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Autore: Lila_88    03/03/2008    3 recensioni
Theresa ha avuto un incidente, ma qualcuno deve pru occuparsi di sua figlia. E' arrivato il momento che Ryan sappia tutta la verità.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryan Atwood, Theresa Diaz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ASHLEY

Ryan si era appena vestito, quando Seth irruppe nella casetta in piscina.
-    Buongiorno.
-    ‘Giorno. Tutto bene?
-    Alex è partita ieri.
-    Ah. E sai niente di Marissa?
-    E’ proprio questo il punto, Ryan! Adesso che è finita, è il momento di analizzare la situazione.
-    Quale situazione?
-    Ma come quale! Quella: Io, Seth Cohen, un ragazzo, e Marissa Cooper, una ragazza, abbiamo in comune una ex. Non è pazzesco?
-    Ah, quella situazione! Beh, in effetti non capita tutti i giorni. Solo che io volevo semplicemente sapere se Marissa stava bene...
-    Come posso saperlo io, scusa? Il fatto saliente è che Alex è la mia seconda ex che se ne va da Newport, cambiando perfino Stato! Tu dici che devo preoccuparmi?
Ryan sorrise all’interno di se stesso. Seth, sempre lo stesso. Quando attaccava a parlare di se stesso, non la finiva più.
-    Ma no! Mica sono andate via a causa tua!
-    E che garanzie abbiamo noi di questo?
-    Lo sappiamo perché Anna te lo ha detto e Alex ha già avuto altre relazioni.
-    Ossia Marissa Cooper.
-    Perché sei ossessionato da ciò, scusa?
-    Come fai a non capire? Marissa ha baciato Alex, proprio come ho fatto io!
-    E allora?
-    Ryan Atwood, spiegami che cosa c’è che non va in te.
-    Direi niente.
-    Va beh, direi che è il caso di lasciare perdere questo discorso. Bene, adesso passiamo al secondo argomento di discussione.
-    Secondo argomento di discussione?
-    Si, Marissa/Alex era il primo.
-    Ah! E quale sarebbe il secondo?
-    Qual è il programma per oggi, visto che è sabato e non c’è scuola?
-    Non so, magari potremmo iniziare andando a fare colazione.
-    Ecco, questa è quella che si definisce una stupenda idea, amico mio! Senti me. E se noi, dopo la nostra sicuramente abbondante colazione, andassimo, che so...
Seth non avrebbe terminato tanto presto il suo discorso. Ryan si chiese come facesse ad avere tutte quelle energie di prima mattina. E chi lo sapeva?! Ma quello che di sicuro Ryan non sapeva, era che la sua vita, quel giorno, stava per subire l’ennesimo scossone.

In un’altra città, Chino, per esattezza, Theresa stava uscendo dal supermercato con sua madre e Ashley, la bambina che aveva avuto da Ryan. La piccola aveva ormai dieci mesi. Cresceva bene e, soprattutto, assomigliava ogni giorno di più al padre. Theresa osservò per un attimo il parcheggio al di là della strada e poi diede un’occhiata alla quantità di borse che avevano con loro.
-    Sai mamma, credo che sia il caso che io vada a prendere la macchina. Aspettami qui e fai attenzione alla bambina.
-    Va bene, tesoro.
Purtroppo quella era stata la peggiore idea che potesse venirle.
Diede un’ occhiata per vedere che non venisse nessuno e poi si incamminò per attraversare. Proprio in quel momento, un furgone, a tutta velocità, sbucò dalla curva e la prese in pieno.
Sua madre potè solo assistere, non avendo avuto modo di riuscire ad avvertire la figlia. Un urlo straziante lasciò le sue labbra, quando vide Theresa a terra in una pozza di sangue.  

Ryan e Seth erano in giro per Newport, nei pressi del pontile. Ufficialmente erano lì solo per fare un giro, ma in realtà Seth sperava di incontrare Summer. E così accadde. I due ragazzi videro Summer e Marissa sedute a parlare. Decisero di avvicinarsi.
-    Hey!
-    Cohen! Che ci fai qui?
-    Wow, sempre più cordiale Summer! Ogni volta mi stupisci!
Mentre i due avevano già preso a stuzzicarsi, Ryan osservò Marissa.
-    Ciao...
-    Ciao!
-    Come... Va?
-    Bene. E tu?
-    Oh, bene.

Ashley piangeva disperata, mentre la nonna cercava un modo di calmarla. Erano al Pronto Soccorso, in attesa di notizie.
Quando, pochi minuti dopo, finalmente Ashley si addormentò, uscì un dottore dalla sala emergenza in cui avevano portato Theresa circa un’ora prima.
-    Salve, lei è la madre?
-    Si, sono io. Come sta mia figlia?
-    Beh, le sue condizioni sono gravi, ma stabili. In questo momento si trova in coma. Non sappiamo ancora dire con certezza se si tratti di un coma reversibile o no.
-    Vuol dire che morirà?
-    No... O meglio, non al sicuro. Nonostante, come le ho già detto, le sue condizioni siano gravi, c’è da dire che sua figlia è giovane e potrebbe anche riprendersi ed uscire dal coma già nei prossimi giorni.
-    Oh mio Dio!
-    Quella bambina è di sua figlia?
-    Si... Povera piccola! Io ho il mio lavoro, come farò a rendermi adeguatamente cura di lei?
-    Ma... Scusi la domanda personale, la bambina non ha un padre?
-    Si, ma non sa neanche della sua esistenza.
-    Allora lo avvisi. Forse è arrivato il momento che si prenda le sue responsabilità.
-    E’ molto più complicato di così, mi creda.

Ryan e Seth decisero di andare a prendersi una pizza con Summer e Marissa e godersi tutto il sabato libero. I quattro passarono uno splendido pomeriggio, come ai vecchi tempi.

A pomeriggio inoltrato, la madre di Theresa tornò a casa, giusto il tempo di prendere un cambio e tornare in ospedale. Entrò in camera della figlia. Si guardò intorno. E, ad un tratto, vide un foglietto sulla scrivania. Si avvicinò e lesse. Era un numero di telefono. Sotto c’era il nome di Ryan.
Sperando di non commettere un errore, prese il telefono e compose il numero.

A casa Cohen, Kirsten era rientrata prima dall’ufficio. Si stupì di trovare la casa deserta. Tuttavia venne distratta dal suono del telefono.
-    Pronto, casa Cohen.
-    Mi scusi, c’è Ryan Atwood?
-    No, mi dispiace, ma al momento non è in casa. Si tratta di qualcosa di importante?
-    Si, a dire la verità.
-    Mi può dire chi è lei?
-    Lei non mi conosce, ma è possibile che conosca mia figlia, Theresa.
-    Ah, ma certo! Le è successo qualcosa?
-    Vede, mia figlia ha avuto un incidente, questa mattina.
-    Mi dispiace tantissimo! E come sta, adesso?
Dall’altro capo del telefono Kirsten potè udire dei singhiozzi soffocati.
-    Lei... Lei è in coma. Le sue condizioni sono gravi. Così almeno dicono i dottori.
-    Oh mio Dio! Davvero, non sa quanto mi dispiace... Vuole che avverta Ryan?
-    Beh, ecco, a dire la verità si tratta di una faccenda molto complessa.
-    Si spieghi meglio.
-    Immagino lei sappia che l’anno scorso mia figlia aspettava un figlio da Ryan...
-    Si, e so anche che, purtroppo, l’ha perso.
-    No, non è così. il fatto è che Ryan era profondamente infelice qui. E Theresa lo era altrettanto nel vederlo così. Perciò ha deciso di lasciarlo andare. Ma sapeva che Ryan non l’avrebbe mai lasciata da sola e incinta. Così gli ha detto di aver perso il bambino. Ma in realtà lei ha portato a termine la gravidanza e dieci mesi fa, è nata Ashley.
-    Che cosa?
-    So che è difficile e forse ingiusto, ma ho bisogno di Ryan. Io lavoro, non posso prendermi cura di lei e Theresa... Theresa potrebbe anche non svegliarsi mai più...
-    Gli parlerò.
-    Grazie mille.

Era ormai quasi ora di cena, quando Seth e Ryan si decisero a rincasare. Ad aspettarli trovarono Sandy e Kirsten, con le facce cupe.
-    Mamma, papà, cosa sono quelle facce? Non sarà perché abbiamo fatto tardi?
-    Seth, non è il momento di scherzare.
-    Che è successo?
-    Ryan, dobbiamo parlarti.
-    Io posso restare o è una di quelle scene del tipo: fila-in-camera-tua-e-non-origliare?
-    Seth, basta con le battute. E comunque puoi anche restare.
-    Ok, la smetto.
Ryan si rivolse a Kirsten, che fece segno a tutti di andare a sedersi in salotto.
-    Che cosa c’è?
-    Ryan, oggi pomeriggio ho ricevuto una telefonata indirizzata a te.
-    E chi era?
-    Era la madre di Theresa.
-    Stanno bene?
-    No. Vedi... A quanto pare, Theresa ha avuto un incidente. E’ stata investita da un furgone.
-    Che cosa?!? E... Cioè... Lei...
-    E’ viva. Ma in coma.
-    No! No, io devo andare da lei.
-    Aspetta! Non è tutto. Siediti di nuovo, per favore.
Kirsten sospirò.
-    Ryan, Theresa ti ha mentito, riguardo il vostro bambino. In realtà non c’è stato nessun aborto.
-    Cosa?
-    Già. Ryan. Theresa ha partorito una bambina, dieci mesi fa. La tua bambina.
Kirsten sapeva bene che per lui era difficile assorbire quelle notizie, ma doveva terminare il discorso.

-    Il fatto è che Theresa è grave, potrebbe svegliarsi domani, fra un mese o... mai più. Sua madre non è in grado di badare a Ashley...
-    Ashley...
-    E’ il nome di tua figlia.
-    Ashley Atwood. Però, non suona poi così male...
Lo sguardo di Sandy fulminò Seth.
-    Ok, sto zitto. E adesso che farai, Ryan?
-    L’unica cosa che posso fare. Vado a Chino.
-    Vuoi che ti accompagniamo?
-    No. E’ una cosa che devo risolvere da solo.
-    Va bene, ma se dovessi avere bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, chiamaci.
-    D’accordo. Sandy, posso...
Sandy gli lanciò le chiavi della macchina.

Quando arrivò in ospedale, vide Eddie seduto in sala d’aspetto. L’altro ragazzo lo vide e gli andò incontro.
-    Ryan, così sei venuto...
-    Certo. Tu...
-    Che ci faccio io qui? Mi ha avvertito la madre di Theresa. Mi ha chiesto se potevo venire a prendere la bimba di Theresa e tenerla per una notte. Lei vuole stare qui. Ah, ma forse tu non sapevi...
-    So tutto. La madre di Theresa ha telefonato oggi ai Cohen, così so sia dell’incidente che di... Ashley.
-    Ah, capisco.
-    Senti, dove è adesso la madre di Theresa?
-    E’ con lei, in quella stanza. Beh, suppongo che dato che adesso sei qui...
-    Ci penso io.
-    D’accordo, ciao.
Ryan osservò Eddie andarsene. Poi cercò di farsi coraggio ed entrare. Quando ormai si era abituato all’idea e si stava avvicinando alla porta, fu fermato da un’infermiera.
-    Mi scusi, lei non può entrare.
-    Ah... Beh, io sono... un amico, o meglio... Sono un ex di Theresa Rawat.
-    Beh, questo non cambia le cose. Tuttavia, se vuole, posso chiedere alla signora Diaz di uscire dalla camera.
-    Si, grazie.
Ryan aspettò che l’infermiera entrasse nella stanza di Theresa. Mentre aspettava, pensò a quello che sarebbe accaduto fra poco. Avrebbe visto per la prima volta sua figlia. Dio, non poteva crederci. Eppure stava per accadere.
La madre di Theresa, dall’altra parte della porta, apprese la notizia dell’arrivo di Ryan. Osservò sua nipote, nella carrozzina per un momento, poi si chinò per prenderla in braccio. Era ora che suo padre la vedesse. La piccola dormiva. La donna prese coraggio ed uscì, non prima di aver osservato per un’ultima volta il volto pallido ed immobile della figlia.
Ryan alzò gli occhi di scatto, sentendo il rumore della maniglia che si abbassava. Vide uscire la madre di Theresa con in braccio una bambina, la sua. Il suo cuore iniziò a battere più velocemente.
-    Ciao Ryan. Questa è Ashley.
Ryan si avvicinò. La donna gliela porse.
-    Ehm, io, a dire la verità...
-    E dai, Ryan. E’ tua figlia.
Ryan, impacciatamente, riuscì a prenderla in collo. Proprio in quel momento la piccola aprì gli occhi, uguali ai suoi. I lineamenti erano quelli di Theresa, ma gli occhi erano decisamente il suoi. Come se sapesse a chi appartenessero le braccia che la tenevano, la bambina si aprì in un radioso sorriso, che Ryan, timidamente, ricambiò.
Quel dolcissimo momento fu spezzato dall’allarme proveniente dalla stanza di Theresa, da cui uscì l’infermiera che era entrata all’arrivo di Ryan.
-    Presto! Dottor Finley, corra!
Ryan e la madre di Theresa videro arrivare un dottore e qualche infermiera. Dopo che furono entrati nella stanza, Ryan incontrò gli occhi della donna che aveva davanti ed entrambi si avviarono verso la camera.
Il ragazzo aveva così intensamente pensato al primo momento che avrebbe rivisto sua figlia, da non prepararsi all’impatto della visione di Theresa, pallida ed inerme, circondata da tutti quei macchinari, che in quel momento sembravano come impazziti. Fu riscosso dal pianto della signora Rawat.
-    Oh mio Dio! Cosa sta succedendo a mia figlia?
In quel tumulto, anche la piccola, che era ancora in braccio a Ryan, scoppiò a piangere. A quel punto, un’infermiera li pregò di accomodarsi fuori.

 Finalmente, dopo una mezzoretta di attesa, Ryan e la signora Diaz videro uscire il dottore dalla stanza di Theresa.
Durante il tempo che erano rimasti ad aspettare notizie di Theresa, Ryan aveva osservato la bambina, che aveva preso in braccio la madre di Theresa per calmarla. In quel momento dormiva. Era bellissima. Poi aveva riflettuto su Theresa. Sembrava così indifesa su quel letto. L’ansia lo aveva avvolto. Non voleva che Theresa morisse. Lui teneva a lei. Ryan sapeva che se fosse morta, la bambina doveva prenderla lui. Ma non era per questo che doveva vivere Theresa. Doveva vivere perché lui voleva crescere la loro bambina insieme a lei. Ma non a Chino. Avrebbe portato entrambe a Newport.
Il dottore si avvicinò a loro.
-    Chi è il parente più prossimo?
-    Io sono sua madre.
Il medico, a quel punto, si rivolse a Ryan.
-    Mi scusi, allora, devo parlare con la signora.
-    Può rimanere anche lui, dottore? E’ il compagno di Theresa. Quella è la loro bambina.
-    Va bene. Allora la ragazza è andata in arresto cardiaco, ma siamo riusciti a ristabilizzarla. Purtroppo questo ha peggiorato la situazione. Se comunque, nella notte le sue condizioni resteranno così come sono adesso, si può considerare fuori pericolo.

Ryan aveva preso una sedia e si era messo vicino al letto di Theresa. Sua madre si era sistemata sull’unica poltrona presente nella stanza. La carrozzina della bambina era vicino a lui. Mentre la signora Diaz si era addormentata, Ryan era sveglio. Guardava Theresa.
Si voltò per vedere se la madre di Theresa dormiva e poi si alzò, avvicinandosi ulteriormente al letto. Prese una mano della ragazza stesa sul letto.
-    Theresa. Sono Ryan. Sono venuto qui per te. E per Ashley. Perché non mi hai detto di lei? Io sarei rimasto con te. Sarei rimasto a Chino. Ma forse è per questo che ti sei inventata la storia dell’aborto... Sapevi che non ero felice a Chino... Theresa... Sei l’unica persona che mi ha sempre capito. E io ti ho abbandonato. Due volte. Quando me ne sono andato improvvisamente da Chino e l’anno scorso, quando sono tornato a Newport. Mi dispiace... ma non succederà di nuovo. Adesso rimarrò con te. Perciò svegliati e torna da noi. Da me e Ashley. E da tua madre. Theresa... ti prego. Non puoi farmi questo. Non ora che ho capito quanto tengo a te... Ti amo, Theresa, perciò torna da me.
Un gemito della piccola interruppe il suo monologo. Aveva cercato di parlare sottovoce, ma, a quanto sembrava, aveva svegliato la sua bambina. Si sporse verso la piccola. La prese in collo.
-    Ciao, piccola. Adesso noi andiamo a farci un giro, sennò svegliamo la nonna.
Ryan uscì dalla camera.

La madre di Theresa attese che Ryan e la bambina uscissero dalla stanza, prima di aprire gli occhi e alzarsi. Stando attenta che il ragazzo non rientrasse, si avvicinò al letto.
-    Bambina mia, spero che tu abbia sentito. Lui ti ama e vuole stare accanto a te e a vostra figlia, quindi svegliati e torna alla vita.

Fu una notte lunga. Ma il giorno arrivò e un raggio di sole si affacciò nella stanza di Theresa. La madre di Theresa era sveglia da molto tempo. Durante la notte aveva ceduto la poltrona a Ryan. Il ragazzo si era accomodato, con la figlia ancora in braccio. Adesso entrambi dormivano placidamente. La signora Diaz uscì un attimo per prendere un caffè.
Quando rientrò, non poteva credere ai suoi occhi.
Theresa si era svegliata. Subito le fece segno di non parlare. Avvicinandosi a lei notò che aveva le lacrime che le rigavano le guance. Stava guardando Ryan e Ashley. La madre andò vicino a lei e l’abbracciò. Poi entrambe rimasero a guardare padre e figlia.
Ad un tratto, la bambina si mosse, segno che si stava svegliando. La sua manina partì e colpì, inconsciamente, Ryan sul viso. A quel gesto, anche il ragazzo si svegliò. Abbassò gli occhi sulla figlia. Si stava muovendo tanto che stava per cadergli. Con attenzione la prese più saldamente e si alzò dalla poltrona. Solo allora si accorse di essere osservato e si girò.
-    Theresa! Oh mio Dio, ti sei svegliata!
Si avvicinò al letto. Theresa allungò le braccia verso la bambina che si stava dimenando nel tentativo di raggiungere la mamma. Ryan gliela mise delicatamente fra le braccia. Poi si guardarono negli occhi e Ryan non resistette e la baciò.
##
Tre mesi dopo
##
Newport. Una casa abbastanza modesta con una vista pazzesca. Era il posto dove si erano trasferiti Ryan e Theresa.
Adesso stavano lì, con la loro bambina.
Era domenica e Theresa aveva insistito per invitare i Cohen a pranzo. Adesso Sandy e Kirsten erano seduti sul divano, mentre Theresa, con l’aiuto di Summer, tornata da poco con Seth, portava qualche stuzzichino per aperitivo.
Ad un tratto arrivò Seth, con un paio di orecchie da topo in testa. Stava passeggiando a tempo di un’immaginaria musica. Dietro di lui, la piccola Ashley, ancora insicura nel camminare, cercava di imitarlo. Ryan la seguiva da vicino, stando attento che non cadesse. Anche lui con un paio di orecchie da topo.
Tutti gli altri, scoppiarono a ridere. Theresa incontrò gli occhi di Ryan. Lui si avvicinò a lei, lasciando la piccola a Seth, raggiunto subito da Summer.
Ryan rubò qualcosa dal vassoio che Theresa aveva ancora in mano, baciando la ragazza.
-    Cohen!!
Ryan e Theresa interruppero il bacio e si voltarono verso gli altri. Seth era caduto addosso a Summer, facendole rovesciare il bicchiere che aveva in mano. Ashley stava ridendo come una matta. Kirsten si alzò dal divano e la prese in braccio.
-    Cohen, sei un disastro!
-    Scusa Summer, non l’ho fatto apposta!
-    Sei sempre il solito, Seth!  
-    Scusate!!
Fra le risa generali, Ryan e Theresa tornarono a baciarsi. Avrebbero pensato in seguito a pulire.


## Vi prego recensite, non importa se in bene o in male!!! Grazie, 1bacio a tutti quelli che diranno la loro, che mi piaccia o no!##
##Lu88##

  
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