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Autore: Martolinsss    28/08/2013    7 recensioni
Louis non era esattamente la persona più romantica di questo modo. Credeva nell’anima gemella, nell’amore che dura per tutta la vita e quel genere di cose, solo pensava che non fossero per lui. Aveva ventidue anni e nessuna storia alle spalle che potesse essere definita tale, ma questo non lo rendeva una persona cinica. Semplicemente perché l’amore non l’aveva ancora toccato, o anche se non l’avesse mai fatto, non significava che non potesse esistere nella vita delle altre persone.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti! Quando pubblico una storia è mia abitudine scrivere prima il testo e in fondo la nota. Questa volta ho deciso di fare il contrario perchè questa non è una one shot qualsiasi e la dedica è in sè molto più importante della storia stessa.
La voglio infatti dedicare a una persona molto speciale per me, Miriana, come mio regalo prima di partire. Forse molti di voi pensaranno "Che cavolo di regalo è scriverle una storia?" e forse avete ragione, ma i motivi per cui l'ho fatto sono essenzialmente due.
Scrivere è l'unica cosa che mi viene spontaneo fare e perchè se non mi fossi mai iscritta a questo sito per pubblicare le mie storie su Harry e Louis, non l'avrei mai conosciuta.
Non so spiegare esattamente cosa la distinse tra tutte le altre persone che passavano per lasciarmi una recensione. Sarà stata forse la sua gentilezza, il suo interessarsi a me, a come stavo, a come proseguiva la scrittura della mia tesina, anche se ci conoscevamo appena, anzi non ci conoscevamo per niente. Invece so esattamente cosa mi fece capire che era speciale, e fu il modo in cui mi stette vicina dopo la delusione di non essere riuscita a vedere Louis a Milano. Mi scrisse un messaggio lunghissimo che arrivò completamente inaspettato. Le sue parole ancora mi echeggiano nella mente e fu lì che capii che forse eravamo più simili di quanto pensassi.
Così decisi di provarci, di darle fiducia. Nonostante la differenza di età, nonostante la distanza, nonostante la mia paura di essere fraintesa o presa in giro. L'ho aggiunta su facebook, poi twitter e alla fine sono arrivati i numeri di cellulari.
Ci siamo sentite per mesi e mesi, ogni sera, illuminando l'una la giornata dell'altra anche con un semplicissimo "Come stai?". Mi è stata vicino durante i mesi della maturità e mi ha aiutata a capire cosa volevo fare della mia vita, assecondando la mia decisione di lasciare l'Italia.
Data l'imminente partenza, abbiamo deciso di incontrarci, superando l'imbarazzo, la timidezza e la paura di deludere l'altra. Non posso dire altro se non che è stata una giornata bellissima e che raramente mi sono trovata così bene, riuscendo a parlare come una macchinetta, con una persona che vedevo la prima volta.
Sorrido ripensando a come è nato tutto, a quanto fosse difficile che due persone così simili si incontrassero su un sito di fanfiction. Eppure è successo e nonostante i mesi che mi attendono non saranno facili, tutto sarà più lieve, perchè so che lei ci sarà. A mille chilometri di distanza, presa dalle versioni di latino e gli esercizi di matematica, ma lei ci sarà, come ha sempre fatto fino ad ora.
Ci sarà ogni volta che mi verrà un'idea assolutamente pazza per una nuova storia e lei mi starà a sentire, convincendomi a scriverla.
Ci sarà quando poi le scriverò triste e confusa perchè la storia fa schifo e quando le invierò delle parti per sapere cosa ne pensa.
Ci sarà quando sarà la prima a leggerla (in tempo record) e a recensirla, dicendomi quanto è orgogliosa di me.
Lei mi dice sempre che faccio così tanto per lei, e io non so se è così, perchè spesso ci concentriamo così tanto sull'aiuto che vogliamo dare a qualcuno che non ci accorgiamo di quanto loro stanno facendo per noi.
In ogni caso, questo è il mio modo di dirti grazie. Non è molto, ed è inutile dirti che non è neanche minimamente la storia che ti meritavi, la storia che vorrei aver avuto la capacità di scriverti, perchè questo già lo sai.  Spero che ti piaccia, perchè ci ho messo dentro tante cose che sanno di noi, come il fatto di progettare il matrimonio, di cui così tante volte abbia parlato.
Ora è meglio che la pianti qui coi ringraziamenti o va a finire che la dedica sarà più lunga della storia stessa, anche perchè ciò che penso davvero di te e il valore che ha la nostra amicizia te l'ho detto così tante volte che ormai penso tu non abbia più dubbi a riguardo.
Non posso fare altro che concludere dicendoti un'ultima volta quanto io apprezzi tutto ciò che fai per me e che tu riesca ad accettare questo mio piccolo regalo in cambio di tutto l'affetto che ogni singolo giorno mi dai.
Ti voglio bene.
Marta



 

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Louis non era mai stato un grande fan del destino. Anzi non erano poche le volte in cui aveva pensato che esso doveva di certo avercela con lui.

Una di quelle tante volte fu un sabato mattina di inizio febbraio, quando dovette alzarsi per andare al lavoro al posto di Zayn, inchiodato al letto da un’influenza senza precedenti. Si alzò subito perché non c’era nulla che Louis non avrebbe fatto per il suo migliore amico e coinquilino, ma questo non gli impedì di borbottare continuamente e maledire la sua sfortuna mentre era sotto la doccia, mentre mangiava in cucina una tazza di cereali (Frosties ovviamente) o mentre sedeva sulla metropolitana, completamente congelato dalla testa ai piedi.
 
Louis non sapeva molto sul destino, a dire la verità non ne sapeva quasi niente, ma lo avrebbe scoperto esattamente quel freddo sabato mattina di febbraio, quando entrò da “Horan Weddings”. Liam gli venne subito incontro con una tazza di tè fumante, Dio benedica quel ragazzo, prima di chiedergli novità sulla salute di Zayn. Louis stava per rispondergli quando Niall (erede della “Horan Weddings” e responsabile della filiale di Londra) radunò tutti nel salottino degli impiegati.
 
-Salve a tutti!- esclamò battendo le mani, con un sorriso ancora più largo del solito –Abbiamo un cliente molto importante in questa bella mattinata!-
 
-Non c’è niente di bello in questa mattinata Niall- sibilò Louis, sprofondato in una delle poltrone.
 
-Mio caro Louis, c’è molto di bello quando hai una popstar internazionale e vincitrice di X Factor nel tuo atelier!-
 
-Susan Boyle si sposa?- chiese Louis, prendendolo in giro. Louis poteva permetterselo perché, nonostante fosse il capo, avevano praticamente la stessa età e fin dal primo giorno erano diventati grandi amici.
 
-Prima di tutto lei ha vinto Britain’s got Talent, secondo non mi sembra per niente una cantante pop, quindi direi che non si tratta decisamente di lei- rispose Niall.
 
-Beh, se non è lei non mi interessa. Non può occuparsene Liam e io me ne torno nel mio letto?- Louis chiese speranzoso.
 
-Assolutamente no!- rispose Niall andandosi a sedere di fronte a lui –è un cliente molto importante e ha richiesto tre assistenti e che il negozio resti chiuso al pubblico per tutta la giornata.-
 
-Non ci hai ancora detto di chi si tratta però!- si intromise Liam.
 
-La mamma di Harry Styles!- rispose Niall eccitato.
 
-La mamma di Harry Styles ha vinto X Factor?!- chiese Louis e la risposta arrivò sotto forma di una botta in testa da parte del suo capo.


 
Quando Harry Styles aveva vinto X Factor a soli sedici anni a Louis non sarebbe potuto importare di meno. Naturalmente lo aveva visto spesso in tv, perché le sue due sorelline erano praticamente ossessionate dai suoi occhi verdi e dai suoi capelli ricci. Una volta che però si era trasferito a Londra, in cerca di un lavoro, Louis le sentiva meno spesso e con loro era sfumata via anche quel lieve interesse per il loro idolo.

Spettò a Liam informarlo quindi, trenta secondi prima del suo arrivo, che negli ultimi tre anni Harry Styles aveva già pubblicato due album di successo ed era appena tornato a casa dal tour europeo, pronto a partire per quello americano. In quel breve intervallo di tempo Louis si era già fatto un’idea molto chiara di come questa popstar dovesse essere e immaginando la giornata lunga e noiosa che lo aspettava, Louis non desiderò altro che potersene andare a casa e prendere il posto di Zayn sul letto di morte.

Quando però arrivò l’Harry Styles vero, non quello nella testa di Louis, sorrise timidamente tenendo la porta aperta per sua madre e le altre donne dietro di lei.
 
-Harry!- esclamò Niall, correndo subito da lui e stringendogli la mano.
 
-Buongiorno Niall!- rispose Harry con altrettanto calore.
 
Mentre i due si salutavano, Louis pensò che Liam si era definitivamente dimenticato di informarlo che Harry, oltre a essere ricco e famoso da fare schifo, era di una bellezza quasi imbarazzante. Louis poteva sentire le dita dei piedi arricciarsi nelle scarpe quando Harry sorrideva e notò anche che quelle sul suo viso, come se non bastasse, erano decisamente due fottute fossette.
 
-Questa è mia mamma, mia sorella Gemma, mia zia Barbara, la nostra amica Lou e sia figlia Lux- spiegò Harry, indicandole una ad una.
 
Mentre assisteva alle presentazioni, Louis pensò che fosse ingiusto che un ragazzo bellissimo come lui avesse ottenuto anche un contatto discografico e in più avesse i cuori di milioni di donne e forse anche uomini (tra cui Louis) nelle sue mani. Perso nelle sue riflessioni sul destino, che evidentemente aveva preso in simpatia Harry Styles tanto quanto invece ce l’aveva con lui, Louis non si accorse che nella stanza era calato il silenzio e che gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lui.
 
-Louis- disse Niall schiarendosi la voce –perché non porti Harry e la sua famiglia a vedere qualche vestito?-
 
-Certo, seguitemi- rispose Louis con voce esitante e, mentre si incamminava verso i camerini, si impegnò ad ignorare con decisione le risatine isteriche di Liam e Niall alle sue spalle.
 
Non appena raggiunsero il camerino, Anne spiegò che il matrimonio si sarebbe tenuto tra poco più di due mesi, esattamente il 3 di aprile, e che cercava un vestito semplice, niente di troppo elaborato o appariscente, dato che la cerimonia sarebbe stata per pochi intimi.
 
-Mi sono già sposata una volta in grande stile, ora voglio che sia diverso. Niente decorazioni spettacolari o ricevimenti da capogiro. Ho solo bisogno del mio fidanzato e dei miei figli. Non mi serve altro- e sorrise in direzione di Harry e Gemma, che la guardavano come se fosse la donna più bella che avessero mai visto.
 
Mentre Liam e Niall fecero strada alle signore, iniziando ad indicare qualche modello per Anne, Harry trattenne un secondo Louis per un braccio.
 
-So che lei non vuole niente di speciale ma potresti..- chiese esitante.
 
-Trattarla come una regina e esaudire tutti i suoi desideri?-
 
-Sì- ammise Harry con un filo di voce –voglio che tutto vada per il verso giusto questa volta.-
 
-Questa volta?-
 
Harry abbassò lo sguardo, tenendolo fisso sulle sue scarpe, ma questo non impedì a Louis di notare come i suoi occhi verdi fossero diventati improvvisamente lucidi.

-Mia madre rimase incinta di Gemma quando era ancora molto giovane e mio nonno le fece capire che l’unico modo per tenere il bambino era che lei si sposasse. Spesero tutti i loro soldi in un matrimonio da sogno, ma poi mio padre decise di lasciare lei e Gemma quando arrivai io, senza nemmeno un biglietto o una telefonata. Non so davvero come abbia fatto a riprendersi e a crescere due figli da sola. Sono felice che ora abbia trovato qualcuno che la ami davvero e voglio regalarle il matrimonio che si merita. Glielo devo. Dopo tutto quello che lei ha fatto per me, voglio assicurarmi che non si debba mai più preoccupare dei soldi in tutta la sua vita.-
 
Louis rimase senza parole. Sapeva che Harry era pieno di soldi, ma non gli era mai passato per la testa l’idea che sapesse farne buon uso o che avesse un passato tanto grigio e amaro alle spalle.
 
-Hey- gli disse Louis poggiandogli una mano sulla spalla –Non pensarci più adesso, okay? È un problema suo se non ha avuto le palle di rimanere con voi. Guarda dove sei arrivato senza di lui, scommetto che ora si starà mangiando le mani!-
 
A quelle parole Harry ridacchiò, anche se il rimorso non aveva ancora lasciato i suoi occhi.
 
-Lo so come ci si sente- continuò Louis –anche mio padre e il primo compagno di mia madre ci hanno lasciati.-
 
-Mi dispiace- disse Harry sincero.
 
-Ormai è andata così e almeno so che sarò sempre un uomo migliore di loro. Ora asciugati gli occhi e andiamo, abbiamo un vestito da trovare!-


 
“Horan Weddings” non era un qualsiasi atelier da sposa, ma uno dei più famosi e ricercati d’Inghilterra. Nella parte centrale del negozio c’era una vasta area dove le future spose potevano provare i vestiti e mostrarli ai loro parenti e amici, comodamente sistemati su poltrone e divanetti, mentre sorseggiavano tazze di the e caffè. Le spose prenotavano mesi e mesi prima per un appuntamento e, benché a volte le giornate fossero un po’ frenetiche, Louis amava il suo lavoro e dava il massimo affinché ogni sposa che si presentava in atelier si sentisse bella il giorno delle sue nozze.
 
Louis non era esattamente la persona più romantica di questo modo. Credeva nell’anima gemella, nell’amore che dura per tutta la vita e quel genere di cose, solo pensava che non fossero per lui. Aveva ventidue anni e nessuna storia alle spalle che potesse essere definita tale, ma questo non lo rendeva una persona cinica. Semplicemente perché l’amore non l’aveva ancora toccato, o anche se non l’avesse mai fatto, non significava che non potesse esistere nella vita delle altre persone.

Trovare la sua anima gemella non era mai stato una priorità nella sua vita, forse perché era sempre stato troppo impegnato a cercare di trovare e comprendere se stesso. Aveva finalmente capito che era quasi solo esclusivamente attratto dagli uomini e che aveva un talento particolare per trovare il Vestito per le spose che si rivolgevano a lui. E gli bastava. Non era uno che si lasciava deprimere dai pensieri sul futuro o che restava a casa a piangersi addosso per la sua solitudine. Usciva e andava di tanto in tanto a un paio di appuntamenti con qualche ragazzo carino. Il pensiero del grande amore, se c’era, era tenuto al sicuro nella parete più profonda della sua mente. E del suo cuore.
 
Erano passate ormai quasi due ore e Anne aveva provato una decina di abiti. Alcuni le stavano parecchio bene, in particolare uno color avorio con lo scollo a cuore, ma dopo qualche minuto di riflessione, tutti ammisero che non era il Vestito. Louis si accorse che Harry non diceva mai nulla ogni volta che sua madre provava un nuovo modello, come se nessuno di quelli lo interessasse veramente.

Tra un cambio e l’altro Louis lo notò avvicinarsi a dei vestiti esposti e un sorriso gli si allargò sul viso quando lo vide far scorrere le dita tra la gonna in seta di uno di essi. Quando Harry notò Louis dietro di lui arrossì, e indicando il vestito, spiegò che aveva sempre immaginato per sua madre un abito da principessa, con paillettes luccicanti e un lungo strascico. Louis sentendolo parlare in quel modo pensò che le ginocchia avrebbero potuto cedergli da un momento all’altro e così, dopo un sorriso “Ho-capito-cosa-vuoi-dire-e-hai-ragione-ma-non-è-quello-che-lei-vuole”, tornò dagli altri, al sicuro da quegli occhi verdi e tutte le cose non dette che vi si nascondevano.


 
Quando Anne, praticamente esausta, chiese una pausa era l’una passata e Harry si offrì di portare tutti a pranzo fuori, pretendendo che venissero anche Liam, Niall e Louis. Il ristorante era poco lontano da lì e Harry spese tutto il breve tragitto mostrando a Louis fotografie di Dusty, il gatto della sua infanzia. Una volta arrivati Harry chiese un tavolo nel retro e senza esitazioni si sedette accanto a lui. A Louis riusciva difficile mangiare e dovette concentrarsi per non infilzarsi un occhio con la forchetta o non sporcarsi il mento, mentre Harry lo guardava come se avrebbe di gran lunga preferito mangiare lui piuttosto che le costolette che aveva nel piatto.

Louis gli sorrideva ogni volta, nonostante il suo cervello continuasse a ripetergli le parole popstar, etero, famoso, ricco, sempre in tour, pieno di top model ai suoi piedi. Una volta arrivati al dolce Louis non ce la faceva fisicamente più a reggere quello sguardo e, dopo essersi sciacquato il viso con dell’acqua gelida in bagno, tornò al tavolo, sforzando di non concentrare la sua attenzione su Harry.

Durante il viaggio di ritorno si sedette immediatamente tra Gemma e Niall, così da non dover sottoporre il suo corpo alla tortura del profumo del dopobarba di Harry. Egli dovette aver notato il repentino cambiamento, perché appena scesi dalla macchina si affrettò per raggiungere Louis e gli posò amichevolmente una mano sulla schiena.
 
-È tutto okay?- gli sussurrò.
 
-Si, tutto bene. Devo solo aver mangiato un po’ troppo- Louis rispose, consapevole che Harry lo avesse visto avanzare metà del suo cibo.
 
-Sei sicuro?-
 
-Certo. Non sono problemi tuoi, in ogni caso- e si affrettò verso l’ingresso del negozio, senza guardarsi indietro per accertarsi che Harry lo stesse seguendo.
 
Non voleva rispondergli male o comportarsi da maleducato, ma Harry era famoso, ricco, aveva il mondo ai suoi piedi e Louis non voleva essere il suo nuovo giocattolo scintillante di cui si sarebbe a breve stancato, gettandolo in un angolo. Harry era lì per affari, non di certo per conoscere lui e con quel pensiero in testa Louis spese il resto del pomeriggio completamente concentrato su Anne e evitando qualsiasi conversazione con Harry, i cui occhi sembravano diventare più cupi ad ogni abito che sua madre indossava.


 
Non doveva esser l’unico ad aver notato il non interesse di Harry, perché ad un certo punto Gemma lo prese per un braccio e lo trascinò da parte, solo qualche metro più in là da dove Louis stava cercando la taglia più stretta di un vestito.
 
-Che diavolo stai facendo?- Gemma sibilò a bassa voce –La mamma sta scegliendo l’abito e sembra che non te ne importi nulla-
 
Harry evidentemente non rispose, perché Gemma continuò a parlare inferocita.
 
-Non so cosa ti sia successo, ma comportarti come un bambino depresso e annoiato di certo non aiuterà la mamma a trovare il vestito più in fretta! Non vuoi che si sposi,è questo il problema?-
 
-No no, Robin mi piace, questo non c’entra.-
-E allora cosa c’è che non va?-
 
-Non lo so, è solo che.. Pensi che abbia fatto bene a non aver detto di essere gay subito dopo aver vinto X Factor?-
 
-Haz- Gemma disse, questa volta con voce molto più dolce –Ha tutto questo qualcosa a che fare con quel ragazzo di là? Louis?-
 
Louis si senti sbiancare e dovette portarsi una mano alla bocca per coprire il gemito di sorpresa che gli era sfuggito.
 
-Vorrei solo che non dovessi fare tutto questo. Vorrei essere libero di uscire solo con chi mi piace veramente e tenere le loro mani per strada. Odio comportarmi come uno a cui non interessa altro che portarsi a casa ogni sera una ragazza diversa e sono stanco di tutte queste persone che continuano a dirmi cosa devo e non devo fare.-
 
Louis notò come la voce di Harry si era incrinata alla fine e fu invaso subito dai sensi di colpa. Lo aveva ignorato tutto il pomeriggio a causa di una maschera che a quanto pare Harry era costretto a portare, considerato da tutti nient’altro che una marionetta e una macchina da soldi. Si sentiva in colpa anche per aver scoperto tutto quello, quando solo dodici ore prima a malapena sapeva chi Harry Styles fosse.
 
-Haz- se vuoi dire di essere gay va bene- gli disse con voce dolce ma decisa –sai che ti daremo tutto il sostegno di cui avrai bisogno. Sia che sia per Louis o per qualcun altro, noi non ti abbandoneremo mai.-
 
E fu in quel momento che ogni pezzettino del puzzle andò al suo posto. Fu in quel momento che Louis capì che Harry era terrorizzato di essere lasciato solo, di essere abbandonato come aveva fatto suo padre. Ed era probabilmente per quella paura che Harry aveva accettato la maschera che così tanto odiava. Per essere conosciuto, per realizzare il suo sogno e per prendersi cura di sua madre nel modo in cui suo padre non era mai riuscito a fare. Louis si sentiva un completo idiota.
 
-Ne vale la pena? Louis?- chiese ancora Gemma, mentre Louis tratteneva il fiato.
 
-Non lo so, penso che potrebbe esserlo. Voglio che lo sia.-


 
Per il resto della giornata Louis cercò di comportarsi normalmente, come se non avesse appena scoperto il segreto della più grande popstar del mondo. Piano piano, per non rendere troppo evidente il cambiamento, Louis cominciò a scambiare qualche parola con Harry, a incrociare il suo sguardo di tanto in tanto e prima della fine della serata Harry era tornato a sorridere, ridendo forte a qualche battuta di Louis e arrossendo a un paio di suoi complimenti del tutto inaspettati.
 
Alle nove passate, con un’Anne decisamente afflitta e demotivata, stabilirono un nuovo appuntamento per il sabato successivo e Louis si disse che, febbre o non febbre di Zayn, ci sarebbe stato di sicuro.
 
-Ci vediamo sabato prossimo quindi?- chiese a Harry, accompagnandolo verso l’uscita.
 
-Puoi contarci- rispose Harry con un sorriso.
 
Louis ridacchiò, ridacchiò, prima che Harry lo strinse in un abbraccio che gli tolse il respiro. Gli ci volle un momento prima di realizzare cosa stava accadendo e ricambiare l’abbraccio, immergendo il naso nel maglione color panna di Harry e respirandone il profumo.
 
-A sabato allora?-
 
-A sabato!- e se Louis si mise a saltare una volta chiusa la porta, beh Harry Styles non lo sarebbe mai venuto a sapere comunque.


 
Per tutta la settimana seguente Louis fu un concentrato vivente di entusiasmo ed energia. Tutti all’atelier notarono il suo nuovo comportamento, visto che di solito arrivava quasi sempre in ritardo, trascinandosi da un camerino all’altro e sforzandosi di sorridere alle clienti.

Fu soltanto mercoledì che Niall, parlottando di nascosto con Liam, suggerì che il buon umore di Louis doveva avere qualcosa a che fare con il sabato appena trascorso. Quando quella sera in un bar, durante la solo solita uscita settimanale, lo misero alle strette con domande sempre più insistenti, Louis non poté fare altro che ammettere il suo interesse per Harry, con cui suoi ridicoli occhi verdi, le fossette sempre in mostra e i ricci disordinati sulla fronte. Non disse nulla del suo segreto per rispetto di Harry e invece li pregò di non metterlo in imbarazzo davanti a lui. Louis sapeva che erano i suoi migliori amici, ma sapeva anche che avrebbero fatto di tutto perché Harry si accorgesse della sua cotta e solo al pensiero di cosa avrebbero potuto fare Louis si sarebbe volentieri sotterrato.
 


Il sabato mattina successivo Louis si presentò all’atelier una mezzora prima del solito e dopo un rapido cenno di saluto a Niall che lo guardò come se non credesse ai suoi occhi, si mise subito a cercare nell’ enorme magazzino.

C’erano migliaia di modelli e il pensieri di doverli passare a rassegna tutti gli faceva venire la nausea, ma voleva essere lui a trovare il vestito perfetto per Anne. Voleva vederla sorridere, commossa e incredula perché non aveva creduto che un abito tanto perfetto esistesse. E okay, forse voleva anche un po’ che Harry gli sorridesse commosso, guardandolo con occhi pieni di ammirazione e riconoscenza per aver aiutato sua madre a sentirsi bella.

Quando emerse dal magazzino, trascinandosi dietro un paio di campioni, erano le undici passate e Anne era già arrivata da un’ora. Uno sguardo veloce al suo viso e Louis capì che non avevano fatto nessun progresso rispetto alla settimana precedente.
 
-Credevo che fossi rimasto a casa!- mormorò Harry, spuntando alle sue spalle. Louis avrebbe voluto riderne, ma non ci riuscì quando girandosi lesse la sincera preoccupazione sul viso di Harry.
 
-Scusami, è solo che ero in magazzino per cercare dei nuovi modelli. Devo darmi una mossa o questo vestito non lo troveremo mai!-
 
-A proposito di questo, puoi venire un attimo con me? Voglio mostrarti una cosa!-
 
Louis annuì e immediatamente Harry lo prese per mano, sorridendo quando si rese conto di quanto piccole e fragili le dita di Louis sembrassero strette nelle sue molto più grandi. Harry lo portò nel reparto del negozio dove tenevano i modelli più costosi, insieme alle tiare.
 
-Ho visto questo vestito e.. volevo sapere che ne pensi. Credi che a mia madre piacerebbe?-
 
Louis si fece avanti per esaminare l’abito più da vicino. Era un modello senza spalline, in seta e con una cintura incastonata di cristalli intorno alla vita.
 
-È bellissimo e molto elegante Harry, non c’è dubbio, ma non credo che sia lo stile richiesto da tua madre.-
 
-Ma Louis- ribatté Harry – e quel nome sulle sue labbra suonò un po’ come una promessa –Ha indossato almeno cinquanta vestiti e nessuno le è piaciuto davvero! Fargliene provare un altro non sarà un problema! Convincerla sarà un altro discorso!-
 
Fu in quel momento che il lato romantico di Louis prese il sopravvento, perché tre anni di lavoro in quell’atelier gli avevano insegnato che, se un vestito è il Vestito, la sposa lo riconoscerà subito, senza nessun bisogno di essere convinta.
 
-Posso andare a prenderlo in magazzino, ma sappiamo tutti e due che non è quello che sta cercando!-
 
-Lo so, lo so, ti prego sbrigati! Non vedo l’ora di vederla con quest’abito!-
 
Louis sorrise vedendo l’eccitazione di Harry e andò a prendere il vestito. Anne lo guardò scettica, ma poi decise di provarlo ugualmente visto che era l’unico che suo figlio aveva proposto. Quando uscì dal camerino nella stanza tutti trattennero il respiro e cadde un silenzio quasi reverenziale.
 
-Porca vacca- disse Louis, senza riuscire a trattenersi.
 
-È bello, non è vero?- disse Anne, facendo un giro su se stessa davanti allo specchio.
 
Tutti annuirono e le dissero quanto le stava bene. Louis si ritrovò ad avvolgere un braccio intorno alla vita di Harry quando si accorse della velocità record con cui gli occhi del ragazzo stavano diventando lucidi.
 
-Stai bene?- gli sussurrò, alzandosi sulle punte per raggiungere l’orecchio di Harry. Egli annuì ma i suoi occhi restarono umidi e Louis pensò “Fanculo tutto” e gli stampò un bacio sulla tempia. Harry immediatamente chiuse gli occhi al contatto e cercò di farsi piccolo piccolo per appoggiare la sua testa sulla spalla calda e confortante di Louis.
 
-Sei bellissima, mamma-
 
Anne si girò verso suo figlio e lo vide mentre si lasciava cullare da Louis e sorrise, per poi scendere dalla pedana e andare ad abbracciarlo. Harry a questo punto non riuscì più a trattenersi e madre e figlio rimasero così, abbracciati, mormorando “Ti voglio bene”, con lacrime silenziose che rigavano i loro volti così simili.
 
Anne non comprò il vestito quel sabato perché voleva vedere prima un altro paio di modelli. Quando lo disse, Harry e Louis si scambiarono un’occhiata preoccupati, perché questo era esattamente ciò da cui Louis aveva messo Harry in guardi. Se era il Vestito, lo avrebbe capito subito.
 
Quando Anne e la sua famiglia lasciarono il negozio, Harry abbracciò Louis molto più a lungo di quanto avrebbe fatto in condizioni normali e Louis si aggrappò totalmente a lui, terrorizzato di lasciarlo andare per paura che svanisse.


 
Nelle due settimane successive Anne passò in atelier ancora un paio di volte, soltanto con Harry e senza richiedere che il negozio fosse chiuso. Durante ogni appuntamento Anne provava vestiti su vestiti e puntualmente riprovava quello scelto da Harry, ma ogni volta poi diceva che aveva bisogno di provarne solo un altro paio e che poi avrebbe deciso.

Alla fine Harry e Louis si limitavano a commentare ogni nuovo abito con un “Molto carino” o un “Questo potrebbe andare”, lasciandola parlare da sola davanti allo specchio. Invece di concentrarsi su di lei (sicuri che alla fine avrebbe scelto quello proposto da Harry) si concentrarono su loro due.

Harry lo tempestava di domande e Louis continuava a portargli tazze di tè, fino a che durante il secondo appuntamento Anne lo prese da parte e gli disse che il tè a Harry neanche piaceva ma che lo beveva per non dire di no a Louis. Dopo quella volta Louis iniziò a portargli succo d’arancia e a volte caffè e Harry cercò di non sembrarne troppo sollevato.

Louis avrebbe voluto prendersi a schiaffi perché non riusciva a non trovare così schifosamente tenera e affettuosa qualsiasi cosa che Harry facesse o dicesse. Si sorprendeva a fissarlo, a sussurrargli nell’orecchio o a passargli la mano tra i capelli quando era sicuro che nessun’altro stesse guardando. Iniziò a chiamarlo Haz e Harry a chiamarlo Lou e alla fine del terzo appuntamento Anne non era che un puntino vestito di bianco sullo sfondo.
 


All’inizio di marzo mancavano solo quattro settimane al matrimonio e un mercoledì piovoso, mentre Harry era fuori città per chissà quale impegno discografico, Anne entrò nell’atelier e chiese come sempre l’assistenza di Louis. Anne non fece commenti riguardo all’assenza di Harry e Louis cercò di mostrarsi impassibile.

Le portò vestiti su vestiti, tirando su e giù le zip e stringendole i corpetti. Fu solo quando si stava avvicinando l’orario di chiusura che Anne lo prese da parte.
 
-Louis, puoi promettermi una cosa?-
 
-Penso di sì- rispose Louis un po’ intimorito.
 
-Volevo che fosse una sorpresa per tutti, ma ho deciso di comprare il vestito che ha scelto per me Harry. Pensi di poter mantenere il segreto?-
 
-Ma l’ha provato più di tre settimane fa, pensavo non le interessasse più!- quando Anne annuì divertita, Louis era più confuso che mai – se sapeva che era il vestito giusto perché non l’ha preso subito?-
 
-Perché- e i suoi occhi di mamma scintillarono come due stelle –penso che a questo punto tutti e due abbiamo capito quanto ti piaccia Harry- Louis pensò che in quel momento il suo cuore avesse smesso completamente di battere –e sappiamo anche quanto Harry ti adori. Quindi se ti dicessi che mi sono trascinata dentro e fuori da questo negozio per settimane, provando vestiti su vestiti solo perché così voi due poteste continuare a vedervi, mi prometti che anche questo rimarrà un segreto?-
 
Louis non era sicuro di aver capito bene, ma la risata affettuosa e lo sguardo compiaciuto e divertito di Anne la dicevano lunga.
 
-Lo tratterai bene quando arriverà il momento, vero? È l’unica cosa che ti chiedo-
 
Louis annuì deciso e poi le chiese –Come ha fatto a capirlo?-
 
-Sono una mamma, Louis. Siamo specializzate in queste cose- rispose sistemandogli gentilmente la frangia ribelle sulla fronte –Ora andiamo, ho giusto quattro mila dollari che mi avanzano da spendere!-


 
Per tutto il resto del mese prima al matrimonio Louis non rivide Harry, ma Anne lo tenne impegnato, inviandogli messaggi quasi tutti i giorni, raccontandogli stupide storie di quando Harry era piccolo e decidendo insieme un piano, dandogli qualche consiglio su come conquistarlo. Come se ce ne fosse stato ancora bisogno.
 
Louis arrivò a Holmes Chapel la mattina del 3 aprile quando fuori il sole non era ancora sorto, così che non ci fosse il rischio di incrociare Harry per strada. Entrò in una piccola chiesa vicino ad un laghetto artificiale, indossando un completo nero lucido e sentendosi completamente fuori posto. Si sedette su una delle panche laterali per non dare troppo nell’occhio e, controllando istericamente il cellulare, si mise ad aspettare l’inizio della cerimonia, fissato per le undici in punto.
 
Ebbe appena il tempo di notare che Harry non era al fianco di Robin vicino all’altare quando iniziò a risuonare la solenne e lenta marcia nuziale. Le porte della chiesa si aprirono e Anne apparse in tutta la sua bellezza, con il vestito provato due mesi prima, i capelli raccolti e un sottile giro di perle intorno al collo. E al suo fianco, più bello che mai, accompagnandola lungo la navata, c’era Harry.

Harry, che non aveva ancora notato Louis perché non riusciva a staccare gli occhi da sua madre.

Harry, dalle guance così rosse e il sorriso così teso che Louis temette potesse scoppiare a piangere da un secondo all’altro.

Harry, che baciò la guancia di sua madre e poi prese il suo posto vicino a Robin come suo testimone.
 
Tutta la cerimonia fu alquanto toccante, ma fu soprattutto durante il momento dello scambio degli anelli che Louis non ce la fece più a trattenersi e si commosse, senza nemmeno preoccuparsi di soffocare i suoi singhiozzi. La signora di fianco a lui, con un ridicolo cappello color rosa salmone sulla testa, si girò più volte a guardarlo stranita ma Louis la ignorò completamente. Non era colpa sua se quella donna era un’insensibile.


 
Terminata la cerimonia Louis si fiondò fuori dalla chiesa in tempo record e si recò nel luogo dove ci sarebbe stato un piccolo ricevimento. “Fa tutto parte del piano” si disse mentre si nascose per trenta minuti in bagno, per cercare di tranquillizzarsi e tornare a respirare come una persona sana di mente.

Una volta rientrato nella sala principale si calmò ulteriormente vedendo che Harry non era ancora arrivato, ma dovette buttare giù un paio di drink prima di riuscire a scambiare qualche parola amichevole con gli invitati seduti al tavolo con lui. Gli sposi arrivarono una mezzoretta dopo e al loro ingresso la sala scoppiò in urla e applausi. Louis li osservò sedersi al loro tavolo leggermente rialzato, con qualche parente che ogni tanto andava a congratularsi con loro.


 
Una volta finito l’enorme pranzo, fuori era già quasi buio. All’improvviso qualcuno si alzò in piedi, picchiettò col cucchiaino su un calice di cristallo e all’istante nella sala calò il silenzio.

Era Harry.
 
-Ehm, salve a tutti. Mi chiamo Harry e sono il figlio di Anne- una risata divertita si diffuse tra gli invitati –La conosco da molto tempo- altra risata- e tutti gli anni passati con lei mi hanno fatto capire che persona bellissima e fantastica sia, ma- e Harry deglutì forte- nella sua vita non ha sempre avuto persone che l’hanno trattata come invece si meritava. Nonostante ciò è sempre riuscita a tenere la testa alta e ad essere una persona ottimista, dolce e gentile. Ha lavorato duro per dare le possibilità che io e Gemma abbiamo avuto. È la persona migliore di questo mondo e più di chiunque altro si merita di essere felice. E io sono sereno sapendo che ha trovato un uomo che ce la metterà tutta per amarla ogni singolo giorno, e sono contento che quell’uomo sia tu, Robin. Voglio ringraziarti per non essertene mai andato, anche quando le cose non erano semplici. Grazie per essere rimasto al suo fianco, al nostro fianco, siete entrambi delle persone meravigliose e vi auguro tutto il meglio che c’è! Auguri!- esclamò sollevando il suo calice di cristallo e la sala scoppiò in un applauso assordante che in pochi secondi si trasformò in una standing ovation, a cui Louis si aggiunse con entusiasmo.
 
Quando tutti si furono riseduti, Harry riprese in mano il microfono, questa volta con molta più sicurezza. –Quando io e Gemma eravamo piccoli, nostra madre ci cantava sempre una canzone per farci addormentare e ora vorrei cantarla per tutti voi in questo giorno speciale!-
 
Quando Harry iniziò a cantare “Isn’t she lovely” e Robin prese la mano di Anne, guidandola sulla pista da ballo, Louis si sentì mancare il respiro e si rese conto che il suo cuore ormai era completamente nelle mani di una popstar internazionale, dagli occhi verdi e coi capelli ridicolosamente ricci.


 
Più tardi fu il turno di Anne di parlare e ella sorrise ai sui parenti e amici prendendo in mano il microfono.
 
-Buonasera a tutti, volevo solo dire, da parte mia e di Robin, quanto ci faccia piacere vedervi tutti qui oggi per noi. Ora, prima che diventiamo tutti un po’ troppo ubriachi, voglio presentarvi un ospite molto particolare che vi canterà una canzone speciale per me e Robin. Signore e signori, Louis Tomlinson!-
 
Louis si alzò da uno dei tavoli in fondo alla sala e raggiunse Anne, cercando di non inciampare lungo il tragitto, cosa tipicamente nel suo stile. Si sentiva gli sguardi di tutti i presenti puntati addosso e ignorò con particolare decisione un paio di occhi verdi che lo seguirono per tutto il tempo che gli ci volle a raggiungere la band.

Louis baciò Anne sulla guancia e sorrise prendendo il suo posto di fronte al microfono. Per un attimo pensò che le ginocchia gli avrebbero ceduto e si chiese perché mai aveva accettato di fare tutto quello, ma poi incrociò lo sguardo di Harry nella folla, e tutto il resto sparì.
 
-Salve a tutti. Mi chiamo Louis e questa canzone è per Anne e Robin. E Harry- aggiunse con un sorriso imbarazzato.
 
Un secondo dopo la band iniziò a suonare e Louis chiudendo gli occhi attaccò con la prima strofa di “Green Eyes” dei Coldplay.
 
Honey you are a rock
Upon which I stand
And I came here to talk
I hope you understand
 
Louis riaprì gli occhi e sorrise vedendo che quelli di Harry erano ancora incollati ai suoi.
 
Green eyes, you’re the one I wanted to find
And anyone who tried to deny you
Must be out of their mind
Because I came here with a load
And it feels so much lighter since I met you
Honey you should know
That I could never go on without you
 
Appena terminate la canzone Louis si inchinò e uscì rapidamente per prendere una boccata d’aria. Per quanto lo riguardava, l’attenzione ricevuta in quei cinque minuti gli sarebbe potuta bastare per un paio di anni.

Harry lo raggiunse qualche secondo dopo, soltanto in camicia e tenendo tra le mani la giacca, indeciso se infilarla o meno. Quando vide le spalle ricurve e leggermente tremanti di Louis appena qualche metrò più in là, Harry non esitò ad andargli vicino in punta di piedi e ad appoggiarla su di lui.
 
-Dio, Harry! Mi hai spaventato a morte!- esclamò Louis, stringendo più forte tra le dita la sigaretta che stava fumando.
 
-Non mi sarebbe dispiaciuto fartela cadere. Non lo sai che fa male?-
 
-Fumo solo quando sono nervoso-
 
-Quindi io ti rendo nervoso?- chiese Harry divertito.
 
-Diciamo che non era di freddo che stavo tremando, ma non mi dispiace avere la tua giacca, e il tuo odore, addosso. Sempre che tu non la rivoglia indietro- disse Louis, facendo per restituirgliela.
 
-No, no- si affrettò a rispondere Harry, chiudendo le piccole mani di Louis tra le sue –Puoi tenerteli tutti e due-
 
Louis sorrise, inspirando per l’ultima volta e spegnendo poi la sigaretta in un portacenere lì vicino.
 
-Quindi mi hai cantato una canzone- disse Harry dopo qualche istante di silenzio, più a se stesso che a Louis.
 
-Tua mamma mi ha detto che ti commuovi come una femminuccia quando si tratta dei Coldplay-
 
-Io sarei una femminuccia?- domandò Harry sollevando le sopracciglia.
 
Louis sbuffò, fingendosi spazientito, e lo tirò a sé, legando le sue mani dietro alla schiena di Harry.
 
-Avevate progettato tutto, non è vero?- gli sussurrò Harry nell’orecchio.
 
-Non posso svelarti i miei segreti, Haz. Almeno non tutti- rispose in tono ammiccante.
 
Harry ridacchiò e lo baciò piano sulla testa, respirando il profumo del suo shampoo.
 
-Sono davvero contento che tu sia venuto, Lou-
 
-Anche io- rispose Louis senza sollevare la testa, rintanata nel petto di Harry.
 
Da dentro la sala risuonò una canzone che diceva Hold you in my arms forever e fu esattamente ciò che Harry fece. Lo tenne stretto tra le sue braccia, dondolando lievemente sul posto, così che Louis poteva sentire il forte e confortante battito del cuore sotto il tessuto soffice della camicia di Harry.
 
-Pensi che qualcuno noterebbe se ce ne andassimo adesso?- Louis chiese e Harry scoppiò a ridere. prima di chinarsi e catturare le labbra di Louis tra le sue.
 
-Che peccato- mormorò dopo qualche secondo Louis, interrompendo il bacio per bere ancora negli occhi di Harry.
 
-Ho detto che lo noterebbero, non che me ne importerebbe qualcosa- rispose Harry prima di tirare un’altra volta il corpo di Louis contro il suo e ricoprirgli di baci le palpebre, le guance, gli zigomi e poi ancora la bocca, con la stessa cura con cui un padre veste la sua bambina la mattina del primo giorno di scuola.
 
Un sorrisetto furbo e complice comparve sul volto di Louis e alla fine, anche se con reclutanza, quando dentro la canzone terminò, egli lasciò andare la presa intorno alla vita di Harry, sollevando una mano per sistemargli gentilmente i ricci disordinati sulla fronte.
 
Come quando sai che potresti cadere ma salti lo stesso, Harry prese la mano di Louis e vi fece scivolare in mezzo le sue dita.
 
Il sorriso sul volto di Louis crebbe fino a diventare un accecante raggio di sole e si lasciò riaccompagnare dentro, sapendo che quel sorriso non sarebbe mai sbiadito fino a che avrebbe avuto le dita di Harry tra le sue.



   
 
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