Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    28/08/2013    2 recensioni
Post primo oav. I ragazzi hanno appena salvato Seiji dalla prigionia a New York, ma questa avventura ha provocato la morte di una ragazzina. I ragazzi non riescono a darsi pace, la generale angoscia sembra rischiare di mettere in discussione persino il loro consolidato rapporto. Ne verranno a capo?
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Threesome
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HANA NI KAZE

(Fiori nel vento)

 

-1-

 

Gli ultimi petali ancora volteggiavano, soffici, trascinati nella delicata danza dell'aria che, dopo averli cullati, li depositava sullo specchio d'acqua accogliente. E lì, avvolti dal liquido abbraccio, svanivano, come la vita che da poco si era dissolta tra le braccia di Ryo: la piccola Luna, vittima innocente di un perverso scontro tra forze sovrannaturali, colpevole solo di aver voluto rendere giustizia ad un fratello che, prima di lei, era incorso nella medesima sorte.

Ryo, in piedi sul parapetto del ponte, sembrava piccolo e smarrito, così in bilico nel vuoto che lo circondava, sopra e sotto di lui e che sembravavolerlo portare via da un momento all'altro. Shin temeva quasi di vederlo cadere.

Neanche quando i festosi richiami di Nasty e Jun, accompagnati dallo zio Chin, attrassero la loro attenzione, la cupezza scomparve del tutto dai volti di Rekka e compagni; Shu e Shin accennarono un sorriso, ma era difficile mantenerlo in una situazione simile.

Mentre riprendevano il cammino verso i loro alloggi, lo sguardo di Shin corse alternativamente dall'uno all'altro dei compagni; voleva essere un'occhiata rassicurante, ma il senso di oppressione che emanava dai loro spiriti gravati dalla tristezza gli artigliava il cuore e il loro dolore si univa al suo, si rifletteva nel suo, amplificandolo ed alimentandolo senza risoluzione.

Devo essere forte per loro, devo essere forte per loro...”.

Era come un mantra che ripeteva senza sosta a se stesso, perché le sue capacità empatiche non lo conducessero alla follia.

Non crollare per sostenere i loro crolli emotivi, questo era il suo appiglio.

Ognuno dei compagni aveva più di un motivo per lasciarsi sopraffare dal dolore: Shu e Ryo... e il legame che avevano instaurato con Luna... un legame che forse, per la prima volta, li aveva messi di fronte ad un'attrazione autentica nei confronti di una ragazza; che, forse, aveva fatto loro mettere in discussione lo stesso sentimento che nutrivano l'uno per l'altro... ed entrambi per Shin.

Il samurai dell'acqua deglutì per sciogliere il groppo che gli si era formato in gola, si morse le labbra... non doveva pensare a quello, non era giusto! Luna era morta, erano reduci da una tragedia autentica e la sua capricciosa gelosia non doveva trovare spazio... un sentimento così egoistico... e superficiale... di fronte alla vastità dell'accaduto...

E Luna era morta perché...

Lo sguardo di Suiko si rivolse a Seiji e il ragazzo non poté trattenere un sospiro: il volto del samurai del Nimbo era impassibile, non lasciava trasparire nulla, imperscrutabile come i suoi pensieri. Persino le capacità empatiche di Shin andavano a sbattere contro un muro insormontabile. Eppure, in quel muro vi era qualche crepa attraverso la quale filtravano ondate di dolore acute come urla di agonia: il cuore di Shin ad esse non poteva rimanere insensibile. Era perfettamente consapevole quali fossero i tormenti che sconvolgevano lo spirito di Seiji: era stata la sua yoroi, manipolata al fine di votarla al male, a seminare morte e distruzione per le strade di New York ed era già abbastanza per rischiare di impazzire.

Senza contare che, di riflesso, Korin era responsabile dello stato d'animo sofferente di Ryo e Shu, responsabile della morte di qualcuno che i compagni avevano... amato? Di colei che si era impadronita dei loro cuori?

Un'ondata di nausea risalì lungo le viscere di Shin e lui si sforzò ancora di mettere a tacere i propri tormenti nello stesso istante in cui gli giunse un frammento di pensiero molto chiaro dall'anima di Seiji che, evidentemente, aveva per un attimo smarrito il controllo su se stesso:

Tutto perché sono caduto in una trappola nella maniera più sciocca! Tutto perché sono un incapace e non ho saputo impormi su Korin... e Korin ha ucciso... è come se fossi io l'assassino, è così!”.

Shin sobbalzò, il suo viso si mosse fino a incontrare quello di Seiji e non poté nascondere la propria espressione sconvolta: quale terribile idea, quale inaccettabile agonia straziava il cuore del suo amico!

E il volto di Seiji era immutato, fisso davanti a sé, nulla traspariva... o forse...

Era la fissità di quel pensiero che lo rendeva così duro?

Assassino... sono un assassino...”.

Shin strinse i denti e le palpebre, gli era sempre più difficile arginare l'ondata di lacrime.

In quel momento Touma, che non lasciava le spalle di Seiji tanto da sembrare simile ad un fedele cane da guardia, incontrò il suo sguardo e Shin non ebbe alcuna difficoltà a leggergli dentro; Tenku era angosciato almeno quanto lui e un senso di impotenza lo mandava interiormente in pezzi. In quell'occhiata, Shin lesse una richiesta di aiuto.

Ti sembro... così forte... Touma?” avrebbe voluto chiedergli, “non leggi anche nei miei occhi il disperato bisogno di aiuto che ho? Non so se ce la faccio da solo, resta con me... io non sono forte... e non sono sereno...”.

Ricacciò di nuovo tutto, anche le lacrime e... sorrise... sorrise a Touma mentre si spostava verso di lui e gli circondò le spalle in un abbraccio.

Anche questa volta... è finita...”.

Non se la sentì di aggiungere la parolina 'bene'; come poteva anche solo pensare che fosse finita bene quando una delle loro yoroi si era scagliata contro inermi esseri umani privandoli della vita e i suoi nakama avevano i cuori in pezzi?

Touma lo sorprese arrestando i propri passi e posandogli una mano sulla guancia:

Shin... non sforzarti solo di cogliere ed assorbire il nostro malessere, cerca anche di guarire il tuo... pensa un poco a te...”.

Suiko indietreggiò, per sottrarsi a quel tocco; se si impegnava, per il bene degli altri era in grado di mettere da parte se stesso e nascondere quanto stava male, ma se veniva anche solo accennata una lieve comprensione nei suoi confronti, non poteva evitare di mettersi a nudo e far risalire in superficie ogni istinto emotivo, senza più essere in grado di far tacere il proprio cuore.

Assorbire il...” balbettò.

Cosa aveva voluto dire Touma?

Non era la prima volta che accennava a qualcosa del genere. E non solo Touma...

Qualcuno glielo aveva già detto... non ricordava chi... Kaosu forse? I suoi familiari, Sayoko-Neesan?

Tu sai ascoltare il dolore altrui e fai di tutto per assorbirlo dentro di te... per attirarlo... sperando in questo modo di sottrarne il più possibile a chi soffre...”.

Anche Touma intendeva questo?

Scosse il capo; lui non era così generoso, non si sentiva tale, come poteva esserlo? Mentre intorno a lui tutti soffrivano per tragedie autentiche, lui si struggeva di gelosia nei confronti di una povera ragazza che aveva perso la vita e non poteva farci niente; gli era troppo difficile accettare che tra lui, Shu e Ryo quella magia, quell'incanto che si era creato, fosse finito così, tra le strade di una New York sconvolta dal male.

La voce di Nasty sovrastò il suo malsano rincorrersi di autodistruttive riflessioni:

Ripartiamo subito? O preferite rimanere qui qualche giorno per riprendervi e rimettervi in forma?”.

Erano molto tesi e si vedeva come la domanda li avesse colti tutti di sorpresa: fu così lo zio di Shu a prevenire ogni risposta dei diretti interessati:

Ma certo che vi fermate, dovete riposare, in fondo le scuole non sono ancora riprese in Giappone, vero?”.

La prima cosa che colpì Shin fu la mancanza assoluta di reazione da parte di Ryo, mentre Shu si guardava intorno come sperduto, ad attendere indicazioni dai compagni; Touma posò i propri occhi su Seiji, che sembrava lui stesso in attesa, un po' rigido. Non era necessario a Shin ricorrere alla sua abilità nel leggere i cuori altrui per indovinare cosa il samurai della luce stesse pensando: l'idea di restare a New York non lo attirava, dopo quel che era accaduto in quella città allo spirito di Seiji non faceva certo bene.

Possiamo, Niichan?” trillò la vocina squillante di Jun, rivolto a nessuno in particolare ma a tutto quel gruppo di fratelloni acquisiti.

Non... so...” cominciò Touma, ma era lui stesso come bloccato.

Shin si guardò ancora intorno, sperando di leggere un minimo accenno di desiderio negli occhi dei tre compagni così poco reattivi: desideravano restare? Desideravano tornare in Giappone?

Si fece coraggio e affrettò il proprio passo per portarsi vicino a Shu e a Ryo, che camminavano poco distanti davanti a lui, quindi li prese entrambi a braccetto, un modo come un altro per spingerli a reagire.

Voi che ne dite?” si sforzò anche di rendere la propria voce allegra, quasi spensierata, temendo persino di risultare fuori luogo.

Ryo rimase con lo sguardo fisso e cupo puntato a terra, non si ritrasse ma nemmeno mostrò il minimo interesse, non rispose; era probabile, pensò Shin, che non avesse neanche colto la sua domanda. Ma ciò che sconvolse maggiormente il guerriero dell'acqua fu la reazione di Shu, che sciolse il legame con lui e si distanziò, infilando le mani in tasca e scrutando davanti a sé, infondendo rabbia nelle parole che pronunciò:

Tanto cosa cambia? Per me possiamo fare quello che volete!”.

Shin sussultò, guardandolo ad occhi sgranati, ma non ribatté nulla; si limitò ad abbassare il viso, puntando lo sguardo a terra, per un solo istante però, perché non desiderava lasciar trapelare quanto male gli avesse fatto il rifiuto di Shu nei suoi confronti. Era normale che fosse nervoso, era il minimo che ci si potesse attendere.

Nello stesso istante in cui Kongo diffuse intorno a sé quell'energia negativa, Rekka sospirò, rintanò ancor più il viso tra le spalle e... dava l'idea di voler scomparire da lì, di volersi trovare in tutt'altro luogo.

Ma poi sorprese tutti quando la sua voce soffiò alcune deboli parole:

Restiamo ancora un po'...”.

Shin sospirò, indovinando cosa passava per la testa di Ryo: sentiva di doverlo a Luna, sentiva di non poterla ancora abbandonare. Luna non apparteneva più al mondo dei vivi, ma parte della sua anima di sicuro aleggiava ancora tra le strade di New York e Ryo desiderava... darle quello che in vita non aveva fatto in tempo a darle... forse...

Dopo essersi abbassato per qualche istante, il capo di Suiko si risollevò, cercò la figura di Ryo poco distante: avrebbe voluto dirgli qualcosa, che non era sicuro gli avrebbe fatto bene, che, forse, sarebbe stato meglio, per lui... e per Seiji... allontanarsi di lì al più presto... ma gli bastò incrociare la sua espressione... e quella di Shu... ed ogni risoluzione scomparve. Si rifugiò ancora nel suo mutismo, infilò le mani in tasca e si mise a fissare distrattamente il grigio asfalto dal quale si sentiva inghiottire.

 

***

 

Era stata una colazione triste, persino Shu non sembrava aver trovato, nel cibo, la solita gratificazione. Ciò che maggiormente pesava era il silenzio, calato come un sudario su di loro; Touma, Jun e Nasty avevano cercato, a tratti, di ravvivare la situazione, ma ben presto avevano rinunciato, l'atmosfera tesa contagiò il loro umore e Touma si rifugiò nella sua stanza a leggere, mentre Nasty, con la scusa di una gita per le strade di New York, pensò bene di sottrarre Jun a tutta quella cupezza.

Shin si rese ben presto conto che intorno a lui non era rimasto nessuno, ciascuno isolato da qualche parte, probabilmente, ognuno di loro smarrito nel personale tormento; ma non erano forse quelli i momenti in cui avrebbero dovuto restare uniti? Che significato poteva avere il legame? Solo quello di farli combattere fianco a fianco per renderli più forti?

Scosse il capo, per poi affondarlo nelle mani: non era così, doveva esserci altro, per forza di cose, non poteva accettare che fosse solo quello.

Si alzò dalla sedia con uno scatto nervoso ed imboccò le scale che conducevano alle camere che lo zio Chin aveva messo a loro disposizione; la sua casa era spaziosa, aveva il posto necessario per ospitare cinque ragazzi, una ragazza e un bambino ed era accogliente, quasi come la casa di Nasty; ma l'umore che gravava su di loro li rendeva disinteressati a qualunque particolare gradevole. Shin si fermò nel corridoio; non aveva alcuna idea di dove si trovassero Seiji, Shu e Ryo, se fossero chiusi in alcune di quelle stanze o fuori, lontano; ma sapeva che dietro una di quelle porte avrebbe trovato qualcuno... e di quel qualcuno aveva bisogno, in quel momento, perché rimanere così, da solo, senza sentire l'affetto e senza poter essere utile lo riduceva ad una nullità senza alcun senso nel mondo.

Fece ancora qualche passo, per fermarsi davanti ad una porta e bussò leggermente.

Avanti...”.

Era cupa la voce di Touma, Suiko riconobbe quel tono che indicava pessimo umore; aprì un poco, appena uno spiraglio, e scrutò timidamente all'interno. Come aveva immaginato, Seiji non era con lui; ciò significava che era da solo da qualche parte... o con Shu o Ryo... ma data la situazione ne dubitava, per quanto il legame fosse ugualmente saldo con tutti, era Touma che di solito raccoglieva le sue confidenze.

E in quel frangente forse Touma era quello più saldo, lui e Touma erano i più saldi, perché meno coinvolti degli altri e...

Non era vero... erano coinvolti perché tutt'uno con i nakama e Shin non era saldo, gli sembrava quasi di percepire il pericoloso vibrare dei propri nervi prossimi a spezzarsi... e forse anche il cuore, ma non voleva pensarci, non voleva ascoltare.

Shin, ti vedo, vuoi entrare o preferisci continuare a spiarmi come un ladro?”.

Arrossì vistosamente; Touma era sdraiato prono sul letto e non aveva neanche sollevato lo sguardo dal libro: il legame tuttavia era forte a tal punto da permettere loro di percepire la presenza reciproca senza vedersi. A maggior ragione le cose avrebbero dovuto essere diverse, nessuno di loro avrebbe dovuto restare da solo nella propria tristezza.

Obbedì all'invito di Touma e si chiuse la porta alle spalle, rimanendovi però poggiato contro per qualche istante. Osservò il compagno, letteralmente sdraiato su un enorme tomo che sicuramente rasentava il migliaio di pagine... in inglese...

Gliel'aveva già visto in mano, quando l'avevano raggiunto a New York, l'aveva comprato appena giunto nella città americana per ingannare i momenti di noia aveva detto: certo, solo Touma, per non annoiarsi, avrebbe optato per il saggio di vastità spropositata di un certo Rutherford sulla storia di New York. E ne divorava paginate al giorno, come stava divorando il pacchetto di patatine posato al suo fianco.

Sembra... pesante quel libro” buttò lì Shin, tanto per attaccare conversazione.

L'altro gli rispose, insistendo nel mantenere lo sguardo ben fisso sulle pagine:

Sei prevenuto, è scritto come un romanzo, mi deludi se giudichi un libro dalla quantità di pagine, proprio tu”.

Shin fece una smorfia:.

Non intendevo questo... dicevo... così per dire... per dire qualcosa...”.

Accorgendosi del borbottio intimidito e dimesso, Touma finalmente distolse gli occhi dalla propria occupazione per posarli sul ragazzo fermo, in piedi, a pochi passi da lui.

Che fai lì come una statuina?”.

Il rossore sulle guance di Shin si fece più vistoso.

Eri così intento che... temevo di averti disturbato...”.

Touma si tirò su, fino a mettersi seduto con le gambe incrociate sul letto, le mani posate sulle caviglie.

Dev'esserci proprio qualcosa che non va se fai così il timido...”.

Non faccio il timido!”.

La risposta giunse con una piccola linguaccia ed un sorriso monello che, tuttavia, non riuscì a fugare del tutto la malinconia e Touma se ne accorse, così passò dalla modalità canzonatoria a quella confortante; era bravo in questo.

E' stato tutto... molto pesante, non è vero?”.

Shin sospirò, abbassò il capo in cenno di assenso, ma non lo risollevò più.

Tante persone morte... è... persino... difficile da credere... che sia davvero accaduto...”.

Fu scosso da un brivido ed istintivamente si abbracciò, sfregando le braccia con le mani, quasi a volersi dare calore da solo. Touma scosse il capo, impietosito, intenerito, rattristato egli stesso e si alzò, portandosi davanti all'amico: gli pose le mani poco sotto le spalle e lo accarezzò con massaggi gentili.

Non possiamo farcene una colpa, lo sai, noi...”.

Fu Suiko a scuotere il capo, interrompendolo, con tono dimesso:

Abbiamo fatto del nostro meglio, lo so... ma se ci fossimo accorti prima che Seiji era in pericolo... forse avremmo potuto impedire il peggio... salvare tante vite... e proteggere il suo cuore...”.

Le mani di Touma si bloccarono, si irrigidirono sulle braccia del compagno, la sua voce tremò:

Oh... Shin...”.

La testa di Shin si abbassò, la fronte si appoggiò sulla spalla di Tenku.

Mi dispiace... scusami... so quanto sei preoccupato per lui e io non riesco... non riesco... a fare nulla per nessuno... e non so... cos'altro potrei fare...”.

Touma levò gli occhi al cielo, un respiro che voleva essere di finta esasperazione, per spingerlo a reagire, anche con il solito, energico piglio da squaletto stizzito, ma era consapevole che, questa volta, la situazione era opprimente... troppo opprimente per tutti... e Shin non solo partecipava del loro dolore comune, ma assorbiva, amplificandolo dentro di sé e moltiplicandolo, il malessere di chi gli stava intorno.

Tenku gli mise le mani sulle spalle, lo scostò un po' da sé per guardarlo in faccia, ma gli occhi di Shin continuavano a sfuggire.

Seiji è forte... è il più forte di tutti...”.

Touma!” Il capo di Shin si scosse, disperato, “questa volta... è troppo anche per lui!”.

Le mani di Touma ricaddero; la tristezza, padrona di pensieri ed azioni, diventò improvvisamente impossibile da sopportare. Indietreggiò di qualche passo e tornò a sedersi sul letto, lo sguardo inizialmente fisso sulla figurina di Shin, talmente indifesa da renderlo quanto di più lontano si potesse immaginare da un samurai d'altri tempi; poi gli occhi di Tenku non poterono sostenere altro e ricaddero sulle proprie mani che, nervose, si intrecciarono in grembo.

Dovrei... essere con lui, adesso... vero, Shin? Non dovrei essere qui...”.

Il viso di Suiko si risollevò di scatto, gli occhi verdi sgranati sull'amico.

Touma... io...”.

La sua mente troppo fervida, troppo attiva, troppo catturata da turbinosi, disordinati pensieri, tornava a rimproverarsi, ancor più severamente.

Pensavo che potessimo donarci un conforto reciproco, almeno noi due e invece... non solo non sono utile a nessuno, ma sto facendo sì che Touma stia ancora più male del necessario...”.

Uno sbuffo scosse il corpo di Tenku, mentre affondava il viso nelle mani e raccoglieva una gamba sul letto, lasciando l'altro piede a terra.

E' che lui è... è un enigma quando sta male, non sai se sta male, non sai cosa pensi, non sai cosa... non sai se vuole... se ti vuole vicino, o se preferirebbe mandarti a quel paese... ti fa sentire...”.

Impotente...” lo interruppe Shin, “lo so...”.

Intanto si avvicinò, si sedette sul letto accanto a Touma, una sua mano si mosse, si posò dolcemente tra i capelli dell'altro. Le braccia dell'Etere ricaddero e lui tornò a fissarsi le mani, sbuffando ancora, la voce che si faceva più bassa, calma e incrinata:

Tu non immagini quanto vorrei essere con lui, quanto vorrei che me lo permettesse... quanto vorrei stringerlo e... non lasciarlo solo ma...”.

Scosse il capo, un altro sbuffo, si sentiva soffocare dalla tempesta di parole e bisogni che gli ribolliva dentro:

Ma... sono incapace in questo... lo sono sempre stato...”.

Oh... no...” Shin scosse il capo, “no... è solo che è difficile, loro non...”.

Si bloccò, deglutì, stava per dire qualcosa che suonava troppo brutto... ed anche cattivo... ma fu Touma a dirlo al suo posto:

Non ci vogliono... persi in loro stessi, se ne stanno da soli e lasciano soli anche noi, senza aiutarci ad aiutarli...”.

Ma loro... stanno male...”.

Non aveva previsto la reazione di Touma, che si alzò, sottraendosi con violenza al suo contatto e si infervorò, gesticolando come un ossesso davanti a lui.

E noi stiamo bene, Shin? Anche noi stiamo male, anche noi siamo qui a struggerci e non solo per quello che è successo, ma anche per loro che... che...”.

Ringhiò, strinse i pugni, stornò un attimo lo sguardo, poi lo puntò sul compagno, ancora più agguerrito.

Guardati, Shin... sei l'ombra di te stesso e quei tre non se ne accorgono e io, io non pretendo che mi considerino, io sono egoista, io non so essere di sostegno, ma tu... non meriti di stare così, maledizione!”.

Io sto bene!” scattò Shin, alzandosi a sua volta, fronteggiandolo e rendendosi conto di avere parlato a voce troppo alta, “e smettila anche tu di trattarti male, non lo sopporto!”.

L'istante successivo era aggrappato a lui, in preda ad un attacco di pianto irrefrenabile che non aveva saputo prevedere; gli accadeva a volte, quando l'autocontrollo veniva meno, quando i nervi cedevano definitivamente e lo portavano a scoppiare.

Si sentiva in colpa, non aveva ancora pianto, non aveva pianto neanche per Luna, la sua freddezza aveva sconvolto lui stesso... o forse non era freddezza, era solo... l'autocontrollo... la sua arma maggiore per mantenersi saldo, per ricoprire il ruolo di spalla su cui piangere, per essere quello forte che poi, come in quel momento, non reggeva e tutto sgorgava, in una volta, in un'unica ondata emotiva come un maremoto che non risparmiava nulla e soprattutto non risparmiava la sua anima. Era in quei momenti che si sentiva inadeguato, sbagliato, troppo debole per essere la persona forte, per essere lo scudo... troppo fragile per essere utile.

Vedo come stai bene” sospirò Touma, abbracciandolo un po', cullandolo, per poi staccarsi e tenergli le mani sulle spalle, una mano si posò sotto il mento di Suiko e lo sollevò. “E' un momento difficile per tutti, ma ce la caveremo pesciolino, non avere paura”.

Suiko tirò su col naso, più calmo, lo fissò con espressione imbronciata.

Ma tu... tu... non trattarti male... davvero... non stai meglio di me... lo so che soffri anche tu e non è vero che non sai dimostrarlo...”.

La mano di Touma gli arruffò i capelli.

Non farti carico anche dei miei problemi, ok? Ne hai già abbastanza”.

Anche... anche tu...”.

Un ennesimo sbuffo precedette il lamento di Touma:

E smettila di rigirare le cose a modo tuo!”.

Ma non lo faccio!”.

Sì che lo fai”.

Touma!”.

Touma ridacchiò e con il dito indice gli spinse la punta del naso.

Non osare contraddirmi, sono io il genio!”.

Ma vai al diavolo, baka!”.

Shin afferrò dal letto un cuscino e lo proiettò con tutta la propria forza contro la faccia di Touma, che fu lesto ad afferrarlo, con una risata, stringendoselo poi al petto.

Quando risollevò lo sguardo su Suiko, questi stava sorridendo, malinconico, ma era sempre bello vederlo sorridere, risollevava l'animo; Touma non poté fare a meno di pensare che a Seiji, Ryo e Shu, avrebbe fatto bene, in quel momento, vedere quel sorriso.

Touma... grazie...”.

Cos'aveva poi da ringraziare...

Il samurai del cielo gli arruffò nuovamente i capelli.

Andrà tutto bene, Seiji si riprenderà e anche gli altri due. Riavrai presto i tuoi due corteggiatori adoranti”.

Ma... non è questo... che dici?” si schernì Shin, la testa che si rifugiava tra le spalle, sembrava volerla ritrarre come fanno le tartarughe.

Immaginare Shin come tartaruga strappò a Touma una risatina.

Sei buffo...”.

Piantala...” sospirò Suiko, il capo che stavolta si abbassava, finché la fronte si poggiò sulla spalla del compagno.

Indifeso e disarmante... gli aggettivi che maggiormente potevano associarsi a Shin in momenti come quello, tutt'altro che sicuro di sé, al di là delle sue doti comunicative. Touma e gli altri avevano ormai imparato a comprenderlo, ma era anche doloroso scoprire tutta quella fragilità sotto una facciata così aperta e solare. E tutto perché Shin, sotto la sua socievolezza, era in realtà riservato e discreto quando si trattava di mettersi a nudo; Touma temeva che di tutto quel pudore ne avrebbe fatto le spese prima o poi.

La porta della stanza si aprì e Shin sussultò tra le braccia del compagno, a dimostrazione di quanto fossero tesi i suoi nervi; il viso di Touma si levò sulla figura di Seiji, che si stagliava immobile sulla soglia, osservandoli come se fosse stupito di trovarli lì... o forse non osservando realmente nulla... come l'ombra nei suoi occhi d'ametista lasciava presagire.

Anche Shin si voltò verso il nuovo arrivato e fu proprio lui il primo ad interrompere l'imbarazzato silenzio che subito era sceso nella stanza:

Bentornato Seiji... come ti senti?”.

Gli corse incontro, con il chiaro intento di studiarlo più da vicino; il samurai del Nimbo era uscito provato dall'esperienza di prigionia, aveva subito ferite fisiche e psicologiche, anche se non si lamentava... d'altronde Korin non si lamentava mai, preferiva chiudersi in se stesso ed affrontare da solo i propri problemi. Nell'osservare i due amici in piedi l'uno di fronte all'altro, Touma non poté fare a meno di pensare quante affinità avessero, anche se, di sicuro, la fragilità di Shin poteva dare più preoccupazioni.

Tuttavia, quel che aveva subito Seiji nelle mani di Shikaisen non poteva in alcun modo non aver messo a dura prova persino il suo equilibrio, la sua invidiabile stabilità emotiva: perdere quell'equilibrio in Seiji era un'ipotesi fin troppo angosciante, soprattutto in un momento in cui l'atmosfera del gruppo non pareva proprio rosea.

La mano di Shin si sollevò a sfiorare il viso di Korin.

Dove sei stato? Dovresti stare un poco a riposo, lo so che sei forte, ma...”.

Il guerriero della luce interruppe ogni altra parola, scostandosi con una certa foga da quel contatto.

Fammi il favore di non essere assillante, so badare a me stesso, d'accordo?!”.

La reazione e le parole indussero Touma a scrutarlo stringendo le palpebre, mentre Shin lasciava ricadere la mano, balbettando qualche parola di scuse: un Seiji in quella disposizione d'animo non poteva far altro che intimidire, soprattutto una persona emotiva come Shin.

Seiji Date avanzò fino al suo letto, si sfilò la maglia, rimanendo a petto nudo e, dopo averla ripiegata con cura, la posò sulle coperte e si passò la mano tra i capelli, prima di avviarsi verso il bagno adiacente:

Vado a fare una doccia, ci vediamo dopo”.

Touma finse di non far caso al fatto che Seiji non l'avesse quasi salutato, ma non poté fare a meno di tenere per un po' lo sguardo fisso sulla porta del bagno richiusasi alle spalle del compagno.

Lo distolse dalla contemplazione la mano di Shin che si posò sulla sua spalla.

Stai bene?”.

I loro occhi si specchiarono gli uni in quelli dell'altro, Touma sbuffò e circondò con le dita la mano sulla spalla.

Mi dispiace per come ti ha respinto... non sembra proprio, ora, che la cortesia sia la sua massima virtù”.

Shin scosse lentamente il capo.

E' solo scosso, credo lo sarebbe ognuno di noi al suo posto... io personalmente... non so neanche immaginare come mi sentirei...”.

D'accordo, hai ragione, ma... non dovrebbe sfogarsi contro chi desidera stargli vicino...”.

Il naso un po' all'insù di Shin si arricciò, il volto assunse un'espressione decisa che voleva rendere severa, ma che su di lui risultò solo buffa e si erse in tutta la sua altezza... che in realtà era ben poca cosa.

Tenku no Touma, io esigo che da questo momento tu abbandoni ogni recriminazione nei suoi confronti e ti impegni unicamente a stargli vicino!”.

L'altro sbatté le palpebre, indeciso se mettersi a coccolare il compagno come avrebbe fatto con un cucciolo o se scoppiargli a ridere in faccia; ma Shin non gli diede il tempo di fare nulla di tutto questo, perché aveva già raggiunto la porta quando gli rivolse l'ultimo avvertimento:

Adesso vi lascio soli, nessuno può aiutarlo meglio di te, mi fido Touma, mi raccomando”.

E la porta si era già richiusa alle sue spalle quando Touma allungò una mano nel tentativo di replicare o di fermarlo.

Allora sbuffò, si passò una mano tra i capelli in disordine ed andò a sedersi sul bordo del letto, lo sguardo che si posava, nervoso, sulla porta del bagno testardamente serrata.

   
 
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