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Autore: Aflowerinthe Green    28/08/2013    0 recensioni
Grinderwald. Un simbolo del male, della morte. Un vecchio amico di Silente.
Forse, anche un codardo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariana Silente, Gellert Grindelwald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Grinderwald fissava ardentemente il soffitto, pensando agli eventi degli ultimi due mesi.

- Ariana, ti devo parlare.

- Parlami ora, Gellert, prima che sia troppo tardi per farlo...

Grinderwald strinse le mani di Ariana, trasmettendo, in quel contatto, gli amari, ma alo stesso tempo dolci sentimenti che il suo cuore conservava gelosamente.

Non riusciva a controllare il flusso di quelle emozioni potentissime, quasi quanto la sua amata bacchetta di Sambuco

Tristezza, una tristezza gelida, che non amava far vedere agli altri; si disprezzava esclusivamente per il fatto di provarla. Era forse per quello che la nascondeva sotto strati e strati di egoismo, orgoglio, sicurezza di sé, ma che doveva ammettere, nonostante quanto cercasse di nasconderla o di disprezzarla, quella non se ne andava, restando illesa al suo posto.

Dolore antico, lasciato aspettare fin troppo per essere represso di nuovo. Il dolore che proveniva dalla famiglia tormentata da cui era scappato , che gli anni gloriosi trascorsi a Durmstrang non erano riusciti a tappare.

E infine amore, tormentato amore per lei, che ora aveva davanti, che aveva voglia di confessare lì, in seduta stante. Un amore malato, anormale.

Le manine delicate, dolci, soffici, di Ariana, sembravano fatte appositamente per il suo tocco, delicate come quelle di nessun'altro. Quelle erano le mani che per sempre avrebbe voluto rimanere a toccare. Voleva che fossero sue, voleva possederla, in tutta la sua bellezza e la sua innocenza. E ci sarebbe riuscito.

Era violento persino in quello, Grinderwald: le questioni di cuore diventavano una caccia e lui era un lupo in cerca di selvaggina. Gli piaceva impossessarsi delle donne e renderle il suo giocattolo preferito, che consumava piano piano. Gli piaceva farle diventare niente e poi buttarle via, senza curarsene. E Ariana sarebbe stata perfetta, così pura, così bambina.

L'amore infondo non c'era, si trattavo solo ed esclusivamente di attrazione temporanea.

- Ariana, ecco . . .

Nebbia. La nebbia offuscava i suoi ricordi. Lui stesso era l'artefice della sua nebbia, costituita da uno spesso strato di paure, di amarezza e di odio, verso sé stesso e gli altri.

La nebbia aveva creato un nuovo Gellert e lui era pronto a tutto, pur di consolidare l'idea che si era fatto di bene.

E l'aveva uccisa. Sì, l'aveva uccisa lui, furioso di non essere riuscito a impossessarsene. L'aveva fatto risultare un incidente, in modo da far penetrare sensi di colpa in Silente, riuscendo così a dargli un aspetto più umano. Voleva che non fosse amato da tutti come già allora, da giovanissimo, era. Voleva distruggerlo interiormente, dandogli un carico pendente eterno.

E poi era fuggito, dimenticandosi che con lui sarebbero fuggiti tutti i suoi sensi di colpa, le sue paure, le sue insicurezze; dimenticandosi che, in fondo, lui era un umano, non una creatura priva di vita; dimenticandosi, che si sarebbe presentato quel momento in cui la nebbia si sarebbe neutralizzata.

  
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