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Autore: MandyCri    28/08/2013    38 recensioni
Una richiesta, una promessa, una dichiarazione.
- Te lo giuro Jenna. Il college non ci separerà.
Questo aveva detto Jack a Jenna quando li abbiamo lasciati.
Le cose purtroppo non vanno sempre come si spera.
E se il college invece li avesse divisi? E se questa volta non fosse colpa di Jack?
E se fosse stata Jenna la prima ad arrendersi e a non credere nel loro rapporto a distanza?
Questa volta però Jack non è da solo: Chantal ed Elizabeth lo aiuteranno con i loro metodi poco ortodossi e piani strampalati a riprendersi la sua Jenna, ma Jack sarà all’altezza delle due genitrici pazze? Riuscirà a mettere in pratica i loro piani strampalati?
Il destino si sa, certe volte è crudele, ma Jack si opporrà agli eventi contrastanti, perché si è sempre sentito “Gastone” e non “Paperino” e per lui nulla è impossibile.
Ce la farà il nostro Don Chisciotte a sconfiggere i suoi mulini a vento?
Lo scopriremo insieme.
Sequel di “Un sacco di patate. L’amore non è bello se non è litigarello”.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non è bello se non è litigarello'
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Come sempre grazie a PinkyCCh per il meraviglioso banner
e il bellissimoTRAILER




Ciao,
sono tornata con il sequel di "Un sacco di patate. L'amore non è bello se non è litigarello".
Spero vivamente che anche questo racconto vi piaccia e ringrazio tantissimo le lettrici che hanno recensito l'ultimo capitolo, mi avete fatto felice.
Se per caso non avete letto il primo racconto questo è il link 
Un sacco di patate. L'amore non è bello se non è litigarello... 
Vi ricordo che il gruppo di fb è sempre valido
L'amore non è bello se non è litigarello

Grazie a chiunque passi da queste parti e a chi ha voglia di commentare.
Besos MandyCri


___________


CAPITOLO 1
 
- Sarò sempre sincero con te, Jenna, te lo prometto – disse solennemente.
- Jack giurami che nulla ci separerà. Giurami che niente e nessuno ci allontanerà e che staremo per sempre insieme e che riusciremo a superare anche la lontananza del college…
Jack sospirò.
- Te lo giuro Jenna. Il college non ci separerà. Non sprecherò nessun momento libero che posso trascorrere con te. Vedrai quegli anni passeranno in fretta e noi staremo per sempre insieme – affermò convinto, perché ci credeva veramente a quelle parole.
Jenna puntò i suoi splendidi occhi verdi nei suoi – Io ti credo Jack.
- Io ti amo Jenna.
 
- Pronto? – Jenna rispose sbadigliando, dopo aver inveito contro lo scocciatore che disturbava il suo sonno e soprattutto dopo aver gettato per terra la lampada che aveva sul comodino, frantumandola in mille pezzi, per cercare il cellulare. Non aveva nemmeno guardato chi fosse il mittente.
- JENNA! – la voce particolarmente eccitata e acuta di Tess fu un pugno nello stomaco.
Cercò l’interruttore sul comodino per accendere la luce, visto che la lampada era ormai fuori uso e guardò la sveglia mestamente.
Le 7:00 del mattino.
Perché Tess la chiamava a quell’ora? Era sabato! Porca paletta!
Jenna grugnì – Ciao Tess… a cosa devo questa tua gradita telefonata? – chiese con voce impastata dal sonno.
- Jenna non crederai alle tue orecchie. È da ieri sera che aspetto questo momento. Non hai idea di quanto dura sia stata resistere a non chiamarti, ma Alex mi ha fatto notare che erano le due del mattino e magari stavi dormendo – disse tutta allegra.
- Eh! Chiaro… invece telefonare alle sette del sabato mattino è normale! – sbuffò irritata.
Perché quella benedetta ragazza non la lasciava in pace almeno nei week-end?
Forse perché sapeva che li passava sempre in pigiama e la maggior parte delle volte a lavorare, giusto per far passare un po’ il tempo. L’alternativa erano le lacrime davanti ad un film d’amore o leggendo un libro o peggio ancora le lacrime e basta!
Non che il resto della settimana fosse diversa.
Ormai il suo abbigliamento standard era la tuta da ginnastica.
Poteva vantarne una collezione infinita di tute da quando aveva finito il college ed era stata assunta al “Romantic Woman Journal”.
Il lavoro era tutto quello che le era rimasto dopo essersi trasferita in quella città così grande e il suo compito era leggere le centinaia di lettere di donne che chiedevano consigli per poi sceglierne quattro alla settimana e rispondere.
Si doveva recare in ufficio solo una volta alla settimana. Prendeva le sue belle letterine e portava quelle da pubblicare con le risposte e i consigli.
Sorrise tristemente. Era assurdo che lei desse consigli d’amore ad altre donne, quando la sua vita sentimentale era un vero e proprio disastro.
In realtà il suo lavoro le piaceva molto, soprattutto adesso che aveva cominciato a pubblicare ogni settimana anche un capitolo del suo racconto e stava ricevendo un sacco di lettere e mail dalle sue lettrici. Era una cosa veramente eccitante.
Per di più, se qualche volta non se la sentiva di uscire di casa, poteva evitare anche il gravoso compito di recarsi al giornale, visto che poteva tranquillamente fare tutto via mail e la posta gliela recapitavano loro con un facchino, ma se non c’erano gravi impedimenti, cercava di uscire per non rinunciare anche a quel suo giorno d’aria settimanale, altrimenti sarebbe diventata un invertebrato.
Meglio uscire, per carità!
Quando Elizabeth andava a trovarla, circa una volta al mese, faceva sparire dentro l’armadio le prove del suo “amorfismo” ovvero le tute deformi, i cd e i dvd strappalacrime e le migliaia di libri che acquistava on-line.
Dopo averla scoperta in quelle condizioni, facendole un’improvvisata, la genitrice pazza si era installata a forza per più di una settimana nel suo appartamentino e aveva cercato di tirarla su di morale in ogni modo.
Poi ritornata a casa non c’era stato giorno in cui non l’aveva chiamata, anche le telefonate di Tess e Karol erano aumentate.
Elizabeth, però, non le aveva più fatto sorprese. Fortunatamente l’avvertiva sempre quando sarebbe passata a trovarla, così si poteva preparare.
Ogni tanto ritornava anche lei nella sua città nativa, anche se evitava accuratamente di uscire per non fare incontri “particolari”…
Senza volerlo una lacrima le scese sulla guancia.
Nonostante fossero passati già tre anni non si dava ancora pace per il tremendo errore che aveva commesso.
All’epoca le era sembrata la decisione più giusta e tutt’ora difendeva energicamente la sua scelta, anche se ne soffriva.
- Hai capito? – le chiese concitata Tess dall’altra parte del filo.
Jenna spalancò gli occhi: non aveva ascoltato una sola parola – Tess perdonami, ma ci deve essere stata un’interferenza, non ti sentivo più… – mentì, tirando su con il naso.
L’amica si zittì – Jenna… ti prego non piangere… - mormorò dopo qualche attimo, come se avesse compreso subito il suo stato d’animo.
Si sforzò di ridere – Ma che scherzi? Sto benissimo! Non potrei desiderare niente di più dalla vita. Ho tutto! Dai dimmi e Tess… ti avverto, deve essere una cosa sensazionale perché io possa perdonarti per questa sveglia mattutina! – l’ammonì bonariamente.
L’amica sospirò – A giugno mi sposo! – disse tutto d’un fiato.
Jenna non sentì più la terra sotto i piedi.
Tess si sarebbe sposata!
La sua amica, sua sorella, finalmente, avrebbe coronato il sogno che entrambe avevano fin da bambine.
Dio! Quanto era felice per lei.
Le lacrime, questa volta per la felicità, le sgorgarono dagli occhi e non riuscì a frenarle.
Dopo sei lunghi anni di fidanzamento Alex e Tess si sarebbero sposati.
La ragazza le raccontò tutto nel suo modo buffo e Jenna si ritrovò a ridere e si sentì, dopo tanto tempo, nuovamente spensierata.
Non stava più nella pelle.
Ormai era assodato che quei due si amavano alla follia, come del resto, l’altra coppia di amici: Karol e Tom.
Tutti avevano superato il college… tutti tranne lei e Jack.
Un nodo amaro le si formò in gola.
Aveva rovinato tutto…
Quando Tess finì il suo lunghissimo racconto, Jenna riuscì finalmente a congratularsi con lei.
- Oh Jen! Devi assolutamente venire qui e aiutarmi con i preparativi – disse infine l’amica.
Aggrottò la fronte perplessa – Tess, siamo a settembre! – protestò – Non ti sembra un po’ presto? E poi cosa dovrei fare io? Sono cose che riguardano te ed Alex. Io non c’entro nulla!
La risata di Tess le assordò un timpano – Stai scherzando vero? – chiese con voce divertita – Non posso lasciare certi compiti ad Alex. Dai Jenna! Lo conosci bene anche tu. Il mio futuro maritino è un amore, un ragazzo bellissimo e stupendo, tutto quello che vuoi. È il prototipo dell’uomo perfetto, ma che razza di matrimonio da schifo verrebbe fuori se lasciassi in mano a lui la direzione di tutto? È privo di fantasia e non è per niente divertente. Lo sappiamo tutti! – la rimproverò – Io voglio che il mio matrimonio si pieno di brio e sia perfetto. Ma te lo immagini? Guarda sono sicura che in chiesa metterebbe un settantenne a cantare! Non esiste! Ho bisogno di te! Non mi posso occupare io di tutto. Io lavoro!
Jenna si portò davanti agli occhi il telefonino e alzò un sopracciglio – Perché scusa… io mi gratto, invece? Anch’io lavoro se è per questo! – protestò.
- Certo! Mai detto il contrario, ma se permetti tu lavori a casa e puoi organizzarti in qualche modo, io insegno al liceo e non posso certamente dire ai miei studenti: ehm scusate ragazzi, ma devo andare a sentire un gruppo candidato a cantare per il mio matrimonio!
- E perché ci dovrei andare io, scusa?
- Tu lo sai vero che sei la mia damigella d’onore… potrei vendicarmi con il vestito… e poi, non avevamo detto che quando ci saremmo sposate avremmo fatto l’impossibile l’una per l’altra? – disse con tono supplichevole, sembrava quasi stesse per piangere.
- Allora partiamo dal presupposto che il primo è un ricatto bello e buono e che… - emise un risolino sadico, giusto per far capire a Tess la sua opinione – Non mi interessa proprio. Lo sai quanto me ne frega a me dei colori e della moda? Zero, nada, rien, nicht! Giusto per capirci. Sono tre anni che non mi preoccupo minimamente di come sono vestita e uno bello e buono che giro in tuta e al liceo? Usavo i vestiti di mio padre. Non so se ti ricordi come venivo soprannominata… Sacco di patate! – a quel ricordo una fitta al cuore la bloccò, respirò profondamente per non far capire all’amica che ancora una volta i ricordi avevano avuto la meglio su di lei e continuò, cercando di soffocarli – Per quanto riguarda il resto invece… erano sogni da adolescenti quelli, Tess! Adesso siamo adulte. Ovvio che sarò la tua damigella d’onore, ci mancherebbe altro, però… non posso abbandonare il mio lavoro, dovrai cercare di organizzarti da sola o chiedendo aiuto a Karol.
Sentì chiaramente Tess sbuffare.
Ovviamente i sensi di colpa l’assalirono. L’amica aveva ragione, poteva tranquillamente ritornare a casa e svolgere il suo lavoro da là.
I pacchi di lettere gliel’avrebbero spediti e con internet si poteva fare tutto il resto.
Gliel’avevano proposto anche quando era stata assunta per venirle in contro e non farle pagare l’affitto di un appartamento, ma lei non poteva tornare a casa, perché là c’era Jack, il suo Jack…
Doveva tenere duro e non farsi impietosire.
- Jen… ho bisogno di te… non potrei mai farcela senza il tuo aiuto. Oh Dio! Ti rendi conto? Alex è impedito in certe cose e mia madre? Lo sai che pensa solo al cibo… ti prego aiutami! Non abbandonarmi a questo triste destino… ti prego…
- Tess… non posso – rispose, ma sentiva lei stessa già un piccolo cedimento nella sua voce.
- Capisco… non insisto oltre, effettivamente è molto egoistico da parte mia. In fin dei conti non è una cosa importante, è solo il mio matrimonio, sono sicura che anche tu avresti preso le ferie per me, come ho fatto io, se per caso mi fossi lasciata con Alex, ma qui stiamo parlando di cose belle, felici… quindi a cosa mi servirebbe il tuo aiuto, giusto?
Jenna grugnì. Era una mossa sleale quella!
Tess e Karol avevano lasciato il loro college per una settimana, quando le aveva avvisate che lei e Jack si erano lasciati, o meglio, che lei aveva deciso di lasciare Jack.
L’avevano prelevata a forza e portata lontano da tutti e da tutto, soprattutto dal suo ex ragazzo che sembrava fosse impazzito e non si dava pace per quella decisione, che per lui, era avventata e ingiustificata.
Se solo fosse potuta tornare indietro…
- Che palle Tess! Hai vinto! Dammi un po’ di tempo che sistemo le cose con il giornale e poi ti raggiungo. Ma ti avverto: non mettermi fretta! Non vengo lunedì! Siamo intese. Un mesetto mi dovrebbe bastare per organizzare tutto.
- Io ti amo! Lo sapevo che eri un’amica e potevo contare su di te – rispose tutta allegra.
Bè? Dov’era finita la voce mogia-mogia? Maledetta Tess e le sue recite.
Ci era cascata come un pollo.
- Senti Jen adesso devo proprio andare, scusa ma questa telefonata è durata più del dovuto! Ci sentiamo bella e grazie, ciao a lunedì, così mi dici cosa ti hanno detto i grandi capi – la voce di Tess le arrivò stranamente agitata. Sembrava avesse un petardo nel sedere e la cosa ovviamente la insospettì più del dovuto, ma non fece in tempo a replicare che l’amica aveva già interrotto la telefonata.
Jenna si portò una mano al mento pensierosa, mentre depositava sul comodino il cellulare e guardava il disastro sotto i suoi piedi, dovuto alla lampada rotta.
Sarebbe stata la damigella d’onore.
Che bello! Finalmente un sogno che si realizzava dopo tanti anni…
Damigella d’onore… damigella d’onore… DAMIGELLA D’ONORE???
Prese il telefono agitata e chiamò subito l’ultimo numero in memoria.
Occupato!
Riprovò per dieci minuti buoni cliccando senza sosta sul nome.
Che stupida era stata! Non aveva pensato alla cosa più importante.
Quando finalmente il numero risultò liberò e l’amica rispose con un sussurro, fece un lungo respiro per calmarsi, ma il risultato fu pessimo – TESS! – sbraitò – CHI È IL TESTIMONE DI ALEX?
Quando non le arrivò nessuna risposta, controllò che non fosse caduta la linea. Cominciò a picchiare selvaggiamente il piede destro sul pavimento – STO. ASPETTANDO. – disse secca.
- Jen… dai… lo sai… è il suo migliore amico… non ci posso fare niente io…
- Lo sai che ti odio con tutto il cuore, vero? Lo sai che questa me la pagherai? Lo sai che farò a pezzettini sia te che Alex? Oh Signore Benedetto come hai potuto farmi questo? – chiese accasciandosi sul letto sconfitta.
- Ogni promessa è debito signorina mia bella! – rispose l’amica.
Stava per replicare quando avvertì un nitido click.
Guardò il display confusa. Tess le aveva appena sbattuto il telefono in faccia!
Brutta stronza!
Avrebbe rivisto Jack dopo tutto quel tempo.
Una fitta al cuore la riportò ancora una volta a quel famoso giorno.
Le cose tra lei e Jack non erano andate bene. Erano resistiti solo tre anni insieme, poi la lontananza si era fatta sentire e aveva disgregato il loro rapporto giorno dopo giorno.
Le erano venuti i sensi di colpa.
Per due anni, Jack aveva affrontato ogni settimana chilometri e chilometri per andarla a trovare nei fine settimana e, ogni volta che lo vedeva, lo trovava sempre più stanco. Tra lo studio, nel quale si impegnava sempre al cento per cento, le lunghe video chiamate della notte e le centinaia di chilometri che si faceva una volta alla settimana per raggiungerla per poi stare insieme nemmeno un giorno, il ragazzo arrivava alle vacanze che era sempre senza forze, ma Jack non si era mai lamentato.
Ogni volta la trattava come una principessa, ogni volta acconsentiva sempre a tutto e esaudiva ogni suo desiderio.
Dopo due anni di questa vita, Jack non le sembrava più lo stesso.
Era dimagrito ed era diventato troppo serio. Le poche volte che tornavano a casa non reagiva nemmeno più alle provocazioni di Elizabeth che dopo un po’, forse accorgendosi del grado di stanchezza del ragazzo, non lo aveva più preso in giro.
Jack aveva gli occhi spenti e stanchi e lei si era cominciata a chiedere se ne valesse la pena continuare così, ma non perché non era innamorata di lui.
Al contrario, lo amava alla follia, ma rivoleva il suo Jack, quello che non comprendeva mai un accidente, che capiva fischi per fiaschi, quello che con cui ci si poteva fare sempre quattro risate, quello che non temeva nulla e che si faceva prendere in giro dalla genitrice pazza.
E quel Jack non c’era più.
Quando si era accorta di come fosse distrutto Jack, gli aveva proposto di fare una volta a testa e ci avevano anche provato, poi si era resa conto dello sforzo fisico che aveva fatto lei per tutti quegli anni e avevano cominciato a diradare le visite settimanali.
Tutto era andato a rotoli, quando un Natale non si era presentata a casa, perché era indietro con lo studio ed era stremata.
Jack l’aveva chiamata furibondo.
In quel momento la rabbia e la stanchezza l’avevano avuta vinta su tutto. Si erano accusati l’uno con l’altra e alla fine lei era esplosa e gli aveva detto che non voleva più fare quella vita, che si voleva divertire, che voleva frequentare altre persone e che lui era diventato solo una limitazione.
Jack in video chat l’aveva guardata smarrito. Gli occhi gli si erano arrossati e poi le aveva detto con voce tremante – Ne parliamo domani, adesso non siamo nelle condizioni giuste per ragionare.
Era stata l’ultima volta che avevano parlato insieme.
Lei l’aveva lasciato il giorno dopo scrivendogli una mail in cui ribadiva che non voleva stare più con lui e che non era più innamorata.
Non aveva nemmeno avuto il coraggio di dirglielo in faccia, perché sapeva che non sarebbe stato in grado di farlo guardando gli occhi azzurrissimi di Jack.
Non sapeva nemmeno il motivo per cui aveva pronunciato quelle parole, forse perché aveva creduto che Jack poi l’avrebbe inseguita, l’avrebbe cercata per fare pace, che si sarebbe presentato il giorno dopo da lei, ma invece non l’aveva fatto.
Si erano lasciati così, in malo modo.
Ovviamente Tess e Karol l’avevano sempre tenuta informata e da loro aveva saputo che Jack, con il tempo, si era rifatto una vita sua, che aveva iniziato nuove frequentazioni e che le ragazze non gli mancavano.
Jenna sorrise amaramente.
Aveva detto quelle cose a Jack perché era stata una stupida egoista, perché voleva essere la prima donna, la star, ma mai si sarebbe sognata di stare con un altro. Mai!
E non l’aveva fatto.
Aveva provato ad uscire solo con un ragazzo, ma quando l’aveva riportata a casa e l’aveva baciata, non aveva provato niente.
Nessuno poteva competere con i baci di Jack Grant!
Nessuno…
E quindi aveva lasciato perdere ed era diventata un’eremita. Prima al college e poi in quel suo primo anno di vita “lavorativo”.
E adesso sarebbe ritornata a vivere a casa di sua madre per il matrimonio di Tess e, probabilmente molte cose le avrebbe viste con Jack e insieme avrebbero preso delle decisioni per il matrimonio di un’altra coppia.
Tutto ciò era un disastro!
Che Dio l’aiutasse…
 

***

 
Tess si stese sul letto soddisfatta.
Alex allungò una mano verso di lei e le accarezzò il braccio – Si può sapere cosa state tramando?
Tess si girò verso il suo futuro marito con un’espressione innocente – Non capisco a cosa ti stai riferendo, amore – disse con tutta la tranquillità di cui era capace.
- Ti ricordo che c’ero anch’io in questa stanza e ho ascoltato la conversazione con Jenna, quella successiva a non si sa chi, ma presumo fosse Karol e poi nuovamente quella con Jenna – rispose squadrandola con aria saccente – Non capisco perché hai detto una bugia a Jen e soprattutto perché non posso dire a Jack che ci sposiamo!
Tess gli accarezzò il viso – Puoi dirglielo, ora… - ribatté lapidaria.
Alex grugnì – Perché hai detto a Jenna che te l’ho chiesto ieri sera, quando invece te l’ho chiesto una settimana fa?
Tess fece spallucce. Era meglio tenere nascoste certe cose ad Alex, non sarebbe riuscito a mantenere il segreto – Adesso gliel’ho detto o no? Dai, alziamoci che ho una fame da lupo! – seccò così un’altra probabile lamentela del ragazzo e si sedette sul letto.
Quando vide il telefonino illuminarsi lo afferrò vorace per leggere il messaggio.
Ben fatto! Karol mi ha appena chiamata e mi ha raccontato tutto. Sei stata eccezionale!
Tess sorrise tra sé e sé. Ormai l’ingranaggio era stato attivato.
Non appena aveva messo giù con Jenna aveva chiamato subito Karol per raccontarle cosa si erano dette e per confermarle che era riuscita a convincere Jen a ritornare all’ovile. L’amica aveva poi provveduto ad informare il resto della banda.
Digitò in fretta la risposta.
Io ho svolto il mio dovere. Adesso tocca a voi, sperando sempre che riusciamo a far ragionare chi sappiamo noi! E che quel buco che ha nel cervello non si sia allargato troppo!
Aspettò qualche secondo e lesse subito la risposta, che arrivò puntuale.
Non ti preoccupare ci penso io a “Chiappe D’Oro” e poi ho una valida alleata!
Tess scoppiò a ridere.
Era il momento d’agire e chissà che questo supplizio terminasse.
Non ne poteva proprio più di quei due…
 


   
 
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