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Autore: Aim    28/08/2013    9 recensioni
Per Emily la vita era come una stanza piena di oggetti ma completamente buia. Non poteva accendere la luce o far entrare i raggi caldi del sole per far vederne i colori, per lei non esistevano. Lei viveva in una sorta di catena di avvenimenti completamente nera. Catena perchè tutti i giorni le si presentava la solita ed insignificante vita. A volte le capitava di vedere del grigio, lei credeva di essere quello, una macchietta grigia in un mondo colorato che lei non riusciva a percepire. "Il grigio è un colore inutile" pensava "Non è ne bianco ne nero. E' inutile come me." Ma a lei andava bene non essere vista, le sarebbe piaciuto vivere da sola, peccato che a parer suo invece il mondo la odiava e la vedeva chiaramente. Ma un giorno tutto cambiò e cominciò a vedere i colori, a capirne l'importanza e a distinguerne tante e diverse tonalità. Aveva trovato l'interruttore per accendere la sua vita e vederla con occhi diversi. La camera che lei vedeva sempre buia sarebbe rimasta per sempre piena di luce e di colori e lei capì cosa era quella cosa che lo permetteva: l'amore.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intrecciai i miei lunghi capelli biondi seguendo l’ordine che mia madre mi aveva insegnato quando ero piccola, due semplici passaggi che portavano alla formazione di una treccia semplice ma precisa ed elegante. Come tutti i giorni, fuori dalla porta di camera mia mi aspettava la solita routine, routine che avrei voluto cambiare molto volentieri. Sarei voluta restare al sicuro nella mia cameretta, dimenticando tutto il mondo orribile in cui vivevo là fuori, ma la voce di mia madre in testa mi spronò a girare la maniglia e a scendere le scale. Il solito spettacolo mattutino mi attendeva in salotto: mio padre sul divano mentre guarda programmi senza senso, patatine dappertutto e una puzza nauseante proveniente dalla cucina. Salutai mio padre tenendomi a debita distanza, ma non ricevetti nessun saluto di ritorno. Un’ondata di nausea mi investì in pieno mentre cercavo in cucina qualcosa di ancora commestibile per la colazione, ma dovetti abbandonare l’impresa non appena mi accorsi che ormai la cucina dove un tempo mia madre cucinava deliziose torte di mele, era diventata una discarica di pacchetti di patatine e scatolette di tonno lasciate aperte dappertutto. Prendendo lo zaino svogliatamente mi diressi verso la porta per andare in quel posto orribile in cui avevo ormai passato quasi 5 anni della mia vita, quel posto che tutti sono soliti chiamare “scuola”.  Salutai di nuovo mio padre, ricordandogli che sarei venuta a casa a pranzo alle 13.30 come tutti i giorni, ma non ricevetti alcuna risposta. Quando ero piccola, mia mamma non voleva che andassi a scuola col pulmino come tutti gli altri bambini, diceva che ero troppo piccola per farmi quasi 50 minuti da sola su un mezzo che secondo lei non era molto affidabile, e così ogni giorno mi accompagnava a piedi, stringendomi la mano con fare rassicurante. Solo all’età di 12 anni comincia a salire su quello strano mezzo giallo per recarmi a scuola, mia madre si fece convincere da mio padre che pensava mi avrebbe aiutata a socializzare più facilmente con gli altri bambini della mia scuola. Guardai di sfuggita l’orologio e vedendo che era ancora presto per il pulmino, decisi di andare a piedi, passando per il parco. Era da tanto tempo che non ci andavo, il tempo freddo impediva alla mia voglia di camminare di prendere il sopravvento e così mi ero persa il parco innevato di quell’inverno.  L’aria era pungente, mi penetrava nelle narici impedendomi di rilassarmi e lasciarmi andare alla calma di quella passeggiata mattutina. “Ehi, guardate un po’ chi è arrivata in classe! ‘Miss ragazza più sfigata della scuola’!” Starnazzò Jenny. “Solo della scuola? Io direi di tutta la città almeno.” La seguì Kelly e subito dopo Carol aggiunse con la sua vocina stridula: “Ma dove le hai prese quelle belle scarpine?”. Ecco a voi le tre oche della scuola che per mia grande sfortuna dovevo subire ogni giorno, cosa di cui avrei fatto molto volentieri a meno.

Scattata l’ora che segnava la fine del giorno scolastico, mi affrettai a dirigermi verso la fermata del pulmino. Era solito che i ragazzi e le ragazze della mia classe, all’uscita di scuola mi facessero degli scherzi, quindi ritenni di essere stata fortunata quel giorno, perchè sedendomi sul sedile in fondo al pullman ero ancora come ero uscita di casa la mattina.

Mi ritrovai i piedi zuppi per l’umidità e per quelle vecchie scarpe che invece di tenere il piede asciutto e caldo, sembravano odiarmi. Salutai mio padre e corsi in camera mia senza neanche più sperare in una risposta. Mi buttai sul letto a braccia aperte con ancora la giacca in dosso e accarezzai dolcemente il piumino. “Casa, finalmente sono a casa” erano le uniche parole di conforto che riuscivo a dirmi ogni giorno dopo la scuola. Per me era un vero incubo uscire di casa, non che a casa mi sentissi tanto al sicuro, ma almeno era casa mia. Quando camminavo per strada tutte le persone mi fissavano, o per pietà o per stupore e sentirsi gli occhi di mezzo quartiere perennemente addosso mi faceva sentire in soggezione. Ho sempre odiato essere al centro delle attenzioni, sono sempre stata una persona timida e riservata, un tempo avevo anche degli amici, ma poi cambiando scuola persi i contatti con tutti e divenni sola come un cane. L’unica persona che mi rimaneva, era mio fratello, un ragazzo ormai adulto che viveva a Boston e con il quale non avevo mai avuto un rapporto di parentela. Ero sola, ma non mi sentivo molto male a vivere così, peccato che il mondo fosse pieno di gente che apparentemente mi odiava. Ad un tratto sentii la voce di mio padre gridare dal salotto al piano di sotto “Emi, portami della birra!”. Ubbidiente scesi le scale ed entrai tappandomi il naso in quella specie di cucina, afferrando la prima lattina che assomigliasse a birra. La porsi a mio padre che non mi degnò neanche di uno sguardo. “Prego” dissi con voce leggermente seccata. Mio padre non distolse gli occhi dalla tv. “Ti devo anche ringraziare perchè mi porti una birra? Con tutto quello che faccio io per te dovresti essere tu a ringraziarmi, stupida”. Non risposi, era meglio tornarsene nel mio mondo lasciando marcire mio padre sul divano. In realtà lui non faceva quasi più niente per me, ero diventata molto autonoma sin da piccola, quando dovetti sforzarmi di crescere velocemente per stare dietro a mia madre. L’unica cosa di cui potevo ancora ringraziare mio padre era per i soldi che spendeva  per la scuola e la casa, sempre che fossero due cose positive. Quando la mamma morì, mio padre morì praticamente con lei, perse il lavoro e non riuscì a tenere legate a sè tutte le amicizie che mia mamma aveva consolidato con la gente del quartiere. Ormai era parte dell’arredamento del salotto, si muoveva dalla sua postazione solo per andare in bagno; pensare che una volta la nostra vicina mi chiese se vivevo da sola e che fine avesse fatto mio padre.

Districai i miei setosi capelli color miele e cominciai a spazzolarli davanti allo specchio di camera mia. Mia madre si metteva seduta su una sedia e mi faceva sedere sulle sue gambe pettinando e massaggiando i miei capelli, che pure lei aveva lunghi e setosi. Erano una delle poche cose che mi teneva legata a lei e quando me li pettinavo da sola in camera, chiudevo gli occhi e mi lasciavo andare ai ricordi, sognando che in realtà lei fosse ancora lì a rassicurarmi che tutto andasse bene. Non permettevo a nessuno di toccarmeli, avevo anche rinunciato ad una delle poche volte in cui mio padre si offrì di portarmi dal parrucchiere, che con i pochi soldi che avevamo e la nostra relazione padre-figlia ormai a rotoli, sarebbe stato un lusso.

Non avevo fame, ma ragionai che saltare anche il pranzo non sarebbe stata un’ottima idea. Uscii e andai al super mercato più vicino per comprarmi del pane e della mostarda da spalmarci sopra.

 

-Spazio autrice-

Ecco il primo capitolo. E' una storia a cui tengo davvero tanto e spero che venga letta da un po' di persone. Ringrazio molto la mia beta maple e spero che torni presto. 

Continuo ad almeno tre recensioni. <3

Bye :)

 

Anna

  
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