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Autore: STOP IT    28/08/2013    3 recensioni
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saaalve non comparirò molto sopra i capitolo perchè non voglio rompervi ee Come primo capitolo è un po cortino scusate ma domani ho un esame*trema* i prossimi saranno più lunghi parola di lupetto :3 Comunque è una prova di una coppia che mi piace da impazzire e spero di non far svenire Auro (ciao cucciola) . Ci sono alcune citazioni famose che mi piacevano e ci saranno per tutta la storia C:  Buona lettura ,se recensite vincete dei .... tanta ammirazione (?) hahah adieu

Nuova città, nuova casa, nuova scuola, nuova gente. Fantastico. Cosa poteva esserci di peggio ?

-“Anthony, oggi ti accompagnerò io a scuola, così potrò augurarti buona fortuna prima di varcare il cancello.”-

Ecco cosa poteva esserci di peggio: Brandon. Il nuovo compagno di mia madre. Uno psicologo di fama mondiale che aveva pubblicato non so quanti libracci sul fottuto cervello umano. Io odiavo gli strizzacervelli. Aveva un’aria altezzosa, portava sempre la stessa giacca e la stessa cravatta e per questo avevo due ipotesi: Non si lavava i vestiti, dunque era un barbone, dunque non dovevamo vivere sotto lo stesso tetto; oppure aveva tutti i vestiti uguali come Mr.Bean, dunque era un malato, dunque non potevamo vivere sotto lo stesso tetto. Non mi sarebbe dispiaciuta nessuna delle due.

-“Ei ometto!”-

La vidi fare capolino nella mia stanza mentre mi infilavo la felpa, bella come sempre. I capelli neri che le ricadevano sulle spalle, gli occhi color miele e quel sorriso, che non era più quello di prima, ma rimaneva sul suo volto imperterrito. Anche se odiavo quel soprannome da quando avevo 5 anni, non gliel’avrei mai detto.

-“Sei agitato per il primo giorno nella nuova scuola?”-

-“No mamma, tutto apposto “-

-“mmh, e fammi un sorriso.”-

-“Mamma, faccio tardi.”-

-“Dai, dai, dai!”-

Iniziò a farmi il solletico fino a farmi cadere sul letto. Ridemmo tanto, fino alle lacrime.

-“Quando avete finito di ostentare questi comportamenti puerili, io sono in macchina”-

Mia madre si rabbuiò di nuovo e subito si rialzò in piedi sistemandosi i capelli con una mano.

-“Mamma…”-

-“Va tutto bene, sai che è un po’ acido a volte. Poi gli passa”-

La fissai per un tempo indeterminato.

-“.. Hai gli occhi di chi vorrebbe scoppiare a piangere o correre via in lacrime, e odio non poter far altro che guardarli.”-

Sobbalzò nel sentirmi pronunciare quelle parole. Mi abbracciò ed io respirai l’odore di muschio bianco che aveva addosso. Uscì dalla stanza quasi correndo non facendo altre che confermare le mie mille ipotesi. Era triste , non era più lei, non era più quella giovane ragazza madre che da sola aveva cresciuto un figlio, donandogli tutto l’amore possibile, insegnandogli il bene ed il male, mostrando solo bene, la stessa che tornata da lavoro esausta, si metteva nel letto con me e si addormentava per rialzarsi poi la mattina dopo, sempre più stanca e dolorante. Lei soffriva e soffrivo anche io.
Se il buongiorno si vedeva dal mattino, quel giorno sarebbe stato di merda.
Il grande macchinone nero con i vetri oscurati si fermò un isolato prima della scuola. Almeno Brandon aveva ascoltato le mie suppliche . Non volevo essere notato. ‘ è un problema che devi superare quello della timidezza, Anthony.‘ mi aveva detto prima che gli sbattessi lo sportello in faccia. Mi fermai un po’ troppo tempo ad osservare le vetrine di un negozio di animali, c’erano due tartarughine appena nate e la tartaruga madre. Adoravo quegli animali, mi affascinavano. Confermavano il ‘vivi veloce muori giovane ‘ e la mia pigrizia abbracciava a pieno questa tesi. Ad ogni modo, quando entrai in quella scuola mi ritrovai solo in un corridoio immenso tempestato di armadietti blu elettrico. Ero in ritardo e non sapevo dove andare e proprio in quel momento mi venne in mente una frase del mio cartone preferit :

‘ "Quale via dovrei prendere?"

"Dipende da dove vuoi andare."

"Poco importa dove."

"Allora poco importa quale via prendere.” ‘


Ma in realtà io volevo andare nella mia fottuta classe e mi importava parecchio. Dopo essermi perso nei meandri dell’ Herbert Hoover High School di San Diego, trovai un’anima pia che decise di aiutarmi. Meglio conosciuta come ‘Bidella’.

-“Lei dev’essere il signor Anthony Perry, giusto?”-

Annuii. Professore cordiale

-“E’ in ritardo il primo giorno di scuola, complimenti! Si vada a sedere dove più le aggrada”-

Come non detto. Decisi, come mio solito , l’ultimo banchetto singolo vicino alla finestra che grazie a Dio era rimasto libero. Stare vicino alla finestra allontanava la mia claustrofobia, mi dava un senso di evasione. Sarei potuto scappare da lì se avessi voluto e se avessi avuto il desiderio malsano di rompermi qualche osso dato che la classe di biologia, mi pareva, era al quarto piano. Le ore volarono perché perlopiù non ascoltai e mi ritrovai subito in quella mensa grande e piena di gente. GENTE. Io odiavo la gente! Cosa non odiavo lo dovevo ancora scoprire…
Mi fiondai con il mio vassoio nel primo posto libero ed isolato che trovai. E mi misi a pensare a mia madre, a quanto si dovesse sentire sola pure avendo …Brandon, pur avendo me e la nonna. Le mancava mio ‘padre’, nonostante l’avesse abbandonata, nonostante non mi avesse mai voluto riconoscere. E’ proprio vero possiamo smettere di parlarne, possiamo fare in modo che gli altri smettano di parlarne, possiamo annullare una parte di noi e andare avanti, ma il corpo ha una memoria infallibile, si ricorda la sensazione di gambe e braccia anche quando non ci sono più.
Si chiama "sindrome dell'arto fantasma". Mia nonna dice che è il dolore di una parte che manca, lo chiama "il dolore dell'assenza". E mi sa che ci azzeccava.

-“Ragazzi venite, c’è quello nuovo.”-

Sopraggiunsero una calca di ragazzi bene o male della mia età, tranne qualcuno palesemente più grande. Tra tutti mi colpì uno in particolare. Alto più di me, fisico asciutto, capelli neri, lunghi ma non troppo, quanto bastava. Un piercing al centro del labbro. E degli occhi spenti e cupi.

-“Mike, vieni qui, che c’è da divertirsi!”-

Ed io ero di nuovo solo. Nessuno si salva da solo.
  
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