che lo farà
volentieri .”
La giovane esultò congiungendo le mani.
“Certo! Vedrai che imparerai, ne sono sicura.”
entusiasta, gli gettò le braccia al collo e lui
sospirò: non avrebbe mai potuto deluderla, le voleva troppo
bene.
“D’accordo, ma gli telefono più tardi.
E' molto preso con lo studio ultimamente. Adesso voglio andare fino al
laghetto, pescherò un bel pesce per cena. ” disse
impulsivamente. Appartarsi in quel recondito angolo della natura lo
avrebbe fatto rilassare, ne aveva proprio bisogno.
Si era alzato in piedi, sovrastandola con la sua statura. Indossava una
tuta di colore arancione simile a
quella del padre. Strinse la cintura in vita e si mosse verso la porta,
facendole cenno di seguirlo.
“Arrivo, tanto ho già avvisato il nonno che venivo
da te e che farò tardi.”
Non c’era niente di meglio che vivere quella giornata
all’aria aperta, cullati dal piacevole tepore del venticello
primaverile.
Karim si fermò sulla porta d’ingresso per voltarsi
e salutare affettuosamente il resto della famiglia Son, poi
trotterellò fuori affiancandosi all’amico.
Che magnifica sensazione passeggiare in quella natura incontaminata,
parlare di un’infinità di cose tra cespugli in
fiore, sotto l’intrico dei rami.
Goten la prese per mano e insieme imboccarono uno stretto sentiero, che
si snodava nel cuore della foresta e giungeva in un’estesa
radura.
Era di un verde abbagliante, circondata da una fila di alberi
giganteschi che protendevano verso l’alto le loro chiome
rigogliose.
In quella terra fertile nascevano le più belle
varietà di fiori di tutta la vallata e il confine con il
bosco era spezzato da un lago limpidissimo, alimentato da una piccola
sorgente.
“Hai voglia di fare un bagno? Mi sono accaldato.”
il saiyan tolse la casacca della tuta, scoprendo i pettorali bronzei, e
la gettò nell’erba lanciandole uno sguardo
interrogativo.
“No, tu sei un vulcano, ma io ho ancora freddo. Ti aspetto
qui seduta, non preoccuparti.” abbassò gli occhi,
mentre lui si sfilava i pantaloni senza alcun pudore, come se ignorasse
che da tempo non erano più dei bambini. Diventò
rossa nel vederlo in boxer.
“Sei arrossata, stai attenta al sole.” le
consigliò ingenuamente, prima di prendere la rincorsa per
esibirsi in un tuffo acrobatico.
Lanciò un urlo al contatto con l’acqua gelata.
“Ahhh, hai fatto bene a rimanere lì! Brrr, sto
battendo i denti.” tartagliò e cominciò
a nuotare, poi dopo un attimo
scomparve giù in profondità per cercare la
possibile preda.
Le piaceva moltissimo quel suo modo di fare ancora un po’
infantile; era uno spasso averlo accanto, riusciva sempre a farla
sorridere.
Rimase seduta con le gambe incrociate e s'incantò a guardare
due uccellini svolazzare da un ramo all’altro, inconsapevole
che alle spalle qualcuno si stava avvinando con passo felpato.
Due mani robuste le cinsero la rotondità dei fianchi e la
sollevarono da terra. Si ritrovò stretta da braccia possenti
e d’istinto lanciò un urlo, scalciando per cercare
di liberarsi.
“Ssshhh…” sibilò una voce
soffiandole il respiro sul collo e, soltanto quando riuscì a
voltarsi, si rassicurò appurando chi fosse
l’aggressore.
“Ciao, sorpresa!” Trunks aveva un'espressione
divertita e felice, anche se temeva di averla davvero spaventata.
La strinse ancora più forte contro di sé,
poggiandole la punta del mento sulla spalla: gli piaceva tutto di lei.
“Scusa.” mormorò.
“Dovevo immaginarlo! Quando la smetterete, voi due, con
questi scherzi? Ero sovrappensiero e non lo trovo spiritoso! A
proposito: mettimi giù!” si lamentò
scrollando con decisione la testa.
Lui si accorse che si era irrigidita e all’istante le fece
posare i piedi sull’erba.
“Non credevo di farti paura.”
indietreggiò di un passo e restò a guardarla,
mentre si risistemava la T-shirt turchese nei pantaloni e raccoglieva
all’indietro i folti capelli corvini, legandoli con un
elastico.
Poi la vide sorridere e si sentì rincuorato.
“Goten non mi aveva detto che saresti venuto. Pensavo avessi
un sacco da studiare, non hai un'interrogazione per domani?”
Lui guardò verso la boscaglia ponderando la
risposta.
L’idea di spiegarle che per riuscire a vederla aveva studiato
ininterrottamente per tutta la notte non era delle migliori.
“Sono a buon punto e poi avevo voglia di prendere una boccata
d’aria. Questo è il posto migliore, mi sento
già meglio: qui è come essere in
paradiso.”
Aveva già detto troppo e frenò la lingua.
Mancava poco al compimento del suo diciassettesimo compleanno e stava
vivendo il pieno tormento di un amore non corrisposto.
Era davvero molto triste al pensiero che lei lo considerasse solo un
caro amico e il suo interesse fosse invece rivolto a Goten.
Era una ragazza straordinaria: vivace, allegra, coraggiosa;
l’idea di averla accanto come compagna di vita si faceva
sempre più spazio dentro di lui, malgrado sapesse di avere
poche speranze. Sarebbe rimasta solo un illusione.
“Trunks, perché sei così
serio?” chiese lei, vedendolo assorto e tornando a sedere sul
terriccio umido.
“Ehm …pensavo a una cosa, ma non è il
caso che ti intristisca. Dai, racconta cos’hai fatto nei
giorni che non ci siamo sentiti.” la verità era
che amava ascoltarla, il suono della sua voce gli ricordava una soave
melodia paragonabile al canto di un angelo.
Aveva pensato più di una volta a come sarebbe stato fare
l’amore con lei.
Karim non si fece pregare e gli illustrò ogni momento delle
giornate trascorse sotto quel cielo limpido.
Era molto orgogliosa di aver aiutato il nonno ad accatastare della
legna sotto la copertura del loro
deposito.
“Quanto sei dolce piccola. Vorrei tanto fare mie le tue
labbra, stringerti per farti sentire tutto l’amore di cui
sono capace.” pensò il giovane con una punta
d'amarezza, guardando davanti a sé le sfumature azzurrognole
del lago, ma dopo poco ebbe un fremito.
Non riusciva a crederci quando vide riemergere l’amico in
quello stato: era completamente nudo e stringeva con entrambe le mani
la coda di un gigantesco pesce, che tentava di contorcersi per sfuggire
alla sua presa.
Sbarrò gli occhi e balzò in piedi.
“GOTEN!” urlò a denti stretti temendo la
reazione di lei che, immobile, stava sbiancando incapace di proferire
parola.
Per poco non caddero a terra svenuti.
“Wew Trunks! Non pensavo venissi oggi, sono contento di
vederti. Che sfiga però, i boxer firmati che mi
aveva regalato Gohan mi sono scivolati via. Sono rimasto
impigliato in un anfratto di rocce.” avanzò verso
di loro come se niente fosse, con la parte intima in bella mostra,
ridendo a gran voce.
“Copriti immediatamente!”
l’ammonì in tono severo l’atro
mezzosangue.
Avrebbe voluto strangolarlo: Karim si era voltata e, imbarazzata, aveva
nascosto il viso fra le mani.
“Eh? Come dici?” non smetteva mai di stupirlo;
possibile che non tenesse in considerazione la presenza femminile?
Trunks si affrettò a raggiungerlo e gli si parò
davanti, ringhiandogli contro.
“Sei nudo! NUDO!!! Non ti vergogni a mostrarti
così davanti ad una ragazza?” urlò
avvicinando il viso al suo.
“Eh…ma chi, che ragazza? Karim?”
domandò come se fosse cascato dalle nuvole, lasciando
scivolare il pesce a terra, ormai immobile.
“Certo! E chi, altrimenti?” sbottò
l’amico dandogli una secca gomitata nello stomaco, abbastanza
forte da farlo rimanere senza fiato.
“Ahhh…ma sei diventato matto?!”
esclamò piegandosi in avanti per il dolore.
Non era mai stato confuso come in quel momento e nemmeno aveva mai
visto Trunks così furente.
“Mi ha già visto nudo, non è mica una
novità!” si difese volgendosi verso di lei e
chiamandola in causa.
Il Brief sollevò un sopraciglio mettendosi
sull’allerta, era dunque già successo
ciò che temeva, tra loro due?
Il sole gettava i raggi sulla loro pelle, ma lei aveva freddo.
I suoi occhi verdissimi erano ben nascosti sotto i palmi della mani,
aspettando che si rivestisse.
“Ehm …avevamo solo sette anni Goten: siamo molto
cambiati da allora.” sussurrò, rossa di vergogna,
con il cuore che le batteva come un tamburo.
Restò a distanza di sicurezza sentendoli discutere
animatamente.
Il figlio di Vegeta, con uno scatto incontrollato, si chinò,
afferrò i pantaloni e li gettò contro
Goten. Aspettò che li infilasse per passargli anche la
casacca, sbuffando a causa di tutto quello stress mentale.
“Ecco fatto, ma non capisco perché ti sei scaldato
tanto!” se fosse stato saggio il Son avrebbe evitato di porre
quella domanda, come poteva non accorgersi che l’amico era
arso dalla gelosia?
“Lascia perdere: è meglio e la prossima volta
rifletti. Comportati come un adulto e non come un
irresponsabile!” sgarbatamente
gli diede le spalle per dirigersi verso di lei: era tentato di
afferrare la sua mano per allontanarla da quel troglodita.
“Tutto bene?” chiese notando che si teneva ancora
il viso coperto.
“Sì.” rispose con un filo di voce.
“Puoi guardare ora: si è rivestito.”
sottolineò l’ultima parola e le
sorrise per rassicurarla, guardando il suo volto che incarnava la pura
bellezza.
Goten era stralunato, mosse qualche passo e si ritrovò di
fronte a loro, ma non sapeva cosa fare per sciogliere la
tensione.
Appena socchiudeva le labbra, Karim arrossiva e distoglieva lo sguardo,
mentre Trunks stava leggermente in disparte a braccia conserte.
“E’ meglio che vada. Mi sono ricordata di dover
aiutare il nonno.” la giovane sfoderò un sorriso,
notando che entrambi fossero rammaricati e, prima di allontanarsi,
scoccò loro un bacio soffiando sulla mano.
“A domani Goten, ciao Trunks.” la sua voce
risuonò diverse volte, sempre più distante, fino
a scomparire.
“Complimenti!” disse il Brief sarcastico, mentre
l’altro si limitò a sospirare scrollando la testa,
al che si sdraiò sull’erba e rivolse lo sguardo
verso alcune nuvole che erano sopraggiunte a velare il cielo.
“Non pensavo di suscitare tanto scalpore, in fondo
è una cosa naturale.” soggiunse con schiettezza.
“L’hai sconvolta, che razza di incivile sei:
è ancora una bambina.” l'assolo
drammatico di Trunks non ebbe riscontro, l’amico trattenne a
stento una risata.
“Mah …prima hai detto che siamo adulti: cerca di
deciderti e poi non mi sembra più tanto bambina. Hai notato
il gonfiore della maglietta?”
I begli occhi dell’amico s'incupirono.
Per ovvi motivi non poté spiegargli che da tempo si era
accorto di quel cambiamento, era sbocciata in uno splendido fiore.
“Cambiamo argomento, tanto è inutile discutere con
te: a volte sei più ottuso di tuo padre.” si mise
sdraiato sul prato accanto a lui, come quando erano bambini e cercavano
di dare una forma bizzarra alle nubi sospinte dal vento.
Trascorsero parecchi minuti prima che Goten spezzasse quel piacevole
silenzio.
“Ho bisogno di un favore.” disse con espressione da
martire, sentendosi trafiggere dai suoi occhi di ghiaccio.
“Un favore? Di che tipo?” domandò
sospettoso.
“M'insegni a ballare? Ti prego, ti prego, ti
prego!” non fu poi così difficile chiederglielo,
benché la risata che ne seguì gli avesse quasi
perforato un timpano.
“Vuoi diventare un ballerino? A volte sei proprio
imprevedibile.” il saiyan dai capelli color lavanda
continuò a ridere, immaginandoselo, con un costumino
aderente addosso, compiere goffamente anche i passi più
elementari.
“Sabato dovrò accompagnare Karim al ballo in
paese. Non hai saputo la notizia? Mi pare ne abbia parlato anche il
telegiornale.” disse d’un fiato.
Il sorriso era scemato dalle labbra di Trunks, che lo guardava torvo:
aveva solo voglia di andarsene a casa.
“Ebbene, quando cominciamo?” domandò
ancora il più giovane vedendolo così assente.
“Non posso: sono pieno di impegni, mi dispiace.”
scattò a sedere e fece per alzarsi in piedi, ma la mano
robusta dell’amico lo trattene.
“Ma rischio di farle fare una figuraccia! Ti chiedo solo
qualche ora da qui a sabato.” lo implorò.
Erano sempre stati molto legati e non capiva il motivo di quel
categorico rifiuto.
“Ho detto di no! Mi devo allenare con mio padre!”
era una scusa poco convincente.
Gli occhi del Son divennero lucidi, aprì la bocca e la
richiuse, si sentiva soffocare.
“Io vado, ci sentiamo.” Trunks guardò
verso il cielo, pronto a levitare, ma prima abbassò lo
sguardo un’ultima volte e lo vide tenersi la testa fra le
mani, distrutto.
Sentì una stretta al cuore e il rimorso lo indusse a
ripensaci.
“Ehi Goten, forse ho un’idea.”
disse con voce più cordiale.
L’altro balzò in piedi e gli fu davanti con le
mani giunte e un sorriso larghissimo.
“Se mi aiuti ti sarò riconoscente per tutta la
vita! Sai quanto lei sia importante per me e non voglio deluderla, anzi
mi piacerebbe stupirla. Chissà, magari a fine serata
riuscirei a darle anche un bacio: ho pensato tante volte a come sarebbe
bello assaggiare le sue labbra.” non si rendeva assolutamente
conto di aver innescato una reazione a catena.
L’amico faticò a trattenere l’impulso di
urlargli in faccia ciò che pensava, aveva male dappertutto e
i pugni talmente serrati da lacerargli la pelle.
Voleva baciarla, ecco cosa voleva fare quel maledetto!
Uno sguardo inquietante aveva illuminato il volto di Trunks prima che
posasse le mani sulle spalle di Goten, per cercare di rassicurarlo
falsamente.
“Ehm, io non posso aiutarti: è la
verità, ma c’è un conoscente di mia
madre, un bravissimo insegnante di danza, che da lezioni private a casa
sua. Se sei d’accordo, gli telefono e ti fisso un
appuntamento. Per il compenso non preoccuparti, ci penserò
io.”
“E’ magnifico, perfetto. Non so come ringraziarti,
sei un vero amico.” il Son esitò un attimo, poi lo
abbracciò con affetto e l’altro si
sentì molto sleale pensando a ciò che gli
frullava nella mente.
Si scostò quasi avesse timore che lui potesse captare i suoi
pensieri.
“Appena arrivo a casa ti faccio sapere. Vedrai, farai un
figurone con Karim.” disse sogghignando.
Goten era raggiante: i capelli nerissimi e arruffati gli scesero sugli
occhi, sembrava identico a quando era bambino.
“Ciao Trunks, a presto e grazie.” urlò
vedendolo sollevarsi e l’altro rispose con un cenno della
mano, poi si voltò e puntò dritto verso
l’azzurro del cielo,
per volare a perdifiato verso la grande capitale
dell’Ovest.
Continua
…
Ciao
^^ come sapete (chi segue La scelta del cuore) io adoro Karim e non ho
resistito a scrivere questa nuova idea.
Cosa
ne pensate? Vi anticipo che i prossimi capitoli saranno movimentati e
non mancheranno le sorprese.
Vi
interessa il seguito?
Aspetto i vostri commenti che mi fanno un piacere immenso.
Per miacaracara- Ciao, pensavo non la seguissi...perchè non ho mai trovato la tua rece. Meglio così ^^
Per quanto riguarda la fic del mio amore, cioè il meraviglioso Son Golden *_* proseguo a rilento, ho scritto solo una paginetta, ma cercherò di portarla avanti.
Ciao …un bacione.
LORIGETA ^^