La vendetta
Kagome fissò tristemente il
suo voto sul foglio di biologia.
Come temeva,
era pessimo. Tutta colpa di Naraku che l’aveva
terrorizzata… e di Inuyasha.
Lanciò il compito nella cartella, e prese il bento da
sotto il banco. Chiuse le mani sul vuoto, e il suo sguardo raggiunse l’hanyou, che usciva tranquillamente dalla classe con il suo
pranzo.
Alla mensa, il suo umore era
nero. Ayame non le si avvicinò nemmeno, mentre Sango e Kikyo avevano
l’impressione di essere sedute vicino ad un demone.
<< Ehm… Kagome, vuoi un
po’ del mio pranzo? >> chiese Miroku, cercando
di migliorarne l’umore, ma ottenne solo un brontolio
sommesso di diniego. Al suono della campanella, lui e Sango
si avviarono in classe assieme a Sesshomaru.
All’uscita, Kagome incontrò Kikyo alla stazione. Era un fatto insolito, perché lei
solitamente tornava a piedi.
<< Devo chiedere una
cosa al nonno >> si giustificò la ragazza, salendo sulla
metro.
Kagome rimase in silenzio per
tutto il viaggio, e Kikyo gli fece solo un paio di
domande su come fosse andata la giornata. Ottenne per risposta un ringhio minacciosa, che la spinse a tacere.
<< Oh, Kikyo! Che piacere vederti
>> la salutò Sota, mentre inseguiva Bujo, il gatto, per il giardino.
<< Dov’è
il nonno? >> chiese la ragazza, acchiappando al volo il
micio e rendendolo al cugino.
<< E’ andato con mamma
a fare la spesa. Kagome, posso andare a casa di Kanna
a fare i compiti? >>
<< Si, avvertirò io
mamma >> rispose la sorella, mentre guardava il
sorriso soddisfatto di Kikyo. Qualcosa non andava, il
nonno non c’era eppure la ragazza non sembrava affatto
dispiaciuta.
<< Kagome, accompagnami a vedere una cosa> > disse la cugina,
trascinandola in uno dei depositi del tempio. Si mise a frugare negli
scatoloni.
<< Ehm, forse e meglio
aspettare il nonno. Lui saprà di certo dov’è la cosa che stai cercando >>
propose Kagome perplessa.
<< No no, se glielo chiedessi dovrei spiegargli anche a cosa mi
serve. Ah, l’ho trovato! >> disse alla fine soddisfatta.
Stringeva tra le mani un
rosario di pietre nere, separate a gruppi da pietre bianche a forma di artigli. Kagome non ricordava di averlo mai visto.
<< Un rosario? Che te ne fai di un rosario? >>
<< Non è un semplice
rosario, ovvio! Reggilo un momento, devo cercare
un’altra cosa >> aggiunse frettolosa, mettendosi nuovamente a frugare.
Kagome lo osservò da vicino.
Le sembrava un normalissimo rosario, certo un po’ originale, ma non aveva nulla
di strano.
<< Trovato! >>
<< Che
cosa? >> chiese distratta dai suoi pensieri.
<< Ora ti faccio vedere, andiamo in camera tua. Se
il nonno ci trova qui sono guai >>
Kagome fece
strada. Arrivate a casa, mise su l’acqua per il tè, e si tolse
la divisa, mettendosi una semplice tuta.
Kikyo la aspettò, seduta sul letto, ammirando con lo
sguardo la stanza della cugina, semplice, sulle tonalità rosee. La scrivania
era in disordine, ma l’effetto generale era quello di una stanza ordinata.
<< Ecco, ho fatto del tè >> disse Kagome entrando nella camera
con il vassoio.
<< Grazie >>
Le porse la tazza e qualche
biscotto, e rimasero in silenzio per un po’.
<< Senti >> cominciò infine Kagome << mi dici a cosa ti serve quel
rosario? >>
Kikyo non rispose. Le porse un rotolo ingiallito.
<< Leggi. Sono le
istruzioni >>
<< Le istruzioni per
cosa? >> chiese lei srotolandolo e leggendo le poche righe. La fine era
rovinata, e non si riusciva a distinguere nemmeno una parola, ma le prime righe
erano chiare e definite, scritte con una grafia elegante e tradizionale.
<< “Questo documento è
allegato al rosario che intendo lasciare in eredità al mio figlio primogenito,
in modo che possa difendersi dai demoni durante i suoi viaggi. Il rosario, se
posto al collo di una creatura demoniaca, è in grado di renderla docile con la
prima parola pronunciata da colui che lo pone. Il suo
effetto è devastante, poiché è in grado di addomesticare i demoni. Dopo aver
pronunciato la formula, il rosario…” >> Kagome si interruppe
nel punto dove i kanji si facevano illeggibili
<< non capisco, Kikyo, che te ne fai di questo
aggeggio? Vuoi addomesticare Koga? >>
<< Ma
cosa dici? Senti, io e te abbiamo un problema, giusto?
>>
Kagome la guardò perplessa.
<< Lo abbiamo? >>
Kikyo alzò gli occhi al cielo.
<< Non fra me e te!
Abbiamo lo stesso nemico. Perché non vendicarci?
>> disse con un luccichio speranzoso negli occhi.
Kagome collegò la parola nemico a una sola persona.
<< Parli di Inuyasha? >>
<< E
di chi, altrimenti? Dopo quell’incidente non mi ha più rivolto la parola, come
se fosse stata colpa mia. E poi non smette di farti passare una vita d’inferno
a scuola >>
Kagome annuì. Cominciava a
vedere il progetto di Kikyo come se fosse stata lei a elaborarlo.
<< Ho capito, vuoi
mettergli il rosario >> concluse Kagome << ma come facciamo?
Prendere un hanyou di sorpresa è impossibile.
Dovremmo ingannarlo >>
Kikyo si fece pensierosa, riottenendo la sua espressione di
tutti i giorni. Fissava i tatami sul pavimento con
occhi spenti.
<< Dovremmo sedurlo
>> concluse infine << ma sarà dura. Ormai
non ci parliamo da più di un anno >>
Kagome frugò nella sua testa
alla ricerca di un’idea migliore, ma senza successo. Alla fine, si accese una
lampadina.
<< E
se lo facessi io? >> domandò di slancio, senza pensarci troppo.
Kikyo rimase perplessa. La sua innocente cuginetta si offriva di sedurre e tradire un hanyou per vendetta?
<< Ehm, Kagome, non penso
sia una buona idea. Tu sei presa di mira da Inuyasha ogni giorno. Se lo fai
arrabbiare… >>
<< Se riesco a
mettergli il rosario non potrà più maltrattarmi. E
poi, dato che lo vedo ogni giorno, sarà più facile
>> propose Kagome, ormai già convinta dalla sua idea. Alla fine, anche Kikyo si convinse che andava bene.
<< Ma se vedi che non
funziona, lasciamo perdere >> la fece promettere
la ragazza.
<< Non ti preoccupare.
Tanto, peggio di così >> rispose Kagome facendo spallucce << Ora
dobbiamo solo scegliere la parola da dire per la formula >>
Le due si guardarono, sicure
che stessero pensando alla stessa parola.
<< Stupido >>
Kagome aprì la porta della
classe di scatto, e trovò Kagura che la squadrava.
<< Ma
bene Higurashi, arrivi in ritardo. Non ti spiace passare
il resto dell’ora fuori dalla porta, presumo >>
disse gelida fissandola con gli occhi rossi.
La ragazza annuì borbottando
un “si”, e chiuse la porta. Dall’ultimo spiraglio, scorse Inuyasha che rideva sotto i baffi. Sbuffò scocciata,
e si sedette sul davanzale della finestra. Da oggi, cominciava il piano per la
vendetta.
Rientrò in classe alla fine
dell’ora, sedendosi come al solito al suo posto.
<< Ehi, Kagome, sembra
che il professor Sengoku si sia sentito male. Meno
male, ieri non ho avuto tempo di fare matematica >>
disse Eri avvicinandosi al banco.
Kagome rimase perplessa.
<< Perché,
che hai fatto? >>
<< Ho studiato storia.
Ieri girava la voce che oggi avrebbe fatto un compito
a sorpresa, non lo sapevi? >>
Kagome congelò, e accanto a
lei Inuyasha. Le ragazze rimasero sorprese della
reazione di entrambi.
<< Ehm… non lo
sapevate? >> chiese Yuka preoccupata. Kagome
stava decisamente per svenire. Meglio
svenire che affrontare un compito di storia con Naraku,
senza aver aperto libro.
Inuyasha intuì l’idea di Kagome, e si sedette sul banco con un
movimento fluido. La ragazza rimase impietrita.
<< Ma
insomma, Inuyasha! >> scoppiò alzandosi in
piedi << Anche tu non hai ripassato, no? Perché
ti comporti così? >>
<< C’è qualche
problema? >> chiese il ragazzo << Tanto ho tutta la vita per
recuperare >>
Kagome gli lanciò l’astuccio,
ma l’hanyou lo schivò prontamente. Quando
Inuyasha tornò a guardare Kagome, stava in un angolo,
imbronciata, a parlare distrattamente con Hojo.
All’ora di pranzo, Kagome filò dritta verso la mensa,
senza degnare di uno sguardo né il banco, né Inuyasha.
Il ragazzo scoprì subito dopo, che non c’era traccia del pranzo di Kagome.
<< Sango!
>> chiamò la ragazza alla mensa, raggiungendo l’amica. Sentiva aria di
tempesta. Sango si era seduta sul bordo della panca,
al posto di Kikyo, e fece
sedere Kagome tra loro due. Era chiarissimo, lei e Miroku
avevano litigato. Di nuovo.
<< Ehm, hai ancora il
mio pranzo? >> chiese Kagome cercando di distrarla.
<< Sicuro >>
disse lei porgendogli il bento << spero che tu
non sia arrivata tardi a lezione per portarmelo >>
<< No, figurati
>> mentì lei, aprendo il fazzoletto e impugnando le bacchette. Per una
volta, poteva mangiare in pace.
Kikyo faceva la sua funzione separatrice senza parlare,
mentre Miroku sentiva una specie di scossa sulla
schiena. Era lo sguardo di Sango.
<< Cosa
ha combinato? >> chiese in un sussurro Kagome a Kikyo.
<< Sembra che abbia
corteggiato una certa youkai di nome Abi, dell’ultimo anno. Sango l’ha
colto sul fatto. Se guardi bene, vedrai che Miroku ha
un bel bernoccolo >>
<< Abi
lo ha picchiato? >>
<< No, Sango gli ha tirato una sedia >>
spiegò Kikyo, prendendo un nuovo boccone.
<< Uhm, capisco >> mormorò la ragazza alzandosi.
<< Dove
vai? >> chiese Sango perplessa.
<< A nutrire il cane prima che muoia di fame >> disse lei ironica.
Inuyasha, che l’aveva sentita grazie al suo ottimo udito, la
fulminò con lo sguardo. Lei gli passò davanti, lasciandogli il resto del pranzo
sul tavolo. Lui fece una smorfia, ignorandolo. Invece, i
compagni di classe di Kagome, la guardarono allibiti. Kagome, che non
riusciva mai a mangiare a causa di Inuyasha,
gli stava lasciando parte del suo pranzo?
Lei si allontanò soddisfatta,
andando a sedersi accanto a Koga e Ayame.
Nessuno vide Inuyasha mangiare, ma quando la campanella squillò, Kagome
andò a riprendere il contenitore, dopo che il tavolo si era svuotato, e lo
trovò vuoto.
Quando entrò in classe, fu accolta da un malvagio “Kuhuhuhuhu”, che la congelò.
<< Signorina Higurashi, vuole farci il piacere di prendere
posto? >> chiese Naraku, con un ghigno dipinto
sul volto.
La ragazza si avviò rapida al
suo banco, inciampando in un paio di cartelle. Inuyasha
rideva di nuovo sotto i baffi.
<< Molto bene, il
compito è ad otto file, quindi vi sconsiglio vivamente
di copiare dai vostri compagni >> spiegò mentre camminava avanti e
indietro distribuendo i fogli.
Kagome lesse rapidamente le
domande. Aveva la mente abbastanza lucida, nonostante il terrore, e si accorse
di saperne alcune. Meglio di niente, contando che non aveva
ripassato. Inuyasha, invece, sembrava
parecchio agitato.
Naraku stava tranquillamente seduto alla cattedra, e nella
classe si sentiva solo il rumore delle penne sui fogli.
Inuyasha si era inceppato alle scoperte del Portogallo nel
quindicesimo secolo, e fissava il foglio scervellandosi.
<< Le isole di Capoverde >> sibilò Kagome,
in modo che solo le sue orecchie potessero sentirla << poi Madera, le
Azzorre e il Golfo di Guinea >>
Inuyasha cominciò a scrivere rapidamente, numerando la
risposta.
<< Poi? >>
sussurrò lui a sua volta, rimanendo immobile a fissare il foglio.
<< Poi il Tropico del
Cancro e il Cap… >> ma Kagome si zittì,
congelando. Otto occhi la stavano fissando dal bordo del banco.
Inuyasha, sentendola interrompersi, si voltò verso di lei, e
vide il ragno sul bordo. In quel momento si rese conto che l’odore di Kagome
aveva coperto quello dell’emanazione di Naraku.
L’originale, dalla cattedra,
emise la sua oscura risata.
<< Kuhuhuhuhu,
Higurashi e Inuyasha. Che ingenuità credere di poter suggerire durante il mio compito.
Portate qui i fogli, è annullato. E andate di fuori >>
I due si alzarono, l’una rassegnata, e l’altro come se nulla fosse. Ma appena si chiusero la porta alle spalle, Inuyasha ringhiò.
<< Ehm… mi dispiace >> disse Kagome di slancio. Perché si scusava? Aveva solo cercato di aiutarlo.
<< Scema, perché mi hai
suggerito? Ci hai rimesso anche tu >> disse lui scontroso poggiandosi al
muro e guardando fuori dalla finestra.
<< Bè, perché mi
sembravi in difficoltà >> disse lei, ma si pentì subito. Temeva che Inuyasha si arrabbiasse ancora di più. Ma
lui rimase in silenzio, con lo sguardo fisso sul vetro.
<< Sei arrabbiato? >>
chiese lei. Aspettava il momento in cui Inuyasha le dicesse di non impicciarsi.
<< Non voglio essere bocciato >> disse lui secco,
rivolgendogli un’occhiata fulminante. Era un avvertimento?
<< Bè, che ti importa? Hai tutto il tempo per recuperare, no? E poi,
così non dovrai più stare in classe con me >>
Inuyasha assottigliò gli occhi, come per leggere il suo
pensiero. Poi, distolse lo sguardo. Kagome si stava comportando in modo strano.
Non gli piaceva questa cosa.
Anche Kagome rimase sorpresa. Strano che l’hanyou non sfruttasse l’occasione per canzonarla.
Meglio così. Se il piano andava in porto, lei avrebbe
messo il rosario al collo di Inuyasha. E a quel punto, avrebbe vinto lei.
Ecco il secondo capitolo! Sto pubblicando velocemente, perché ho già una parte scritta. Vi ho avvertito, è parecchio lunga, quindi pazientate e sopportate le mie pazzie (come Naraku professore infame che fa il compito a 8 file XD).
Sono contenta che la prima parte sia piaciuta a qualcuno, mi ha aiutato a superare il terrore per i commenti negativi! Grazie mille per avermi letto! XD
Il seguito a domani! (spero!)
Rieccoci con il Progetto profumo ^^
Stavolta è stato parecchio divertente, perchè i personaggi in gioco erano tanti, e con espressioni non molto semplici.
Iniziamo con Sango. A:"Emy, mi trovi un'ammagine di Sango arrabbiata?"
E:"Oh, ce ne sono tante"
Inizia la ricerca, mentre contemporaneamente crechiamo Kagome depressa. Poi lei mi dice:
E:"Guarda, qua ho un set di Kagome arrabbiata". Cinque pagine di Kagome con ogni genere di espressione che ispiri rabbia o depressione O.O Continuo a ripetere, Emiko è un mostro. Cerchiamo Miroku. Avete presente l'espressione che ha sempre nel cartone? Ebbene, non è così facile trovarla nel manga! Sta sempre dannatamente di profilo! Meno i capelli, quelli Emiko l'ha trovati al volo (non avevo dubbi al riguardo). Kikyo è stata la più semplice in questo disegno, tranquilla come suo solito ù.ù.
Naraku. L'immagine della cattiveria, il sol pensiero di doverlo disegnare mi fa rabbrividire. Ma è stato necessario ù.ù Ci abbiamo messo più tempo a fare lui che altro, perchè non sghignazzava mai decentemente e quegli stupidi capelli non stavano mai in una posizione umana! è.é
Ho avuto problemi a pulirla (i miei programmi per immagini fanno schifo), quindi Miroku è terribilmente dark >.> Se riesco a sistemarla meglio, magari la riposto ^^'
Alla prossima immagine! ;-)
Aryuna